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Questo è un viaggio vietato ai minori di 50 anni......!
un
viaggio nella Genova del primo dopoguerra quando Mario Magonio creò il suo primo Teatro
dei Burattini.
Allora Genova era un microcosmo di quartieri tutti ben separati ed autosufficienti. Le
piazzette e i vicoli erano gremite di bambini che giocavano liberamente nelle
strade.
I giochi di allora erano le biglie, la lippa, le figurine, cavalli marci, il
pampano, nascondino e guardia e ladri. Infagottati nei loro vestiti, in genere del
fratello maggiore e destinati sovente al più piccolo, vivevano praticamente nella strada
controllati da lontano dalle vecchie nonne di casa che, portata una sedia in strada,
lavoravano a maglia chiacchierando con le vicine. Si sapeva tutto di tutti, la
solidarietà era grande e i piccoli entravano ed uscivano dalle case sempre lasciate con
le porte aperte. Non esistevano i ladri, la malavita si manifestava con dovuta cautela
nelle tarde ore serali pur mantenendo rispettose relazioni di buona convivenza e vicinato
con gli abitanti.
Il quartiere delle Vigne, dove viveva Magonio, gravitava intorno alla Chiesa e all
Oratorio, i ragazzi servivano messa e le ragazze cantavano nel coro. Alla domenica
tutti alla messa solenne delle 10 con i vestiti della festa. I bambini con i loro
calzoncini corti anche nel più rigido inverno, le bambine con i vestiti colorati con
collettini, nastri e pizzi cuciti dalle mamme. Il problema più grande erano le scarpe,
riciclate e risuolate innumerevoli volte sempre troppo grandi per i loro piccoli
piedi
un numero in più per farle durare !
In estate tutti al mare, con pane e olio per merenda fasciato nella carta straccia , ai
bagni S. Desiderio, ai S.Nazaro o alla Cava dove i ragazzini si sfidavano a nuotare al largo fino a
vedere le tre cupole della chiesa di Carignano.
Il quartiere era un eterogeneo insieme di personaggi caratteristici, figure tipiche di
quel piccolo mondo: Il cieco Roberto con quella bellissima voce da tenore che suonava la
fisarmonica in Vico Casana, lo strillone del Mercantile che urlava notizie che nessuno poi
ritrovava sul giornale, "Briculi" il corriere in bicicletta, primo pony
express della storia, sovente ubriaco perso da non trovare il vicolo del suo deposito, la
Maria dellomonima Trattoria di vico Testadoro che con poche lire serviva un piatto
dei suoi rinomatissimi ravioli casalinghi, Bacci il venditore di caldarroste di Campetto,
la vecchina a Soziglia che vendeva i mazzetti di lavanda per profumare la biancheria
(..spigu..spigu bellu !) , e
poi i mestieri di un tempo: il vecchio orologiaio di Oscar Linke, Macciò il
calzolaio di Cernaia, il carbonaio di piazza Lavagna che in estate vendeva il ghiaccio a
pezzi, il panettiere nei fondi di vico Indoratori dove tutte le donne del quartiere
portavano le torte casalinghe a cuocere, la signorina Rosalba che rimagliava le calze di nylon in
un portoncino di piazza Senarega, i banchetti di libri usati in via Orefici, la
ricamatrice, il trippaio dei Macelli e di Vico Casana, la modista con i suoi buffissimi capellini in
vetrina in Vico delle Vigne, i profumati negozi di torte e farinata di Sottoripa, e poi ancora una miriade di
botteghe di artigiani che lavoravano sulla strada non ultima la fabbrica di cioccolato
di Canepa in Via delle Vigne.
Il postino consegnava la posta in casa preannunciando ad alta voce il contenuto della
lettera tra l'interesse e la partecipazione del vicinato e lo spazzino bussava tutti i giorni alla porta di
casa per ritirare la spazzatura... che comodità... !, il ragioniere del quinto piano era il
consulente dellintero quartiere e per lui non si sprecavano i sciu e i vuscia
per ringraziarlo dei suoi consigli.
La vita scorreva comunque serena, nessuno soffriva di stress o di solitudine e la
solidarietà era vera e sincera. In questo ambiente il Teatro dei Burattini assumeva il
valore di una grande occasione, per grandi e piccini, di passare alcune ore di sano
divertimento. Larguto Baciccia della Radiccia portava in scena anche fatti e
personaggi del quartiere e la garbata presa in giro era occasione di vere risate che
portavano talvolta a generare buffi soprannomi alle vittime prese di mira.
I ricchi nobili Genovesi, che abitavano nei bellissimi palazzi patrizi del centro storico,
vivevano a stretto contatto della gente, sempre deferente e rispettosa, e partecipavano
tramite la parrocchia a iniziative di beneficenza e assistenza. Erano nomi illustri : i
Marchesi Invrea, i Pallavicini, i Negrotto e Cambiaso, i Conti Pratolongo, i Cattaneo,
gli Adorno. Tutti ospitarono Baciccia e il suo tetrino nelle loro case in occasione
di feste e compleanni contribuendo così alla sopravvivenza economica del Teatro
dei Burattini di Mario Magonio. |
GENOVA
IN CARTOLINA
La
Lanterna
Via XX Settembre
Porta
Soprana
Palazzo
Ducale
Pegli
Ponte Reale
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