LEI  FACCIA  L'AMMALATO  !

Curiosità

Questo articolo, pubblicato sui NG it.medicina.aids ed it.scienza.medicina l'11.04.2001, descrive l'esperienza che ho fatto la notte del 03/04/2001 al pronto soccorso (PS) dell'Ospedale San Camillo di Roma, dove ero stato trasportato da mia moglie e mio figlio perché non riuscivo a respirare, ed ero disorientato nel tempo, nello spazio e verso le persone. Dopo le prime cure praticatemi in PS, sono stato ricoverato fino al 10/04/01 presso l'Unità Operativa IX di Medicina Generale.

Esistono luoghi il cui la stupidaggine e la malvagità umana si estrinsecano liberamente, senza incontrare ostacoli atti a contrastarle. Vi si recita ormai da decenni un copione immutabile, in cui alla stessa logora battuta fa puntuale riscontro l’identica risposta idiota. Pronto soccorso ospedaliero: con voce a stento comprensibile l’ammalato riesce a dire: sto male, molto male. Immediata replica dell’infermiera: è certo che stai male. Se stessi bene non staresti qui con noi. Risate di consenso degli altri operatori sanitari. Non si capisce cosa ci sia da ridere, ma ridono lo stesso, con gusto e convincimento. Ennesima edizione del festival degli imbecilli. Possibilità di replica da parte del ricoverato? Nessuna, in quel momento si trova in uno stato di sottomissione totale. E’ oggetto del potere altrui, che viene esercitato in maniera incontrollata e violenta, con una abbondante manciata di immotivato sadismo. Un altro meccanismo standardizzato di battute stupide e senza senso si innesca quando, in sala di pronto soccorso, in corsia o durante una visita, il paziente si azzarda a dichiara di essere un medico: "bene, - è l'immancabile risposta - ma qui faccia la parte del paziente. A fare il medico ci pensiamo noi". Il concetto, immutabile, viene sempre espresso, con scarse varianti ed in termini pressoché identici. Senza tenere conto del fatto che, dietro di essi, non vi è altro che il vuoto. Cosa vogliono significare? Nulla, assolutamente nulla, ciò nonostante si continua a dirli ed a ripeterli con ossessionante monotonia. Mi si dà atto, e non potrebbe essere diversamente, che sono un medico, ma nello stesso tempo questa mia qualifica professionale mi viene tolta: qui devi limitarti a fare il paziente. C’è mai stato nessuno che si sia domandato: perché? Me lo chiedo io adesso, dopo quasi quaranta anni di professione: perché? In base a quali criteri la mia figura professionale di medico è incompatibile con quella di paziente? E cosa vuol dire: lei faccia il malato? In quanto ammalato, non faccio l’ammalato, non recito la parte dell’ammalato, sono semplicemente un ammalato. punto e basta. Ripeto, non l’ammalato, ossia il paziente tipo, ma un ammalato come ve ne sono tanti altri. Dire “lei faccia l’ammalato” non ha alcun significato. E’ una frase priva di contenuto, vuota come verosimilmente lo è il cervello di chi la dice e ripete ormai da decenni.
Cordiali saluti. ELIO

A questa nota ha prontamente risposto, sul NG it.medicina.aids, il dott. Andrea Boschi, specialista in malattie infettive:

From: "aboschi" <aboschi@iol.it>br> Organization: [Infostrada]
Newsgroups: it.salute.aids

Ciao Elio
capisco il tuo disappunto, anche se devo dirti che il rapporto medico-paziente credo sia una strana alchimia in cui è difficile dire quale sia il giusto comportamento. Ti dico questo perchè quotidianamente mi chiedo se in una determinata situazione il mio comportamento possa essere stato quello giusto (converrai con me che non esiste un unico comportamento giusto); c'è ad esempio chi tende a minimizzare ogni cosa (come ad esempio faccio io) per cercare di non aumentare le ansie già elevate di chi hai davanti e chi invece tende ad amplificarle riversando ulteriori angoscie su chi ha davanti aumentando però anche il proprio potere ed anche l'importanza del proprio intervento. Non so quale sia il giusto atteggiamento, ma credo che l'unica cosa veramente importante sia di mostrare attenzione e di far sentite a chì hai davanti che ci sei.
Con affetto. Andrea

E' fuori discussione: Andrea, con cui spesso mi sono scontrato sul NG it.medicina.aids per questioni concernenti la fisiopatogenesi dell'AIDS ed il ruolo che in essa gioca l'HIV, è spontaneo e sincero nel mostrare di essere attento ai problemi del paziente, e vive con partecipazione ed interesse lo stesso dramma che, in quel momento, sta soffrendo l'ammalato. Sono tutti come lui gli altri colleghi? Non direi, a giudicare da alcuni post scritti per commentare il mio. Essendo parecchi, sono costretto a sceglier fra quelli più significativi.

Subject: Re: Lei faccia l'ammalato
Date: Thu, 12 Apr 2001 18:51:49
Organization: [Infostrada]
Newsgroups: it.salute.aids

Meno male che qualcuno riflette su questi aspetti!!!!

Infatti. Riflettere ed esprimere il proprio parer è sempre cosa buona!

Subject: Re: Lei faccia l'ammalato
Date: Fri, 13 Apr 2001 23:38:01
From: "ippogrifo"<ippogriffo@libero.it>
Organization: [Infostrada]
it.scienza.medicina

Siamo perfettamente d'accordo. Ovviamente, la stupidità umana non ha limiti. Certo che, "fare l'ammalato" o meglio fare "l'utente" non è sempre cosa ....semplice, per certe persone. L'analisi del Dott Elio è verità e basta ed a lui esterno la mia piu' sincera solidarietà. Non vedo sinceramente altri commenti da fare. Chi, nonostante sia medico, si presenta in incognita finisce a volte per essere trattato male. La gente idiota vi è in uguale misura da entrambe le parti della barricata, resta solo la speranza di non incontrarla mai, anche se tale speranza è abitualmente vaga dal momento che la concentrazione di stronzi è al 90%. Bisogna essere in difficoltà per capire le vendette e le umiliazioni morali che ti riservano certi tipi. Provate ad avere bisogno e non dichiarate nemmeno di essere medici, tirate poi le conclusioni. Se poi sei medico e ti trovi in grossa difficolta' il rischio ti trovare dei sanitari che sfogano le loro repressioni su di te' non è affatto remoto come molti credono.
ippogriffo

Concordo in pieno con qunto scrive il collega Ippogrifo.

Subject: Re: Lei faccia l'ammalato
Date: Tue, 17 Apr 2001 22:39:07 +0200
From: Mario Campli <doctordiabolicus@libero.it>
Reply-To: mario.campli@doctor.com
Organization: Moderatori it.scienza.medicina
Newsgroups: it.scienza.medicina

Salve, Ippogrifo. Al collega Elio Rossi rammento sommessamente che quei medici che tanto gli dispiacciono non sono superuomini, ma persone che si ammalano come chiunque, e che prima o poi faranno l'esperienza "dall'altra parte della barricata". Auguriamoci che questa esperienza sia istruttiva. Io, per conto mio, non posso che augurare a tutti i chirurghi di fare almeno una volta l'esperienza di finire sotto ai ferri: magari per una stupidaggine, ma provarlo! Si impara a parlare ai pazienti vedendo le cose in un modo differente.
Doctor Diabolicus - Moderatore it.scienza.medicina-

Giusto. Dice un vecchio proverbio che altro è parlar di morte, altro è morire! E' bene, ogni tanto, fare di persona, e non per sentito dire, determinate esperienze!

Subject: Re: Lei faccia l'ammalato
Date: Mon, 16 Apr 2001 15:48:32 +0200
From: "Lella"
Organization: Robomoderatore (by Md)
Newsgroups: it.scienza.medicina

Premesso che c'è del vero in ciò che dici, farei un "distinguo" sull'atteggiamento di chi è cinico da quello di chi cerca semplicemente di sdrammatizzare. Non so se hai visto il film sul pediatra che faceva il clown fra bambini ammalati (e anche tanto ammalati). Io personalmente sono convinta che questa visione, per quanto nel film esasperata, sia geniale. Nelle corsie degli ospedali e dei Pronto Soccorso c'è già troppa tristezza perchè ne si debba aggiungere anche noi. Io personalmente non gradirei essere curata da un medico con la faccia da funerale o anche solo perfetta asettica cortesia. Anche e tanto più se avessi qualcosa di grave. Ovviamente devi far capire al paziente che stai scherzando "con lui", non "alle sue spalle", diversamente torniamo al primo punto. Poi è scontato che chi sta a contatto con la sofferenza 8 ore al giorno sviluppa anche dei metodi di difesa un pò crudeli (un giorno mi sono "scoperta" a mangiare un panino davanti ad un pz. che era appena deceduto, mentre pensavo a cosa scrivere nel certificato di morte. Sigh.). Altrettanto ovvio è che questo"crudeltà", o "cinismo di difesa" debba rimanere circoscritto al "dietro le quinte". Se i parenti del povero pz. di cui sopra mi avessero visto mangiare un panino probabilmente mi avrebbero messo le mani addosso, e avrebbero avuto ragione, dal loro punto di vista. D'altro canto caricarsi dei lutti del mondo, lo sappiamo bene, non ci fa fare meglio il nostro mestiere. Dire "lei faccia l'ammalato" non ha alcun significato. E' una frase priva di contenuto, vuota come verosimilmente lo è il cervello di chi la dice e ripete ormai da decenni. Non ho mai usato questa frase, fuorchè con me stessa. Ovvero, quando mi rivolgo ad un collega perchè sto male, è esattamente ciò che mi dico: "Lella, fai l'ammalata". Ti sembra strano? Tu credi che se guardassi un TUO vetrino, nella paura di avere un tumore, riusciresti ad essere obbiettivo nella dignosi, se appena fosse un pò complicata? Se ci riuscissi, forse saresti la persona più lucida del mondo...o la più schizofrenica. Il principio che non ci si cura da soli nè si curano i propri parenti stretti è, IMHO, sacrosanto. Da ciò deriva che "si debba fare i pazienti". Non c'è nulla di peggio che fare "mezze diagnosi" o "mezze terapie" perchè "tanto siamo medici e lo vediamo noi, come curarci".
Saluti
Lella

Anche gli argomenti portati da Lella mi sembrano, nella loro totalità (o quasi) perfettamente condivisibili.

Subject: Re: Lei faccia l'ammalato
Date: Wed, 18 Apr 2001 21:22:45 +0200
From: Ignazio ipuddu@tin.it
Robomoderatore (by Md)
Newsgroups: it.scienza.medicina

Cari medici mutualisti, andare a lavorare un po' in P.S. vi farebbe tanto bene!!!! Ho lavorato in P.S. e attualmente faccio la M.G. Comunque consiglierei anche a tanti ospedalieri un mesetto di medicina generale, sarebbe un'ottima esperienza di vita.
Ignazio
Oltre 200 Immagini di endoscopia digestiva - http://www.geocities.com/~puddu/

Per l'appunto, un'ottima esperienza di vita, utile per modificare comportamenti presuntuosi e tracotanti.


Attività culturali e ricerca scientifica

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