I BUONI AFFARI DELL'11 SETTEMBRE
I buoni affari dell’11 settembre
Di Maurizio Blondet. Tratto da
www.effedieffe.com
NEW YORK - Era il 26 aprile 2001.
Due grosse immobiliari, la Silverstein Properties (1) di Larry Silverstein e la
Westfield America Inc. (2), prendono in affitto per 99 anni il grande complesso
chiamato World Trade Center dal proprietario, che è la Port Authority, ossia
l'ente portuale del municipio di New York.
La transazione è autorizzata dal presidente della Port Authority, Lewis M.
Eisenberg.
Di fatto, è la privatizzazione del World Trade Center.
I due grattacieli (i più alti del mondo), gli altri edifici minori e i vasti
spazi commerciali sottostanti sono da tempo un peso per il comune.
Gli edifici risalgono agli anni '70, ed ogni anno i costi di manutenzione (basta
dire che ognuna delle Tower ha 175 ascensori) aumentano.
Secondo alcune voci, il municipio aveva cercato da anni di demolire le Torri.
Il metodo più economico sarebbe stato, ovviamente, la demolizione controllata
con esplosivi.
Ma le torri erano piene di amianto nei pannelli isolanti, e le norme ambientali
in vigore vietano di far implodere edifici che contengono amianto, perché
l'esplosione ne libererebbe tonnellate nell'aria, in polvere fine e pericolosa.
Il municipio di New York avrebbe dovuto prima rimuovere l'amianto.
Con alti costi, forse proibitivi.
Alcuni siti internet dicono di aver visto, sul sito del municipio, un bando per
rimuovere l'amianto: «Contract WTC - 115.310. Removal and disposal of vinyl
asbestos floor tiles and other incidental asbestos-containing building
materials».
La data del documento: 17 ottobre 2000.
Ma nel sito della Port Authority non si trova più questo contratto, né il link
che li portava.
Bisogna ammettere che Al Qaeda ha risolto il problema, rendendo un insperato
servizio, e fatto risparmiare un bel po' di dollari alla Port Authority e a
Rudolph Giuliani, sindaco di New York.
Il 24 luglio 2001 (sei settimane prima dell'attentato) Larry Silverstein
prende possesso del complesso che ha affittato in aprile.
E con lui Frank Lowy, amministratore delegato della Westfield Inc.
Il quale si prende l'area commerciale, lo shopping mall, che disponeva di 427
mila piedi quadrati di spazio-negozi.
Nel contratto d'affitto, una clausola espressa - e profetica - dava a
Silverstein e alla Westfield «il diritto di ricostruire le strutture, se fossero
distrutte»: così afferma il giornalista Paul Goldberger in un'inchiesta
pubblicata sul New Yorker il 20 maggio 2002.
Nel contratto, Silverstein si impegna a versare 3,2 miliardi di dollari durante
i 99 anni dell'affitto.
La rata annuale era sui 115 milioni di dollari.
Il primo versamento doveva essere di 800 milioni di dollari, comprensivi delle
spese e tasse e di un anticipo di 100 milioni di dollari.
Di questa cifra, Silverstein ha sborsato di tasca sua 14 milioni di dollari.
Un piccolo investimento per un grande profitto, se si pensa che Silverstein è
oggi in causa con le assicurazioni, alle quali reclama - come risarcimento per i
danni subiti a causa dell'attentato - 7,1 miliardi di dollari (che ha poi
ottenuto).
Ossia più del doppio dell'ammontare dell'affitto per gli interi 99 anni (3,2
miliardi).
Quei 14 milioni sono tutto ciò che Silverstein ha speso.
Ma un'altra ditta si aspetta sostanziosi risercimenti.
E' il Blackstone Group, che il 17 ottobre 2000 (11 mesi prima dell'attentato)
aveva comprato dall'ente di previdenza degli insegnanti di New York (la Teachers
Insurance & Annuity Ass.) l'ipoteca «garantita» sull'edificio
numero 7 del World Trade Center.
L'edificio 7 è il grattacielo di 47 piani in cui si era sviluppato un piccolo
incendio, e che è crollato, in perfetta verticale, l'11 settembre: senza essere
stato colpito da alcun aereo.
In una intervista radiofonica a caldo, Larry Silverstein si è lasciato scappare
di aver detto ai pompieri di «tirarlo giù», usando il termine tecnico («pull
it down») per l'implosione controllata.
Poiché una demolizione controllata richiede settimane di preparazione da parte
degli artificieri, evidentemente almeno per l'edificio 7 la demolizione era
stata predisposta.
Più che probabile, perché l'edificio 7 non era una struttura come le altre.
Benché all'esterno apparisse come un comune palazzo da uffici, i suoi primi
cinque piani erano occupati - in un'unica cavità - da una delle due
sotto-stazioni che forniscono l'elettricità a Manhattan, con dieci grandi
trasformatori alti 12 metri.
Sul posto c'erano anche enormi quantità di gasolio per i generatori elettrici.
Quanto ai piani superiori, gli uffici erano occupati da pigionanti molto
speciali: la CIA, il Dipartimento della Difesa e il Secret Service.
Eric Hufschmid, nella sua autorevole inchiesta tecnica (3) ipotizza che
dall'edificio 7 sia emanato l'homing signal, un qualche segnale-radio o
radiofaro che guidò gli aerei sui bersagli.
Certo è che due piani dell'edificio erano stati da poco rinnovati, a spese del
comune di New York, in modo particolare: vetri a tenuta stagna, antiproiettili,
impianto di condizionamento che non prendeva aria dall'estero.
Nel giorno in cui l'aria attorno era carica di polveri e irrespirabile, qualcuno
poteva stare nell'edificio 7 a guidare le operazioni in tutta sicurezza.
Ma torniamo al suo proprietario.
Il Blackstone Group è un'interessante banca d'affari con sedi a New York e a
Londra, interessate all'immobiliare, alle fusioni-acquisizioni, alle consulenze
per ristrutturazioni, e ad «investimenti alternativi liquidi».
Il presidente della Blackstone, Peter G. Petersen, è anche presidente della
Federal Reserve Bank di New York (la più importante delle 12 filiali di cui si
compone la Banca Centrale americana): senza che ciò susciti qualche obiezione a
proposito di conflitto d'interesse.
L'amministratore delegato del Blackstone Group si chiama Stephen Schwarzman.
Entrambi i personaggi, Petersen e Schwarzman, sono membri del Council on Foreign
Relations: di questo cruciale think tank finanziato dai Rockefeller (ne fa parte
Samuel Huntington, l'inventore-profeta dello «scontro di civiltà»), anzi,
Petersen è presidente del «board».
Il Blackstone Group ha una alleanza definita «strategica» con la Kissinger
McLarty Associates, che è una delle ditte di consulenza di Henry Kissinger
(membro del CFR).
Nel sito della Blackstone, tale alleanza serve a «fornire consulenza finanziaria
ad aziende che necessitano di conoscenze strategiche di alto livello» (4).
Maurizio Blondet.
Note e fonti:
1) La Silverstein Poperties Inc. Ha sede a Manhattan. Come compagnia
immobiliare, possiede, gestisce ed ha costruito un insieme di 20 milioni di
metri quadri di uffici, negozi e abitazioni.
2) La Westfield America Inc. è controllata dalla famiglia Lowy, australiana, che
ha interessi nello spazio commerciale e possiede catene di shopping center.
3) Eric Hufschmid, «Painful Questions, an analysis of the september 11 attack»,
Goleta (CA), 2002.
4) Michel Chossudowsky, «America's war on terrorismo», sul sito
Globalresearch.com.