Il quotidiano fa cultura?
Il quotidiano strumento di formazione e di approfondimento culturale di cui ogni cittadino civile dovrebbe fruire ogni singolo giorno... Ecco, lo scopo di questo articolo è proprio quello di mettere esplicitamente in discusione questa affermazione secondo uno sguardo quanto più razionale possibile.

Vediamo un po', vediamo un po' come è fatto un giornale (mi riferisco a quei giornali che ogni cittadino dovrebbe leggere): prima di tutto il formato. Il foglio è grande e perciò scomodo, ed è scritto in piccolo, mentre la carta è sottile e povera, di conseguenza positivamente piùttosto ecologico.

Bene, ora i contenuti: la prima pagina ha grandi titoli, che di sicuro sottolineano quelle che secondo i redattori sono le notizie più importanti. Si notano subito però le prime pubblicità, già ai lati del titolo e a fondo pagina, pubblicità di cui solitamente non importa nulla a nessuno ma occupano almeno 1/6 della visuale del lettore.


Le pubblicità poi continuano nelle pagine seguenti, occupano circa 1 pagina su 5 (quindi il 20%), impressionante solo se ci si fa attenzione, altrimenti i messaggi promozionali entrano nella mente senza troppa fatica (e poi ci ritroviamo a sapere a memoria lo slogan di ogni azienda, dalla Tassoni delle bevande alla Breil di gioielli e orologi).

Ora i contenuti delle prime pagine: politica interna e politica estera per i giornali migliori (gli altri passano subito al gossip e soprattutto alla cronaca nera) sono un classico "Berlusconi in visita in ..." o "Le candidature delle regionali..." o ancora "E' scandalo per le tangenti...", spesso questioni strettamente nazionali, scandali personali politici (il 2009 italiano è stata un'annata degna di nota a riguardo) e continui dibattiti sulla solidità dei maggiori partiti (PD e PDL sono perennemente logorati da attriti interni e sono sempre sull'orlo della frattura, stando a sentire i media).

Poi quelle poche colonne dedicate alle questioni internazionali, minaccie di guerra continue tra USA ed il resto del mondo, per non parlare del monopolio mediatico della Striscia di Gaza, che compare praticamente in ogni edizione. A fianco, poi, sempre la crisi di qualche settore economico o, come nell'ultimo anno, di tutti i settori e i problemi dell'occupazione (pensare che Hitler nonostante la sua assurda politica era riuscito persino ad ottenere la piena occupazione: nessun disoccupato in tutta Germania, sfruttando però il trucchetto di abbassare i salari al minimo ed evitare comunque il malcontento popolare con i ben noti metodi della Germania nazista).

Infine, poco spazio rimane ai maggiori problemi dell'umanità - fame, povertà e tutti gli effetti conseguenti - e, quando si parla di Africa, spesso l'argomento sono le vacanze di tizio a Sharm el Sheik o al massimo il nostro - italiano - problema degli immigrati che sbarcano a Lampedusa, che sembrerebbe vadano ricacciati nel modo più economico possibile al loro paese.

Poi prende subito il sopravvento la parte che, a giudicare dalle dimensioni occupate, sarebbe quella più importante: la cronaca. La cronaca, quella nera, è infatti diventato forse il maggior argomento comune tra tutti gli italiani (altro che il processo di unificazione linguistica de "I promessi sposi", qui le proporzioni sono molto più notevoli...). Negli scorsi mesi tutti i 51 milioni di italiani sapevano prontamente chi fossero Olindo e Rosa della strage di Erba (strage: morte solo quattro persone) o Amanda Knox, Meredith Kercher e Raffaele Sollecito di Perugia o ancora Alberto Stasi del crudele omicio di Garlasco, per non parlare dell'ormai mitico delitto di Cogne.

Poi passiamo allo spettacolo e, vista l'abbondanza di critici di teatro e musica classica, ci sono sempre almeno tre pagine dedicate a questi argomenti, argomenti oggi di nicchia. Il perfetto contrario lo vediamo invece giusto qualche pagina dopo: lo sport. Argomento ultra-popolare a cui viene dedicato un approfondimento delle dimensioni di tutta la politica interna, estera e crisi internazionali. In Italia poi, tre quarti dello sport si chiama calcio e, con esso, calciomercato e gossip su giocatori e tecnici dallo spirito più televisivo che sportivo.

Infine dobbiamo ricordare tutte quelle pagine tecniche sparse qua e la, tra lunghi elenchi di deceduti, concorsi pubblici e aste giudiziarie, per non parlare delle quattro pagine dedicate alla Borsa.

Insomma c'è proprio una gran quantità di cultura ed un'ampia dose di informazione essenziale (e sempre neutra ed imparziale) che permette ad ogni cittadino di costituirsi da sè una ben precisa idea di come agire e di cosa scegliere nella nostra società. Per chi non lo avesse capito, la frase che ho appena scrittto è segnata da forte e palese ironia.

Si può cambiare?

Ora, per evitare che mi si dica "Lei critica soltanto, non propone nulla. Come lo teniamo sù un giornale, senza pubblicità? E poi, se la cronaca nera e lo sport interessano alla gente, perchè non dobbiamo dargliele?" per evitare che mi si dica proprio questo, proporrò delle soluzioni, più o meno radicali a seconda che il contesto lo richieda, soluzioni sicuramente discutibili e non perfette.

Prima di tutto, l'italiano medio, se realmente interessato, sarebbe disposto a dare anche qualcosa in più del singolo euro destinato al quotidiano medio che regge la concorrenza. Ma la critica è più radicale: l'italiano medio non ha bisogno di passare del tempo a leggere un giornale per sapere le novità del giorno, gli basta ascoltare il telegiornale mentre cucina o la radio mentre guida o, se ricerca una notizia specifica, può usare Internet, che permette approfondimenti e varietà (di conseguenza individua la dove si trova la neutralià della notizia) molto maggiori di quelle dei quotidiani ed evita di sprecare carta, che viene ogni mattina trasportata in gran ed eco-illogica velocità a tutte le edicole d'Italia (un costo decisamente significativo sotto ogni aspetto, se ci si pensa un istante).

In secondo luogo la cronaca ed in genere l'intrattenimento: la prima domanda da porsi è se le persone che comprano i giornali lo fanno anche per dedicare un intervallo di tempo della propria giornata all'intrattenimento personale (puro edonismo, in termini colti). A questo proposito l'italiano medio se desidera leggere un giallo non dovrà andare in libreria e comprarsi un libro giallo ma piuttosto andare in edicola e prendere Il Corriere o La Repubblica, se vuole un po' di colpi di scena e scandali compra Il Giornale o Libero, se vuole sentire quanto sono prepotenti i mussulmani, gli atei, i laicisti o quelli dell'UE compra Avvenire o La Padania, se si vuol sentire parlar male di Berlusconi si compra L'Unità o Il Fatto e così via (secondo me gli unici veramente divertenti sono La Padania e Avvenire, ma come ho già detto, all'italiano medio bastano le risate del Tg4 di Emilio Fede mentre cucina). Ce n'è per tutti i gusti, ma a cosa serve alla "civicità" del cittadino? Secondo me nulla o poco nulla, questo genere di cultura agisce solo in modo molto indiretto a favore della capacità del cittadino di scegliere civicamente, facoltà principale per definire un essere umano come civile.

Ce ne sarebbero tante altre da dire a riguardo, ma intendo fermarmi qua. Riepiloghiamo quindi un istante la tesi (ottima tecnica spesso utilizzata da B. Russell): il quotidiano ha poco a che fare con la capacità del cittadino di compiere scelte civiche/civili perchè a ciò contribuiscono solo le prime 5-6 pagine, il resto sono cronaca, spettacolo, sport, lettere etc. Per quanto riguarda l'aspetto dell'informazione invece essi sono sicuramente un discreto mezzo anche se spesso non hanno come scopo la neutralità dell'informazione, gli argomenti di un buon numero di informazioni proposte è dettato da interessi economici (massimizzazione delle vendite e della remunerazione pubblicitaria), e complessivamente il quotidiano che oggi troviamo in edicola è uno strumento per tecnici, per chi cerca informazioni dettagliate solo su certi argomenti (che principalmente sono finanza e economia, vita politica (privata e pubblica) e poi letteratura e sport).
28 feb 2010

Mike Bongiorno è stato grande per gli italiani... ma è stato grande per l'Italia?
Sì, è proprio questa la domanda: Mike Bongiorno ha fatto la storia della televisione italiana, ma che storia ha fatto? Verso quale direzione ha spinto la televisione italiana? La televisione di Mike Bongiorno ha aiutato veramente gli italiani e il progresso dell'uomo?

In questo articolo si vuole proprio approfondire quello che è stato veramente il personaggio di Mike nei fatti, nei propositi e nei pensieri.

Le già nascoste critiche riguardo la sua persona, che sono state sotterrate, con la recente morte, dagli innumerevoli elogi artistici e soprattutto affettivi della stampa italiana (che ha preso senza permesso il ruolo di portavoce di "tutti gli italiani"), sono state insabbiate nella sua fossa, nel cimitero di Dagnente, frazione di Arona (NO) sul lago Maggiore.

Sono solo pochissimi però ad avere lo spirito di andare a leggere tra le righe, di non fermarsi alla prima apparenza: il Mike delle telepromozioni, ve lo siete dimenticato? Non è stato forse Mike Bongiorno a promuovere la pubblicità televisiva? Ve lo siete forse del tutto dimenticati il Mike Bongiorno che passa a Mediaset e abbandona la RAI?

Insomma, vi siete dimenticati il Mike Bongiorno imprenditore "senza frontiere".

Mi chiedo quindi se siete contenti di avere una televisione piena di pubblicità, di terrificanti e subdole telepromozioni, di telegiornali come il TG4, eccetera eccetera. E se siete quindi rasserenati quando sapete di essere sottoposti alla legge assoluta dell'audience. Insomma mi pare che siate contenti di essere sfruttati per far questa volta fruttare il capitale delle grandi agenzie pubblicitarie, dei grandi marchi, delle emittenti con più audience.

A ragione la Repubblica, anch'essa in parte sottoposta alla legge della assoluta produzione di ricchezza, lo voleva Senatore a vita.

Se siete contenti di tutto ciò, accendete pure un lumino al caro vecchio Mike, "grande uomo della storia d'Italia", sennò ricordatelo solo come un simpatico e buon presentatore televisivo, punto e basta.
15 sett 2009

Ascanio Celestini, personaggio impertinente
Ascanio Celestini, un personaggio impertinente, nel senso positivo della parola - come ricorda Piergiorgio Odifreddi - che si impone con radicale semplicità in questo triste mondo dello spettacolo-spazzatura, diretto dal signor "Guadagno Assoluto" e coodiretto dalla signora "Minima Cultura". L'ultima uscita con lo spettacolo-concerto "Parole Sante" a Villa Arconati a Bollate, nelle vicinanze di Milano, fa sentire l'animo "comunista" dell'ormai celebre narratore-scrittore-attore e da poco anche cantante ma propone nel complesso una critica ai peggiori aspettti dell'Italia di oggi, ovvero il mondo della spazzatura fisica e anche politica, che attacca sprezzantemente ogni qulasiasi penoso riverbero del fascismo, ogni atto di "lanciare la pietra e stendere la mano" con un bel saluto romano, come mimato sempre simpaticamente da Celestini.

Insomma un varietà musicale, satirico e politico che attacca la Chiesa, i peggiori politici e le peggiori note che nel quotidiano vengono facilmente dimenticate (a partire dalle recenti parole di Cossiga sulle manifestazioni studentesche, fino ai problemi dellla spazzatura a Napoli), sempre con uno spirito di simpaticissima e comica amarezza.
22 lug 2009