PIANE
CRATI
E I PRIMI 5 ANNI DELL’ERA FASCISTA
Cinque anni di fascismo in Provincia,
a cura della federazione fascista della Provincia di Cosenza nell’anno VI
dell’era fascista stessa, è un’opera volta a dimostrare “a
coloro che si occupano poco a male di politica, quale grado di sviluppo abbiano
raggiunto le organizzazioni fasciste in Provincia e quale il lavoro compiuto in
sei anni dal Governo Fascista in ogni campo di attività” (p. III). Si
tratta di un resoconto ufficiale dedicato al Duce con la dicitura ‘silenziosamente
operando’ in bella grafia corsiva, ed al quadrunviro Michele
Bianchi le cui spoglie riposano oggi a Belmonte Calabro. “L’apparire
di questo libro trova il Fascismo casentino in un assetto organico ben definito.
Non abbiamo la pretesa di affermare di aver fatto opera perfetta: la perfezione
non è degli uomini che operano spinti dal rapido incalzare degli avvenimenti;
abbiamo però basi sicure su cui poter edificare serenamente” (p. 3). Dal
1921, pertanto, fino al 1928, anno nel quale probabilmente fu redatto questo
documento, il fascismo nella nostra provincia creò, a quanto pare quasi dal
nulla, una serie di opere pubbliche monumentali quanto la velocità con cui esse
fiorirono dal suolo. L’attuale
Provincia di Cosenza all’epoca era divisa, o per meglio dire quadripartita, in
circondari ognuno dei quali portava il nome del paese, o nel caso di Cosenza,
della città più influente. Pertanto esisteva il Circondario di Castrovillari
che raccoglieva le comunità montane fino al confine con la Basilicata, il
Circondario di Paola a cui facevano da satellite le comunità marittime, il
Circondario di Rossano e il firmamento dei paesi ionici, infine il Circondario
di Cosenza di cui ci occuperemo più in dettaglio. Di
quest’ultimo, infatti, in cui s’agglomeravano ben 62 comuni per un totale,
città compresa, di 221.934 abitanti, secondo l’ultimo censimento fascista,
faceva parte Piane-Crati come testimonia il lunghissimo elenco di p. 20: “CIRCONDARIO
DI COSENZA: Acri, Altilia, Aprigliano, Belsito, Bianchi, Bisognano, Carolei,
Casole Bruzio, Castiglione Casentino, Castrolibero, Celico, Cellara, Cerisano,
Cervicali, Cerreto, Colosimi, Cosenza, Dipingano, Domanico, Fagnano Castello,
Figline Vegliaturo, Grimaldi, Lappano, Lattarico, Luzzi, Malito, Marano
Marchesato, Marano Principato, Marzi, Mendicino, Mongrassano, Montalto Uffugo,
Panettieri, Parenti, Pedace, Pedivigliano, Piane-Crati,
Pietrafitta, Rende, Rogiano Gravina, Rogliano, Rose, Rota Greca, Rovito, S.
Benedetto Ullano, S. Fili, S. Giovanni in Fiore, S. Pietro in Guarano, S.
Stefano di Rogliano, Scigliano, Serra Pedace, Spezzano Grande, Spezzano Piccolo,
Torano Castello, Trenta, Zumpano, Lauregnano. Le
pagine seguenti si occupano dei quadri sociali ed economici dei circondari
dall’avvento dell’era fascista; emerge un intricato quanto ricco quadro di
innumerevoli lavori pubblici allestiti o in fase d’allestimento, ospedali,
scuole, strade, cloache, nonché una miriade di fondi spesi per la loro rapida
attuazione; in più associazioni industriali di diversa natura, federazioni
fasciste di commercianti stanziati nei punti chiave della Provincia, federazioni
degli Agricoltori, allestimenti di attività dopolavoristiche, resoconti
ufficiali corredati da apposite e puntuali tabelle recanti le spese e l’opera
in sé. Le
ultime pagine, infine, riportano un resoconto particolare ‘comune per
comune’ dei beneficia dei primi sei
anni di governo delle Camicie Nere. Estrapolando quello riguardante Piane-Crati,
questo era quanto emergeva, e pertanto quanto Mussolini sapesse, sul nostro
Comune nel 1928: “Piane-Crati: abitanti
1060. Il comune di Piane-Crati, che per la sua posizione incantevole e la
salubrità del suo clima, è mèta di villeggiatura, ha risentito molti benefici
dell’avvento del Fascismo al potere. E però dal 22 ottobre 1922 sino ad oggi
sono stati allestiti i progetti per l’edificio scolastico e per la conduttura
dell’acqua potabile. Ed è stato risoluto il servizio d’illuminazione
pubblica con la stipulazione del relativo contratto; mentre è da notare che il
Comune è attualmente fornito di ottima acqua potabile beneficiando
dell’acquedotto dello Zumpo che dalla Sila porta l’acqua a Cosenza. La
situazione economica dell’Ente Comune è discreta e tutti i pubblici servizi
procedono in modo da soddisfare non solo le esigenze della popolazione residente
nel Comune, ma anche i bisogni dei numerosi villeggianti che ogni anno portano
un nuovo ritmo di vita nel ridente Comune” (p. 166). Liberando
il racconto dalle immancabili infrastrutture retoriche, che tuttavia non mancano
in alcuna opera, Piane-Crati per la sua posizione sembrava essere una località
adatta all’otium, nel senso latino
del termine, dopo una settimana travagliosa. I lavori riguardanti l’edilizia
scolastica, della distribuzione dell’acqua potabile e degli impianti
d’illuminazione, probabilmente furono terminati prima del 1928, anno, come
detto, della stesura del documento; lo testimonia il fatto che nel lunghissimo
elenco dei paesi in cui tali lavori erano in fase di compimento, o in alcuni
casi, in fase di allestimento, figurano Aprigliano, Cetraro, Figline, Mangone,
ma non v’ è traccia di Piane-Crati. Il documento si conclude, infine, con un panegirico del niger bene facere dell’organizzazione fascista fino a quell’anno: “abbiamo raccolto e pubblicato fedelmente, senza superflue esaltazioni e senza sfoggio di retorica, quanto è stato compiuto in cinque anni di Fascismo nella Provincia di Cosenza; ed i risultati dell’opera svolta abbiamo racchiuso, assai spesso, in breve sintesi con arida forma perché laddove parla la eloquenza dei fatti non trovano posto le appassionate sequenze e gli artificiosi commenti. D’altra parte, la rassegna imponente dell’attività svolta nella nostra Provincia, in ogni campo, dalla Marcia su Roma ad oggi; gli elenchi delle opere pubbliche ultimate o in corso di esecuzione ed i lavori iniziati o progettati, che dovranno dare un nuovo sviluppo alla vita civile ed al prospero avvenire di nostra gente, dicono dio per se stessi, incontestabilmente, le vigili assi due e provvide cure del Governo Fascista a favore delle nostre popolazioni e valgono a rinsaldare i fermi propositi espressi dal Duce in varie circostanze: di tenere saldi, coi vincoli più tenaci ed indissolubili, il Nord ed il Sud in un impeto solo di vita e volontà. Da tale fusione uscirà integrata e compiuta la configurazione politica della nuova Italia; e però questo sforzo che costituisce un caposaldo magnifico generato dalla rivoluzione delle Camicie Nere è diventato il compito statale ed unitario essenziale delle giovani generazioni.La Calabria che ha visto realizzato in breve elasso [vi è un errore di stampa] di tempo ciò che costituì l’assillo, il tormento, l’aspirazione di varie generazioni, ben comprende che con la Marcia su Roma sono passati i giorni dell’attesa e che in prosieguo [oggi si dice proseguio] avrà tutto ciò che in suo favore è stato progettato, ideato e promesso, giacchè il governo di Benito Mussolini ha riconosciuto alla nostra Provincia quei diritti che ci vennero sistematicamente negati giacché il Fascismo – distrutto ogni residuo di elettoralismo e reso impossibile ogni rigurgito di beghe personali – ha una funzione costruttiva e realizzatrice, nella chiara visione della realtà politica economica e sociale dell’oggi e del domani, ed ammonisce ed insegna come soltanto dalle azioni e dalle opere si sprigioni la luce che illumina le vie dell’ideale eterno e delle sante rivendicazioni. Per il fascismo non vi
sono soste né riposi, ma sempre nuovo fervore, nuova vitalità coordinatrice,
nuova armonica concentrazione di opere di lavoro, di forza vigile ed operante; né
vi sono preferenze o particolarismi per l’una o per l’altra Regione perché
una è la Patria ed il fascismo fonde in una sola tutta la gente d’Italia”
(pp. 229-230)…. Insomma, a quanto pare, non eravamo poi in cattive mani. |
Francesco Scornaienchi