Chiesa SS. Annunziata Chiesa SS. Annunziata

La chiesa Santissima Annunziata si trova nel centro del paese, é l'edificio sacro più importante di Airola, ma anche il cuore ed il centro della spiritualità mariana degli airolani, soprattutto nelle grandi feste cittadine, come la festa patronale della Madonna SS. Addolorata, la festa di San Giorgio Martire e la festa di Santa Maria Goretti. Motivo di orgoglio per tutta la città, nonostante le numerose ed artistiche chiese che sono ancora funzionanti, la Chiesa arcipretale dell’Annunziata rimane la chiesa più amata dagli airolani. Qui si svolgono le funzioni religiose più solenni, data anche la capienza del luogo di culto.
Fu costruita nel 1562 su una precedente chiesetta della seconda metà del XIII secolo, e che venne arricchita nel XVIII secolo, della sagrestia, di un elegante campanile, iniziato nel 1755, e soprattutto della bella facciata. Quest'ultima venne edificata, secondo il progetto del noto architetto Luigi Vanvitelli, autore della Reggia di Caserta, tra il 1778 e il 1786. Il valore dell'intervento architettonico risultò subito evidente.
La facciata è graziosa e proporzionata nei suoi dettagli, eseguita in travertino di grossi pezzi e di miglior qualità della pietra del campanile. Forma due ordini, il primo dorico e il secondo ionico con pilastri binati e termina con un frontone triangolare: sui pilastri angolari del prim'ordine sono innalzate due statue di marmo di Carrara rappresentanti la Fede e la Speranza.
All'epoca del Vanvitelli è dovuto anche l'atrio a tre arcate integrato nel corpo della chiesa e "rivestito di buoni stucchi", nonché il severo finestrone con balaustra e il timpano triangolare che completano il prospetto.
Campanile della SS. Annunziata L'interno della chiesa è a pianta basilicale, con abside preceduta da una armoniosa balaustra, mentre un'agilissima cupola, con lanterna sovrasta l'incrocio del transetto. La navata centrale molto più alta e più larga delle laterali, è decorata da un ordine architettonico corinzio sovrastato da un ordine composito. Notevole è il soffitto ligneo costruito nel 1632 secondo un modello a cassettoni sagomati, nei cui riquadri centrali si ammirano le tele di Paolo Domenico Finoglio, raffiguranti La sposa dei sacri cantici, L'Annunciazione e l'Immacolata Concezione. Le navate laterali, ha le volte a croci rivestite di stucchi a fogliami; e vi sono dieci altari o cappelle, cioè cinque per ogni nave.
La decorazione della chiesa è completata da un importante insieme di dipinti, tra i quali spiccano, oltre a un'anonima Annunciazione quattrocentesca, la Natività della Vergine e la Madonna con Bambino e Santi di Teodoro d'Errico, nome italianizzato dei belga Dirck Hendricsz, attivo in Campania tra il 1574 e il 1606, l'Assunzione della Vergine di Francesco Curia, datata 1602 e l'Adorazione dei Magi di Pietro Negroni. Di berniniana memoria sono il bellissimo lavabo marmoreo, collocato nella stanza attigua alla sagrestia e le due acquasantiere seicentesche collocate all'inizio della navata centrale. II monumentale altare a spalliera, il pulpito e la sontuosa cantoria, completano la dotazione artistica della Chiesa.
In occasione dell’annuale festa dell’Annunziata, del 25 marzo, tale luogo di culto è motivo di richiamo per celebrare degnamente la Madre del Signore, con la semplice espressione, fissata nella sigla, AGP "Ave Gratia Plena" che campeggia in vari posti del monumentale ed artistico edificio di culto. L'intero complesso, dal 1904 é stato dichiarato monumento nazionale.





Come nacque l’altare maggiore della SS. Annunziata

La ripresa economica e demografica nel Regno di Napoli dopo la peste del 1656 fu molto lenta ed i primi segni si cominciarono ad intravedere solo dopo un trentennio.
Ad Airola beneventana, centro esclusivamente agricolo in Principato Ultra, e il più popoloso dopo Arienzo, appartenente alla diocesi di S. Agata dei Goti, con circa 2700 abitanti, le poche famiglie proprietarie, i monasteri, la Casa Santa dell’Annunziata e le parrocchie, non riescono ad affittare le loro terre per mancanza di uomini e di sementi.
Dai documenti noti, si evince che i padri olivetani di San Gabriele, solo nel 1600 riescono a vendere una certa quantità di grano a tale Camillo Oropallo. Mentre dalla visita pastorale di mons. Circio nel 1667 alcune chiese sono definite «collapsae» (crollate, tra cui l’arcipretale di San Giorgio e San Giovanni del Carico), o «profanatae» (sconsacrate, come quella di Sant’Antonio di Vienna e Santa Margherita); la Casa Santa dell’Annunziata può sfruttare i ricchi lasciti fatti proprio in occasione della peste.
Ma è a partire dai primi anni del 1700 che gli economi pro tempore investono notevoli somme per la trasformazione e l’abbellimento della chiesa fino alla costruzione del primo e del secondo ordine del campanile su disegno dell’ingegnere Felice Bottiglieri nel 1754-55.
La prima opera considerevole del 1700 è la costruzione dell’altare maggiore i cui termini sono riportati nel contratto redatto dal notaio Tommaso Fuccio di Airola, il 19 ottobre 1703.
Si tratta in verità di un contratto breve e alquanto anomalo, stipulato tra gli economi pro tempore della Casa Santa dell’Annunziata, Francesco Ruggiero e Giovanni Schettino da una parte, ed il marmoraio di Napoli, Pietro Ghetti dall’altra, agente per se e per il fratello Bartolomeo.
I fratelli Ghetti erano ben noti alla Casa Caracciolo di Airola, perché nel dicembre 1682 per 70 ducati avevano realizzato una «cascia di marmo con coverchio e lettere» per il cardinale Innico Caracciolo dei Duchi di Airola, arcivescovo di Napoli.
Inoltre, insieme con l’altro noto marmoraio Giuseppe Gallo, avevano nel marzo del 1697 lavorato all’altare maggiore della chiesa di Gesù e Maria di Napoli, che era stata ricostruita allo stesso posto di quella «diruta» con strumento del 25 febbraio 1585, da Ferdinando Caracciolo, duca di Airola, con la spesa di 3500 ducati e nella quale i Caracciolo di Airola avevano la loro sepoltura.
Nell’atto notarile di Tommaso Fuccio i contraenti «in volgari eloquio» convengono di costruire l’altare maggiore secondo il disegno presentato dal dottore in legge Giuseppe di Tofano, avvocato della Casa Santa, che già il 31 gennaio 1700 attraverso il Banco dell’Annunziata di Napoli aveva pagato a Giacomo del P, 20 ducati «in conto di un quadro con figura di S. Ignazio e San Francesco per servito della SS Annunziata».
Dall’atto non si evince se il disegno sia stato fatto da Tofano o se sia stato fatto da altri e presentato da Tofano. Il contratto prevede solo quattro punti e cioè che l’altare debba essere eseguito in conformità del disegno presentato, che debba essere fatto di pietre di diversi colori e di buona qualità, che debba essere realizzato entro il 10 agosto del 1704, che il trasporto delle pietre, il lavoro di marmo e i ferri «bisognevoli» siano a carico dei fratelli Ghetti, mentre a carico della Casa Santa debba restare solo l’ossatura dell’altare, che non deve essere ricoperto di marmo nella parte posteriore.
Per il loro lavoro i fratelli Ghetti riceveranno 500 ducati, di cui 200 entro 15 giorni dalla stipula del contratto e il resto a compimento dell’opera.
Segue una postilla alquanto strana: finito il lavoro, la Casa Santa farà periziare l’opera per cui se il valore dell’altare fosse inferiore ai 500 ducati pattuiti, i fratelli Ghetti restituirebbero il di più per le opere di carità della chiesa.
L’ultima condizione prevista dal contratto prevede che se i fratelli Ghetti non riescano a terminare l’opera entro la data stabilita, per «loro difetto e non per causa accidentale di guerra o altro guaio generale», il prezzo sarebbe fissato in 450 ducati.
Per quanto la Casa Santa dell’Annunziata disponesse di numerosi immobili, di un capitale di alcune migliaia di ducati e di una notevole quantità di argenteria (in gran parte sequestrata da Ferdinando IV di Borbone in occasione della guerra franco-napoleonica del 1798), l’esposizione di 500 ducati fu tuttavia molto gravosa, essendo avvenuta in un periodo di crisi economica per le conseguenze della guerra di successione spagnola, che nel 1707 avrebbe portato gli austriaci ad impadronirsi del Regno di Napoli.
Nell’aprile del 1824 l’altare maggiore fu spostato da sotto l'arco della crociera al fondo del coro e vi fu aggiunto un altro scalino di marmo intorno. Nel coro fu fatto un altro pavimento di maioliche nere e bianche, sotto il quale fu posta una gran quantitá di pietre per «allontanare l’umidità che vi regnava».
Una delle prime funzioni religiose con l’altare maggiore nella nuova posizione, fu la vestizione dei 24 cappellani della Casa Santa con cappa e rocchetto per la concessione del re Ferdinando I: era il 27gennaio del 1824.

Fonte: www.ilsannioquotidiano.it



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