11 SETTEMBRE: TERRORISMO ARTIFICIALE MADE IN USA
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"9/11 SYNTHETIC TERROR. MADE IN
USA"
Di Alcenero. Tratto da
www.comedonchisciotte.org
"9/11
Synthetic Terror. Made in USA", ("La
Fabbrica del Terrore", Arianna Editrice) è uno dei più apprezzati libri
d'oltreoceano sull'11 settembre. Ed è un libro che qui in Italia dovrebbe essere
letto con molta attenzione dal momento che l'autore, Webster Griffin Tarpley
(biografia), si è
fatto le ossa studiando il terrorismo di stato proprio a casa nostra. Era il
1978 quando il membro della DC (e vice ministro degli interni) Giuseppe
Zamberletti chiese a Tarpley, giovane giornalista della Executive
Intelligence Review, di approfondire quella che già appariva a tutti come
una vicenda molto poco chiara: il rapimento e l'uccisione da parte delle BR del
leader democristiano Aldo Moro. Inutile riepilogare qui tutti i "conti che non
tornano" nella vicenda della morte dello statista che, primo nell' Europa
colonizzata dagli USA, voleva portare al governo il Partito Comunista per far
avanzare il paese sotto la spinta comune delle due sue maggiori forze politiche:
la Democrazia Cristiana e, appunto, il PCI.
Sono serviti decine di libri e le centinaia di pagine degli atti di varie
commissioni parlamentari per elencare tutti i punti oscuri: dalle minacce di
morte che Moro ricevette da quel farabutto di Kissinger in persona alle
incredibili capacità militari dei brigatisti e alle altrettanto incredibili
"sfortune" delle forze dell'ordine e dei servizi, al tempo interamente comandati
da membri della P2. Basti ricordare che il covo del capo brigatista Moretti era
in uno stabile in cui molti appartamenti erano di proprietà dei nostri servizi
segreti e che sulla scena dell'agguato furono trovati bossoli provenienti da un
deposito NATO di GLADIO. Tarpley capì, e già nel 1978 scrisse "Chi ha ucciso
Aldo Moro?".
Capì che le BR erano state infiltrate e ‘dirottate' dai servizi e che i veri
responsabili della vicenda erano ancora nell'ombra, mentre in pasto ai media e
alle galere venivano date le spendibili pedine brigatiste che, da sole,
avrebbero combinato poco o nulla. Grazie a questa fondamentale esperienza sul
campo e al suo approfondito studio della vita criminale di George Bush padre ("George
Bush: the Unauthorized Biography", 1992) Tarpley è diventato un'autorità per
quel che riguarda il terrorismo ‘false flag' e i veri meccanismi che agiscono
dietro le quinte dei governi.
Il seguente passaggio renderà chiaro perché la lunga esperienza ha spinto
Tarpley ad un atteggiamento verso l'11 Settembre differente da quello di molti
altri autori:
E ciò che Tarpley cerca di fare nel suo
voluminoso "9/11 Synthetic Terror. Made in USA" è presentare le innumerevoli
‘questioni senza risposta' dell' 11 Settembre assieme a interpretazioni,
‘risposte', su cosa può essere veramente accaduto e, soprattutto, chi ne è il
responsabile. Per apprezzare il dettaglio e la completezza delle argomentazioni
presentate da Tarpley è ovviamente necessario affrontare la lettura della sua
opera, lettura che si presenta in ogni caso agevole grazie alla chiarezza delle
argomentazioni. Nondimeno cercherò di tracciare qui di seguito i punti
principali delle ‘risposte' suggerite da Tarpley.
Riprendendo quanto già suggerito da Meyssan e anche da Blondet, la tesi di fondo
di Tarpley è che l' 11 Settembre sia stato un colpo di stato con cui una fazione
"canaglia" dell'establishment militare, politico e dell'intelligence ha messo
con le spalle al muro chiunque esitasse a intraprendere quelle spregiudicate
politiche volte a conservare e incrementare l'egemonia USA, e a far uscire il
paese dalla pericolosa situazione di crisi e stallo evidente alla fine degli
anni '90. Tra i sintomi di questa crisi spiccano la potenziale fine
dell'egemonia del dollaro con il possibile passaggio dai petro-dollari ai
petro-euro (come proposto, tra i primi, proprio da Saddam Hussein) e il
crescente antagonismo con la Cina e la risorta potenza russa. E' abbastanza
facile notare come l'11 Settembre abbia consentito una politica estera
aggressiva e militarista i cui effetti sono stati in primo luogo
l'accerchiamento in Asia Centrale della Russia e il ‘contenimento' della Cina,
spese militari alle stelle così come la possibilità di mettere le mani sulle
strategiche risorse mediorientali e frenare possibili tentativi di sganciare la
produzione petrolifera dalla vendita in dollari.
Ma come è stato possibile mettere in atto gli attacchi dell' 11 Settembre?
Tarpley illustra e spiega in dettaglio, in interessanti capitoli storici che
affrontano i maggiori atti di terrorismo di stato del passato (dal Gunpowder
Plot del 1605 all'affondamento del Maine al terrorismo che ha coinvolto l'Europa
e l'Italia nella "strategia della tensione"), lo schema base utilizzato dal
potere costituito per ingannare e intimorire le popolazioni con operazioni
‘false flag'. E' uno schema, manovrato dai mandanti, nel caso dell'11 Settembre
la fazione ‘golpista' dell'establishment USA, che si regge su tre attori
principali: una rete di infiltrati nelle istituzioni, nelle forze armate e
nell'intelligence, una rete di patsies, termine che potremmo tradurre
tanto con ‘pedine' che con ‘utili idioti' (i Lee Harvey Oswald della
situazione), nel caso dell' 11-9 i presunti dirottatori o comunque quei
personaggi mediorientali, del tutto incapaci, che si sono fatti notare nelle
scuole di volo e su cui si è potuta scaricare la responsabilità degli attentati.
E infine, il terzo attore, una rete di ‘commandos', uomini ultra specializzati,
privi di scrupoli e pronti a tutto: a impiantare le cariche esplosive nelle
torri o a lanciare un missile cruise sul Pentagono.
Per chiarire riprendiamo per un attimo l'analogia col terrorismo di casa nostra:
i terroristi neri e le BR (almeno quelli "in buona fede") erano le utili pedine
per prendere parte agli attentati e soprattutto assumersene la responsabilità,
manovrati da un ‘governo ombra' (la P2, Gelli, i vertici militari e politici
consapevoli di quanto accadeva) tramite una rete di infiltrati (ad es. i
cosiddetti "servizi deviati"), spesso a conoscenza solo di una piccola parte del
piano, o persino tramite altri attori inconsapevoli. Infine dei commandos
(spesso membri di GLADIO – ‘Stay Behind') o dei doppiogiochisti infiltrati nelle
organizzazioni terroristiche si occupavano della parte esecutiva della
"strategia della tensione".
Nel caso dell' 11 Settembre, Tarpley documenta in
maniera approfondita come le innumerevoli esercitazioni, militari e
antiterrorismo, abbiano fornito l'occasione per poter compiere con successo gli
attentati, manovrando l'intero apparato di difesa verso l'inattività, e dando
copertura alle vere azioni terroristiche. Una parte fondamentale del complotto
che viene analizzata in dettaglio, per la prima volta, da Tarpley è quella delle
possibili minacce a Bush e all'Air Force One. Secondo Tarpley infatti Bush, a
differenza di Dick Cheney, non ricopriva un ruolo attivo negli attentati (chi
avrebbe affidato un ruolo a un cretino simile?) ma è stato oggetto di azioni
intimidatorie con cui la fazione ‘canaglia' del governo USA (di cui
probabilmente fa parte il vicepresidente) ha voluto rendere chiare la sua
intenzione di prendere in mano il controllo totale della politica USA. Molti di
noi si ricorderanno della storia, presto scomparsa dai giornali, dei messaggi in
codice ("angel is next") ricevuti dall'Air Force One e volti a sottolineare la
potenza e le capacità di coloro che erano dietro agli attacchi allora in corso,
e che si trovavano con ogni probabilità ai vertici dell'establishment USA più
che all'interno di una grotta afghana. Tarpley sottolinea come una parte del
piano golpista fosse la minaccia di usare l'arsenale atomico e scatenare un
pericoloso confronto militare con la Russia. In questa ottica va vista la
telefonata di Putin a Bush con cui l'ex colonnello del KGB volle, probabilmente,
far capire che era consapevole di ciò che stava realmente accadendo e che non
avrebbe reagito a provocazioni.
Anche il successivo episodio degli attacchi con l'antrace, ormai scomparso dai
media perché irreversibilmente collegabile proprio alle forze armate USA e ai
suoi stabilimenti batteriologici di Fort Detrick nel Maryland, costituisce una
parte del piano di intimidazione (del Congresso soprattutto) e di presa del
potere da parte della fazione golpista.
Tarpley affronta questa complicata vicenda con atteggiamento analitico-deduttivo
e basandosi su avvenimenti analoghi oramai appurati dalla storiografia
ufficiale. C'è dunque da dire che un'analisi sul campo volta a portare davanti
alla giustizia gli autori degli attentati non potrebbe esimersi dall'affrontare
le ipotesi tracciate da Tarpley. Tali ipotesi, a differenza di quanto affermano
i critici del movimento per la verità sull'11 settembre, sono tutt'altro che
inverificabili. Basterebbe ad esempio tirare fuori dagli archivi i documenti
sulla catena di comando delle esercitazioni miltari dell'11 settembre (Amalgam
Virgo, Vigilant Guardian, Vigilant Warrior e ben altre 13 simulazioni di attacco
o mobilitazioni simulate) o analizzare l'iter burocratico con cui si sono
insabbiate le inchieste di quegli agenti dell'FBI (ad es. Kenneth Williams e
Colleen Rowley) che avevano iniziato indagini sulle ‘pedine' al-qaediste che si
istruivano (con comici risultati del resto) nelle scuole di volo della Florida.
Si scoperchierebbe così il verminaio degli infiltrati che all'interno delle
istituzioni hanno appoggiato la fazione golpista. Si troverebbe probabilmente
l'equivalente in grande di quella patetica serie di faccendieri, spioni,
avventurieri, massoni, piduisti, ufficiali infedeli che ha insanguinato l'Italia
con le stragi e gli omicidi di stato e che è ormai parte della storiografia
ufficiale del nostro novecento.
In definitiva vale la pena leggere "9/11 Synthetic Terror. Made in USA" proprio
per mettere queste brillanti chiavi interpretative accanto alla minuziosa
ricerca di "domande senza risposta" portata avanti da molti autori come Griffin
o Ahmed. Inoltre lo stile disincantato e venato di umorismo di Tarpley e la sua
profonda conoscenza della storia, americana e non solo, e della politica
contemporanea arricchiscono ulteriormente questa importante opera.
ALCENERO.
(e-mail: alcenero2@hotmail.com)