Un tiro mancino alle spalle di Pierino

Curiosità

Pierino.htm Su un pianeta non lontano dal nostro, e ad esso molto simileper usi e costumi dei suoi abitatori, si costituì un insieme abbastanzaristretto di persone (per i sociologi, un'élite) che svolgeva ilcompito di tutelare la salute dei cittadini. A tal fine produceva particolarisostanze e le somministrava a chi ne avesse bisogno, seguendo un iter chesi conservò immutato per oltre mezzo secolo.
In tutto questo tempo, l'élite ebbe la possibilità diorganizzarsi, di stabilire al proprio interno una gerarchia, e di elaborareuna sofisticata costruzione teorica, atta a dimostrare al popolo che lasua attività veniva svolta in maniera ottimale, nell'interesse ditutti. In altre parole, l'élite costruì un castello dottrinario,e buona parte del suo lavoro si svolse per giustificare, assieme alla validitàdella merce (che veniva presentata come indispensabile al benessere delcorpo e dello spirito), la propria ragione di essere.
Si creò quindi un circuito autoriverberante di distillati mentali,che si espresse in una gigantesca serie di pubblicazioni, per la veritàdi scarso o nullo rilievo scientifico, rivolte a stabilizzare le fondamentaconcettuali dell’operato dell’élite. Questa andava d’accordo conqualsiasi tipo di potere politico. Non vi erano stati mai motivi di dissensoe tutto procedeva, come avrebbe detto Pangloss, nel migliore dei modi possibile.
Ma un bel giorno avvenne un fatto imprevisto. Saltò fuori, chissàda dove, un Pierino qualsiasi che si mise a suonare la tromba e a far rullareil tamburo. Attirata l'attenzione di tutti, disse: "Signori miei, l'éliteci sta prendendo per il naso. Ci costringe ad usare i suoi prodotti, chefanno letteralmente schifo, mentre ve ne sono altri migliori, che costanomeno". Dopo di che, aprì il suo campionario e cominciò adistribuire alcuni esemplari della nuova merce.
Cosa successe? Per la verità, in un primo momento l'élitenon fece molto caso a quel che andava raccontando Pierino: fenomeni analoghisi erano già osservati anni addietro, estinguendosi senza apprezzabiliconseguenze. Ma questa volta sembrava che le cose prendessero una piegadiversa, anche perché i prodotti presentati da Pierino non si discostavanomolto da quelli fabbricati dall'élite. Infatti, un attento esameaveva dimostrato che le sostanze base erano le stesse, ma unite in manierae proporzioni differenti. Il popolo cominciò ad interessarsi dellavicenda, ed una parte di esso prese Pierino in simpatia, acquistòqualcuno dei suoi prodotti, accertò che funzionava abbastanza benee sparse la voce. Si conglutinò allora un movimento di opinionefavorevole a Pierino, e la classe politica si spaccò in due: i Bianchipro, ed i Neri contro. L'élite restò inebetita, e ben prestoreagì, attaccando Pierino ed i suoi prodotti con una veemenza fuoridel comune.
Come spesso avviene, l'oggetto del contendere si riassumeva in unasola parola, i soldi. Perché, mentre per legge la merce dell'élite,in particolari circostanze, era offerta gratuitamente, quella di Pierinono, in nessun caso. Ma ciò venne contestato: alcuni magistrati furonodell'avviso che la legge era mal interpretata, ed a seguito delle lorosentenze un certo numero di cittadini, seppur molto scarso, ebbe i nuoviprodotti a costo zero. L’onere della spesa fu a totale carico del governo,cosa che non piacque né al Ministro della Sanità né,tanto meno, al Segretario di Stato.
Come ho detto prima, l'élite non rimase con le mani in mano,ma si fece sentire e come, collocando per prima cosa un consistente numerodi sacchetti di sabbia intorno agli ordigni che aveva disseminato Pierino.
Ma chi è - si chiese subito - questo Pierino? Uno stimato professionista.E' abilitato a fare quello che sta facendo? Si, è abilitato. Lamerce che vende, di che tipo è? E’ la stessa che vendiamo noi. Perbacco!E la gente che acquista i suoi prodotti, cosa dice? E' contenta, ne traevantaggio e li vuole gratis. Ma come, li pretende? Non è una pretesa,sembra anzi che sia un diritto. E così via. Intanto, ambo le partiesprimevano il loro parere sui giornali, con toni sempre più polemici.Furono sprecate tonnellate di carta, e scorsero fiumi d’inchiostro.
Poi la grande riunione, in un bunker segreto dell’élite. Ilpresidente era disperato, dopo qualche frase di circostanza disse ai membridel Comitato Superiore: “Qui bisogna intervenire subito, senza perderetempo, anzi nulla mora interposita (amava fare citazioni in una linguache si era parlata, secoli addietro, sul pianeta vicino). E’ indispensabileagire prima che la merce di Pierino prevalga sulla nostra. Lo attaccheremosul piano metodologico, è l’unica cosa che possiamo fare”.
“Ma come sarebbe, su che piano? – domandò il vicepresidente– qui c’è un unico piano, il pianterreno, dove siamo noi. Altripiani non ve ne sono”.
“Sta’ un po’ zitto – lo rimbeccò il presidente – intendo direche le ricerche di Pierino, pur avendo dato risultati ineccepibili, sonostate condotte in maniera sbagliata”.
“Che significa? Non ci sto capendo nulla” – il vicepresidente continuavaad interrompere.
“E nulla capirai, se ti distrai continuamente e ascolti con scarsapartecipazione quel che dico” – il tono del presidente era diventato acido.
“Ho ragione di distrarmi, guarda lì!”.
Gli altri membri del Comitato Superiore stavano osservando attentamenteun grande monitor, posto in un angolo della sala, che mostrava in direttaciò che avveniva nelle piazze più importanti della capitale.C’era poco da stare allegri. In Piazza della Concordia, le opposte fazionipro e contro Pierino, i Bianchi ed i Neri, dopo uno scambio di ingiurieirripetibili erano passate a vie di fatto, dandosele di santa ragione.La polizia, prontamente intervenuta, per non far torto a nessuno avevadistribuito a tutti una generosa dose di manganellate, disperdendo la follae lasciando sul selciato una ventina di feriti. In Piazza della Salute,cinque cittadini si erano arrampicati in cima alla torre più altadel Ministero della Sanità (ove era consuetudine che il Ministroschiacciasse un pisolino, fra una riunione e l’altra), e minacciavano dibuttarsi di sotto, se non fossero stati forniti gratuitamente, a ciascunodi loro ed entro il termine perentorio di un’ora, almeno un paio di chilogrammidi merce di Pierino. Infine, cosa questa più grave, a Piazzale Ottimoe Massimo, proprio di fronte al portone principale della residenza delCapo dello Stato, un anziano signore si era incatenato al palo di un lampione,si era cosparso di benzina e con una scatola di fiammiferi in mano proclamavaa gran voce che si sarebbe dato fuoco se Pierino non fosse stato nominato,immediatamente, Premio Nobel per la Buona Salute e L’Eterna giovinezza,Senatore a vita, e Comandante Supremo dell’Esercito della Salvezza. Ungruppo di vigili del fuoco, dotati di estintori, aveva circondato il vecchietto,e stava a guardare in attesa di disposizioni.
“Andiamo di bene in meglio, questa proprio non ci voleva” – si lamentòil presidente, disattivando il monitor col telecomando. E continuòil suo discorso:
“Mi è giunta poco fa una lettera, firmata congiuntamente dalSegretario di Stato e dal Ministro della Sanità, che desidero leggervi”.
“Faccela sentire, dov’è?” – il segretario stava per accendereuna sigaretta, ma un’occhiata obliqua del presidente ne bloccò ilgesto a mezz’aria. Con un sospiro, rimise in tasca il pacchetto.
“Ecco la lettera” – annunciò il presidente, schiacciando unpulsante situato alla destra del tavolo. Si aprì una porta, e comparveun usciere che spingeva un carrello, su cui erano collocate in buon ordineuna ventina di grosse risme di carta protocollo dattiloscritte.
“E’ la lettera?” – domandò il segretario, visibilmente preoccupato.
“Si, è la lettera.”
“Ma quanto pesa? – il vicepresidente era spesso incline alle battutesbagliate, che faceva al momento meno opportuno –  hai intenzionedi leggerla tutta?”.
“Peserà un quintale scarso. Nemmeno io l’ho letta, e non hoalcuna voglia di leggerla. L’ho fatta passare allo scanner e riassumereda un computer”
“Ma insomma, cosa dice questa benedetta lettera?” – il segretario cominciavaad innervosirsi.
“Eccomi, eccomi, non perdere la pazienza”. Il presidente estrasse daltaschino della giacca un pezzo di carta formato biglietto da visita, inforcògli occhiali e lesse: “Non ci frega un accidente di Pierino e della suamerce, ma non vogliamo pagarla. Per nessun motivo. Agite di conseguenza.Firmato: Il Ministro della Sanità. Nihil obstat: Il Segretario diStato”.
“Tutto qui?” – chiese il segretario
“Tutto qui. Anzi no, perché dopo la parola accidente il computerha stampato tre asterischi”:
“Cosa vogliono dire, tre asterischi?” – si informò il vicepresidente
“Significano che, nel corso dell’elaborazione del testo, il computersostituito una parola ad elevato contenuto semantico con un’altra menoespressiva, ma più riguardosa verso questo Consiglio Superiore.Ciò senza alterare per nulla l’aspetto concettuale della missiva”.
Il vicepresidente lo guardò con aria interrogativa.
“Insomma, c’era una parolaccia ed è stata tolta, tutto qui.“ – spiegò il segretario – “Il Ministro della Sanità ne fauso regolare e costante. Ora però mettiamoci al lavoro, e stabiliamouna volta per tutte cosa fare con questo benedetto Pierino”.
“Che Iddio l’abbia in gloria” – aggiunse il presidente – “Per me, ilproblema è di soluzione difficile, ma non impossibile. Tutto quelloche ha fatto Pierino ”
“Ma ha fatto bene, cosa c’è da obiettare?” – interruppe il segretario
“Certo che ha fatto bene, meglio di così non poteva” – continuòil presidente – “Ma ha commesso un errore imperdonabile. Nell’operare,non ha tenuto conto del metodo che noi, in cinquant’anni di attività,abbiamo formalizzato in una serie di regole, che debbono essere obbligatoriamenteseguite l’una dopo l’altra. Al limite, se una sola regola, anche la piùbanale, viene trascurata, tutta la costruzione teorica crolla, si dissolvecome neve al sole, non serve assolutamente più a nulla”.
“Ma la merce di Pierino non presenta difetti” – osservò ancorail segretario.
“Ciò è irrilevante. Il fatto che sia buona o cattivanon ha alcun peso. E’ invece di primaria importanza stabilire se Pierinoabbia o meno posto in essere una serie di procedure atte a convalidarnela qualità. Se non ha ottemperato a questi dettami . . .”
“Scusa” – disse il vicepresidente – “ma si può sapere chi hastabilito i dettami, come li chiami tu?
“Noi li abbiamo stabiliti, non ricordi? Ne ho già parlato, matu continui a distrarti. Come dicevo, Pierino ha agito di testa propria,senza regole, fregandosene dei protocolli ufficiali. Il più importante,che come ben sapete, si chiama prassi consolidata, è stato completamenteignorato. L'élite non può e non deve consentire tutto ciò.Per ora ho finito. Pensateci su dieci minuti, io mi ritiro per qualcheattimo nel mio studio, a respirare un po’ d’aria fresca e a bere un bicchieredi latte. Se volete intossicarvi con la nicotina, fate pure”.
Il presidente si alzò ed uscì dalla sala. Visibilmentesoddisfatto, il segretario accese subito una sigaretta.
“Dimmi un po’” – gli chiese il vicepresidente, che si era messo anch’eglia fumare – “questa faccenda del latte e della nicotina devo averla giàsentita da qualche parte, ma non ricordo dove.
“E’ scritta sui libri di storia del pianeta vicino. Si parla di unCapo del Governo che tenne il potere per ventidue anni, era astemio pervia dell’ulcera e non fumava. In nostro presidente è un suo ammiratore,e cerca di imitarlo, ma solo a parole. Sono sicuro che adesso sta fumandoa pieni polmoni, con in mano un buon bicchiere di whisky”.
Dopo pochi minuti, il presidente fece ritorno in sala, ed effettivamentel’odore dell’alcool si sentiva lontano un miglio. Sedette al suo posto,si schiarì la voce e disse:
“Egregi signori, avete pensato a quel che ho detto prima? Concordatecon il mio punto di vista, che credo di aver espresso in termini chiarie . . e . .”
“E distinti” – continuò il segretario
“Per l’appunto, distinti. Chiari perché illuminati dalla lucedella scienza, della ragione e della verità, distinti perchésono nettamente separati l’uno dall’altro, pur restando fusi in un insiemeomogeneo e compatto”.
“Avrà bevuto qualche bicchiere di troppo” – mormorò ilsegretario all’orecchio del vicepresidente, che gli era seduto accanto.
“Quindi – stava continuando a dire il presidente, che non aveva sentitola battuta del segretario – visto che siete tutti d’accordo con me, e nondebbo nemmeno chiedervelo perché ciò è palese, disponiamo(si alzò in piedi, e tutti gli altri fecero altrettanto) che siadata immediata risposta alla lettera del Segretario di Stato e del Ministrodella Sanità, assicurando perfetto adempimento a quanto in essadisposto”.
“Che vuol dire?” – domandò il vicepresidente
“Che faremo quel che vogliono loro”
“Per esporre questo, ci vorrà un altro quintale di carta?” –domandò il segretario, visibilmente in ansia perché il compitodi scrivere la risposta sarebbe toccato a lui.
“No, ne basta mezzo, ma per favore non interrompetemi continuamente,altrimenti perdo il filo del discorso. Dove ero arrivato? A, si, ci sono.Per quanto riguarda Pierino, lo attaccheremo sul piano metodologico attraversola stampa, specializzata e non, ed attraverso tutti gli altri mezzi dicomunicazione. Dimostreremo al popolo che egli non ha rispettato alcunaregola, ergo i suoi prodotti non servono a niente, anzi sono tossici enocivi”.
“Esplosivi e corrosivi” – aggiunse il vicepresidente.
“No, adesso non esageriamo. Recluteremo i teorici, i teoretici, glispecialisti della comunicazione di massa, i filosofi della scienza, i divulgatori,i critici”
“Gli sfaccendati, i perdigiorno, i nullafacenti, gli oziosi ed i vagabondi”– continuò il segretario
Il presidente lo guardò male, ma non fece commenti – “conferiremoloro l’incarico di diffondere la nostra tesi, e li metteremo immediatamenteal lavoro”.
“Finalmente, era ora che smettessero di stare con le mani in mano”– fece osservare il segretario.
“Adesso basta, ti tolgo definitivamente la parola. Anzi no, di’ puretutto quello che vuoi, tanto la seduta è chiusa. Signori, arrivedercie grazie per la vostra fattiva, indispensabile collaborazione". Ciòdetto, il presidente cominciò a dare la mano a tutti. Quando toccòal segretario, sorridendo gli chiese “Ti è piaciuta la citazionedi Galileo?”
“Bellissima, ed azzeccata proprio al momento giusto”
“Grazie, Sai, a me piace, ma con tatto e garbo, s’intende, mostrareogni tanto un po’ della mia erudizione”. Gli strinse la mano, ed andòvia.
“Come, come “ – il vicepresidente aveva preso per la manica della giaccail segretario, e s’impicciava – “Chi è Galileo, cosa dicevate prima?”
“Niente, sempre un personaggio storico del pianeta vicino. Si riferivaa quando ha parlato di termini chiari e distinti. Ma ha fatto un po’ diconfusione, la frase non è di Galileo, ma di un altro, un certoCartesio, che pare ne abbia dette, fatte e scritte di cotte e di crude.Adesso debbo andare, ciao.”.
“Un attimo, ti prego, soltanto un attimo. Spiegami cos’è laprassi consolidata”
“Ma allora non hai capito niente, ma proprio niente di niente, deldiscorso del presidente e delle misure operative che ne conseguiranno.Intendeva dire che bisogna, Pierino o non Pierino poco importa, continuarea fare come si è sempre fatto, senza spostare nemmeno una foglia.Vedi, malgrado i suoi difetti, ha perfettamente ragione ed io condividoin pieno il suo modo di procedere. La prassi consolidata, che noi stessiabbiamo formalizzato, sostiene e difende la nostra ragione di essere. Senon ci fosse, o peggio se per un qualsiasi motivo venisse smantellata,cesseremmo automaticamente di lavorare e produrre. Prevede, fra l'altro,che la merce di Pierino sia sperimentata da noi. Saranno i nostri espertiche valuteranno se funziona o meno, e Pierino non potrà assolutamentemettere il becco sui nostri test. Pensaci bene, il presidente èun grand’uomo”. E prima che il vicepresidente avesse il tempo di formularequalche altra domanda, il segretario gli strinse frettolosamente la manoe si allontanò.
Lentamente, i membri del Consiglio Superiore imboccarono l’uscita.
Erano circa le ventitré quando l'usciere, quello che aveva spintoil carrello con la lettera governativa, chiuse a chiave il portone ed andòvia anche lui. 


Da un articolo del dott. ElioRossi, pubblicato su "Il Corriere di Roma" di giovedì 15/10/98

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