NUOVE RIVELAZIONI SULL'11 SETTEMBRE
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(Tratto da
www.effedieffe.com)
NUOVE RIVELAZIONI SULL'11 SETTEMBRE
di Maurizio Blondet.
Le conferenze tenute a Roma da Jimmy Walter, il miliardario americano che invoca
una commissione d'inchiesta internazionale e indipendente per fare luce sull'11
Settembre, ci hanno messo al corrente di nuovi particolari – clamorosi, e
inediti in Italia – sui retroscena del mega-attentato alle Twin Towers.
Walter ha condotto con sé diverse personalità ben informate sui fatti, che hanno
condotto indagini o sono state testimoni oculari dell'evento.
William Rodriguez è appunto un testimone.
Portoricano di nascita, da vent'anni capeggiava una squadra addetta alle pulizie
nel World Trade Center.
Poiché era il solo, il giorno dell'attentato, a disporre della chiave universale
o passepartout che apriva tutte le porte delle Twin Towers, ha condotto i vigili
del fuoco sulle scale per 34 piani massacranti, ha salvato decine di persone
intrappolate negli uffici e negli ascensori.
Rodriguez è stato definito "un eroe" dal Congresso e dallo stesso Bush; ciò che
non gli ha impedito di restare disoccupato a causa del crollo delle Torri (è
l'America, ragazzi) e persino per qualche tempo un senzatetto.
Ora, l'eroe ha querelato Bush.
Perché? Perché Rodriguez è stato ascoltato dalla cosiddetta Commissione
congiunta Usa sull'11 settembre.
E' stato sentito a porte chiuse: che segreti di Stato poteva mai rivelare un
addetto alle pulizie, direte voi? Il fatto è che Rodriguez, come
ha raccontato a Roma per l'ennesima volta, mentre
si trovava all'interno della prima Torre colpita, ad un piano basso, sentì "una
forte esplosione" provenire da un piano sotterraneo (B-2), tale da far vibrare
il pavimento su cui si trovava; subito dopo, sentì il fragore dell'aereo che si
schiantava, lassù in alto, contro il grattacielo.
In seguito, ha sentito altre esplosioni che non potevano essere causate
dall'impatto aereo.
Altrettanti indizi a sostegno dell'ipotesi (sostenuta da Walter) che le due
Torri caddero non per l'impatto con gli aerei, ma grazie ad una sistematica
"demolizione controllata" con accurate cariche di esplosivo. Di qui, forse, le
"porte chiuse".
Fatto è che, nel rapporto finale della
Commissione (addomesticata) sull'11 settembre, Rodriguez non ha trovato
nessun accenno alla propria testimonianza.
E nemmeno il suo nome.
A questo punto, come capo dell'associazione dei "latinos" vittime
dell'attentato, ha denunciato l'intero governo USA secondo la RICO (la legge
antimafia USA) come associazione a delinquere.
E il suo avvocato, Philip Berg di Ridge Pike, Pennsylvania, ha accumulato un
intero volume – la sua denuncia – di fatti a sostegno dell'accusa. Vari e
cruciali bandoli della matassa.
Uno di questi bandoli è sicuramente Larry Silverstein il capitalista (ebreo) che
si aggiudicò l'affitto per 99 anni dell'intero World Trade Center (proprietà del
municipio di New York) solo poche settimane prima dell'attentato.
Allo stesso filo è legato Frank Lowy, affittuario per 99 anni degli "spazi per
negozi" al WTC: anche lui aveva concluso l'affare, pagando (ma solo in parte)
400 mila dollari per l'affitto, e anche lui – guarda caso – "poco prima" dell'11
settembre. Anche Lowy è ebreo, anzi israeliano, benché viva in Australia (è il
secondo uomo più ricco dell'Australia, possiede la Westfield Holdings, una
finanziaria padrona di shopping center in Usa, Australia, Nuova Zelanda e Gran
Bretagna).
E tutti e due – previdenti – si erano assicurati contro atti di terrorismo,
sicché dalla tragedia hanno ricavato un bel pacco di dollari, molto più grosso
di quello che vi avevano investito.
Naturalmente non avrebbero ricevuto alcun indennizzo se si fosse accertato che
l'attentato era in realtà un "lavoro interno", che le Torri erano crollate per
"demolizione", e che loro erano al corrente in anticipo del trucco.
Ora, non è noto in Italia che Silverstein ha fatto a questo proposito un'ammissione
compromettente.
L'oggetto dell'ammissione è la Torre 7, un
grattacielo più piccolo (e poco notevole, sotto la massa delle Twin Towers) che
faceva parte del WTC.
Anche la Torre 7 è crollata, benché non sia stata attaccata da nessun aereo; ed
è crollata come le due grandi Torri, simmetricamente, perfettamente in verticale
nel suo perimetro. Ora, durante un programma della tv PBS ("America Rebuilds")
trasmesso nel settembre 2002, l'intervistato Silverstein ha rievocato quei
momenti.
Ed ha detto: «Ricordo una telefonata del comandante del vigili del fuoco, il
quale mi comunicava che non erano sicuri di poter contenere l'incendio [della
Torre 7], ed io risposi: "abbiamo avuto tante perdite umane, forse la cosa più
intelligente da fare è di tirarla giù." Così loro decisero di tirarla giù e
guardammo l'edificio collassare».
Il verbo usato da Silverstein, "to pull it", nel gergo edilizio viene usato per
la demolizione controllata con cariche d'esplosivo.
Difatti, i video ripresi nel tragico giorno mostrano la Torre 7 crollare nel suo
perimetro, alla perfezione, cominciando a sgretolarsi dal basso – come avviene
nelle regolari demolizioni controllate – e non dall'alto come le Twin Towers.
Ma, come ha fatto notare Eric Hufschmid, un altro accompagnatore di Jimmy Walter
a Roma e autore di un'accurata inchiesta sui fatti ("Painful Questions", edito
in proprio), ciò fa nascere più di un dubbio.
Il primo: la Torre 7 doveva essere già stata preparata dagli artificieri per il
collasso controllato "in anticipo", visto che tale preparazione – col ben
studiato posizionamento di cariche esplosive sulle strutture portanti e i
complessi collegamenti elettrici richiesti per sincronizzare le esplosioni – in
genere dura qualche giorno.
Perché la Torre 7 era stata predisposta alla demolizione?
E perché non pensare a questo punto che anche le grandi Torri Gemelle fossero
state predisposte allo stesso modo, seppure in modo più complesso e sagace, per
farle apparire sgretolarsi dall'alto in basso?
Va detto che il Comune di New York aveva in animo da tempo di demolire
l'intero World Trade Center.
I grattacieli non sono case, sono macchine: ascensori (ogni Torre ne aveva 150),
impianti di climatizzazione e dotti idraulici antincendio, generatori… viene un
momento in cui i costi di riparazione e manutenzione di tutti questi apparati,
che invecchiano, superano i profitti.
Conviene demolire e rifare nuovi i vecchi grattacieli, e le Torri avevano una
trentina d'anni sulle spalle.
Tuttavia, la pratica per la demolizione s'era incagliata su un particolare:
prima, dicevano le autorità sanitarie, bisognava asportare dalle Torri tutto
l'amianto e i materiali pericolosi (persino l'americio, un metallo
radioattivo che è nei sensori delle bocchette antincendio, quelle che s'attivano
da sé, spargendo acqua a pioggia, quando "sentono" del fumo negli ambienti).
L'asportazione dell'amianto era costosa, troppo costosa.
Quale migliore scusa di un colossale "attentato arabo", che avrebbe
graziosamente provveduto alla demolizione scaricando Rudolph Giuliani, il
sindaco di New York, delle spese per l'amianto e di ogni responsabilità?
Insomma c'erano molti che avevano convenienza a quell'attentato.
Ma quando le Torri sarebbero state predisposte per la demolizione controllata,
senza che gli artificieri intenti a posizionare cariche esplosive e fili
elettrici fossero notati dai molti visitatori o lavoratori nelle Torri?
La risposta c'è.
Come fa notare Philip Berg, l'avvocato di Rodriguez, "nella Torre Sud fu
decretata l'interruzione dell'energia elettrica (power down), con la motivazione
di dover procedere a un rinnovo dei cavi elettrici, i giorni 8-9 settembre 2001
– un fine settimana, oltretutto. Ciò avrebbe potuto permettere agli agenti
demolitori dell'associazione a delinquere [il governo Bush] di posizionare gli
esplosivi senza essere registrati dalle telecamere di sorveglianza. Si noti che
la sicurezza al WTC era assicurata dalla Stratesec, un'azienda di cui è stato
direttore Marvin Bush, fratello del presidente".
Del resto, le Twin Towers sono spazi da uffici in affitto, e molti piani sono
vuoti tra un affitto e l'altro.
Ad esempio, erano vuoti i piani 16 e 17 della Torre Nord, occupati fino a pochi
giorni prima dalla ZIM American Israeli Shipping Company, filiale della ZIM
Israel Navigation Co., una grande impresa armatrice di porta-containers, di cui
è proprietario per metà lo Stato d'Israele. Per sua fortuna, la ZIM aveva deciso
di traslocare in una sede più economica a Norfolk, in Virginia, perché il WTC
era troppo costoso.
Giusto in tempo.
Anche se quel trasloco improvviso e giustificato con motivazioni di economia,
era costato assai: il contratto d'affitto della ZIM al WTC scadeva infatti a
dicembre, sicché la compagnia israeliana ci ha perso 50 mila dollari di pigione
già pagata.
Peggio: come ha scoperto Chris Bollyn, giornalista dell'American Free Press
(anche lui al seguito di Walter a Roma), dopo l'attentato la ZIM ha traslocato
di nuovo, lasciando Norfolk per tornare a New York.
A che scopo tutto questo viavai, da parte di un'azienda legata al governo
d'Israele, che è anche sicuramente una facciata del Mossad (nei container si può
celare qualunque cosa)?
Il bravo e coraggioso Chris Bollyn ha fra l'altro scoperto un caso più
allarmante: le notizie date a caldo dai giornali l'11 settembre, specie dai
giornali "locali" (e quindi non controllabili dalle note lobbies, come i grandi
media), stanno scomparendo dagli archivi, elettronici o cartacei, pubblicamente
accessibili (come nelle biblioteche ed emeroteche).
Qualcuno, come nel romanzo di Orwell, fa sparire il passato: e precisamente
quelle notizie che contraddicono la "verità ufficiale" sull'11 settembre.
Ad esempio, è sparito dagli archivi di ogni genere un articolo comparso su
The Albuquerque Journal lo stesso 11 settembre 2001, e firmato dal vecchio
giornalista locale Olivier Uyttebrouck.
Si tratta di un'intervista "a caldo" a tale Van Romero, grande esperto di
esplosivi ed ex-direttore dell'Energetic Materials Research & Testing Center,
detta "la scuola delle bombe" in New Mexico, un ente di cui sono comproprietari
il Dipartimento della Difesa (Pentagono), il Ministero dell'Energia e la
National Science Foundation. Al giornalista, Van Romero confermò da esperto quel
che tutti noi abbiamo sospettato: "il crollo degli edifici appare troppo
metodico per essere un casuale risultato dell'impatto di un aereo contro la
struttura. Dalle riprese video mi sono fatto l'opinione che, dopo che gli aerei
hanno colpito il WTC, abbiano agito delle cariche esplosive site dentro gli
edifici, che ne hanno provocato il crollo".
Qualcuno si è preso la briga di cancellare ogni traccia storica di questo
articolo, che però l'autore ha in copia, e che fu pubblicato dall'Albuquerque
Journal l'11 settembre, edizione straordinaria, pagina A-2.
Ma non è tutto. Chris Bollyn ha fornito altri esempi del funzionamento della
"macchina della disinformazione" che gira a pieno regime in Usa.
Così per esempio a proposito di Popular Mechanics, un periodico di divulgazione
scientifica molto venduto: nel numero di marzo 2005 Popular Mechanics ha
pubblicato una sua inchiesta ("Debunking 9-11 Lies"), per smentire
"scientificamente" quelle ipotesi – tipo demolizione controllata – che decine di
investigatori indipendenti americani continuano a sostenere – e con sempre
maggior precisione – attorno all'11 settembre.
L'articolo di Popular Mechanics sostiene a spada tratta la verità ufficiale, e
bolla chi ne dubita come "estremisti" che "alimentano fantasia velenose" e
ingiuriose contro l'onesto governo Bush.
Ebbene: come ha scoperto Bollyn, l'articolo di marzo di Popular Mechanics è
stato preceduto da una brutale purga di redattori esperti nel periodico,
evidentemente perché non si piegavano alla "linea" pro-governativa.
Nel settembre 2004 Joe Oldham, redattore capo della rivista da sempre, è stato
licenziato in tronco, ed è stato sostituito da James B. Meigs, proveniente dal
National Geographic.
Un mese dopo il direttore creativo della rivista, che lavorava lì da 21 anni, fu
licenziato in tronco, con 90 minuti di tempo per svuotare l'ufficio, e parimenti
sostituito.
Ad operare la purga è stata Cathleen P. Black, la supermanager della Hearst
Magazines (padrona di Popular Mechanics e di altri 175 periodici fra i più
diffusi in America, fra cui Cosmopolitan, Harper's Bazaar, Esquire, Good
Housekeeping).
In passato, la Black è stata presidente ed editrice di Usa Today, quotidiano fra
i più idioti del mondo, lanciato con enorme grancassa e in continua perdita.
Un immenso insuccesso, che però misteriosamente ha fruttato alla Black
l'assunzione (con stipendio superiore al milione di dollari l'anno) alla Hearst,
la grande casa editrice di "destra".
Perché?
Bollyn ha scoperto che la Black è membro dei consigli d'amministrazione di
imprese come Coca Cola e IBM, e siede al Council on Foreign Relations di
Rockefeller (la fondazione da cui sono usciti Kissinger, Brzezinsky e Samuel
Huntington, il teorico dello "scontro di civiltà").
Ma è ancor più interessante il marito della signora Black, Thomas E. Harwey.
Da oscuro avvocato, nel 1977 fu portato da Carter (creatura del Council on
Foreign Relations) alla Casa Bianca, come assistente speciale al direttore della
CIA, e poi "in posizioni altissime al Pentagono", per finire come dirigente
della campagna Bush nel 1992.
Insomma un agente della CIA; del resto, da avvocato, Harwey era socio di Morris
Hadley, che risulta membro della società segreta "Skull and Bones" di Yale, in
cui sono stati allevati tanti dirigenti CIA.
Questo intreccio fa concludere a Chris Bollyn che anche Popular Mechanics, come
Usa Today (e il Washington Post, e il New York Times, ed altri "grandi
giornali") è caduto sotto l'influenza della CIA, che controlla così l'opinione
pubblica.
Ultima informazione, sull'autore dell'inchiesta che, su Popular Mechanics, ha
preteso (non riuscendoci, tra l'altro) di smontare le "accuse dei complottisti"
per difendere la versione ufficiale sull'11 settembre, secondo cui tutto è stato
architettato da Bin Laden con 19 arabi, piloti della domenica.
L'autore, dichiarato nel periodico uno "sperimentato ricercatore", è il 25enne
Benjamin Chertoff: guarda caso, nipote di Michael Chertoff,
l'israeliano-americano messo da Bush a dirigere la Homeland Security, ossia la
Sicurezza Interna, la Gestapo del nuovo regime.
Michael Chertoff, da giudice a New York, rilasciò i cinque israeliani che la
polizia di New York aveva fermato, perché erano stati visti da testimoni
fotografarsi a vicenda con lo sfondo delle due Torri in fiamme, facendo il segno
"V" con le dita: spie israeliane con addestramento ricevuto nell'esercito di
Israele.
Un altro ebreo a cui non conviene che la verità venga a galla, e che sulla
menzogna di Stato ha costruito una luminosa carriera.
Maurizio Blondet.