Sannio: una provincia in "via di estinzione"

La recente divulgazione di un’indagine conoscitiva sull’Italia minore, promossa da Legambiente e dalla Confcommercio, merita un po’ di attenzione da parte di noi sanniti. Perché ci rimanda un quadro che è decisamente sconfortante, ma che non possiamo ignorare.
La mappa del "disagio insediativo", disegnata per Legambiente e Confcommercio da Serico-Gruppo Cresme, ha riguardato tutta l’Italia, per cercare di scoprire quali fossero quei comuni nei quali il disagio abitativo è maggiore. Disagio creato dalla mancaza di lavoro, di servizi, di opportunità di studio e di realizzazione per i giovani, dalla scomparsa di uffici postali, di scuole, di presidi sanitari, di esercizi commerciali, e così via.
Le aree del disagio insediativo sono state individuate mediante l’acquisizione di informazioni relative a 53 indicatori raggruppati in 7 famiglie principali (dati strutturali e di popolazione, istruzione, assistenza sociale e sanitaria, produzione, commercio e pubblici esercizi, turismo e ricchezza). L’analisi ha individuato 9 gruppi omogenei di comuni, dei quali tre di questi presentano preoccupanti caratteri di disagio insediativo. I tre gruppi di comuni sono stati così individuati: 1) quelli dell’impoverimento; 2) quelli demograficamente depressi o dell’anzianità; 3) quelli fondamentalmente statici.
La provincia di Benevento, composta da 78 comuni, risulta presente con ben 55 comuni in questi elenchi. In particolare sono 49 i comuni "poveri" e 6 quelli "statici". Invece non vi sono comuni sanniti nella fascia dei comuni "anziani".
Facendo un po’ di conti, rimangono solo 23 comuni "non depressi". Confrontando l’elenco riportato e il grafico della provincia, si può facilmente individuare quei pochi comuni "sani". Si tratta del bacino beneventano con Benevento, San Giorgio del Sannio, San Nicola Manfredi, Paduli, Pietrelcina, Torrecuso, Ponte, Foglianise e Sant’Angelo a Cupolo. Un altro gruppo si colloca lungo la valle telesina con Cerreto, San Lorenzello, San Salvatore Telesino, Castelvenere, Telese e Amorosi. Altro gruppo si colloca lungo la valle caudina con Montesarchio, Airola, Paolisi e Arpaia. Alcuni comuni sono di confine tra Benevento e Caserta, quali Dugenta, Limatola e Durazzano. Unico comune dell’interno non depresso risulta solo San Marco dei Cavoti.
Tutti gli altri sono quindi a rischio di estinzione. Ovviamente non concordano i sindaci di questi comuni. Alcuni di essi, intervistati da "Il Mattino" il 29 settembre scorso, hanno parlato di inutile "allarmismo". Era fin troppo semplice prendere una posizione del genere. In realtà l’indagine promossa da Legambiente e Confcommercio puntava ad individuare i nodi per "Investire sul Bel Paese". Perché questi comuni sono potenzialmente uno dei volani della nuova economia italiana, in quanto aree dove possono essere sviluppate attività tradizionali, prodotti tipici, turismo rurale, e un corretto uso del territorio e del paesaggio. Aree depresse, è vero, ma, proprio per questo, con potenzialità di sviluppo che forse altre aree non hanno. Forse basta crederci, e lavorarci un po’.
Su questo argomento si svolgerà a Roma il prossimo 11 ottobre un convegno, al quale interverranno i ministri Bassanini, Letta, Bordon e Pecoraro Scanio, presso la sede della Confcommercio, in piazza Belli, 2, dalle ore 10,00 alle 18,00.
Ma su queste considerazioni gli slanci ottimistici non ci convincono. Guardiamo al nostro capoluogo di provincia: ha lottato ed ottenuto, è vero, l’Università, ma poco alla volta sta perdendo qualsiasi servizio territoriale. Le Ferrovie dello Stato, la Telecom e l’Enel, nel giro di pochi mesi sono scomparse da Benevento per trasferirsi ad Avellino. Di questo passo è facile attendersi che presto scomparirà anche l’Amministrazione Provinciale (che poi non sarebbe un gran danno) e così Benevento smetterà definitivamente di essere un capoluogo di provincia.
In realtà gli errori commessi nel passato sono stati notevoli, è sempre per l’incapacità della nostra classe politica di aumentare il peso specifico di questa provincia nelle sedi dove si decidevano i destini economici dell’Italia. Ancora oggi, inutile dirlo, qualsiasi sarà l'evoluzione futura, Benevento resterà alla finestra a guardare.


Fonte: beneventogiornale.com



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