RIVELAZIONI DI UN NOTO MEMBRO DEL PARTITO REPUBBLICANO




RIVELAZIONI
Tratto da blogghete.blog.dada.net.

Pare che la montagna di fandonie propinata al pubblico riguardo gli attentati dell’11/9 sia in fase di rapido smottamento e che la verità inizi a farsi strada anche in quei settori dell’opinione pubblica più inebetiti dall’informazione televisiva. Già John Kerry, ex candidato alla presidenza degli Stati Uniti, poco tempo fa aveva dichiarato in una conferenza ad Austin che l’Edificio 7, stando alle sue informazioni, fu fatto crollare attraverso una demolizione controllata. Aveva anche dichiarato di non nutrire pregiudizi verso le ricerche di coloro che, fino a ieri, venivano chiamati “complottisti”. A chi gli chiedeva delle scoperte di Steven Jones, che ha rinvenuto tracce di thermite (sostanza incendiaria usata nelle demolizioni) sulle travi d’acciaio delle torri, Kerry ha risposto di essere “aperto a ogni ipotesi basata su fatti e prove”.

Ora Victor Gold (biografia), noto membro del Partito Repubblicano, amico intimo della famiglia Bush, ex scrittore di discorsi politici per Bush padre e co-autore della sua autobiografia, ha scritto nel suo nuovo libro che i neocon che controllano l’amministrazione Bush avevano progettato una guerra contro l’Iraq molto prima dell’11 settembre 2001, e che erano pronti a mettere in atto un falso attentato che la giustificasse. Il libro di Gold si intitola "Invasion of the Party Snatchers: How the Neo-Cons and Holy Rollers Destroyed the GOP", che mi azzarderei a tradurre liberamente come “L’Invasione degli UltraCon: come neocon e fanatici religiosi hanno distrutto il Partito Repubblicano”. Il libro, ovviamente, non dice nulla che già non si sappia, ma è significativo e in qualche modo sconcertante vedere un membro di spicco dei repubblicani sostenere tesi che fino a ieri erano attribuite agli “amici di Bin Laden”. Gold, in verità, continua ad addossare ad Al Qaeda la responsabilità degli attentati, ma scrive anche che se quest’ultima non li avesse perpetrati i neocon avevano già in serbo un loro progetto di attentato “false flag” - sul modello dell’affondamento “fatto in casa” della USS Maine, che nel 1898 fu il pretesto per la guerra Ispano-Americana  - con il quale vendere all’opinione pubblica la futura Guerra al Terrorismo. Ciò significa arrivare ad un passo dall’ammettere che l’11/9 è stato un “lavoro interno”. Onestamente, non era lecito aspettarsi che un veterano del partito di Bush e Cheney si spingesse oltre.

“Ci sarebbe stato comunque un cambio di regime in Iraq”, scrive Gold. “Tutto ciò di cui i falchi neocon, dentro e fuori l’amministrazione Bush, avevano bisogno per iniziare la guerra, era un pretesto per l’invasione. Ripercorrendo quanto avvenuto negli ultimi cinque anni e sapendo ciò che sappiamo oggi, non c’è dubbio che se Al Qaeda non avesse obbligato i neocon a intervenire con l’11/9, i seguaci di Kristol avrebbero strappato una pagina dai libri di storia e, mettendo Rupert Murdoch nel ruolo di William Randolph Hearst, ci avrebbero proposto una riedizione dell’affondamento del Maine”.

William Randolph Hearst, per chi non lo sapesse, era il tycoon che a cavallo tra Ottocento e Novecento possedeva il maggiore impero giornalistico americano. Attraverso i suoi giornali venne propagandata e venduta al pubblico la bufala secondo la quale sarebbero stati gli spagnoli ad affondare il Maine. Hearst divenne il simbolo del “giornalismo venduto” ed è a lui che si ispira la figura del protagonista del film “Quarto Potere” di Orson Welles. Oggi il gruppo fondato da lui, la Hearst Publishing, è editore della rivista “Popular Mechanics” che si distinse a suo tempo per un penoso tentativo di “debunking” delle tesi non ufficiali sull’11/9 in un articolo sciaguratamente ripreso anche in Italia dal “Diario” di Deaglio.

Fino a poco tempo fa, tra gli “argomenti” preferiti degli anticomplottisti alla Paolo Attivissimo, spiccavano le affermazioni secondo cui i dubbi sull’11/9 venivano diffusi solo da biechi personaggi in cerca di denaro e notorietà, e secondo cui se l’11/9 fosse davvero stato organizzato dal governo americano, qualcuno prima o poi lo avrebbe rivelato. Chissà cosa pensa Attivissimo dei dubbi di questi noti personaggi della politica americana, che denaro e notorietà ne hanno già da vendere e che stanno ora “rivelando” (senza guadagnarci nulla) ciò che noi diciamo da anni.

Per non parlare poi delle centinaia di altri funzionari governativi e militari (americani e stranieri) che sono convinti della falsità della versione ufficiale e che da anni sostengono pubblicamente che l'11 settembre 2001 deve essere stato necessariamente un "lavoro interno" del governo americano. Ma tutto questo sembra non turbare il convincimento dogmatico dei prodi paladini della versione ufficiale, che continuano a credere alla versione ufficiale per atto di fede e fingono di non vedere tutti i fatti che la smentiscono. Cose che succedono quando una ricerca oggettiva diventa una faccenda personale: per i debunker incalliti ormai lo scopo non è più scoprire la verità, ma smentire ed infangare a tutti i costi gli avversari, con qualunque mezzo. Inutile dire che, agendo in questo modo, non si arriverà mai a niente di buono.

 

 

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