Indice del libro sui tumori

Cap. 4a - Le cause del cancro (prima parte)

Generalità
Nei libri dedicati allemalattie infettive si dà ampio spazio all’agente eziologico: di che specie è,come è fatto, quali tossine elabora, come agisce. Conosciamo, conapprossimazione accettabile, la biologia dei germi, i loro processi metabolici,e cosa avviene nel nostro organismo dal contagio all'incubazione, e da questaal manifestarsi della forma morbosa. E’ il presupposto per comprendere lasintomatologia clinica, quella strumentale, ed il meccanismo d’azione deifarmaci. Per i tumori invece le cose   cambiano: in genere, il capitolo in cui si parla delle cause di talimalattie è abbastanza striminzito, ricco di condizionali, poco convincente.Tutti i ricercatori concordano nell’ammettere che l’esposizione prolungata adalcune sostanze chimiche, per esempio quelle contenute nel fumo di tabacco,provochi in un notevole numero di casi, statisticamente significativo, losviluppo di un tumore polmonare. E’ questo un dato di fatto, su cui nessuno hada fare obiezioni; purtroppo non si sa ancora come e perché si verifichi questofenomeno.
Da molto tempo si ritieneche alcuni fattori ambientali genericamente stressanti, di natura fisica,chimica e biologica, l’invecchiamento (inteso come accumulo di mitosi neltempo), nonché altri agenti non meglio definiti, incrementino la produzione diradicali liberi. Sono questi dei frammenti molecolari molto reattivi, capaci distrappare elettroni al doppio strato lipidico della membrana cellulare. Itumori, o almeno alcuni di essi, avrebbero origine dismetabolica, conimmissione in circolo di abnormi quantità di radicali liberi, che innescherebbea livello genetico un insieme di meccanismi irreversibili.
In questi ultimi anni, neipaesi industrializzati il rischio di ammalare di alcuni tipi di tumore èdiminuito, mentre l'incidenza globale della malattia è in continuo aumento.Oltre al fumo di tabacco, vengono chiamati in causa altri elementi, riferibiliad abitudini alimentari non corrette, al contatto con sostanze che inquinanol'ambiente, agli scarichi delle industrie e dei motori a scoppio.

Si distinguono due tipi difattori cancerogeni: Per ciò che attienealle caratteristiche qualitative dell'agente oncògeno, distinguiamo fattorifisici, chimici e biologici. Come si può facilmente intendere, si tratta di unadistinzione alquanto artificiosa, perché tutti questi agenti hanno in comune lacaratteristica di produrre alterazioni chimiche, trasmissibili ereditariamente,a livello del DNA.


Fattori cancerogeni fisici

A - I traumi
Esiste in letteratura unamiriade di lavori che portano a conclusioni il più delle volte contrastanti.Agli estremi vi sono, rispettivamente, alcuni autori secondo cui il 44,7% ditutti i tumori maligni dell'uomo sarebbe causato da un trauma, ed altristudiosi convinti che non esiste prova secondo cui un singolo caso di cancrosia riferibile a un insulto meccanico. Questa difformità di vedute èverosimilmente riferibile all'uso improprio del termine causa, nel senso chepotrebbe trattarsi di una semplice precedenza temporale, prima il trauma poil'estrinsecarsi del tumore, senza che i due eventi siano correlati da alcunnesso eziologico. Il discorso potrebbe valere anche per leggere lesioniripetute per parecchio tempo, come per esempio il carcinoma del ponte nasale,attribuito all'irritazione provocata da occhiali mal costruiti. Ma qui le cosesi complicano: nulla esclude che in un lungo periodo abbiano interagito coltrauma altri fattori, per esempio l'esposizione alla luce del sole. Lo stessovale per i microtraumi subiti dagli operai delle industrie meccaniche: agliurti ripetuti e frequenti può sommarsi il contatto con oli lubrificanti checontengono idrocarburi cancerogeni. Considerazioni analoghe si possono fare aproposito dei carcinomi gengivali e linguali, riscontrati in portatori diprotesi non adatte o di denti cariati: la carcinogenesi può riconoscere inquesti casi, oltre al microtrauma, molteplici altri fattori, quali per esempioil calore dei cibi, l'uso di spezie e il fumo di tabacco.

B - Le radiazioni elettromagnetiche
Mentre i rischi legati al fumo, ai disordini alimentari ad alle sostanze tossiche possono essere, se non eliminati, per lo meno drasticamente ridotti, è più difficile limitare i dannicausati dalle radiazioni.
Cosa hanno in comune laluce, le onde radio ed i raggi X? A prima vista, nulla, perché posseggonocaratteristiche completamente diverse. La luce illumina il mondo che cicirconda; i raggi X sono capaci di attraversare il nostro corpo; utilizziamo leonde radio per ascoltare musica e vedere immagini. Ma un'analisi più attenta cipermette di notare che tutte queste radiazioni sono simili: ognuna di esse ècostituita dalla vibrazione di campi elettrici e magnetici, che si propaganello spazio alla velocità della luce. Le onde radio, i raggi X, la luce, sonotutte onde elettromagnetiche, che si distinguono l'una dall'altra per lafrequenza (f). Con quest’ultimo termine s'intende, in fisica, il numero dicicli che si verificano, in un fenomeno periodico, nell'unità di tempo. Un'ondaradio che trasporta i segnali televisivi sollecita gli elettroni contenutinell'antenna, ad esempio, 100 milioni di volte al secondo (f = 100 MHz = 108Hz), mentre il campo elettromagnetico della luce compie un milione di miliardidi oscillazioni ogni secondo (f = 1015 Hz). E' importantesottolineare che le radiazioni trasferiscono energia dal punto in cui sonoprodotte a quello in cui sono assorbite. L'impatto energetico può avereconseguenze biologiche di notevole interesse.
L'insieme delle ondeelettromagnetiche costituisce lo spettro elettromagnetico. Il termine"spettro" fa pensare alla striscia di colori che Newton ottennefacendo passare la luce del sole attraverso un prisma. Poiché ad ogni colore èassociata una determinata frequenza, lo spettro della luce è costituitodall'insieme delle frequenze che lo compongono. La luce rappresenta unapiccolissima parte dello spettro elettromagnetico: la frequenza della lucevisibile è compresa in un intervallo di circa 1015 Hz, mentre lo spettro elettromagnetico si estende peroltre 1030 Hz. Il fatto che la frequenza delle ondeelettromagnetiche possa assumere valori così elevati dipende dall'enormevarietà dei fenomeni cui esse sono riferibili.

Le onde radio e le microonde
Le onde radio rappresentano la fasciabassa dello spettro, con lunghezze d'onda comprese fra 104 m e 10-1m (ossia fra 10 km e 10 cm), e s'impiegano nelle trasmissioni radiofoniche etelevisive. I ponti radio, le antenne della televisione, i radar ed alcuneapparecchiature industriali emettono radiazioni ad alta frequenza (da 100 KHz a300 GHz): ad esse sono esposte le persone che vivono nelle vicinanze degliimpianti, nonché i lavoratori dell'industria, della plastica, del legno, itermosaldatori, gli addetti alle telecomunicazioni ed il personale delle ambasciate.Le onde radio sarebbero responsabili di ipertermia, con danni al cristallino edai testicoli, da cui potrebbe conseguire cataratta e sterilità.Sono state segnalate alterazioni del ciclo mestruale, del cuore, dei vasisanguigni, e dei sistemi endocrino ed immunitario. Per quanto riguarda le formeneoplastiche, si è ipotizzato un nesso di causalità fra questo tipo diradiazioni, i tumori del cervello e le leucemie.
Le microonde. Hanno una lunghezzad’onda compresa fra 10-1 e 10-3 m (ossia fra 10 cm e 1mm) ed una frequenza tra 3 GHz e 300 GHz (di 900 MHz). Riescono ad attraversarela ionosfera e per questo motivo sono utilizzate nelle comunicazioni con isatelliti artificiali, nonché, sulla Terra, per le comunicazioni a brevedistanza e per i telefoni cellulari.
Il radar emette MOche sono riflesse da navi, aeroplani ed altri oggetti. La misuradell’intervallo di tempo che passa dall’emissione dell’impulso e la ricezioneed analisi della sua eco permette di determinarela distanza dell’oggetto dall'antenna, la sua posizione angolare rispettoall'antenna, la velocità radiale e le sue dimensioni. Nel forno a microonde,il campo elettrico dell’onda fa vibrare le molecole d’acqua contenute nei cibi,cedendo loro una parte della propria energia e provocando un aumento dellatemperatura. Ciò causa la cottura degli alimenti. Le sostanze prive diacqua non si scaldano, e per questo motivo i piatti escono freddi dal forno. Il riscaldamento indotto dalle MO è molto diverso da quello apportato da un termosifone, da una stufa o da altre classiche sorgenti di calore. Queste ultime, infatti, trasmettono calore perconduzione, convezione ed irraggiamento mediante i raggi infrarossi di cuiparlerò fra poco: si tratta di onde elettromagnetiche che non riescono a penetrareall'interno del corpo umano. Proviamo a scongelare un alimento surgelato con ilforno a MO e facciamo la stessa cosa con il forno tradizionale. Se dopo pochiminuti estraiamo i cibi e li tagliamo, osserviamo che mentre quello che era nelforno a MO si è scongelato in modo pressoché uniforme sia all'interno cheall'esterno, l'alimento che era nel forno tradizionale si presentacompletamente scongelato all'esterno, e magari anche un po' cotto, maall'interno è ancora ghiacciato. E' importante osservare che i forni a MO, puressendo schermati, possono sempre avere delle perdite, per cui è consigliabile, quando sono in funzione, ridurreal massimo la permanenza nelle loro immediate vicinanze.
I telefoni cellulari. Negli ultimi tempi, considerata la loro diffusione, sono stati resi oggetto di studio i cosiddetti telefonini e le persone che ne fanno uso prolungato. Nei primi apparecchi, in genere installati sugli autoveicoli, siutilizzavano frequenze di 160 o 450 MHz, poi si è passati a 900 MHz e adesso icosiddetti bi-banda lavorano alle frequenze di 900 e 1.800 MHz. Per itelefonini di prossima generazione sono previste frequenze di 2.000 MHz. Neisoggetti che se ne servono con assiduità, si è riscontrato un innalzamentodella temperatura della testa, che non sembra abbia alcun significato clinico,ed un aumento sensibile di quella cerebrale. E’ in fase di studio la reazionedelle strutture nervose superiori, delle ghiandole salivali e del nervoacustico a questo genere di stimolo, per accertare se l’ipertermia possa essereresponsabile dell’insorgere di tumori. Ad ogni modo, le frequenze radio, puressendo molto più penetranti delle basse frequenze, non sono sufficienti perionizzare una molecola, ossia renderla capace di provocare effetti cancerogeni,tuttavia l'aumento della temperatura è fra le possibili cause di tumore. In unambiente cittadino, dove i campi di radiofrequenza hanno la massima intensità,i livelli energetici sono cento volte minori di quelli emessi da un essereumano.
Elettrodomestici.. Sono apparecchi a bassafrequenza (50-60 Hz) che producono un notevole inquinamento elettromagnetico, che però si riduce già ad alcune decine di centimetri di distanza. Sonointeressate da questo tipo di onde le persone che usano molto spesso phon,arricciacapelli, termocoperte, televisori in bianco e nero, videoterminali,computer, lavabiancheria, frigoriferi, e lavastoviglie. Si ritiene che, aseguito dell’esposizione prolungata a tali radiazioni, si abbiano effetticancerogeni. In donne gravide che perlungo tempo utilizzano il video terminale, pare che aumenti il rischio diaborto spontaneo. Pur essendo la questione ancora controversa, è comunqueconsigliabile non far passare fili elettrici dietro la testata del letto;schermare i cavi; evitare, soprattutto in gravidanza, l’uso di termocoperteaccese durante la notte; non tenere apparecchi elettrici sul comodino;mantenere la distanza di sicurezza di un metro da tutti i dispositivielettrici. Molti però non sono così allarmisti, facendo rilevare che, per ottenere una mutazione capace di provocare il cancro, è necessario che le molecole del nostro organismo si carichino elettricamente, acquistando o cedendo elettroni, ossia ionizzandosi.Per far questo, i fotoni associati alle basse frequenze dovrebbero avereun'energia un milione di volte più elevata.

C - Le radiazioni infrarosse, visibili edultraviolette
I raggi infrarossi. Sono compresi in unintervallo di lunghezze d’onda tra il millimetro (10-3 m) ed alcunimillesimi di millimetro (10-6 m). Sono emessi dai corpi caldi equando sono assorbiti da un oggetto lo riscaldano. Per esempio, la maggiorparte dell'energia prodotta da una lampadina elettrica tradizionale a filamento è rappresentata da radiazioni infrarosse. Il rapporto fra esposizione al calore e sviluppo del cancro non è ancora sufficientemente definito. In condizioni sperimentali sono state prodotte nelle cavie, mediante ustioni ripetute, varie forme di tumore. Nell'uomo, le neoplasie riferibilialle alte temperature sono estremamente rare; gli studiosi sono dell'opinioneche la carcinogenesi cutanea sia dovuta a molteplici fattori, fra cui il caloregiocherebbe un ruolo importante ma non esclusivo. Nella letteratura medica visono molti esempi di sviluppo di tumori riferibili a cause termiche. In India,in Sud America e in Sardegna alcune persone hanno, o almeno avevano,l'abitudine di fumare il sigaro tenendone in bocca la parte accesa. In questisoggetti il cancro del palato si sviluppa con rilevante frequenza. E' verosimileche il fenomeno trovi la sua genesi, oltre che nel calore, anche nelle sostanzeirritanti e cancerogene contenute nel fumo.
Venni a conoscenza di quest'inconsueta forma neoplastica nella prima metà degli anni sessanta, consultando il volume "General Pathology" di Lord H. W. Florey, editonel 1962 da Lloyd-Luke ad Oxford. L'autore mostrava perplessità nel citare lanotizia, e definiva "strange" tale consuetudine. All'epoca, Floreyera rettore al Queen's College di Oxford. Gli scrissi una lettera, in cui spiegavoil motivo per cui il sigaro era tenuto in bocca in tal modo: lo facevano ipastori sardi di notte, quando andavano a rubare pecore. Altrimenti, ilbagliore della brace li avrebbe fatti scorgere, e l'operazione furtiva sarebbemiseramente fallita. Forse - aggiunsi - pure in Sud America ed India l'abigeatoè abbastanza diffuso. Annotai anche che durante la prima guerra mondiale ifanti capaci di fumare in tal modo erano stati impiegati negli attacchinotturni alle trincee austriache. Strisciavano carponi fino a qualche metro dalbersaglio, tiravano fuori di bocca il sigaro acceso, davano fuoco alla micciadi una bomba e la scagliavano contro il nemico. Ovviamente, molti di essirestarono lì per sempre. Non credevo che il famoso patologo inglese mi avrebberisposto, ma m'ingannavo. Qualche settimana dopo mi mandò una lettera, da luiscritta personalmente a mano su carta intestata e con tanto di stemmanobiliare. Mi ringraziò per la precisazione, si dichiarò soddisfatto edivertito per quanto aveva appreso e mi promise, tra il serio e il faceto, chemi avrebbe citato nella prossima edizione del suo libro. Non saprò mai sescherzava o diceva sul serio. Anche se intendeva dar seguito alla promessa, nonpoté mantenerla perché venne a mancare improvvisamente, il 21 febbraio 1968.
Un'altra forma neoplastica che alcuni studiosi attribuiscono al calore è il cancro da kangri, segnalato nel Kashmir. Il kangri è un particolare cestino pieno di carbone di legna, che gliabitanti del luogo accendono e pongono a stretto contatto con la pelledell'addome, al di sotto dei loro ampi vestiti, per scaldarsi. Un'elevataincidenza di carcinomi esofagei è stata segnalata, ma non esaurientementedocumentata, nei cinesi di sesso maschile, che sono soliti nutrirsi di risoquasi bollente.
Le radiazioni visibili sono costituite da ondeelettromagnetiche, che avvertiamo sotto forma di luce. Occupano unapiccolissima zona dello spettro che va dalla lunghezza d’onda di 7x10-7m (rosso) a 4x10-7 m (violetto). Le radiazioni comprese in taleintervallo colpiscono il nostro occhio, sollecitano particolari cellule e cidanno la sensazione dei diversi colori dell’arcobaleno. Al di fuori di dettefrequenze, l’organo della vista non percepisce nulla. L’occhio è dunque unsensore, che rivela un particolare tipo di onde elettromagnetiche. Tutti i processi vitali sonoalimentati dall'energia proveniente dal sole, che feconda ". . .questa bella d’erbe famiglia e d’animali”; al sole ci rivolgiamo negliestremi istanti di vita:

“. . . gli occhi dell’uomcercan morendo
il Sole; e tutti l’ultimosospiro
mandano i petti allafuggente luce.”


Gli innumerevoli organismi che popolano il nostro pianeta non potrebbero sopravvivere se non vi fosse una sufficiente quantità di luce, o meglio se l'irradiazione luminosa in ingresso, in una determinata regione, non fosse esattamente bilanciata da un'eguale quantità di radiazione in uscita. Ma non bisogna interpretare questo assunto insenso riduttivo: i tumori, tutto sommato, sono un processo vitale, seppur abnorme.Anche essi possono riconoscere la loro genesi nella luce.
Le neoplasie provocatedall’energia luminosa solare esistono da migliaia di anni, ed interessanocontadini e pescatori nelle regioni corporee non ricoperte da indumenti. Sonotumori che insorgono in età avanzata, quasi sempre preceduti dalla cosiddetta"dermatite solare", lesione in cui la cute è secca, rugosa,pigmentata ed ispessita. Successivamente, si osservano aree più chiare edatrofiche; infine si sviluppa il cancro, rappresentato da papillomi che poisubiranno una trasformazione maligna, da carcinomi basocellulari o malpighiani.Gli individui con carnagione scura sono praticamente immuni da questeneoplasie, al contrario dei biondi, molto più suscettibili. La malattia siriscontra con una certa frequenza in Australia, dove la gente lavora a lungofuori casa, all'aperto e in zone soleggiate. C'è comunque bisogno di un lungoperiodo di latenza, misurabile in decenni, caratterizzato dal perdurare delladermatite, prima che si sviluppi il cancro, che è generalmente multiplo. Loxeroderma pigmentoso è una rara malattia congenita, caratterizzata daipersensibilità cutanea alla luce, che provoca tipiche dermatiti solari anchese il soggetto si espone per brevi periodi ad illuminazione diffusa. In unrilevante numero di casi alla dermatite fa seguito, generalmente intorno alventesimo anno di età, lo sviluppo di carcinomi multipli della pelle.
Le radiazioni ultraviolette (UV) iniziano non appenatermina il violetto, cioè a lunghezze d’onda minori di 4x10-9 m eterminano approssimativamente a 10-8 - 10-9 m. Hanno laproprietà di favorire diverse reazioni chimiche, per esempio quelle che dannoluogo alla formazione dell’ozono negli strati alti dell’atmosfera, e quelle cheproducono la melanina, il pigmento cutaneo che dà colore alla nostra pelle. Innatura, gli UV vengono emessi dal sole. Nell'insieme di quelli che raggiungonola terra, la componente più pericolosa è rappresentata dagli UUV, di frequenza più elevata, che possonoarrecare danni al DNA. Da soli, gli UUV sono responsabili di oltre il 90% deitumori cutanei, tra cui riveste particolare importanza il melanoma, che necostituisce la forma più grave. Secondo alcuni ricercatori, il fattoredeterminante nello sviluppo del melanoma sarebbe strettamente correlato alleustioni provocate, durante l'infanzia, da un'eccessiva esposizione ai raggisolari. Ne consegue che le persone che si abbronzano senza scottarsi sarebberomeno esposte al rischio di contrarre melanomi. L'attuale tendenza a praticare eccessivibagni di sole e ad impiegare lampade abbronzanti potrebbe implicare qualcherischio di carcinogenesi.



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