Questa sezione è dedicata alle poesie e ai racconti che riguardano la nostra terra e che di essa esprimano l'essenza. |
Cosa vuoi che ti dica? le solite cose: si lavora, si studia e si attende che passi questa insignificante "solita vita" per illudersi di trovare, avere qualcosa, una vita migliore serena per tutti, e si vive cosí nella speranza, giorno per giorno e intanto i mesi gli anni la vita passa e troppo tardi ci accorgiamo di aver vissuto... solo di illusioni. Lucia Del Vecchio |
Nella mia voce, nel cuore é segnato l'arco della vita che io solo conosco che io solo ho vissuto nel silenzio del tempo senza alcun sorriso. Nella mia voce, nel cuore i segni della lotta per la vita ombre lontane d'un uomo che soffre e non crede che il tempo é silenzio vissuto per niente. Nella mia voce, nel mio cuore i segni della lotta per la vita ombre lontane d'un uomo che soffre e non crede che il tempo é silenzioso vissuto per niente... per niente... per niente... Antonio Esposito |
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Cammina come tanti imbrattato di fango, mal vestito e vecchio: é uno qualunque. Vive la sua vita all'ombra di se stesso. Mille idee gli ronzano in testa: tutte buone, nessuna utile: é uno qualunque. La morte gli passa accanto, ogni giorno, ogni momento, ma non lo tocca: é uno qualunque. Antonio Esposito |
O teneri arboscelli, che piantati Voi siete in pio omaggio ai morti in guerra, Augusti vegetate in questa terra, Che sacri, oggi, vi accoglie e venerati. O piante fortunate, sante, ascese A ricordar de' baldi Combattenti L'opre sublimi e nobili gl'intenti Co' nomi su le targhe a voi sospese... Voi, rigogliose - ne la piazza - fate Fregio d'orgoglio al tempio del Sapere E la vita de' Grandi e il Lor dovere Compiuto, voi ne 'l Parco rimembrate. Oh quante cose sacre mormorate Co 'l fruscio di fronde, o verdi piante, E a la futura gente, sempre, tante D'Eroi sublimi gesta tramandate. Voi dite d'Europa la gran guerra D'insidie piena, che forte s'accese Tra le civili genti, e le contese De le diverse razze de la Terra Ed ai caduti nostri, in tutte l'ore, Su il Carso prodi e il Grappa sanguinoso E su il sacrato Piave vittorioso Voi fate l'epicedio. Ed il valore Del figlio dite de la forte Cerere, Che con l'esempio ad alti sensi incita, Che in voi s'incarna d'una nova vita, E in voi raccoglie la sua sparsa cenere. E il luogo e il giorno ancor voi rammentate In cui, ebbro l'Eroe di patrio amore, Da forte cadde; e del suo gran valore Un epinicio eterno mormorate. Quant'é diversa,inver, la vostra sorte Da le dantesche piante, che fan sangue Le rame lor spezzando, e geme e langue In esse il peccator che si dié morte. La colpa dicon quelle, e voi l'onore De' Morti prodi, forti e generosi; Chiedon quelle pietá; voi rispettosi Sensi d'omaggio al classico valore! Sovente ne la notte silenziosa Su i sacri abeti il ciel manda i rossastri Riflessi luminosi de' suoi astri, E fremono le rame - Misteriosa, Tutta ravvolta in drappo tricolore, Cinto il suo seno d'un serto d'alloro, Gira una donna il Parco, e il suo crin d'oro Su il verde flette tutto il suo splendore. Avanza lenta, e sosta ad ogni pianta, Che bacia con estrema tenerezza... Freme ogni targa d'una nova ebbrezza, E l'Universo intero un inno canta. Patria! gridan gli Eroi, noi T'amammo Sublime e grande Italia, o Patria forte, E alteri siamo, se per nostra sorte, La vita per Te, fieri, undí sacrammo! Vibran le fronde d'ogni sacra pianta... E in un risveglio d'amor patrio ardente Rivive in quell'instante il Combattente, E "Giovinezza" per le rame canta! Giugno 1923 Felice De Maria |
Sei sola la mente fruga nel passato, quanti ricordi dolci, amari. Ricordi una sera di primavera, un incontro casuale, bastó un discorso, una parola, o forse uno sguardo, per farvi capire, che avevate tante, tante cose da dirvi. Il cielo sereno é ricamato di stelle, accendeva ancora di piú la speranza di due cuori. Ricordi una sera d'autunno ti aspettava giá, doveva parlarti di qualcosa importante, ma bastó fermarti sul suo sguardo e si sforzava a far capire che un amore era ormai finito. Non una stella quella sera ricamava il cielo, anzi sembrava dormissero tutte; Solo i suoi occhi brillavano piú del solito e continuavano a parlare a scusarsi; la sua bocca tremante non rispose al tuo perché ma si apprestó a quell'addio davanti a te non c'é quello sguardo che cerca di nascondersi o di farsi perdonare, ma due occhi: due ruscelli impetuosi, percorsi da limpidi, cristalli, simili a piccoli folletti irruenti che giocano col tuo cuore; C'é una bocca tremante di gioia che sa capirti, che sa aspettare, e s'appresta ad un bacio dolce e sincero, che dice tutto il suo amore. Lucia Del Vecchio Nel porto un gran vociare di gente d'ogni grado si sente; e in alto mare le navi sembran grandi quanto un dado. Al pari d'un bambino, che dalla mamma si lascia cullare, e spesso fa i capricci, mettendosi a urlare, cosí la nave sta, di buon mattino; e par che provi gusto a dondolare la sua immensa mole in riva al mare. Un uomo solitario e mesto seduto sta in un angolo del porto; e dal suo viso, quanto mai onesto, traspare un indicibile sconforto. E' un emigrante, come qualcun altro, deluso dalla vita e dal governo; senza lavoro, perché non é "scaltro", con dentro al cuore un tumulto d'inferno. Non troppo egli chiedeva alla sua terra: quel tanto che bastasse per sua figlia e per il resto della sua famiglia; verso l'ignoto egli erra a combattere le sue avversitá, armato sol di buona volontá. Lascia il paese, gli amici ed i suoi cari, (ormai da lor non ha speranza alcuna!) e si avventura negli immensi mari in cerca, altrove, di miglior fortuna. Giuseppe Stasi |
Per adesso queste.... ma é mia intenzione continuare nella ricerca e raccolta di poesie, racconti, filastrocche, leggende,
che dai nonni dei nostri nonni sono giunte fino a noi e, che ora purtroppo, rischiano di essere dimenticate.
Per chi volesse segnalare poesie, racconti etc..., sia autografe che raccontate dai nonni, prego d'inoltrarlo a mezzo email all'indirizzo qui sotto. |