La cava delle "Forche Caudine"

Il testo del Disegno di Legge Disposizioni urgenti per la tutela del "Valico delle Forche Caudine" nei Comuni di Arpaia ed Airola presentato (ma non approvato) nella XIII legislatura.
Il testo presentato ripercorre l'intera vicenda della cava del Monte Tairano.

SENATO DELLA REPUBBLICA -XIII LEGISLATURA- DISEGNO DI LEGGE d'iniziativa dei deputati Lubrano Di Ricco, Pieroni, Bortolotto, Carella, Cortiana, De Luca Athos, Manconi, Pettinato, Ripamonti, Sarto. "Disposizioni urgenti per la tutela del "Valico delle Forche Caudine" nei Comuni di Arpaia ed Airola"
Onorevoli senatori,
il presente disegno di legge intende porre con forza all'attenzione di tutto il Parlamento la gravissima situazione di vera e propria devastazione ambientale che si è venuta a creare nell'area delle "Forche Caudine", per assicurare la tutela dei valori paesaggistico-ambientali e storici e far cessare l' azione di supplenza di cittadini ed associazioni - ormai sempre più esposti alle reazioni di forti potentati economici - rispetto all'inefficacia dell'azione delle autorità preposte.
In tal senso si giustifica la proposta di un intervento normativo speciale a tutela di un'area che appartiene alla storia del mondo, violentata da un'enorme cava calcarea che rischia di cancellare definitivamente un luogo sacro non solo per la storia del Sannio ma per l'intera l'umanità.
Ormai da dieci anni gli ambientalisti del WWF si battono per salvare il "Monte Tairano"- nei Comuni di Arpaia ed Airola, in provincia di Benevento - che con il "Monte Castello" forma il valico delle "Forche caudine".
Nel 1993, in seguito ad un esposto dell'associazione ambientalista, la Regione Campania ordinò la sospensione dell'attività estrattiva e la ricomposizione ambientale dell'area.
Contemporaneamente la Procura della Repubblica presso la Pretura Circondariale di Benevento avviò un procedimento penale per reati paesaggistici e contro l'ambiente, sfociato, nel dicembre 1994, in una sentenza di condanna con ordine di ripristino dello stato dei luoghi a carico dell'amministratore unico della "3 C" (Cave calcaree caudine) S.r.l. .
Sia l'ordine di ricomposizione ambientale adottato dalla Regione Campania, sia l'ordine pretorile di ripristino dello stato dei luoghi non sono stati ancora eseguiti.
Nel 1997, il WWF ha dovuto addirittura "invitare" il Procuratore della Repubblica presso la Pretura Circondariale di Benevento ad avviare il processo di esecuzione penale dell'ordine di ripristino, nonostante questo fosse esecutivo sin dal lontanissimo 1994.
Intanto, nonostante i solleciti dell'associazione ambientalista, nessun Ente locale legittimato, né il Ministero dell'Ambiente, ha proposto l'azione civile di danno pubblico ambientale.
Nel 1988, il Soprintendente ai Beni ambientali, Artistici, Storici ed Archeologici di Caserta e Benevento, aveva richiesto all'Amministrazione provinciale di Benevento l'inclusione del Valico delle "Forche Caudine" nell'elenco dei beni ambientali di notevole interesse pubblico della Provincia di Benevento.
L'istanza del Soprintendente veniva motivata con la necessità di tutelare i luoghi, qualificati di pregevole valore paesaggistico-ambientale "per il loro carattere di bellezza panoramica", considerato anche che "all'interesse paesaggistico delle predette zone corrisponde quello storico archeologico, trattandosi del luogo in cui nel 321 A.C. avvenne il celebre scontro delle Forche Caudine tra Romani e Sanniti", ed evidenziato come "autorevolissimi studiosi di indiscussa autorità dei popoli italici preromani sottolineano che la rinomanza mondiale delle Forche Caudine impone un impegno di livello nazionale per la tutela globale delle zone del valico".
Con verbale n. 2 del 13/3/1989, la Commissione provinciale per le bellezze naturali presso la Provincia di Benevento accoglieva l'istanza del Soprintendente.
Da quel momento l'attività estrattiva sul "Monte Tairano" sarebbe dovuta cessare, ma, invece, come si è visto, essa proseguiva, indisturbata, sino al 1993, data in cui le Autorità erano costrette ad intervenire in seguito al citato esposto del WWF.
Ma vi è ancora altro da riferire per far comprendere il ruolo che in questa vicenda hanno giocato interessi economici forti contro l'ambiente.
La Giunta Provinciale di Benevento, solo in data 2/10/1997, e cioè con circa otto anni di ritardo, prendeva atto del verbale di inclusione del "Valico delle forche Caudine" nell'elenco delle bellezze naturali deliberato dalla Commissione provinciale.
A questo punto, però, la società "3 C" - destinataria degli ordini amministrativi e giudiziari di ripristino, non ancora eseguiti - si opponeva alla deliberazione della Giunta Provinciale e proponeva ricorso al TAR della Campania.
La società sosteneva, tra l'altro, di aver inviato, in data 12/7/1989, un'opposizione -non tenuta in considerazione dall'amministrazione- all'inclusione del Valico delle Forche caudine nell'elenco delle bellezze naturali della Provincia di Benevento e chiedeva, conseguentemente, il ritiro della deliberazione di vincolo della Giunta Provinciale del 2/10/1997.
A sostegno di tale richiesta della "3 C", in data 22/10/1997, il Sindaco di Arpaia (peraltro assolutamente incompetente in materia di certificazioni ex art. 51 della L. 8/6/1990, n. 142) smentiva clamorosamente le precedenti certificazioni di intervenuta pubblicazione senza opposizioni del verbale n. 2/89 della Commissione provinciale per le bellezze naturali rilasciate dal messo notificatore e dal Segretario comunale del 1991, riconfermate, sulla scorta degli atti d'ufficio, dal Segretario comunale nel 1997.
In data 6/11/1997 la Giunta provinciale sospendeva l'eseguibilità della propria deliberazione.
Ciò nonostante, la "3 C" Srl ricorreva al Tar Campania -Napoli-. L'amministrazione provinciale di Benevento si costituiva in giudizio ritenendo il ricorso "infondato". Interveniva ad opponendum il WWF Italia.
In attesa della decisione del TAR, l'Amministrazione provinciale, in data 6/11/1997, "revocava" la deliberazione di vincolo con l'assurda motivazione secondo la quale la Commissione provinciale per le bellezze naturali, nella seduta del 13/3/1989, non era validamente costituita per mancanza di numero legale. Aggiungeva, inoltre, che la revoca del provvedimento di vincolo era opportuna in quanto la società "3C" - cioè la stessa alla quale il Pretore aveva ordinato la rimessione in pristino del Monte Tairano, condannando il proprio amministratore unico - avrebbe potuto proporre contro l'Amministrazione provinciale azione di risarcimento danni, avendo la stessa società investito nell'area circa 22 miliardi. Eppure, non si comprende quale danno avrebbe potuto subire tale società, essendo l'attività estrattiva cessata - almeno sulla carta - nel 1993, in seguito alla sospensione disposta dalla Regione ed al sequestro ordinato dalla magistratura!
La Commissione provinciale per le bellezze naturali, ripetutamente convocata, non è riuscita a deliberare nuovamente l'inclusione del valico delle Forche caudine nell'elenco delle bellezze naturali della provincia di Benevento, essendo andate deserte varie sedute per assenza del numero legale.
La nuova Giunta provinciale di Benevento, insediatasi ormai da mesi, neanche si è posto il problema di convocare la Commissione per le bellezze naturali e deliberare nuovamente il vincolo ambientale chiesto nel 1898, deliberato, con otto anni di ritardo, nel 1997 e, immediatamente "revocato", a richiesta dei cavatori, nello stesso anno 1997.
Intanto, la " 3 C" Srl, pur non avendo alcun titolo ad esercitare l'attività estrattiva sul "Monte Tairano" ( in quanto non risulta aver presentato nei termini la denuncia di esercizio richiesta dalla legislazione regionale campana, denuncia presentata il 29/6/1986 dalla diversa, sia pure appartenente alla stessa famiglia, società "Con-Bit") ha chiesto alla Regione Campania di essere autorizzata alla prosecuzione dell'attività estrattiva.
Gli ambientalisti del WWF si sono opposti a tale istanza sostenuti da una petizione popolare firmata da numerosi cittadini.
Qualora la Regione concedesse l'autorizzazione alla prosecuzione dei lavori estrattivi, la cava del "Monte Tairano" potrebbe riprendere la sua attività e le "Forche caudine" scomparirebbero definitivamente dalla carta geografica, anche se il loro ricordo rimarrebbe comunque indelebile nei libri di storia.
Ciò non sembra preoccupare le autorità, se è vero che, in data 13/7/1997, ben centoventi cittadini abitanti in contrada "Caracciano" di Airola hanno inutilmente invocato il loro intervento in conseguenza dell'invivibilità delle loro abitazioni a causa di polveri e rumori che, stranamente, si levavano da una cava che - sulla carta - avrebbe cessato ogni attività sin dal 1993 e che, pur essendo da quella data sotto sequestro penale, è stata addirittura autorizzata provvisoriamente dalla Regione, in data 4 aprile 1996, ad immettere polveri in atmosfera.
Onorevoli Colleghi, i fatti esposti impongono l'intervento urgente del Parlamento.
Occorre affermare anche in Provincia di Benevento e in Valle Caudina il principio, più volte ribadito dalla Corte Costituzionale, secondo il quale "l'ambiente è un bene primario ed assoluto, insuscettibile di essere subordinato ad altri interessi, compresi quelli di natura economica".
Ciò anche in considerazione del fatto che, ormai, anche il solo parlare di questa vicenda in un articolo di stampa può significare, com'è successo ad un ambientalista, essere immediatamente citati in giudizio per risarcire cifre miliardarie.
Anche questo è un ulteriore paradosso della vicenda: lo Stato non ha esercitato l'azione civile di danno pubblico ambientale nei confronti di cavatori, peraltro condannati per reati paesaggistici, mentre i cavatori citano immediatamente in giudizio chi, sostituendosi ai pubblici poteri inerti, ha cercato, con tutte le proprie forze, di salvare le "Forche caudine".
Nel corso della discussione parlamentare in Senato per l'approvazione della c.d. "Legge anti-Fuenti" fu proposto un emendamento per affidare al Ministro dell'Ambiente il potere di eseguire, in sostituzione delle competenti autorità, il provvedimento di ripristino ambientale del "Monte Tairano". L'emendamento non fu approvato solo perché la cava del "Monte Tairano" non era ancora assurta, come l'Hotel Fuenti, agli onori della cronaca nazionale.
Oggi, con questo disegno di legge intendiamo proporre di sottoporre ex lege a vincolo paesaggistico-ambientale il valico delle "Forche caudine", così come inutilmente richiesto dal Soprintendente ai Beni ambientali Artistici e Storici di Caserta e Benevento sin dal 1989, per restituire ai sanniti ed a tutta l'umanità un luogo che appartiene alla storia del mondo.
I sanniti alle "Forche Caudine" sconfissero un esercito potente.
L'approvazione del presente disegno di legge sconfiggerebbe il progetto egoistico di chi, non meno potente, vorrebbe rubare il "Monte Tairano" alle generazioni future.

ART. 1
1.Dalla data di entrata in vigore della presente legge il valico delle "Forche caudine" è sottoposto al vincolo di cui all'articolo 1, comma 4, della Legge 29 giugno 1939, n. 1497.
2.Il vincolo si estende su tutte le particelle dei fogli di mappa 1 e 2 del Comune di Arpaia (BN) e su tutte le particelle dei fogli di mappa 8 e 10 del Comune di Airola (BN).
3.La presente legge entra in vigore il giorno della sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica.


Fonte: www.lexambiente.com



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