Versione: 4.6.2
Ultima modifica: 26 novembre 2002
Autore: jmoulder@mcw.edu
Traduzione: a.palestra@tin.it
Versione originale:
http://www.mcw.edu/gcrc/cop/cell-phone-healt-FAQ/toc.html
Versione in italiano autorizzata dall'autore, Dr. John Moulder, che però non l'ha verificata
Power Lines and Cancer FAQs
(
http://www.mcw.edu/gcrc/cop/powerlines-cancer-FAQ/toc.html
)
Static Electromagnetic Fields and Cancer FAQs
(
http://www.mcw.edu/gcrc/cop/static-fields-cancer-FAQ/toc.html
)
Note del traduttore:
|
|
|
|
V/m | Dividere per 300 | mT | 20 V/m ® 20/300mT®0.0666 mT |
V/m | Elevare al quadrato e dividere per 3780 | mW/cm² | 20 V/m ® 20²/3780mW/cm² ® 0.11 mW/cm² |
mT | Moltiplicare per 300 | V/m | 0.5 mT ®0.5x300 V/m ® 150 V/m |
mT | Elevare al quadrato e dividere per 0.042 | mW/cm² | 0.5 mT ®0.5²/0.042 mW/cm² ® 5.95 mW/cm² |
mW/cm² | Moltiplicare per 3780 ed estrarre la radice quadrata | V/m | 0.1 mW/cm² ®Ö (0.1x3780) V/m ® 19.4 V/m |
mW/cm² | Moltiplicare per 0.042 ed estrarre la radice quadrata | mT | 0.1 mW/cm² ®Ö (0.1x0.042) mT ® 0.06 mT |
I ripetitori per telefonia mobile sono radio multicanali
a bassa potenza. I telefonini sono radio ricetrasmittenti monocanale a
bassa potenza. Quando uno parla usando un telefonino, in realtà
parla (contemporaneamente ad altre decine di utenti) con un ripetitore;
da lì il segnale si trasmette sulle normali linee telefoniche fisse.
Dato che si tratta di radio ricetrasmittenti, telefonini e ripetitori
emettono radiazioni in RF (RadioFrequenza) (questo è il modo in
cui funzionano), ed espongono le persone nelle vicinanze a radiazione RF.
Comunque, poichè sia i telefonini sia i ripetitori sono di bassa
potenza (e corto raggio d'azione), i livelli di esposizione a RF provocati
sono generalmente molto bassi.
Vi è consenso nella comunità scientifica, sia negli USA che nel resto del mondo, che la potenza di queste antenne sia decisamente troppo bassa per causare rischi alla salute, a patto che non venga consentito l'accesso diretto alle antenne (v. Q13 e Q14 ).
E' importante prestare attenzione alla differenza fra antenne,gli apparecchi che producono la radiazione in radiofrequenza; e torri o castelli , le strutture su cui le antenne sono montate. Si deve tenere le distanze dalle antenne, non dalle torri che portano le antenne.
E' anche importante rendersi conto che ci sono molti differenti tipi di ripetitori, che variano parecchio in potenza, caratteristiche e possibilità di provocare esposizione a RF.
In realtà no. Ci sono alcune ragioni di preoccupazione
rispetto ai possibili rischi per la salute provocati dai telefoni cellulari
e PCS stessi (benché non sia certo che effettivamente tali rischi
esistano).Questa preoccupazione esiste perché le antenne di questi
telefoni possono convogliare una quantità elevata di energia in
una piccolissima area del corpo dell'utente [83
]. Le antenne trasmittenti dei ripetitori non generano questi "punti caldi",
per cui le possibili questioni di sicurezza riguardanti i telefonini non
sono in realtà applicabili alle antenne trasmittenti dei ripetitori.
Per approfondimenti sulle questioni riguardanti gli effetti dei telefonini
sulla salute vedere:
No. Ci sono molte differenze tecniche fra telefoni cellulari, PCS, e altri tipi di telefoni portatili usati in altri paesi [ 2,vedi anche nota internazionale 2] ; ma per quanto riguarda la valutazione dei possibili rischi per la salute, l'unica distinzione è che essi utilizzano frequenze leggermente diverse fra di loro. Le onde radio di alcune antenne trasmittenti (per esempio, quelle per i vecchi telefoni cellulari USA a 800 MHz) possono essere assorbite dall'uomo in misura leggermente maggiore di quelle di altre (per esempio, quelle per i PCS a 1800-2000 MHz usati in USA) [23].Comunque, a parità di energia assorbita gli effetti sono gli stessi.
Si e no. Le onde radio emesse da certe antenne (e particolarmente
quelle per radio in FM (modulazione di frequenza) e la banda VHF-TV) sono
assorbite dall'uomo in misura maggiore di quelle di altra origine (quali
quelle emesse da antenne trasmittenti per telefonia mobile); ma una volta
che l'energia è stata assorbita gli effetti sono sostanzialmente
uguali.
In aggiunta va detto che le antenne radio in FM sono da 100 a 5000
volte più potenti di quelle per telefonia mobile, ma sono montate
su torri molto più alte (in USA, tipicamente da 250 a 400 m)
Si. I telefoni cellulari e PCS e le relative antenne trasmittenti sono radio, e producono radiazione in radiofrequenza (RF) [3]; è così che lavorano. Questa radiazione in radiofrequenza é del tipo "non-ionizzante", e i suoi effetti biologici sono fondamentalmente diversi da quelli delle radiazioni "ionizzanti" emesse dagli apparecchi per raggi X [vedi Q6 ].
No. L'interazione della materia biologica con una sorgente elettromagnetica
dipende dalla frequenza della sorgente [4].
Raggi X, onde radio e "EMF" (campi elettromagnetici a bassa frequenza emessi
dalle linee elettriche) fanno tutti parte dello spettro elettromagnetico,
e le bande dello spettro sono caratterizzate dalla loro frequenza. La frequenza
rappresenta il numero di cambiamenti di direzione del campo (numero di
cicli o "onde") nell'unità di tempo, ed è misurata in Hertz
(Hz), dove un Hz corrisponde ad un ciclo (cambio in direzione) per secondo,
e 1 megahertz (MHz) a un milione di cicli per secondo.
L'energia elettrica negli USA viene prodotta a 60 Hz (in Europa 50
Hz, N.d.T.). La radio a onde medie in modulazione di ampiezza (AM) ha una
frequenza di circa 1 MHz, la radio FM ha una frequenza di circa 100 MHz,
i forni a microonde hanno una frequenza di 2450 MHz, e i raggi X hanno
frequenze superiori a un milione di MHz. I telefoni cellulari lavorano
varie frequenze comprese fra gli 800 e i 2200 MHz [vedere
anche nota internazionale 2].
Alle frequenze estremamente alte caratteristiche dei raggi X le particelle
elettromagnetiche hanno abbastanza energia da rompere i legami chimici
(ionizzazione). In questo modo i raggi X danneggiano il materiale genetico
delle cellule, e sono potenzialmente in grado di provocare tumori o difetti
alla nascita. A frequenze più basse, come quelle delle onde radio,
l'energia delle particelle è di gran lunga troppo bassa per rompere
i legami chimici; perciò le onde radio sono dette "non-ionizzanti".
Dato che le radiazioni non-ionizzanti non possono rompere i legami chimici,
non c'è alcuna somiglianza fra gli effetti biologici di radiazioni
ionizzanti (raggi X) e radiazioni non-ionizzanti (onde radio) [
4].
Lo spettro elettromagnetico |
|
No. Le linee elettriche non producono radiazioni non-ionizzanti
significative, producono campi elettrici e magnetici. Contrariamente alle
radiazioni non-ionizzanti, questi campi non irradiano energia nello spazio,
e si annullano quando la corrente viene interrotta.. Non è chiaro
come, e neppure se, i campi generati dalle linee elettriche producano effetti
biologici; ma se lo fanno, non lo fanno nella stessa maniera in cui li
producono le onde radio di elevata potenza [4
,53].
Non è ipotizzabile alcuna similitudine fra effetti biologici
provocati da campi generati dalle linee elettriche "EMF" e gli effetti
biologici delle onde radio
Si. Ci sono linee guida di sicurezza nazionali (USA) e internazionali riguardo all'esposizione del pubblico alle onde radio prodotte dalle antenne trasmittenti per telefonia mobile. Le norme più comunemente accettate sono quelle sviluppate dall'Istituto degli Ingegneri elettronici ed elettrotecnici e dall'Istituto nazionale di normativa americano (ANSI/IEEE )[5], dalla Commissione internazionale per la protezione dalle radiazioni non-ionizzanti (ICNIRP )[6], e dal Consiglio nazionale (USA) per la misura e la protezione dalle radiazioni (NCRP )[7].
Queste norme riguardanti le onde radio fissano dei limiti per la "intensità di potenza riferita ad onda piana", che è misurata in mW/cm² (milliwatt per centimetro quadrato) [8, 169]. Per le antenne per PCS, il limite di esposizione indicato dalle norme ANSI/IEEE 1992 per esposizione non professionale é di 1.2 mW/cm². Per i telefoni cellulari é di 0.57 mW/cm² [ 9]. Le norme ICNIRP indicano limiti leggermente inferiori e le norme NCRP sono sostanzialmente identiche [ 10].
Nel 1996 la commissione federale per le comunicazioni USA (FCC) ha emesso linee guida per le frequenze e le apparecchiature sotto la sua giurisdizione, incluse le antenne trasmittenti per telefonia mobile [ 11]. Le norme FCC per queste antenne sono sostanzialmente identiche alle ANSI/IEEE[5 ].
Le norme per l'esposizione non professionale si riferiscono a intensità di potenze medie misurate in tempi relativamente brevi, 30 minuti nel caso delle norme ANSI/IEEE, NCRP, e FCC (alle frequenze utilizzate da PCS e telefoni cellulari). Dove vi sono più antenne, le norme si applicano alla somma delle potenze emesse da tutte le antenne [ 13].
Vedi nota internazionale 12. e Erdreich e Klauenberg [ 164]
Si. Quando gli scienziati hanno esaminato tutta la letteratura pubblicata sugli effetti biologici delle onde radio hanno trovato che essa concordava su un certo numero di punti chiave [vedi 1,5, 6, 7, 14 , 53, 83, 90 , 95,96 , 164 e 169 per i dettagli]:
Il risultato è una linea guida per l'esposizione non professionale che porta ad un livello pari solo al 2% del livello al quale è stato possibile rilevare, con esperimenti ripetibili, effetti biologici.
No. Ci sono differenze fra le varie norme. ANSI, ICNIRP, NCRP e FCC usano tutte gli stessi dati biomedici, e lo stesso approccio generale, per stabilire linee guida di sicurezza. Comunque ci sono differenze nei modelli [di simulazione] usati dai differenti enti, e da qui nascono leggere differenze nei valori adottati [17 , 164 , 169]. A queste leggere differenze non dovrebbe essere associato alcun significato biologico.
Molti paesi hanno le proprie regole per l'esposizione non professionale
alla radiazione in RF delle antenne per telefonia mobile. Benchè
la maggior parte di queste regole segua gli stessi schemi e principi usati
da ANSI/IEEE [5]
e ICNIRP [6], ci
sono delle differenze. Vedi nota
12 e Erdreich
e Klauenberg [ 164]
per dettagli.
Si. Fino al 1996 la FCC adottava una norma ANSI obsoleta (1982)
che in realtà era stata concepita per i rischi da esposizione professionale
più che per l'esposizione generale. Nel 1996 la FCC adottò
una nuova norma [11]
che è basata sulla più recente (1992) norma ANSI, [5,
169]
and sulle linee guida NCRP del 1986 [7].
Il nuovo standard FCC per antenne di ripetitori per telefonia mobile
è di 0.57 mW/cmq per i 900 MHz e 1.0 mW/cmq per i 1800-2000 MHz.
Questa norma FCC del 1996 valeva per tutte le trasmittenti autorizzate
dopo il 15 Ott. 97, ma quelle preesistenti avevano tempo fino al 1 Set
2000 per dimostrare la conformità.
Le norme FCC, riferite alla intensità, valgono per l'esposizione
non professionale dell'intero corpo a radiazioni RF da antenne per telefonia;
non sono valide per l'esposizione dai telefonini stessi o per esposizione
professionale. Per una trattazione dell'esposizione dai telefonini o sull'esposizione
professionale a RF vedi FCC OET Bulletin 56 [135],
le linee guida stesse dell' FCC [11],
e Foster and Moulder [131].
Si. Con una progettazione corretta, le antenne trasmittenti dei
ripetitori per telefonia mobile possono rispettare tutte le norme di sicurezza
con ampi margini.
Un'antenna posta a 10 m dal suolo e impiegata alla massima potenza
possibile, potrebbe generare un'intensità pari a 0.01 mW/cm²
al suolo presso la base dell'antenna stessa; ma i livelli di potenza al
suolo saranno più spesso compresi fra 0.00001 e 0.0005 mW/cm²
[57,
77,
123,130].
Queste intensità sono di gran lunga inferiori a quelle previste
da tutte le norme, e le norme stesse hanno posto limiti di gran lunga inferiori
al livello al quale sono stati rilevati effetti potenzialmente pericolosi.
Nel raggio di circa 200 m dalla base dell'antenna, l'intensità
a quote più alte rispetto alla base dell'antenna (per esempio al
secondo piano di un edificio o su un dosso), può essere più
elevata. Anche in presenza di antenne multiple sulla stessa torre, le intensità
saranno inferiori al 5% dei livelli di norma FCC, qualunque sia l'altezza,
per distanze superiori ai 55 m dall'antenna.
Al di là dei 200 m circa dall'antenna l'intensità non
aumenta all'aumentare della quota dal terreno.
La densità di potenza all'interno di un edificio viene diminuita
di un fattore compreso fra 3 e 20 rispetto all'esterno [54,130].
Petersen e altri [77]
hanno misurato l'intensità intorno alle antenne per telefonia mobile.
Le misure sono state fatte su antenne da 1600 W (ERP) (vedi Q14C
per una discussione sulla potenza di un'antenna) montate su torri con altezze
fra i 40 e gli 83 metri. La massima intensità sul terreno era di
0.002 mW/cmq, e il valore massimo era misurato fra i 20 e gli 80 metri
dalla base dell'antenna. Entro 100 metri dalla base delle torri l'intensità
media era inferiore a 0.001 mW/cmq. Queste massime intensità in
RF sono inferiori all'1% dei valori prescritti da FCC, ANSI/IEEE, NRPB
e ICNIRP.
A Vancouver (Canada), Thansandote e altri [
123] hanno misurato i livelli di RF in cinque scuole, tre
delle quali con antenne sul tetto o nelle vicinanze. Tutte le scuole soddisfacevano
i requisiti delle norme RF canadesi, americane e internazionali con un
largo margine. I massimi valori letti sono riportati nella tabella seguente.
Livelli di RF in scuole canadesi prossime ad antenne trasmittenti per telefonia mobile
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Nel 2000, l'ente britannico per la sicurezza dalle radiazioni (National
Radiation Protection Board) [130]
ha misurato i livelli di radiazione in radiofrequenza in 118 zone accessibili
al pubblico intorno a 17 stazioni trasmittenti per telefonia mobile. La
massima esposizione rilevata è stata di 0.00083 mW/cmq (su un campo
da gioco a 60 m da una scuola con un'antenna montata sul tetto).Le densità
di potenza tipiche erano inferiori a 0.0001 mW/cmq (meno dello 0.01% dei
limiti ICNIRP per l'esposizione non professionale). Le densità di
potenza all'interno erano sostanzialmente inferiori a quelle misurate all'esterno.
Quando si metteva in conto la radiazione in radiofrequenza di tutte le
sorgenti (antenne per telefonia, radio, TV, ecc.) la massima densità
di potenza misurata è risultata inferiore allo 0.2% dei limiti ICNIRP
per l'esposizione non professionale. I dettagli sono illustrati nella seguente
figura.
Livelli di radiazione in radiofrequenza presso antenne trasmittenti per telefonia mobile in Gran Bretagna |
|
Rapporto fra la densità di potenza in RF e la distanza dalla base della torre o edificio su cui l'antenna era montata. Adattato da Mann e altri [130]. |
Nel 2001, l'agenzia di radiocomunicazione del
ministero dell'industria e commercio britannico ha misurato i livelli di
radiazione RF in 100 scuole localizzate vicino a stazioni trasmittenti
per telefonia mobile. Il massimo livello misurato in una scuola era inferiore
all'1% di quello ammesso dallo standard ICNIRP [6]
per aree aperte al pubblico; il massimo livello nella maggior parte delle
scuole era inferiore allo 0.1% di quello ammesso. I risultati del controllo
sono riassunti nella figura sotto e i dettagli sono disponibili in rete
presso: http://www.radio.gov.uk/topics/mpsafety/school-audit/audit.htm.
Livelli di radiazione in radiofrequenza in scuole poste presso a stazioni trasmittenti per telefonia mobile in GB (in confronto con le linee guida ICNIRP per aree aperte al pubblico) |
Massimi livelli di radiazione RF (in comparazione con lo standard ICNIRP per aree aperte al pubblico) in scuole britanniche vicine a stazioni trasmittenti per telefonia mobile. Ricavato da: http://www.radio.gov.uk/topics/mpsafety/school-audit/audit.htm/. |
La relazione fra i livelli di RF necessari per produrre effetti biologici noti, i livelli imposti dalle norme FCC e i livelli misurati nei pressi di antenne trasmittenti per telefonia mobile è mostrata nelle figura seguente.
Norme per trasmittenti per telefonia mobile |
|
Relazione fra i livelli di RF necessari per produrre effetti biologici noti, i livelli imposti dalle norme FCC e i livelli misurati nei pressi di antenne trasmittenti per telefonia mobile. Dato che l'intensità di potenza in RF necessaria per produrre effetti biologici dipende dalla frequenza, questa figura vale solo per frequenze comprese fra 800 e 2200 MHz (cioè quelle attualmente impiegate peri telefonini). |
Si. Ci sono circostanze nelle quali un'antenna di ripetitore
per telefonia mobile mal progettata potrebbe non soddisfare le norme di
sicurezza.
I limiti di sicurezza per esposizione non-professionale potrebbero
essere superati in caso di antenne montate in modo da consentire pubblico
accesso ad aree poste a distanza inferiore a 6 m (in orizzontale) dalle
antenne stesse [ 18].
Questo potrebbe verificarsi nel caso di antenne montate sul tetto o adiacenti
al tetto di un edificio.
Peterson e altri [ 77],
ad esempio, hanno misurato, ad una distanza di 60-100 cm da un'antenna
da 1600W (ERP) montata su un tetto, un'intensità pari a 2
mW/cm² (rispetto ad un valore di norma ANSI [9]
per l'esposizione non-professionale compreso fra 1.2 e 0.57 mW/cm²).
Per antenne montate su torri, è molto difficile immaginare una situazione
che possa non soddisfare le linee guida di sicurezza.
Benché la definizione di criteri specifici richieda una dettagliata
conoscenza del luogo, dell'antenna e della struttura di sostegno, alcuni
criteri generali possono essere stabiliti
Le linee guida FCC [11 ] richiedono un calcolo dettagliato e/o una misura della radiazione RF per alcune trasmittenti di elevata potenza montate su tetti, e di alcune trasmittenti di alta potenza le cui antenne sono montate su torri piuttosto basse [19].
In generale, le linee guida sopraccitate possono essere sempre soddisfatte quando le antenne sono montate su apposite torri. I problemi, quando esistono, sono generalmente confinati a:
Ci sono molti tipi diversi di antenne di ripetitori per telefonia mobile,
e la forma del fasci di onde emesso può variare notevolmente. La
differenza principale è fra antenne ad alto guadagno e antenne a
basso guadagno.
Dato che i criteri per la localizzazione e i problemi di sicurezza
di un'antenna ad alto guadagno ed una a basso guadagno sono diversi, é
importante saperle distinguere.
Nei primi tempi della telefonia mobile, era generalmente possibile
distinguerle dall'aspetto. Sfortunatamente, lo sviluppo di nuove tecnologie
e la varietà dei modi usati per nascondere le antenne rende oggi
spesso impossibile capire in base al solo aspetto che tipo di antenna sia
stato installato.
La potenza di un'antenna per viene di solito identificata con l'indicazione
della potenza efficace irradiata (ERP). misurata in watt (W).
In alternativa, può essere indicata la potenza di trasmissione
(in watt) e il guadagno di antenna .
La potenza di trasmissione è una misura della potenza totale,
mentre la ERP è una misura della potenza nel fascio principale.
Se un'antenna fosse omnidirezionale e con efficienza del 100% , la potenza
di trasmissione e l'ERP sarebbero uguali. Ma le antenne per telefonia mobile,come
tutte le antenne, non sono omnidirezionali; sono da moderatamente (antenne
a basso guadagno) ad altamente (antenne ad alto guadagno) direzionali.
Questo significa che esse concentrano la potenza in alcune direzioni, ed
emettono una potenza molto minore nelle altre direzioni.
Il guadagno è una misura di quanto direzionale sia un'antenna;
viene misurato in decibel (dB). Per esempio, un trasmettitore da 20-50W
con un'antenna ad alto guadagno avrà un ERP di
valore fra alcune centinaia e oltre 1000 W.
Forse il concetto di "guadagno" e di "ERP" può essere spiegato
meglio con un'analogia con le lampadine. Paragoniamo una normale lampadina
da 100 W con un proiettore spot pure da 100 W. Entrambi hanno la
stessa potenza, ma la spot appare molto più brillante se si è
all'interno del fascio di proiezione e molto più debole se vista
dall'esterno del fascio. Un'antenna per telefonia mobile (e particolarmente
un'antenna ad alto guadagno) è come una lampada spot, e l'ERP equivale
alla luce misurata all'interno del fascio principale.
Per una trattazione più completa di questa materia vedi la Sezione
2.2.11 del NCRP Report No. 119 [134].
La distribuzione delle emissioni varia molto fra i due tipi di antenna. Per un'antenna a basso guadagno del tipo usato dalla maggior parte delle trasmittenti per telefoni cellulari, la distribuzione appare come nella figura seguente:
Distribuzione delle onde emesse da un'antenna a basso guadagno da 1000W (ERP) su una torre di 15 m |
|
Per un'antenna ad alto guadagno del tipo usato su molte delle nuove
installazioni, la distribuzione è la seguente:
Onde emesse da una singola antenna ad alto guadagno da 1000 W (ERP) montata 2 m sopra il tetto di un edificio di 13 m |
|
Occorre ricordare che una stazione trasmittente per telefonia mobile
che utilizza antenne ad alto guadagno ne utilizza 3 (o in certi casi 4)
, puntate in differenti direzioni.
I dati per la figura sopra riprodotta sono stati adattati (con permesso)
da disegni forniti dalla Unisite Inc. of Tampa, Florida (http://www.unisite.com).
In generale questo non costituisce un problema.
No. Le linee guida per la sicurezza nel campo della radiofrequenza (negli USA, N.d.T.) non richiedono limiti di distanza o restrizioni di uso intorno alle stazioni trasmittenti per telefonia mobile, dato che i livelli di potenza al suolo non sono mai tanto alti da superare i limiti posti per esposizione continua non professionale (vedi Q8 e Q12 ).
Come discusso in Q13 e Q14, possono esserci dei casi in cui si devono prevedere delle restrizioni in prossimità delle antenne stesse.
La "Distanza minima di sicurezza" da un'antenna trasmittente per telefonia mobile è così definita da FDA/FCC [189]:
"Per essere esposti a livelli pari o vicini al limite FCC per le frequenze dei telefonini ci si deve in pratica porre in centro al fascio di trasmissione (all'altezza dell'antenna) e a un metro circa di distanza dall'antenna... In aggiunta, per le antenne di tipo a settore i livelli di radiazione sul retro e sui fianchi sono insignificanti."Si noti che la frase sopra relativa alle distanze di sicurezza si applica all'antenna effettivamente trasmittente, non alla torre su cui l'antenna è montata. Per un'antenna di stazione trasmittente per telefonia mobile montata su un palo di 5 o più metri, non esistono aree che portino a valori vicini alle linee guida di sicurezza, quindi il concetto di "distanza minima di sicurezza" non ha un reale significato pratico.
Alcuni hanno sostenuto che le antenne trasmittenti dovrebbero essere
tenute lontane dalle aree "sensibili".
Questa posizione non ha serie basi logiche:
Una dettagliata discussione delle norme di sicurezza sul lavoro nei
riguardi delle radiofrequenza esula dagli scopi di queste FAQ.
In una discussione dettagliata sulle linee guida per l'installazione
di antenne per telecomunicazioni, Tell [
116] fa' le seguenti raccomandazioni:
Linee guida specifiche per l'installazione (da Tell [
116])
La conformità può essere verificata tramite misurazioni o calcoli. Entrambi i metodi richiedono una adeguata conoscenza dei principi fisici della radiazione RF , e la misurazione richiede la disponibilità di apparecchi sofisticati e costosi. I calcoli richiedono una conoscenza dettagliata della potenza, forma del fascio emesso e geometria di una specifica antenna.
Una semplice misurazione della distanza da un'antenna è inadeguata alla stima della conformità dei livelli di esposizione [113 , 171 ]. Come discusso e illustrato in Q12 , l'esposizione a radiazione RF può anche non aumentare all'avvicinarsi al ripetitore.
Calcolo: se la potenza efficace irradiata (ERP) e il guadagno di un'antenna sono noti (vedi Q14C per una discussione su potenza efficace e guadagno) e l'altezza dell'antenna è pure nota, si possono fare calcoli sull'intensità a terra basati su ipotesi peggiorative di massima sicurezza. Comunque, il metodo di calcolo non è semplice e la potenza e la geometria del fascio di emissione sono spesso ignoti.
Misurazioni : Una misura effettiva dell'intensità emessa dalle antenne per telefonia mobile richiede equipaggiamenti sofisticati e costosi e una considerevole competenza tecnica. Gli strumenti destinati alla misurazione dei campi generati dalle linee elettriche e quelli per i test sui forni a microonde non sono adatti a questo scopo. Determinare se una trasmittente soddisfa i requisiti ANSI/IEEE, FCC, o ICNIRP è "relativamente facile", ma la strumentazione richiesta ha un costo nettamente superiore ai 2000 US$. La misurazione dell'intensità effettivamente emessa da un'antenna è molto più difficile, dato che in un impianto tipico ci sono molte alte fonti di radiazione RF (vedi Mann e altri [130]).
I calcoli (e talvolta anche le misurazioni) devono tener conto
della possibile presenza di altre fonti di radiazioni RF oltre a quella
sotto esame[113
, 171 ]. Non è
raro che ci siano radiazioni più forti di quelle emesse dall'impianto
sotto esame.
Per una discussione tecnica sulle procedure di misurazione e sugli
strumenti vedi Mann e altri [130]
e NCRP Report No. 119 [ 134].
Non tutti. Anche fra gli scienziati c'è un piccolo numero di persone che dichiara che ci sono prove che l'esposizione a bassi livelli di radiazione in radiofrequenza è pericoloso (vedi, per esempio, Q15B e Q15C ). Comunque, anche questi scienziati generalmente non sostengono che livelli di intensità così ridotti quali quelli riscontrabili intorno a stazioni trasmittenti ben progettate siano pericolosi.
Si. L'EPA ha chiesto all'FCC di adottare parte delle linee guida NCRP 1986 [7] piuttosto che l'intero corpo di linee guida ANSI 1992 [ 5]. L'FCC ha accettato [ 11], e l' EPA ha approvato formalmente gli standard di sicurezza FCC.
In una lettera del 25 Luglio 1996 a Reed Hunt (Presidente del FCC), Carol Browner (Direttrice dell' EPA) Ha scritto:
"Noi abbiamo verificato... 'la bozza FCC del 2 Luglio 1996, riguardante le linee guida per la valutazione dell'impatto ambientale delle radiazioni in radiofrequenza'. Questo nuovo approccio... soddisfa la nostra preoccupazione di un'adeguata protezione della salute pubblica. Mi complimento con voi per la scelta di questo approccio..."In una successiva lettera del 17 Gennaio 1997 a Reed Hunt, Mary Nichols (Amministratore aggiunto per l'aria e le radiazioni dell'EPA) ha scritto:
"Vorrei ribadire l'appoggio dell' EPA alle linee guida definitive per l'esposizione alla radiofrequenza emesse dall' FCC in Agosto [del 1996] in quanto forniscono un'adeguata protezione alla salute pubblica."In una lettera del 30 Aprile 1999 all'FCC, Robert Brenner (Amministratore delegato aggiunto dell'EPA per l'aria e le radiazioni) dichiarava:
"Le linee guida FCC tengono espressamente conto degli effetti termici della energia trasmessa in RF, ma non di supposti effetti non termici che potrebbero essere causati da un'esposizione cronica. Questo sostanzialmente a causa della scarsità di ricerca scientifica su effetti a lungo termine, non termici. L'informazione di base sugli effetti non termici non è cambiata in modo significativo dai commenti originari dell'EPA nel 1993 e nel 1996. Alcuni studi riportano che a livelli non termici, una esposizione prolungata a RF potrebbe avere conseguenze biologiche. La maggior parte degli studi disponibili suggerisce però che non ci sono significativi pericoli per la salute nel campo non termico. Resta perciò opinione dell'EPA che le linee guida per l'esposizione dell'FCC proteggono adeguatamente il pubblico da tutti i pericoli scientificamente provati che possono derivare dalle emissioni in RF generate dagli impianti autorizzati dall'FCC. "
Hocking e colleghi [ 28] hanno pubblicato uno studio epidemiologico "ecologico" che paragona comunità "vicine a torri TV" con altre più lontane. Non sono stati misurati gli effettivi livelli di esposizione a RF, ma gli autori calcolano che i livelli di esposizione nelle comunità "vicine a torri TV " variassero fra 0.0002 e 0.008 mW/cm². Nessuna altra fonte di RF viene presa in considerazione, e lo studio è basato su una sola area metropolitana. L'autore riporta un'incidenza elevata del numero totale di leucemie e di quello di leucemie infantili, ma nessun incremento nell'incidenza di tumori cerebrali o di tumori cerebrali infantili.
Nel 1998, McKenzie e colleghi [ 62] hanno ripetuto lo studio di Hocking [ 28]. McKenzie e colleghi hanno osservato la stessa zona, e per lo stesso periodo di tempo; ma hanno fatto una stima più precisa dell'esposizione a RF cui i soggetti andavano incontro nelle varie aree. Essi hanno trovato un aumento di leucemie infantili in un'area prossima alle antenne TV, ma non in altre aree simili prossime alla stessa antenna; e non hanno trovato alcuna correlazione significativa fra l'esposizione a RF e la percentuale di leucemie infantili. Essi hanno inoltre scoperto che la maggior parte delle "leucemie infantili in eccesso" riportate da Hocking e altri erano state rilevate prima che iniziasse la trasmissione TV ad alta potenza 24 ore al giorno. Questa ripetizione dello studio, unita al mancato riscontro in studi più allargati in Gran Bretagna (vedi Q15D ), suggerisce che la correlazione riportata da Hocking e altri [ 28] fosse artificiosa.
Nel 1997, Dolk e colleghi [34]
analizzarono un "grappolo" di leucemie e tumori nei pressi di una stazione
trasmittente FM/TV di elevata potenza presso Sutton Coldfield, in GB. Essi
trovarono che l'incidenza di leucemie adulte e tumori della pelle era elevata
nel raggio di 2 km dall'antenna, e che l'incidenza di questi tumori decresceva
con la distanza. Non furono trovate associazioni per i tumori al cervello,
tumori al seno maschili e femminili, linfomi o altri tipi di cancro.
In seguito a questi risultati, Dolk e colleghi
[35]
estesero il loro studio ad altre 20 trasmittenti FM/TV ad alta potenza
in GB. Fu esaminata l'incidenza di leucemie adulte, melanomi, tumori alla
vescica, leucemie infantili e tumori al cervello. Non furono trovati aumenti
di incidenze di tumori vicino alle antenne, nè diminuzioni con la
distanza. Questo studio esteso non conferma i dati trovati in studi molto
più ristretti, come quello degli stessi autori a Sutton Coldfield
[34]
o quello di Hocking e altri [28]
in Australia.
Nel 2002, Michelozzi e altri [196] hanno riportato che l'incidenza di leucemie infantili era elevata nel raggio di 6 km dalle trasmittenti della Radio Vaticana (31 antenne a 4-44 kHz and 0.5-1.6 MHz, con potenze fino a 600.000 W). Gli autori riportano anche livelli elevati di leucemie nei maschi adulti residenti vicino alla stazione trasmittente, ma non nelle femmine.
Nel 2002, Hallberg e Johansson [195] hanno ipotizzato che l'aumento di melanomi riscontrato in Svezia (e altri paesi industrializzati) a partire dal 1960 possano essere attribuite all'esposizione alle trasmissioni radio FM.
Si. In un articolo del 1995 presentato come un "espressione di
un'opinione ", Goldsmith [29A
] sostiene che è provata l'associazione dell'esposizione a RF commutazioni
genetiche, difetti alla nascita e il cancro. Questa rassegna è basata
in gran parte su quelle che l'autore ammette essere "fonti non controllate
da altri studiosi ", molte delle quali sono definite "incomplete"e mancanti
di "affidabili stime delle dosi ". L'autore inoltre dichiara che "non è
stato fatto alcun sistematico tentativo di includere anche i dati negativi;
perciò questo rapporto ha un'impostazione pregiudiziale positiva".
In un articolo basato sulla presentazione di un incontro del 1996 [29B]
Goldsmith sostiene che studi epidemiologici "suggeriscono che l'esposizione
RF è potenzialmente cancerogena e ha altri effetti negativi sulla
salute ". Le sue conclusioni sono basate in gran parte su:
Si e no. Il Dr. Henry Lai (Dipartimento di Bioingegneria, Università
dello Stato di Washington, Seattle) ha dichiarato in alcuni convegni che
radiazioni RF a "bassa intensità" hanno effetti sul sistema nervoso
dei ratti. Il Dr. Lai ha poi dichiarato in altri convegni che ci sono ricerche
pubblicate che mostrano che radiazioni RF possono provocare "effetti sulla
salute " con intensità "di campo molto basse ".
La ricerca condotta dal Dr. Lai non ha un immediato riferimento con
la sicurezza delle stazioni trasmittenti per telefonia mobile, dato che
la maggior parte dei suoi studi è stata condotta con intensità
di radiazione RF ben al di sopra di quelle che si possono incontrare presso
le trasmittenti. In generale, gli studi del Dr. Lai sono stati effettuati
con intensità di 1 mW/cm² e un SAR (tasso di assorbimento specifico)
di 0.6 W/kg [31,
92,93
]. Questa intensità di radiazione RF è più di 100
volte maggiore di quella riscontrabile in aree accessibili al pubblico
presso stazioni trasmittenti in regola con le norme FCC [16],
e supera sensibilmente i limiti di SAR che sono a base delle linee guida
FCC [11 ] e ANSI
[5] per l'esposizione
del pubblico [17].
Per ulteriori discussioni sulla ricerca sui possibili effetti della radiazione
RF sul sistema nervoso vedere le raccolte di Lai [
93] e Juutilainen e de Seze [
90].
A un convegno a Vienna nel 1998, e in una lettera inviata ad amministratori
pubblici nel 1999, il Dr. Lai fa riferimento a sei studi a sostegno delle
sue dichiarazioni che ci sono dati che mostrano che la radiazione RF può
provocare "effetti sulla salute" a intensità "di campo molto basse
". Quegli studi sono:
Queste dichiarazioni non sembrano basate su dati realmente scientifici.
Fra l'estate e l'autunno del 1999, e di nuovo nel 2000, in alcuni programmi delle TV inglese, americana e francese veniva dichiarato che erano disponibili nuovi dati che suggerivano che le radiazioni RF dai telefoni cellulari potevano essere nocive all'uomo. Generalmente venivano citato quattro "nuove" fonti di informazione:
Gran Bretagna
Nel 2000, una speciale commissione in GB, il "Gruppo indipendente di esperti in telefonia mobile" (anche nota come "Commissione Stewart") ha emesso un rapporto sulle questioni legate alla sicurezza della telefonia mobile [128]. Il testo completo è disponibile in rete presso: http://www.iegmp.org.uk/report/text.htm .
Sulla questione generale della sicurezza della radiazione in radiofrequenza, il gruppo indipendente di esperti britannici ha concluso che:
"L'analisi delle prove disponibili ad oggi suggerisce che l'esposizione a radiazioni in radiofrequenza al di sotto dei valori previsti da NRPB [14] e ICNIRP [6] non provoca effetti negativi sulla salute della popolazione esposta ..... Ci sono comunque ora dei dati scientificamente provati che suggeriscono che potrebbero verificarsi effetti biologici anche con esposizioni a valori inferiori a quelli prescritti. Questo non significa necessariamente che questi effetti portino a danni o malattie, ma è un'informazione potenzialmente importante..." [Section 1.17 e 1.18]Questi "nuovi dati scientifici" cui la Commissione Stewart fa riferimento sono in sostanza gli studi sui tempi di reazione di Preece e altri [ 97]e Koivisto e altri [117] che sono discussi in Q19C, e gli studi di de Pomerai e altri [ 127 ,148] che suggeriscono che l'esposizione di nematodi a livelli di radiazione"non termici" possono portare alla produzione di proteine sintomo di danni termici.
Riguardo alle stazioni trasmittenti per telefonia mobile, il gruppo di esperti britannici conclude che:
"La somma delle prove raccolte indica che non c'è un rischio per la salute della popolazione che vive nei pressi di trasmittenti nella misura in cui l'esposizione prevedibile è una piccola frazione dei limiti di norma." [Section 1.33]Comunque, il gruppo di esperti britannico è stato assai critico nei confronti dei criteri seguiti per la localizzazione degli impianti trasmittenti nel Regno Unito, e ha raccomandato che:
"...la localizzazione di ogni nuova trasmittente dovrebbe essere soggetta ad un corretto processo di pianificazione." [Section 1.36]
"...vanno sviluppati dei protocolli, di concerto con industria e consumatori, che servano di base per la pianificazione e che devono essere regolarmente e apertamente seguiti prima che venga dato il permesso per la costruzione di un nuovo impianto." [Section 1.37]
"[i protocolli dovrebbero comprendere] dei requisiti per il coinvolgimento del pubblico, una verifica da parte delle autorità sanitarie e un chiaro ed aperto sistema di documentazione facilmente accessibile al pubblico." [Section 1.38]
"...occorre programmare verifiche statistiche e indipendenti su tutte le stazioni trasmittenti per assicurare che i limiti di esposizione non siano superati al di fuori delle zone di esclusione segnalate... e che la verifica iniziale alle antenne situate presso scuole sia fatta con particolare attenzione..." [Sections 1.40 and 1.41].Specificamente, nei riguardi delle scuole il gruppo indipendente britannico ha raccomandato anche che:
"...[per] le antenne piazzate all'interno di edifici scolastici, che il raggio di massima intensità non cada in alcun punto all'interno degli edifici o dei terreni annessi se non previa accordo della scuola e dei genitori. Simili considerazioni dovrebbero valere per antenne trasmittenti prossime ai complessi scolastici." [Section 1.42].Probabilmente la raccomandazione più controversa fatta dal gruppo indipendente britannico si riferisce più ai telefoni che alle antenne trasmittenti, in quanto raccomandano che:
"...i guidatori dovrebbero essere dissuasi dall'uso di telefoni, anche vivavoce, durante il viaggio." [Section 1.22]La raccomandazione di scoraggiare l'uso dei telefonini da parte dei bambini è basata in gran parte sullo studio sugli effetti sull'apprendimento di Preece e altri [97] e Koivisto e altri [ 117]e sul "principio di precauzione" adottato dall'Unione Europea [ 129].
"...l'uso generalizzato di telefonini da parte di bambini per chiamate non essenziali dovrebbe essere scoraggiato e... che l'industria della telefonia mobile dovrebbe astenersi dal promuovere l'uso di telefonini da parte dei bambini." [Section 1.53].
Una commissione di esperti insediata dalla Royal Society of Canada ha preparato un rapporto sulla sicurezza dei telefonini nel 1999 [99]. Il rapporto è online a: http://www.rsc.ca/english/RFreport.pdf.
Per quanto riguarda le trasmittenti per telefonia mobile, la commissione concludeva:
"Verifiche effettuate in prossimità di stazioni trasmittenti in Canada indicano che il pubblico è esposto ambientalmente a campi in RF di intensità estremamente bassa. Queste esposizioni sono generalmente su livelli inferiori di migliaia di volte rispetto ai livelli massimi raccomandati nel codice di sicurezza (Safety Code 6)."Stati Uniti
Nel 2001 l' Institute of Electrical and Electronics Engineers (IEEE) ha pubblicato una dichiarazione relativa alle antenne trasmittenti per telefonia mobile [27]. Il rapporto è in linea a:: http://www.seas.upenn.edu:8080/~kfoster/base.htm.
La dichiarazione concludeva:
"In quasi tutte le circostanze, l'esposizione a campi RF presso stazioni trasmittenti per telefonia mobile è molto al di sotto dei limiti di sicurezza raccomandati... Conseguentemente, le stazioni trasmittenti non sono al presente considerate come fonti di rischio per la popolazione in genere, compresi vecchi, bambini e gestanti"In un sito web ( http://www.fda.gov/cellphones/) che è andato in linea nel maggio 2002, la FDA (US Food and Drug Administration) e l'FCC (Federal Communications Commission) affermano che:
"I segnali elettromagnetici in RF trasmessi dalle stazioni trasmittenti viaggiano in direzione orizzontale in fasce relativamente strette... Perciò, l'esposizione a RF sul terreno è molto inferiore a quella presso l'antenna e nel fascio di trasmissione. In realtà, i livelli di esposizione a livello del terreno dovuti a tali antenne sono generalmente inferiori di migliaia di volte ai livelle di sicurezza raccomandati dalle organizzazioni di esperti. Quindi l'esposizione dei residenti nelle vicinanze dovrebbe essere ben al di sotto dei margini di sicurezza."
"Misure prese presso trasmittenti per telefonia mobile montate su antenne hanno confermato che l'esposizione a livello del terreno è generalmente inferiore di migliaia di volte ai limiti di esposizione adottati dall'FCC. In realtà, per poter essere esposto a livelli pari o poco inferiori ai limiti FCC, uno dovrebbe in pratica porsi nel mezzo del segnale principale (all'altezza dell'antenna) e a circa un metro dall'antenna..."
"Quando le antenne per telefonia mobile sono montate su tetti, i livelli di RF sul tetto e nelle vicinanze sono probabilmente più elevati di quelli generalmente misurati sul terreno. Comunque, livelli vicini o superiori ai limiti di sicurezza si dovrebbero incontrare solo di fronte all'antenna e molto vicino ad essa..."Olanda
Nel 2002, il consiglio della sanità olandese (Health Council of the Netherlands) ha emesso un rapporto sulla sicurezza dei telefonini [185]. Il rapporto è on-line a: http://www.gr.nl/pdf.php?ID=377. Riferendosi in generale alla sicurezza della telefonia mobile, il consiglio concludeva che:
"Il campo elettromagnetico di un telefonino, sulla base del presente stato delle conoscenze scientifiche, non rappresenta un pericolo per la salute."Per quanto riguarda le antenne trasmittenti, il concilio ribadiva la sua conclusione precedente (del 2000) [186] che:
"La probabilità che problemi alla salute sorgano nelle persone che vivono o lavorano presso stazioni trasmittenti come risultato dell'esposizione ai campi elettromagnetici emessi dalle antenne è, nell'opinione del comitato, trascurabile. I livelli di campo sono sempre considerevolmente inferiori ai limiti di esposizione."Francia
Nel 2001, il Directeur Général de la Santé ha emesso un rapporto sulla sicurezza dei telefonini e delle relative stazioni trasmittenti (Les Téléphones Mobiles, leurs Stations de Base et la Santé) [179]. Un riassunto in inglese è on-line a: http://www.sante.gouv.fr/htm/dossiers/telephon_mobil/conclus_uk.htm. Riferendosi in generale alla sicurezza della telefonia mobile, il rapporto francese concludeva che:
"Il rischio di incidenti e decessi associati all'uso di telefonini alla guida è stato assodato in modo definitivo. Allo stato attuale delle conoscenze, questo è l'unico, anche se serio, rischio noto per la salute."Per quanto riguarda le antenne, il rapporto concludeva che:
"C'è un' esposizione personale nettamente inferiore nelle vicinanze di una stazione trasmittente, con l'eccezione delle aree interdette al pubblico, di quanta ce ne sia nell'uso di un telefonino...In considerazione dei livelli di esposizione osservati, il gruppo di esperti non condivide l'ipotesi di un rischio alla salute per la popolazione residente in prossimità delle antenne."
L'esposizione c'è stata, ma non ci sono prove reali che abbia
causato alcun effetto sulla salute.
Dal 1953 al 1976, microonde a bassa intensità sono state dirette
sulla sede dell'ambasciata USA a Mosca. Lilienfeld e altri [70]
hanno effettuato un'accurata analisi della storia sanitaria di 1827 funzionari
e impiegati che erano stati assegnati all'ambasciata. I loro dati sono
stati paragonati a quelli di 2561 colleghi assegnati ad altre ambasciate
nell'Europa dell'Est. Misurazioni di diverse aree esposte nell'ambasciata
di Mosca in tre diversi periodi indicavano che il massimo livello era di
0.015 mW/cmq (fra 0.5 e 9 GHz) per 18 ore al giorno. Per la maggior parte
del periodo di esposizione, il livello massimo era inferiore. Le ambasciate
della popolazione di riferimento venivano considerate a livello base.
Lillenfeld non ha riscontrato aumenti di mortalità per qualunque
malattia o per il cancro in generale o per una particolare forma di cancro
nel gruppo di Mosca. Benchè lo studio sia stato ben progettato,
la relativa piccolezza del campione e la brevità del tempo di controllo
ne limita l'efficacia. L'efficacia dello studio è anche limitata
dal livello estremamente basso della radiazione RF, anche se si deve notare
che tale livello è comunque più alto di quelli misurabili
presso le stazioni trasmittenti per telefonia mobile.
Lo studio concludeva che:
"Il personale che lavorava all'ambasciata USA a Mosca non ha subito
effetti nocivi sulla salute dalle microonde dirette alla Cancelleria"
Si e no. Mentre non ci sono stati studi epidemiologici su cancro e antenne per telefonia mobile, ci sono stati studi su cancro e esposizione ad altri tipi di onde radio. Per una rassegna recente vedi Elwood [94]e Rothman [139], e Boice e McLaughlin [204]..
In generale, gli studi epidemiologici su cancro e onde radio non hanno mostrato correlazioni significative fra l'esposizione e il cancro. Gli studi comprendono:
Gli studi di correlazione geografica stimano l'intensità delle onde radio in determinate aree ed operano una correlazione fra queste stime e la frequenza di malattie in dette aree. Anche quando sono progettati con accuratezza, gli studi di correlazione geografica sono considerati indicativi e non vengono usati per determinare un rapporto di causa ed effetto.
Gli studi di correlazione geografica fatti ad oggi non mostrano relazioni coerenti fra l'esposizione a RF e i tumori, sia infantili sia adulti. Vedi Q15B ,Q15D e Elwood [ 94] per ulteriori dettagli su questi studi.
Studi sui "grappoli di tumori"
I passi fondamentali nel valutare le notizie di "grappoli di tumori" sono:
Studi sull'esposizione professionale
La maggioranza degli studi sull'esposizione professionale alle onde radio ha carenze nella determinazione dell'esposizione, perché per stimare il livello di esposizione sono stati usati il settore d'impiego e il tipo di lavoro svolto; cioè, gli effettivi livelli di esposizione non sono noti.
Ci sono cinque studi epidemiologici che vengono generalmente considerati
progettati e condotti in modo accettabile, di dimensione adeguata, e sufficiente
estensione nel tempo: Robinette e altri [
67], Hill [68
] e Milham [69],
Morgan e altri [118]
e Groves et al [187].
Questi cinque studi non mostrano associazioni statisticamente significative
fra l'esposizione a onde radio né con il cancro in generale né
con alcun specifico tipo di tumore.
In uno studio pubblicato all'inizio del 2000, Morgan e colleghi [118]
hanno studiato tutte le cause principali di mortalità (con particolare
riferimento a tumori al cervello, linfomi e leucemia) nei dipendenti della
Motorola, un fabbricante di prodotti per la telecomunicazione via RF. In
base alla posizione aziendale, i lavoratori sono stati divisi in gruppi
aventi esposizione a RF alta, media, bassa e assente [di riferimento].
Nei gruppi con esposizione alta e media non è stato trovato alcun
incremento dell'incidenza di tumori al cervello, linfomi o leucemie. Gli
effettivi livelli medi o di picco di esposizione
a radiazione RF non erano noti.
Gli altri studi di progettazione accettabile (Lilienfeld e altri [70 ],Lagorio e altri [71 ],Muhm [72], Tynes e altri [73], Grayson e altri [33],Thomas e altri [105] ) hanno maggiori limitazione nella determinazione dell'esposizione, nell'accertamento dei casi o nell'estensione temporale; neanche questi comunque suggeriscono che l'esposizione alle onde radio aumenti il rischio di cancro in generale o di qualche specifico tipo di cancro.
Szmigielski [ 79] ha studiato personale militare polacco che potrebbe essere stato esposto a onde radio. Lo studio riporta che l'incidenza di tumori di tutti i tipi, tumori al cervello, leucemie e linfomi è elevata nel personale esposto. Poiché i metodi di raccolta e analisi dei dati sono descritti in modo insufficiente o inadatti, e poiché la determinazione dell'esposizione alle onde radio è assolutamente insufficiente, il rapporto non soddisfa i requisiti minimi di accettabilità di uno studio epidemiologico. Elwood [94 ] conclude anche che i metodi usati nello studio di Szmigielski potrebbero comportare un errore sistematico "che ci si dovrebbe aspettare che produca un aumento nel rischio relativo calcolato per tutti i tipi di tumori ".
Studi sull'esposizione a radiazione da telefonini
Nel 1996, Rothman e altri [121]hanno pubblicato uno studio che esaminava le cartelle cliniche di oltre 250,000 utenti di telefonini. Essi non hanno trovato differenze nella mortalità fra utenti di telefonini (le cui antenne sono poste vicino alla testa) e quelli di telefoni mobili (le cui antenne sono montate su un veicolo). In un aggiornamento dello studio del 1999 [122], lo stesso gruppo ha esaminato specifiche cause di morte fra circa 300,000 utenti di telefonini in diverse città negli U.S.A.. I ricercatori non hanno trovato differenza nell'incidenza di tumori in generale, di leucemie e di tumori al cervello fra gli utenti di telefonini e quelli di telefoni mobili. L'unica causa specifica di morte che si associava con gli utenti di telefoni mobili era quella legata ad incidenti stradali.
Fra il 1999 e il 2001, sono stati condotti tre studi controllati per valutare i tumori cerebrali in utenti di telefonini: il primo da Hardell e altri [100], il secondo da Muscat e altri [138] e il terzo da Inskip e altri [143]. Nessuno degli studi ha trovato associazioni fra l'uso dei telefonini e i tumori cerebrali, e nessuno ha trovato una relazione esposizione-rischio. In generale, il lobo temporale del cervello è il più esposto a radiazione RF nell'uso di telefonini; Hardell e altri [100] hanno riportato un aumento non significativo di tumori al lobo temporale, ma Muscat [138] e Inskip [143] hanno riscontrato un'ugualmente non significativa riduzione in questi tumori. Hardell e altri [ 100] hanno riportato un aumento non significativo di tumori al lobo temporale nel lato in cui i pazienti dichiaravano di usare il telefonino, ma Muscat [138] e Inskip e altri [143] hanno riportato tendenze non significative nella direzione opposta (vedi dettagli sotto).
Nel primo degli studi sui telefonini, Hardell e altri [100] hanno analizzato l'uso di cellulari in 233 pazienti svedesi ammalati di tumore al cervello, alcuni dei quali avevano usato telefonini anche per 10 anni. Questo studio faceva parte di una ricerca più ampia sulle possibili cause di tumore al cervello (fra l'altro si era valutato l'influenza del lavoro, della terapia anticancro mediante irradiazione, dell'esposizione diagnostica a radiazioni e dell'esposizione ad un'ampia gamma di agenti chimici. L'esposizione veniva valutata tramite questionari, e l'analisi limitata ai telefonini tenuti in mano (l'uso di dispositivi "viva voce" o in auto con antenna esterna non veniva considerato "esposizione"). Non si è trovato un aumento di incidenza di tumori al cervello in utenti di telefonini, sia digitali sia analogici, nè si è trovata una correlazione fra uso e incidenza (vedi figura seguente). Quando l'analisi è stata circoscritta ai tumori al lobo temporale (o al lobo temporale, occipitale e tempoparietale) nello stesso lato in cui veniva dichiarato l'uso del telefonino, si è trovata un aumento non significativo di incidenza. Questa sensibilità al lato di uso era stata riscontrata per i telefoni analogici, ma non per quelli digitali.
Nel 2002 Hardell e altri [198] hanno pubblicato uno studio eseguito su 1617 malati di tumore al cervello. Questo studio includeva tumori al cervello sia benigni che maligni, e teneva conto di telefonini e cordless. I tumori benigni (non-cancerosi) al cervello costituivano il 55% del totale, e il 35% dei telefoni usati erano cordless, non telefonini. L'incidenza di tumori al cervello in utenti di telefonini e cordless non era elevata in misura significativa (vedi Fig sotto). L'incidenza di tumori benigni al cervello era elevata negli utenti di telefonini analogici e diminuiva leggermente negli utenti di cordless e digitali. L'analisi dei dati è notevolmente complessa, con i dati suddivisi per tipo di telefono (analogici a 450 MHz rispetto agli analogici a 900 MHz, analogici rispetto ai digitali rispetto ai cordless), per ore di uso, per anni di uso, per tipo di tumori e per localizzazione dei tumori; in totale sono stati fatti oltre 200 calcoli di rischio relativo. L'incidenza di tumori maligni al lobo temporale era leggermente diminuita negli utenti di telefonini, sia digitali sia analogici(vedi Fig sotto). L'aumento di tumori al cervello totali trovati nello studio appare largamente, forse interamente, dovuto all'aumento di neuromi acustici (un tumore benigno del nervo) negli utenti di telefonini analogici.
Più tardi nel 2002, Hardell e altri hanno pubblicato un'analisi ulteriore [209] dello studio descritto nel paragrafo precedente. Questa analisi era limitata ai tumori maligni. L'analisi confermava che non c'era un incremento statisticamente significativo di tumori maligni al cervello in utenti di telefonini, analogici o digitali, sia a breve sia a lungo (più di 6 anni) termine (vedi Fig sotto). Gli autori riportavano che l'incidenza di tumori era maggiore nel lato della testa di uso del telefonino e minore nel lato opposto, senza però aumenti statisticamente significativi nel totale.
Gli studi di Hardell e altri [100, 198] erano stati criticati piuttosto aspramente in un riesame commissionato nel 2002 dall'autorità di radioprotezione svedese (Swedish Radiation Protection Authority) [204]. Il riesame concludeva:
"Siccome solo pazienti vivi erano stati interpellati e più di 500 casi erano stati esclusi e siccome c'è prova di interferenza nella scelta (dei casi) e nell'informazione, questo studio di sopravvissuti ai tumori non può costituire base di analisi per le ricerche di causa incrociate. I rischi per la salute evidenziati per i cordless, che lavorano con una potenza di emissione fino a 100 volte inferiore a quella dei telefonini analogici svedesi indicano un disturbo nella raccolta dei dati. L'incremento per uso del telefono sullo stesso lato (del tumore) è compensato da una equivalente diminuzione per uso sul lato opposto, suggerendo un disturbo nella raccolta dei dati... Non c'era alcuna prova di una risposta alla dose...A causa delle insufficienze sopra elencate e del grande numero di confronti effettuati, più di 200, i disturbi e la casualità sono la più probabile spiegazione delle associazioni riportate."
Tumori al cervello in utenti di telefonini |
|
Rischio relativo di tumore al cervello (rapporto
di probabilità con intervallo di confidenza del 95%) in utilizzatori
di telefonini, dallo studio epidemiologico di Hardell e altri [100],
Muscat e altri [138],
Inskip e altri [143],
e Johansen e altri [155].
I numeri dei casi nell'analisi totale e quelli nelle sottoanalisi sono
mostrati in parentesi.
La serie superiore di dati si riferisce alla definizione meno restrittiva di "uso del telefonino" riportata da ogni gruppo, la serie mediana si riferisce ai pazienti con l'uso più prolungato analizzati in ogni gruppo, e la serie in fondo si riferisce ai tumori nel lobo del cervello che si supponeva più esposto alla radiazione |
Nel dicembre 2000, Muscat e altri [138] hanno pubblicato una ricerca strutturata in modo analogo, condotta su 469 malati di tumore al cervello negli USA. L'esposizione è stata stimata sulla base di questionari compilati in ospedale. Non è stato riscontrato alcun aumento di incidenza fra gli utilizzatori di telefonini, e non ès tata osservata alcuna correlazione fra esposizione e incidenza della malattia (vedi figura sopra). L'incidenza dei tumori al lobo temporale (dove l'esposizione a RF da parte di utilizzatori di telefonino dovrebbe essere massima) non era elevata. C'era una non significativa tendenza a riscontrare tumori sul lato dichiarato di utilizzo dei telefonini; quando però l'analisi veniva ristretta ai tumori al lobo temporale, si trovavano meno tumori di quanto ci si aspettasse sul lato della testa dove veniva usato il telefono.
Quando Muscat e altri [138 ] analizzarono i tumori in base alla relativa istopatologia, non c'era aumento di gliomi (la più comune e mortale forma di tumore al cervello); c'era invece un aumento di neuroepiteliomi (vedi figura seguente). Questo aumento non era statisticamente significativo. Hardell [100 ] non aveva esplicitamente analizzato questo sottotipo di tumore, ma Inskip [143] aveva trovato invece una diminuzione di neuroepiteliomi.
Appena lo studio di Muscat e altri [ 138] fu pubblicato, la NEJM scaricò sul proprio sito uno studio analogo, la cui pubblicazione era stata programmata per il gennaio 2001. Inskip e altri [143] hanno studiato 782 malati di tumore al cervello in diverse parti degli USA. Essi non hanno trovato alcun aumento di incidenza di tumori al cervello in utilizzatori di telefonini, alcuni dei quali avevano usato i telefonini anche per 5 anni. Essi non hanno riscontrato alcuna correlazione fra esposizione e incidenza della malattia (vedi figura seguente). L'incidenza di tumori al lobo temporale (dove l'esposizione a radiazione RF per gli utilizzatori di telefonini dovrebbe essere massima) non era elevata. C'era una non significativa tendenza dei tumori a manifestarsi nel lato della testa opposto a quello di utilizzo dichiarato del telefonino. Quando Inskip e altri [ 143] hanno analizzato i tumori per tipo istopatologico, non è risultato alcun eccesso significativo di alcun tipo di tumore, benigno o maligno.
All'inizio del 2001, Johansen e altri [155] hanno pubblicato uno studio di gruppo retrospettivo riguardante tutti i tipi di tumore in utenti danesi di telefonini, alcuni dei quali avevano usato il telefonino anche per 5 anni. Questo includeva 154 persone colpite da tumori al cervello. L'uso del telefonino è risultato associato ad un rischio generale diminuito in modo significativo, che fu attribuito prevalentemente a una minore presenza di tumori dovuti al fumo. Non si è trovato alcun incremento di rischio di tumori al cervello, leucemie, linfoma, tumori oculari o melanoma in utenti di telefonino; non è stato trovato alcun aumento significativo in alcun tipo di tumore; non è stato trovato alcun legame fra l'esposizione e l'incidenza di leucemia o tumori al cervello; non esiste alcun aumento in tumori al lobo occipitale o temporale. Vedi figura sotto.
Nell'editoriale di accompagnamento [ 155B] Park ha scritto:
"Indipendentemente da quanto convincenti siano le prove che assolvono i telefonini, continuerà ad esserci chi concluderà che questa questione non è stata sviscerata completamente. Nel campo della scienza, poche cose lo sono. La comunità scientifica ha la responsabilità di presentare tutte le prove al pubblico nella giusta prospettiva."Nel gennaio 2001, Stang e altri [152] hanno riportato che l'uso di "ricetrasmettitori radio, telefonini o simili apparecchi sul lavoro per parecchie ore al giorno" era associato al melanoma intraoculare. Su 118 pazienti con melanoma intraoculare, 6 (5.1%) hanno dichiarato "probabile o certo" che erano "stati esposti" a telefonini sul lavoro. Secondo gli autori, questo uso professionale del telefonino è 4 volte maggiore del previsto. L'uso del telefonino fuori dal lavoro non è stato analizzato, e altri fattori di rischio (per esempio, l'esposizione a UV e il fototipo della pelle) non sono stati esaminati. Nell'unico altro studio paragonabile, Johansen e altri [155] hanno trovato un'incidenza di melanoma e tumori oculari minore del previsto in utenti di telefonino. Secondo l'editoriale di accompagnamento [153]:
Stang e colleghi hanno sollevato l'ipotesi che dovremmo aggiungere un altro tipo di tumore a quelli già sotto particolare indagine fra i possibili rischi della radiazione RFR, ed è possibile che futuri studi confermino la loro ipotesi. Per ora però, data la misura ridotta dello studio, la determinazione piuttosto sbrigativa del livello di esposizione, l'assenza di attenzione all'esposizione a UV e ad altre variabili in grado di alterare i risultati, e alle limitate conferme disponibili in letteratura, è consigliabile una interpretazione cauta dei loro risultati.Nel 2002 Muscat e altri [188] hanno riportato che l'uso di telefonini non era associato con un incremento nella presenza di neuromi acustici (un tumore benigno del cervello). Questo studio combacia con il precedente rapporto di Muscat [138] su tumori maligni e uso di telefonini. I tumori trovati in utenti di telefonini erano più frequenti sul lato della testa opposto a quello usato che su quello dove era stato dichiarato l'uso. Si noti che lo studio del 2002 di Hardell e altri [198] riporta un aumento di neuromi acustici in utenti di telefonini analogici.
Nel 2002, Auvinen e altri [193] hanno riportato di non aver trovato associazioni statisticamente significative fra l'uso di telefonini e incidenza totale di tumori al cervello o alle ghiandole salivari. Dividendo i tumori al cervello in tipi, si è vista una debole associazione fra l'uso di telefonini analogici e gliomi; per i telefonini digitali, non c'era alcuna associazione.
Sommario dell'epidemiologia
La mancanza di associazione fra l'esposizione a onde radio e il cancro in generale, e la mancanza di associazioni solide fra l'esposizione a onde radio e specifici tipi di tumore, suggerisce che è improbabile chele onde radio abbiano una forte influenza sul cancro.
Nella sua rassegna del 1999 sulla documentazione sull'epidemiologia della RF, Elwood [ 94] concludeva che:
Sono state segnalate numerose associazioni che suggeriscono un aumento di rischio per alcuni tipi di tumori per coloro che potrebbero essere stati maggiormente esposti a emissioni RF. Comunque i risultati sono contraddittori; non c'è alcun tipo di tumore che sia stato associato in modo coerente con l'esposizione a RF. I dati epidemiologici sono insufficienti, sia come consistenza sia come coerenza, a raggiungere l'evidenza necessaria per concludere ragionevolmente che la emissione RF sia una causa probabile di uno o più tipi di cancro nell'uomo. L'evidenza è debole a causa dell'incoerenza dei risultati, dell'inadeguata progettazione degli studi, della mancanza di rilevazione dettagliata dell'effettiva esposizione, e della limitata capacità degli studi di tener conto di altri fattori probabilmente di rilievo. In alcuni studi poi sono probabili distorsioni nell'uso dei dati.In una rassegna del 2000 sulla letteratura riguardante l'epidemiologia da RF , Rothman [139] concludeva che:
In base alle prove epidemiologiche disponibili ad oggi, il principale allarme per la salute pubblica viene dagli incidenti stradali imputabili all'uso dei telefonino, un effetto del comportamento piuttosto che dell'esposizione in quanto tale. Nè i numerosi studi sull'esposizione occupazionale a RF nè i pochi sui telefonini forniscono alcuna prova chiara di un'associazione con tumori al cervello o altre malattie. Anche se gli studi in corso dovessero trovare effetti di relazione più grande per i tumori al cervello, l'aumento assoluto di rischio sarebbe sempre inferiore a quello derivante dagli incidenti stradali.Nel 2002 Muscat e altri [188] hanno riportato che l'uso di telefonini non era associato con un incremento nella presenza di neuromi acustici (un tumore benigno del cervello). Questo studio combacia con il precedente rapporto di Muscat [138] su tumori maligni e uso di telefonini. I tumori trovati in utenti di telefonini erano più frequenti sul lato della testa opposto a quello usato che su quello dove era stato dichiarato l'uso. Si noti che lo studio del 2002 di Hardell e altri [198] riporta un aumento di neuromi acustici in utenti di telefonini analogici.
Nel 2002, Auvinen e altri [193]
hanno riportato di non aver trovato associazioni statisticamente significative
fra l'uso di telefonini e incidenza totale di tumori al cervello o alle
ghiandole salivari. Dividendo i tumori al cervello in tipi, si è
vista una debole associazione fra l'uso di telefonini analogici e gliomi;
per i telefonini digitali, non c'era alcuna associazione.
E' possibile, ma non ci sono prove confermate dell'esistenza di tali effetti. E' stato suggerito che la radiazione RF con onde modulate in ampiezza (AM) potrebbero avere effetti diversi da quella con onde continue(CW, non modulate).Questo potrebbe essere importante, dato che le antenne trasmittenti per telefonia mobile e i telefonini producono un segnale modulato, e la maggior parte delle ricerche sono state effettuate con sorgenti di onde non modulate.
Questo aspetto è stato verificato in dettaglio da Juutilainen e de Seze [ 90], che hanno concluso che:
"La letteratura relativa ai possibili effetti biologici delle onde radio in AM consiste in osservazioni sparse basate su una grande varietà di modelli sperimentali e di parametri di esposizione... Molti studi hanno riportato risultati che non escludono effetti sul sistema nervoso e sui processi biologici legati al cancro. Tuttavia, i metodi e i parametri di esposizione variano notevolmente, e non ci sono notizie di ripetizione indipendente dei risultati positivi. I risultati disponibili ad oggi non sono in grado di provare l'esistenza di bioeffetti ben definiti dovuti all'esposizione a onde radio e legati alla modulazione delle onde stesse."
E' possibile. Alcuni gruppi all'interno della popolazione potrebbero
essere più sensibili di altri agli effetti delle onde radio, ma
tali gruppi in realtà non sono stati individuati. La possibile esistenza
di tali gruppi è una delle ragioni principali per il margine di
sicurezza addizionale di 5 volte aggiunto alle linee guida per l'esposizione
del pubblico (vedi Q9).
Vedere anche la discussione sull'uso dei telefonini da parte
dei bambini in Q15F
Benché sembri che la principale preoccupazione del pubblico riguardo agli effetti sulla salute delle antenne trasmittenti per telefonia mobile sia la possibilità di un legame con il cancro (vedi Q21 e Q23C-Q23E), periodicamente spuntano altre questioni legate alla salute. Particolarmente comuni sono domande relative all'interferenza con i pacemaker (coperte in Q19A).Questa sezione copre anche questioni meno comuni. La possibilità di un legame con aborti e difetti di nascita sono esaminate in Q22.
No. Non c'è alcuna prova che le antenne trasmittenti per telefonia cellulare influiscano su pacemaker o altri protesi elettroniche, almeno finché i livelli di esposizione si mantengono al di sotto dei limiti ANSI per esposizione non professionale (vedi Q8 e Q12).
E' possibile che i telefonini stessi interferiscano con i pacemaker se l'antenna è piazzata direttamente sul pacemaker stesso. Il problema è stato segnalato solo per alcuni tipi di telefonino e alcuni tipi di pacemaker [ 46].
E' possibile che l'uso di telefonini provochi mal di testa.
Nel 1998, Frey [48 ] ha riportato prove aneddotiche che i telefonini provocano mal di testa.
Nel 2000, Oftedal e altri [ 154] hanno scoperto che gli utenti di telefonini dichiarano comunemente di soffrire di mal di testa, ma dato che lo studio non contiene dati sui non utenti non è noto se l'incidenza di mal di testa riportata da questi utenti di telefonino è inusuale.
Nel 2000, Chia e altri [ 142] hanno riportato che i mal di testa erano significativamente più comuni fra utenti di telefonino che fra i non utenti (65% vs 54%). La prevalenza di mal di testa aumenta significativamente con la durata di uso, e l'aumento viene eliminato con l'uso di dispositivi vivavoce.
Nessuno ha sostenuto che ci sia un'evidenza scientifica che le antenne trasmittenti provochino mal di testa, e manca qualunque base biofisica o fisiologica per aspettarsi un tale effetto.
Ci sono notizie non confermate riguardo a questo. Alcuni studi suggeriscono che la radiazione RF da telefonini potrebbe provocare sottili cambiamenti fisiologici o comportamentali. Comunque, nessuno di questi studi offre prove sostanziali che le stazioni trasmittenti potrebbero rappresentare un pericolo per la salute:
-Eulitz e altri [ 84] hanno riportato che i telefoni cellulari possono alterare l'attività elettrica del cervello. Comunque, l'effetto potrebbe essere falsato da un'interferenza della RF con i conduttori dei segnali per l' EEG.
-Freude e altri [ 111] hanno esposto volontari umani a RF da un telefonino GSM a 916 Mhz e 350 mW GSM . Si sono rilevate leggere variazioni nell' EEG che "non indicano alcuna influenza sulle prestazioni del cervello, sul benessere o sulla salute"
- Nel 1996 Mann e Röschke [113] hanno riportato che l'esposizione a segnale di telefonino a 0.05 mW/cmq potrebbe provocare leggeri cambiamenti nella struttura del sonno; ma studi successivi con lo stesso gruppo non ha trovato effetti significativi quando la densità di potenza è stata abbassata a 0.02 mW/cmq [115], e nessun effetto del tutto quando la densità di potenza è stata alzata a 5 mW/cmq [159].
-Nel 1999, Borbély, Huber e altri [110,141] hanno riportato che l'esposizione a un segnale di telefonino a 1 W/kg potrebbe provocare leggere variazioni nella struttura del sonno.
-Nel 1999 De Seze e altri [113] hanno riportato che l'esposizione di volontari a RF da telefonini non aveva effetto sulla secrezione notturna di melatonina. Nel 2001, Radon e altri [166] hanno riportato un'analoga mancanza di effetti della radiazione RF da telefonino sui livelli di melatonina nell'uomo. Effetti sulla melatonina erano stati suggeriti come meccanismo con il quale i campi delle linee elettriche potrebbero influire sulla salute (vedi nota 4 ).
- Wang e Lai [109 ] hanno riportato che ratti esposti a radiazione in radiofrequenza pulsata a 2450 MHz mostravano "difetti nella memoria a lungo termine". Le cavie esposte a RF erano più lente di quelle normali ad imparare a muoversi in un labirinto. Le cavie erano state esposte a RF sull'intero corpo per 1 ora/giorno. Il SAR medio era di 1.2 W/kg con picchi di 3-4 W/kg. Il segnale è completamente differente da quello prodotto da una stazione trasmittente e il SAR di picco può essere stato abbastanza alto da provocare stress termico. L'intensità di esposizione (SAR) era 15 volte maggiore dello standard FCC per l'esposizione non professionale sull'intero corpo. Nel 2000 Sienkiewicz e altri [ 120] hanno condotto un esperimento simile su topi (ma usando un segnale e una densità di potenza che simulava una stazione trasmittente digitale per telefonini europea) e non hanno rilevato alcun effetto sul comportamento nei labirinti.
-Nel 1999, Preece e altri [ 97] hanno riportato che l'esposizione di volontari a radiazione RF da telefonini potrebbe diminuire i tempi di reazione. La notizia è stata amplificata dalla stampa, ma lo studio effettivo non è particolarmente interessante, dato che l'effetto è stato rilevato solo su uno dei molti valori delle funzioni cognitive, e appare di gran lunga troppo piccolo per avere un qualsivoglia reale significato funzionale.
- Per una rassegna del 1999 sugli effetti comportamentali della radiazione RF vedi D'Andrea [96].
-Nel 2000, Koivisto e altri [ 117,132] hanno riportato studi su volontari esposti a RF a 902 MHz RF da un telefonino da 250 mW digitale (GSM) e sottoposti ad una batteria di test sui tempi di reazione. Per alcuni test, l'esposizione riduceva (cioè migliorava) i tempi richiesti, altri test mostravano miglioramenti nei tempi meno significativi. Alcuni test non mostravano effetti significativi. Per i test in cui Preece e altri [97] trovavano un effetto per i segnali analogici, Koivisto e altri [ 117] non trovavano effetti con un segnale digitale. I test che mostravano effetti vengono dichiarati test della funzione di apprendimento. In ulteriori studi nel 2001, Koivisto e altri [160] rilevarono che esposizioni di 30-60 minuti di volontari a RF da telefonini GSM non aveva effetti soggettivi rilevabili
-Nel 2000, Krause e altri [146] hanno riportato uno studio su volontari esposti a RF a 902 MHz da un telefonino digitale (GSM) da 250 mW e sottoposti a test di memoria e tempi di reazione. Gli effetti sulle percentuale di errore e sui tempi di reazione non erano significativi. Alcuni effetti sull' EEG sono stati osservati in certe condizioni di prova. Secondo gli autori: "Questi risultati non permettono alcuna conclusione riguardo ai possibili effetti dei telefonini sull'apprendimento".
-Nel 2000 Tsurita e altri [ 133] hanno riportato che la radiazione RF non ha mostrato alcun effetto sullo scambio sangue-cervello nei ratti. Questi ratti erano stati esposti ad un segnale digitale a 1339 MHz (TDMA) per un ora al giorno per 2-4 settimane. Il livello di esposizione (SAR) era di 0.25 W/kg e quello del cervello di 2 W/kg, e non si sono registrate variazioni nella temperatura corporea. Non si sono rilevati effetti nel peso corporeo, nella morfologia del cervello o nella permeabilità della barriera sistema circolatorio-cervello. La pubblicazione di Tsurita e altri [133] include una dettagliata discussione su studi precedenti sugli effetti della RF sulla barriera sangue-cervello. In uno studio simile del 2001, Finnie e altri [ 170] riportavano che una radiazione RF da 4W/kg non aveva effetto sulla barriera sangue-cervello nei topi.
-Nel 2000, Bornhausen e Scheingraber [145] hanno riportato che l'esposizione di cavie pregne a radiazione RF non ha avuto effetti sulla loro prole. Femmine di ratto pregne, libere di muoversi, erano state sottoposte in continuazione a RF a 900 MHz GSM RF a 0.1 mW/cmq (SAR variabili fra 17.7 e 75 mW/kg). Non si sono trovati deficit cognitivi nella prole.
- Nel 2002, Edelstyn e Oldershaw [183] hanno riportato che l'esposizione di volontari a radiazione RF da telefonino a 900 MHz migliorava le loro prestazioni nei test d'attenzione.
- Nel 2002, Dubreuil e altri [184] hanno riportato che l'esposizione della sola testa di ratti a radiazione RF pulsante a 900 MHz (SAR di 1 o 3.5 W/kg) per 45 minuti non aveva effetto sull'apprendimento.
- Fra il giugno e il luglio del 2002, ci sono state varie segnalazioni sulla stampa riguardo ad un gruppo di studio finlandese che avrebbe dimostrato che la radiazione da telefonino RF influenzava il comportamento della barriera sangue-cervello. Lo studio poi effettivamente pubblicato [192] non conferma le anticipazioni di stampa. Lo studio effettivo era stato condotto su cellule esposte in vitro a radiazione RF; gli autori segnalano l'attivazione della "proteina 27 da danno da calore". Gli autori poi ipotizzano che se ciò capitasse in utenti di telefonino questo "potrebbe provocare un aumento nella permeabilità della barriera sangue cervello". Gli autori, in questo rapporto, non studiano in realtà della barriera sangue-cervello.
- Nel 2002, Ozturan e altri [194] hanno riportato che la radiazione RF da telefonino non ha effetto sull'udito.
- Nel 2002, Heitanen e altri [200] hanno riportato di studi su un gruppo di persone che sosteneva di essere sensibile alla radiazione RF di telefonini. Hanno scoperto che quegli individui auto definiti ipersensitivi non erano in grado di distinguere l'esposizione a vere radiazioni RF da quelle simulate.
- Nel 2002, Hamblin e Wood [202] hanno passato in rassegna 14 studi pubblicati sugli effetti della radiazione RF da telefonino sull'attività elettroencefalografica nell'uomo (EEG) e sul sonno. Hanno concluso che benchè gli studi non siano concordi, c'è qualche prova di effetti sull' EEG. Concludono però dicendo che "gli attuali standard internazionali di sicurezza appaiono adeguati alla minimizzazione dei rischi di danno, se gli effetti attualmente riportati verranno confermati"; e che "in realtà in nessuno studio pubblicato sugli effetti dei telefonini sono stati trovati effetti negativi per la salute umana".
Per
una rassegna sull'argomento "sensibilità alla radiazione RF", vedi
Ziskin [211].
Si. Se l'esposizione è sufficientemente intensa, le onde radio possono causare effetti biologici. I danni possibili includono cataratta, scottature della pelle, scottature profonde, spossamento da calore e colpi di calore. La maggior parte, se non la totalità, degli effetti biologici noti dovuti all'esposizione a sorgenti di onde radio ad alta potenza è dovuta al riscaldamento indotto [20]. Gli effetti di questo riscaldamento spaziano da disturbi del comportamento a danni agli occhi (cataratta) [vedi rif. in 1,5, 6,7,14,53, 83,90,99 and 99 ]. Tranne forse a pochi decimetri di distanza dalle antenne stesse [ 128], la potenza emessa dalle antenne trasmittenti per telefonia mobile è troppo bassa per causare riscaldamento.
Ci sono state segnalazioni sparse di effetti [21]
che sembrano non essere attribuibili al riscaldamento, i cosiddetti effetti
non termici [20].
Nessuno di questi effetti è stato replicato indipendentemente, e
nessuno ha legami evidenti con rischi per la salute.
La mancanza di effetti biologici per esposizione a una radiazione in
radiofrequenza che non provochi variazioni biologicamente significative
di temperatura non è sorprendente, dato che non esistono meccanismi
biofisici noti che suggeriscano che tali effetti siano probabili
[25,
124,
158,
165
].
In una rassegna del 2001, Pickard e Moros [ 158] concludevano che:
"Le ipotesi che l'irradiazione UHF (300-3000 MHz) produca effetti biologici non legati al riscaldamento sono stati analizzati dal punto di vista teorico e considerate improbabili..... Questo conferma precedenti posizioni che consideravano improbabile l'esistenza di effetti biologici delle frequenze UHF a meno che si possa trovare un meccanismo si accumulo di energia nel tempo e nello spazio e analizzarlo. Tre possibili meccanismi sono poi analizzati e ne è dimostrata l'improbabilità.... Infine, si conclude che il tasso di energia rilasciata in un campo tipico a un tessuto tipico è così piccolo da rendere improbabile qualunque effetto biologico non termico."
No. Anche ad elevati livelli di esposizione, non c'è nessuna evidenza sostanziale che le onde radio possano causare o favorire il cancro (per un'opinione contraria vedere le notizie discusse in Q15B e Q15C). Benché la ricerca in questo campo sia stata molto estesa, non esistono prove di laboratorio confermate né prove epidemiologiche che le onde radio a livelli di potenza analoghi a quelli cui può essere esposto il pubblico a causa di antenne per telefonia mobile siano associate al cancro [vedi rif. in 1,5, 6,7, 14,74 e 83 per dettagli].
Ci sono due recenti rapporti di test di laboratorio in base ai quali l'esposizione a RF potrebbe causare il cancro, o lesioni di tipo canceroso, su animali. Questi studi sono discussi in Q23C e Q23E. Entrambi gli studi impiegano livelli di RF ben al di sopra di quelli riscontrabili in aree accessibili al pubblico vicino ad antenne trasmittenti, e nessuno dei due è stato ripetuto per conferma.
Gli studi epidemiologici sulla RF non mostrano nessuna associazione coerente con il cancro in generale né con alcun particolare tipo di cancro (vedi Q16).
Indirettamente, si. L'esposizione a livelli di onde radio sufficienti a produrre il riscaldamento dell'intero corpo può provocare aborti o difetti alla nascita. La potenza emessa dalle antenne trasmittenti per telefonia mobile è di gran lunga troppo bassa per provocare tale riscaldamento. Non esistono assolutamente prove di laboratorio o epidemiologiche che le onde radio a livelli di potenza dell'ordine di quelli cui è sottoposto il pubblico a causa delle antenne per telefonia mobile siano associate con aborti o difetti di nascita [vedi rif. in 1, 5, 6, 7 e 14 per dettagli].
C'è un costante flusso di nuove informazioni. Agli studi
che hanno destato maggiore attenzione vengono dedicate sezioni apposite,
come per lo studio sui topi discusso in Q23A
e Q23B , e
gli studi sulle rotture delle catene del DNA discussi in Q23C.
Uno studio australiano del 1997 di Repacholi e altri [ 37] riportava che topi geneticamente predisposti al linfoma, esposti per 18 mesi a campi di radiofrequenza del tipo usato dai telefonini digitali, intensi ma intermittenti, hanno un incremento nell'incidenza di linfomi. Non è stato trovato alcun aumento di incidenza per altri tipi di tumori. Le intensità di campo applicate sono superiori a quelle ammesse dalle norme ANSI/IEEE per l'esposizione non professionale ( Q8),e sono molto al di sopra dei valori che si trovano nelle aree accessibili al pubblico in prossimità delle antenne trasmittenti per telefonia mobile [16 ].
Nel 2002, Utteridge e altri [197] hanno riportato che non riuscivano e replicare questi aumento in linfomi nè in topi normali nè negli stessi topi predisposti al linfoma.
Lo studio originale di Repacholi e altri [37] è stato criticato sotto numerosi aspetti:
Nello studio del 2002 di Utteridge e altri [197], 120 topi normali e 120 predisposti al linfoma sono stati esposti a radiazione RF da GSM modulata a 898 MHz per 1 ora al giorno per 24 mesi a SAR di 0.25, 1.0, 2.0 e 4.0 W/kg (120 topi di entrambi i tipi per ogni SAR).Non è stato trovato alcun incremento statisticamente significativo di linfomi nè alcuna risposta statisticamente significativa alla dose.
Si noti che ci sono almeno altri 15 studi su esposizione
di lunga durata di roditori a radiazione RF. Nessuno di questi ha usato
topi predisposti al linfoma, nessuno ha rilevato aumenti di linfomi. Vedi
Q23B
per dettagli.
Ci sono almeno altri 20 studi sull'esposizione a lungo termine di roditori a RF.
- Nel 1971, Spalding e altri [ 64] hanno pubblicato uno studio su topi che erano stati esposti a RF a 800-MHz per 2 ore/giorno, 5 giorni/settimana, per 35 settimane a un SAR di 13 W/kg. La vita media del gruppo esposto a RF era leggermente più lunga di quella del gruppo di controllo, ma non in misura significativa(664 giorni contro 645).
- Nel 1982 Szmigielski e altri [65] hanno pubblicato uno studio su topi che erano stati esposti a RF a 2450 MHz per 2 ore/giorno, 6 giorni/settimana, per 6 mesi. I livelli di esposizione erano di 2-3 e 6-8 W/kg. Il gruppo di controllo includeva animali irradiati in modo simulato e animali sottoposti a "stress da confinamento". Sia l'esposizione a RF sia lo stress da confinamento accelerava significativamente l'apparizione di tumori alla pelle (chimicamente indotti) e di tumori al seno (chimicamente indotti). La dosimetria di questo studio è criticabile, e sembra probabile che i topi esposti alla dose più alta fossero soggetti a riscaldamento in misura fisiologicamente significativa.
- Nel 1988 Saunders e altri [98] hanno pubblicato uno studio su topi maschi che erano stati esposti a radiazione RF a 2450 MHz (intensità di potenza di 10 mW /cm² e SAR di 4 W/kg) per 6 ore al giorno per un totale di 120 ore su un periodo di 8 settimane. Alla fine del periodo di esposizione i topi sono stati accoppiati a femmine non esposte. Non c'è stata alcuna riduzione significativa del tasso di gravidanze, né c'è stato alcun aumento di malformazioni letali. L'esame delle cellule seminali non ha mostrato aumenti di aberrazioni cromosomiche. Gli autori concludono che "non c'è alcuna prova in questo esperimento che dimostri che l'esposizione cronica di topi maschi a radiazione a microonde a 2450 MHz induca un effetto mutageno".
- In 1994 Liddle e altri [ 66] hanno pubblicato uno studio che esaminava gli effetti di un'esposizione per tutta la vita di topi a RF a 2450 MHz RF. I topi sono stati esposti per 1 ora al giorno, 5 giorni alla settimana per tutta la vita a 2 o 6.8W/kg. La durata della vita è stata accorciata in modo significativo nei topi esposti a 6.8 W/kg (in media di 572 giorni contro 706 del gruppo esposto in modo simulato). Peraltro, a 2 W/kg, le cavie esposte a RF vivevano leggermente, anche se non in modo significativo, più a lungo (in media 738 giorni) del gruppo esposto in modo simulato. Gli autori hanno suggerito che il riscaldamento dovuto all'esposizione a 6.8 W/kg era stressante in misura sufficiente a diminuire la durata della vita.
- Nel 1992, Chou e altri [ 43]
hanno pubblicato uno studio su 100 ratti normali esposti a RF pulsante
a 2450 MHz RF e 0.15-0.40 W/kg [
8] per 21.5 ore/giorno per 25 mesi. Non si è osservato
alcun effetto sulla durata della vita o sulle cause di morte. Si è
rilevato un aumento di tumori in generale nel gruppo esposto, senza effetti
sulla sopravvivenza. La frequenza di tumori maligni nel gruppo di controllo
era insolitamente bassa per la razza, e non si sono osservati aumenti di
tumori benigni.
Si sono rilevati due linfomi primari nel gruppo esposto, e due nel
gruppo di controllo. Non si sono rilevati tumori cerebrali benigni o maligni
né nei ratti esposti né nel gruppo di controllo.
Gli autori hanno concluso che:
"L'esposizione a microonde...non ha mostrato effetti biologicamente significativi sulla salute in generale... L'aver riscontrato un eccesso di tumori maligni nelle cavie esposte è degno di nota. Comunque, se si considera questo singolo risultato alla luce di altri parametri, è dubbio che la differenza statistica rifletta un'effettiva influenza biologica. Il risultato complessivo indica che non ci sono effetti certi e biologicamente significativi...".- Nel 1994, Wu e altri [ 56] ha pubblicato un rapporto su 26 topi che erano stati esposti a un agente cancerogeno chimico più una RF a 2450 MHz RF e 10 mW/cm² (10-12W/kg). L'esposizione è continuata per 3 ore/giorno, 6 giorni /settimana per 5 mesi. L'agente cancerogeno era di un tipo che provoca tumore al colon. Non si è rilevata nessuna differenza fra le cavie trattate solo con il cancerogeno e quelle trattate con il cancerogeno più la RF.
- Nel 1997, Toler e altri [ 45] hanno pubblicato un rapporto su 200 topi predisposti al tumore al seno esposti a RF a 435 MHz e 1.0 mW/cm² (0.32 W/kg). L'esposizione è continuata per 22 ore/giorno, 7 giorni/settimana per 21 mesi. Gli autori non hanno riportato alcuna differenza nella sopravvivenza né nell'incidenza di tumori al seno. Gli autori hanno riportato che non c'era alcuna differenza nell'incidenza di alcun tipo di tumori fra il gruppo esposto e quello di controllo. In particolare si notava che non c'era nessuna differenza nell'incidenza di linfoma, leucemie o tumori fra il gruppo esposto e quello di controllo.
- In 1998, Frie e altri [ 44] hanno pubblicato un rapporto su 100 topi predisposti al tumore al seno esposti a RF a 2450 MHz e SAR di 0.3 W/kg. L'esposizione era di 20 ore/giorno,7 giorni/settimana per 18 mesi. Lo studio non ha trovato differenze nell'incidenza di tumori né nella sopravvivenza fra il gruppo esposto e quello di controllo.
- Più tardi, sempre nel corso del 1998, Frie e altri [47] hanno pubblicato un secondo studio usando gli stessi tipi di topi e lo stesso regime di esposizione, ma ad una SAR, più alta, di 1.0 W/kg. Nuovamente, lo studio non ha trovato alcuna differenza nell'incidenza di tumori o nella sopravvivenza fra il gruppo esposto e quello di controllo. Non c'era differenza nell'incidenza di linfoma, leucemia o tumore al cervello fra il gruppo esposto e quello di controllo in nessuno dei due studi.
- Nel 1998 Imaida e altri [ 63a] hanno pubblicato un rapporto su 48 ratti cui era stato somministrato un cancerogeno chimico che provoca tumori al fegato, ed erano stati esposti a RF a 929 MHz e SAR di 0.6-0.9 W/kg. L'esposizione era di 90 min/giorno, 5 giorni/settimana per 6 settimane. Non è stata riscontrata alcuna differenza nell'incidenza di tumori al fegato fra i ratti esposti a RF e quelli cui era stato somministrato solo il cancerogeno chimico.
- In una seconda pubblicazione del 1998, Imaida e altri [63b ] hanno riportato una simile mancanza di aumento di tumori al fegato in ratti esposti a RF a 1500 MHz e SAR di 2.0 W/kg. L'esposizione era ancora di 90 min/giorno, 5 giorni/settimana per 6 settimane.
- Nel 1998 Adey e altri [ 24] riportavano che l'esposizione a RF modulata pulsante a 837 MHz non induceva nè favoriva i tumori nei ratti. L'esposizione a RF iniziava con un'esposizione continua su tutto il corpo di femmine di ratto pregne e continuava fino allo svezzamento. A 7 settimane di età iniziava l'esposizione della testa ad un campo localizzato, e questa esposizione continuava per 22 mesi (2 ore/giorno,7.5 min si - 7.5 min no, 4 giorni/settimana). Alcuni ratti venivano anche trattati con un cancerogeno chimico che provoca tumori al cervello(urea etilnitrosa, ENU). I SAR del cervello variavano fra 0.7 e 1.6 W/kg, e i SAR dell'intero corpo variavano fra 0.2 e 0.7 W/kg; le variazioni di SAR erano dovute a cambi nel peso e alla variabilità delle posizioni degli animali. Il numero di tumori risultò inferiore nei gruppi esposti a RF che in quelli con esposizione simulata, ma la differenza non era statisticamente significativa. Questa diminuzione non significativa veniva osservata sia nei ratti sottoposti solo a RF che in quelli trattati con RF più il cancerogeno chimico.
- Nel 2000, Adey e altri [ 50] riferivano che l'esposizione ad un'onda costante a 837 MHz in RF non provocava tumori al cervello nei topi nè ne favoriva l'insorgenza. Tranne che per la differenza nella forma d'onda, lo studio del 2000 utilizzava lo stesso schema e lo stesso protocollo di esposizione di quello del 1999.
-Nel 1999, Chagnaud e altri [ 106] riportavano che l'esposizione di ratti a un segnale GSM non favoriva l'insorgere di tumori al seno chimicamente indotti. In vari momenti dopo l'esposizione a un cancerogeno chimico, i ratti venivano esposti per 2 settimane a 2 ore al giorno a un segnale GSM a 900-MHz a 0.075 o 0.27 W/kg. Non fu osservato alcun effetto nell'incidenza di tumori, nella crescita dei tumori o nella sopravvivenza degli animali.
- Sempre nel 1999, Higashikubo e altri [107] riportavano che l'esposizione di ratti con tumori al cervello a radiazioni in radiofrequenza non aveva alcun effetto sulla crescita di tali tumori. I ratti venivano esposti a un'onda continua a 835 MHz RFR oppure ad un'onda pulsata a 848 MHz RFR a un SAR di 0.75 W/kg. L'esposizione durava 4 ore/giorno,5 giorni alla settimana, iniziando 28 giorni prima dell'innesto del tumore continuando per 150 giorni dopo l'innesto del tumore.
- Nel 2001, Zook e Simmens [104] riportavano l'assenza di effetti sull'incidenza di tumori cerebrali in ratti esposti a RF continua o pulsata a 860-MHz e 1.0 W/kg. L'esposizione era di 6 ore/giorno, 5 giorni/settimana per 22 mesi, iniziando quando i ratti avevano 2 mesi. Zook e Simmens riportavano anche che lo stesso protocollo RF non promuoveva tumori cerebrali indotti chimicamente. Non venivano trovati aumenti significativi legati alla RF in tumori di qualunque tipo, inclusi linfomi.
- Sempre nel 2001, Jauchem e altri [156] riportavano che non c'erano effetti significativi sullo sviluppo di tumori mammari o sulla sopravvivenza a tali tumori in animali predisposti al tumore esposti a impulsi composti di una banda extralarga (ultra-wideband, UWB) di frequenze, incluse quelle nel campo della RF. Esami istopatologici non rivelavano alcun significativo effetto sul numero di neoplasmi (inclusi i linfomi) in nessuno dei tessuti esaminati.
- Ancora nel 2001, Heikkinen e altri [172] hanno riportato che l'esposizione di topi a radiazioni RF del tipo usato per telefonini analogici o digitali non aumentava l'incidenza dei tumori (in particolare linfomi) indotti da radiazioni ionizzanti. I topi erano stati esposti a radiazioni ionizzanti e poi a radiazione RF di tipo pulsante (telefonini digitali) o continua (telefonini analogici. L'esposizione (SAR) a radiazione RF era di 1.5 W/kg (per segnale analogico) o 0.35 W/kg (per segnale digitale) per 1.5 ore/giorno, per 78 settimane. Non si è osservato alcun incremento in alcun tipo di cancro negli animali esposti a radiazione RF.
- Il 2001 ha visto anche due rapporti che mostravano che la radiazione RF non favorisce cancri alla pelle provocati da agenti chimici. Imaida e altri [177] hanno riportato che la radiazione RF pulsante impiegata dai telefonini in Giappone non promuoveva l'incidenza di tumori alla pelle chimicamente indotti nei topi. Imaida e altri [177] hanno effettuato test sia per la promozione sia per la co-promozione (in associazione con TPA), e non hanno trovato aumenti in nessuno dei due casi. Anche Mason e altri [175] hanno riportato l'assenza di promozione o di co-promozione di tumori alla pelle chimicamente indotti in topi esposti a radiazione RF a 94 GHz.
Nel 2002, Bartsch e altri [181] hanno riportato che l'esposizione di ratti a radiazione RF da telefonino non promuove tumori al seno chimicamente indotti. I topi erano stati esposti a cancerogeni chimici favorenti i tumori al seno e a radiazione RF pulsata a 900 MHz a 0.1 mW/cmq (SAR di 0.018-0.070 W/kg). Non è stato trovato alcun effetto nella latenza o incidenza di tumori benigni o maligni al seno. E' interessante notare che prima della pubblicazione era stato ampiamente pubblicizzato (anche se non degli autori) che questo studio avrebbe mostrato significativi effetti nello sviluppo di tumori al seno.
Così sembra evidente che l'induzione di linfomi, e in generale di tumori, dovuta all'esposizione vita natural durante di roditori a RF non sia un fenomeno generale.
Le sostanze in grado di danneggiare il DNA delle cellule vengono considerati cancerogeni potenziali [ 4]. Le sostanze in grado di danneggiare il DNA vengono chiamati genotossine, o le si definisce come dotate di attività genotossica. In generale, gli studi sulle cellule esposte a RF non hanno trovato prove di genotossicità., a meno che il SAR fosse elevato abbastanza da provocare danni per il riscaldamento[5 , 6, 7,14 ].
Nel 1995 e 1996, Lai e Singh [ 31] hanno riportato che la RF causava danni al DNA (danni genotossici) nei ratti. In questi esperimenti, i ratti erano esposti a RF a 2450 MHz e 0.6 e 1.2 W/kg. Dopo l'esposizione, le cavie venivano sacrificate, e i loro cervelli analizzati alla ricerca di danni al DNA. Gli autori hanno riportato un aumento nelle rotture di catene del DNA quattro ore dopo l'esposizione.
I tentativi di ripetizione indipendente del lavoro di Lai e Singh [31 ] non sono riusciti. Nel 1997, Malyapa e altri [49a,49b] hanno riportato che non erano riusciti a rilevare gli effetti visti da Lai e Singh, ma c'erano alcune differenze fra i due studi. Nel 1998, Malyapa e altri [49c ] hanno riportato di non essere riusciti a rilevare l'effetto in una esatta replica dello studio di Lai e Singh [ 31]. Nel 2002, anche Tice e altri [182] e McNamee e altri [207, 208] hanno riportato che l'esposizione a radiazione RF non causa danni alle catene del DNA. In uno studio collegato nel 2002, Takahashi e altri [190] hanno riportato che l'esposizione di topi a radiazione RF a 1500 MHz a 0.7 e 2.0 W/kg (90 min/giorno, 5 giorni/settimana, per 4 settimane) non produceva mutazioni nelle cellule cerebrali.
Altri studi pubblicati di recente sulla potenziale genotossicità delle RF non hanno riportato alcuna prova di genotossicità (danni al DNA):
"Secondo la grande maggioranza delle pubblicazioni, i campi in RF, e le frequenze per la telefonia mobile in particolare, non sono genotossici: essi non provocano effetti genetici in vitro [in cellule coltivate] né in vivo [in cavie], almeno in condizioni non termiche [condizioni che non causano riscaldamento], e non sembrano aver effetti teratogenici [causare difetti di nascita] o provocare il cancro."Brusick e altri [81 ] concludevano che:
"I dati da oltre 100 studi suggeriscono che la radiazione RF non è direttamente mutagenica e che gli effetti negativi dell'esposizione di organismi ad alte intensità di RF sono in parte preponderante il risultato di ipertermia [riscaldamento]; comunque, ci può essere qualche sottile effetto indiretto sulla replicazione e/o sulla trascrizione dei geni in una fascia relativamente ristretta di condizioni di esposizione."
La documentazione delle varie norme sulla radiofrequenza [5 ,6, 7 e 14 ] contiene numerose referenze. Fra le rassegne ragionevolmente aggiornate in questo campo troviamo:
Questa raccolta di FAQ è stata scritta dal Dr. John Moulder,
Professore di Oncologia delle Radiazioni, Radiologia e Farmacologia/Tossicologia
presso la Facoltà di Medicina del Wisconsin. Il Dr. Moulder insegna,
tiene conferenze e scrive sugli effetti biologici delle radiazioni non
ionizzanti e dei campi elettromagnetici dalla fine degli anni 70.
La versione originale di queste FAQ è stata scritta nel 1995
su incarico della città di Brookfield, Wisconsin. Le FAQ sono state
mantenute aggiornate ed ampliate fin dal 1995 come supporto didattico per
la facoltà di medicina del Wisconsin. Il supporto di rete e la relativa
gestione sono garantiti dal General Clinical Research Center presso la
facoltà di medicina del Wisconsin. Lo sviluppo e la gestione di
questo documento non sono in alcun modo supportati da persone, enti, gruppi
o società esterne alla facoltà di medicina del Wisconsin
Parte di queste FAQ sono derivate da tre pubblicazioni su riviste scientifiche sottoposte ad esame di colleghi scienziati:
2. I PCS (Personal Communication Systems) sono telefonini che impiegano un sistema di trasmissione digitale anziché analogico come molti telefoni cellulari. Negli USA, i telefoni cellulari funzionano a 860-900 MHz, mentre i PCS funzionano a 1800-2200 MHz. In apparenza, cellulari e PCS e le loro stazioni trasmittenti sono simili. Negli USA, i telefoni"cordless" funzionano a 46-60 MHz e le ricetrasmittenti "citizens band (CB)" a circa 27 MHz. Alcuni cordless hanno una potenza equivalente o superiore a quella di alcuni telefoni cellulari.
Nota internazionale: In tutto
il mondo viene usata una gran varietà di altre frequenze, sia per
radiotelefoni analogici che digitali, portatili o mobili, e i sistemi vengono
chiamati in altri modi (vedi la Tavola 1 in Stuchly [83
] per dettagli). Le frequenze più comuni per i sistemi "cellulari"sono
800-900 MHz (analogici e digitali) e 1800-2000 MHz (digitali); ma esistono
ricetrasmittenti portatili che usano frequenze comprese fra i 45 MHz e
i 2500 MHz. La potenza emessa da apparecchi portatili raramente supera
i 2 W, ma quella degli apparecchi montati su veicoli, come quelle impiegate
dalle forze dell'ordine, può arrivare a 100 W.
Canada: I telefonini analogici e digitali
funzionano a 824-849 MHz. E' prevista a breve l'introduzione di un sistema
digitale a 2000 MHz (simile o identico al servizio PCS negli USA).
Australia: I telefoni analogici AMPS funzionano
a 825-890 MHz e i digitali GSM a 890-960 MHz.
Europa : I sistemi analogici funzionano a
circa 900 MHz; i sistemi digitali (GSM) a circa 900 e circa 1800 MHz.
3. Le frequenze usate dai telefonini cellulare e PCS possono venir chiamate o microonde ( MW), radiofrequenze (RF), o onde radio. Per la discussione sugli effetti sulla salute la distinzione fra onde radio e microonde è solo di nome, e il termine onde radio (o radiofrequenza o RF) è usato in questo documento per tutte lefrequenze fra 3 kHz e 300 GHz.
4. Per una discussione dettagliata vedi:
- JE Moulder e KR Foster: Biological effects of power-frequency fields
as they relate to carcinogenesis. Proc Soc Exper Biol Med 209:309-324,1995;
- JE Moulder: Power-frequency fields and cancer. Crit Rev Biomed Engineering
26:1-116, 1998.
5. IEEE Standards Coordinating Committee 28 on Non-IonizingRadiation Hazards: Standard for safety levels with respect to human exposure to radio frequency electromagnetic fields (Norme sui livelli di sicurezza per l'esposizione umana a campi elettromagnetici a radiofrequenza), 3 kHz to 300 GHz (ANSI/IEEE C95.1-1991), The Institute of Electrical and Electronics Engineers, New York, 1992.
6. International Commission on Non-Ionizing RadiationProtection: Guidelines for limiting exposure to time-varying electric,magnetic e electromagnetic fields. Health Physics 74:494-522, 1998.
7. National Council on Radiation Protection e Measurements: Biological effects e exposure criteria for radiofrequency electromagnetic fields. NCRP Report No. 86, 1986.
8. Gli effetti biologici delle onde radio dipendono
dal tasso di assorbimento dell'energia. Questo tasso di assorbimento dell'energia
viene chiamato SAR (Specific Absorption Rate) e viene misurato in watt/kilogrammo
(W/kg). I SAR sono difficili da misurare, perciò quello che viene
normalmente misurato è l'intensità di potenza riferita all'onda
piana. Il SAR medio su tutto il corpo può poi essere calcolato partendo
dall'intensità di potenza cui viene sottoposto (vedi Stuchly [83]
per dettagli).
Si noti che alcuni documenti esprimono l'intensità di potenza
in mW/cm² (microWatt al centimetro quadrato)
, dove 1000 mW/cm² equivale a 1 mW/cm²
.
9. I limiti dell'intensità di potenza sono più severi per le frequenze dei cellulari che per quelle dei PCS perché l'uomo assorbe le radiazioni in misura maggiore a 860 MHz piuttosto che a 1800 MHz, ed è la quantità di potenza assorbita che conta veramente [ 8].
10. In particolare, il limite ICNIRP standard è di 0.40 mW/cm² per le frequenze dei telefonini cellulari e 0.90 mW/cm² per quelle dei PCS, mentre i limiti del NCRP sono di 0.57 mW/cm² per i cellulari e 1.00 mW/cm² per i PCS.
11. Guidelines for Evaluating the Environmental Effects of Radiofrequency Radiation (FCC 96-326), Federal Communications Commission,Washington, D.C., 1996. Disponibile sulla paginaWEB FCC.
12. In particolare il nuovo limite FCC è 0.57 mW/cm² per le frequenze dei cellulari e 1.0 mW/cm² per le frequenze dei PCS.
Nota internazionale: Molti paesi hanno le proprie regole. Anche se queste regole in generale seguono gli stessi schemi e le stesse logiche usate da ANSI/IEEE [5 ]e ICNIRP [6 ],ci sono comunque delle differenze.
Norme australiane:
La situazione australiana è piuttosto
complessa. Fino al 1998, l'esposizione a RF in Australia era regolata dalla
"AS2772.1-1990 Radiofrequency radiation, Part 1: Maximum exposure levels-100
kHz to 300 GHz including Amendment No. 1/1994" emessa dalla Standards Association
of Australia. In questa norma il limite ammesso per l'esposizione non professionale
per le frequenze usate dai servizi di telefonia mobile era di 0.2 mW/cm²;
questo significava un livello da 2 a 6 volte inferiore a quello delle norme
FCC, ANSI/IEEE, ICNIRP e NCRP.
Questa norma è stata sottoposta a revisione nel 1998 in forma provvisoria, e il limite di esposizione non professionale nella nuova norma provvisoria [AS/NZS2772.1(Int):1998] risultava simile alla norma ICNIRP [ 6], tranne che per le frequenze più alte dove venivano mantenuti i limiti, più bassi, dell'edizione 1990. Questa norma provvisoria restava in vigore fino al 5 marzo 99, quando doveva essere "confermata, ritirata o revisionata ". Il comitato responsabile per la norma non riuscì a trovare un accordo con la maggioranza richiesta per confermare o revisionarela norma provvisoria, che fu perciò ritirata.
Quando l' AS/NZS2772.1(Int):1998 perse validità,la Australian Communications Authority (ACA) si mosse per conto suo e adottò una sua propria norma per le radiotrasmissioni RF. La norma ACA è in gran parte identica alla AS/NZS2772.1(Int):1998, tranne il fatto che si applica solo alle RF usate per le trasmissioni.
Norme neozelandesi:
Nel 1998 le norme australiane e neozelandesi
furono fuse in una norma provvisoria [AS/NZS2772.1(Int):1998]. La stessa
confusione sulla normativa australiana capitava in Nuova Zelanda. Comunque,a
differenza dell' Australia, la Nuova Zelanda ha adottato una norma definitiva,"NZS
2772.1:1999 Radiofrequency fields - Part 1: Maximum exposure levels- 3
kHz to 300 GHz", che si allinea completamente alle norme ICNIRP [6
]e non contiene i limiti ridotti di esposizione per le frequenze più
alte che facevano parte della norma precedente.
Norme canadesi: Health Canada: Limits of exposure to radiofrequency fields at frequencies from 10 kHz - 300 GHz Safety Code 6, Canada Communication Group, Ottawa, Canada, (1993). Alle frequenze di interesse per le trasmittenti per telefonia mobile le norme canadesi sono identiche alla norma FCC.
Norme del Regno Unito: A metà del 2000 la GB ha smesso di utilizzare il proprio standard [14 ]e ha adottato lo standard ICNIRP [ 10]
Norme Greche [Misure per la protezione del pubblico dal funzionamento di antenne installate a terra. Atene, Grecia, 2000]: Sono sostanzialmente identiche alle norme ICNIRP [6] .
Norme svizzere [Regolamento sulla protezione controle radiazioni non ionizzanti. Consiglio federale elvetico,1999]: Per apparecchi trasmittenti di comunicazione sopra i 6 W (ERP) la norma impone 4.0 V/m(0.0042 mW/cm ²) a 900 Mz e 6.0 V/m (0.0095 mW/cm ²) a 1800 Mz. Per trasmissioni radio (e TV?) il valore è 3.0-8.5 V/m(0.0024-0.019 mW/cm ²).
Norme italiane:Ministero Dell'Ambiente,
Decreto 10 settembre1998, n. 381, Regolamento recante norme per la determinazione
dei tetti di radiofrequenza compatibili con la salute umana.
A frequenze di telefonia mobile il limite èdi
0.10 mW/cm ². Per situazioni in cui l'esposizione supera le
4 ore/giorno, il limite è ulteriormente ridotto a 0.010 mW/cm².
Le regioni hanno l'autorità di ridurre ulteriormente questi limiti,
e molte regioni hanno limiti 4 volte inferiori (0.0025 mW/cm² ).
N.d.T.: In Italia la situazione resta piuttosto
fluida, anche per gli interventi legislativi regionali; i limiti attualmente
validi sono all'incirca 1/5 (per scuole ecc. all'incirca 1/50) dei valori
minimi FCC
13. Quando ci sono antenne trasmittenti multiple che operano a frequenze differenti, il metodo per verificare la conformità alle norme ANSI [ 5 ]o FCC [11 ] è complesso. Comunque, c'è anche un sistema semplice per verificare la conformità in queste condizioni: sommare le intensità di potenza di tutte le antenne e applicare il limite più severo per l'intensità. Qualunque situazione che superi questa facile prova supererà anche i test più severi e complessi. Una situazione che non soddisfi questa prova dovrà essere analizzata usando il metodo più severo e complesso descritto nella norma ANSI.
14. National Radiation Protection Board: Restrictions on human exposure to static and time varying electromagnetic fields e radiation. Doc NRPB 4:1-69, 1993.
15. La norma ANSI 1992 [5],per esempio, è basata sull'analisi di 321 pubblicazioni su riviste scientifiche sottoposte a controllo; e le linee guida NCRP [ 7] sono basate sull'analisi di circa 1000 rapporti.
16. In particolare, nessun effetto potenzialmente
pericoloso è stato individuato e riprodotto al di sotto di un SAR
di 4 W/kg.
- Alle frequenze di cellulari e PCS occorerebbe un'intensità
di potenza di 20-100 mW/cm² per raggiungere un livello di SAR pari
a 4 W/kg.
- Nella peggiore delle ipotesi (antenne a basso guadagno multiple,
di elevato ERP), il SAR di un uomo in una zona accessibile al publico presso
una trasmittente in regola con le norme FCC sarebbe inferiore a 0.01 W/kg.
- In condizioni realistiche il SAR di un uomo nei pressi di tale stazione
sarà inferiore a 0.0005 W/kg.
17. ANSI, ICNIRP e NCRP concordano tutte nello stabilire che nel caso di esposizione non professionale il SAR riferito all'intero corpo deve essere tenuto al di sotto di 0.08 W/kg. Dove le norme divergono è nella determinazione del rapporto fra il SAR e l'intensità di potenza, rapporto che viene determinato in base ad una combinazione di modelli biofisici e di dosimetria.
Nota internazionale:Come risultato delle differenze fra gli approcci e delle diverse frequenze impiegate, gli standard nel mondo variano, per quanto riguardano l'esposizione continua non professionale riferita a stazioni trasmittenti in RF, fra 0.20 e 1.20 mW/cm² .
18. Per le antenne a pannello usate dalla maggior parte delle trasmittenti per PCS, l'area di rischio è solo quella in fronte all'antenna. Per le antenne onnidirezionali usate in molte trasmittenti per cellulare, l'area di rischio è in tutte le direzioni. Queste differenze si chiariscono esaminando lo schema delle emissioni RF per ogni tipo di antenna (vedi Q14C).
Queste considerazioni generali riguardo alla minima distanza di sicurezza sono basate sull'ipotesi che la potenza totale per settore delle antenne trasmittenti non superi i 2000 W. Negli U.S.A., questo è generalmente vero; e in base alle linee guida FCC, per le postazioni con potenza totale superiore a 2000 W è prescritta una valutazione specifica [vedi nota 19].
Nota internazionale: In qualche nazione è possibile vengano impiegate antenne più potenti, nel qual caso le distanze di sicurezza saranno maggiori. Le distanze minime di sicurezza saranno maggiori anche nel caso in cui più antenne trasmettano nello stesso settore.
19. In particolare, la FCC richiede una valutazione per:
la "potenza totale" è definita come "la somma delle potenze di tutte le antenne montate nello stesso impianto che trasmettono simultaneamente. Applicando i criteri di esclusione, si dovrebbero considerare le irradiazioni in tutte le direzioni. Nel caso di impianti che usano antenne trasmittenti settorizzate, si dovrebbero applicare i criteri a tutti i canali che trasmettono in un dato settore, tenendo conto del fatto che un'antenna direzionale contribuisce poco alla sommatoria di potenza nelle altre direzioni."
Nota internazionale: In senso stretto questi criteri valgono solo negli U.S.A. Ciononostante essi costituiscono un criterio utile per determinare quali tipi di impianti trasmittenti hanno maggiori probabilità di violare le norme sulla RF.
20. Una distinzione che viene spesso fatta nella discussione sugli effetti biologici delle onde radio è quella fra effetti "non termici" ed effetti "termici". Questo si riferisce al meccanismo di funzionamento degli effetti: gli effetti non termici sono il risultato di un'interazione diretta fra le onde radio e l'organismo, mentre gli effetti termici sono il risultato del riscaldamento. Sono segnalati alcuni effetti biologici delle onde radio il cui meccanismo è sconosciuto, e per questi effetti è difficile (e non molto utile) tentare di effettuare una distinzione fra meccanismi "termici" e "non termici". Vedi anche Valberg [25], Foster [124], e Pickard e Moros [158]
21. Questi effetti includono variazioni nell'attività elettrica del cervello, nell'attività degli enzimi e nel trasporto degli ioni calcio attraverso le membrane [per dettagli vedi 1 ,5, 6,7 e 14]. Vedi anche Hyland [140].
23. Il maggior assorbimento nell'uomo a 900 MHz (frequenza dei cellulari U.S.A.) rispetto ai 2000 MHz (frequenza dei PCS U.S.A.) è valido per esposizione dell'intero corpo a una certa distanza dall'antenna (il caso dell'esposizione del pubblico presso una stazione trasmittente). Questa differenza potrebbe non valere per esposizioni parziali del corpo a distanza ravvicinata da un'antenna.
24. WR Adey, CV Byus e altri: Spontaneous and nitrosourea-induced primary tumors of the central nervous system in Fischer 344 rats chronically exposed to 836 MHz modulated microwaves. Radiat Res 152:293-302, 1999.
25. PA Valberg: Radio frequency radiation (RFR): the nature of exposure and carcinogenic potential. Cancer Causes Control 8:323-332, 1997.
26. Human Exposure to Radio Frequency and Microwave
Radiation from Portable and Mobile Telephones and Other Wireless Communication
Devices, A COMAR Technical Information Statement. IEEE Eng Med Biol, Jan/Feb
2001, pp 128-131. Online at:
http://www.seas.upenn.edu:8080/~kfoster/base.htm
27.Safety Issues Associated With Base Stations Used
for Personal Wireless Communications, A COMAR Technical Information Statement.
IEEE Eng Med Biol, Mar/Apr 2001, pp 110-114. Online at:
http://www.seas.upenn.edu:8080/~kfoster/base.htm
28. B Hocking e altri: Cancer incidence and mortality and proximity to TV towers. Med J Austral 165:601-605, 1996.
29A. JR Goldsmith: Epidemiologic evidence of radiofrequency
(microwave) effects on health in military, broadcasting, and occupational
studies. Int J Occup Environ Health 1:47-57, 1995.
JR Goldsmith: Epidemiologic evidence relevant to radar (microwave)e
ffects. Environ Health Perspec 105:1579-1587, 1997.
30. Una discussione dei problemi connessi all'interpretazionedegli
studi di epidemiologia ecologica è al di fuori dello scopo di questo
documento. Per discussioni sulla questione vedi:
S Piantadosi e altri: The ecological fallacy. Am J Epidem. 127(5):893-904,
1988.
S Schwartz: The fallacy of the ecological fallacy: the potential misuseof
a concept and the consequences. Am J Public Health. 84(5):819-24, 1994.
31a. H Lai and NP Singh: Acute low-intensity microwave exposure increases DNA single-strand breaks in rat brain cells. Bioelectromag16:207-210, 1995
31b. H Lai and NP Singh: Single- and double-strand DNA breaksin rat brain cells after acute exposure to radiofrequency electromagnetic radiation. Int J Rad Biol 69:513-521, 1996.
32. A Maes e altri: 954 MHz microwaves enhance the mutagenic properties of mitomycin C. Environ Molec Mutagen 28:26-30, 1996.
33. JK Grayson: Radiation exposure, socioeconomic status, and brain tumor risk in US Air Force: A nested case-control study.Amer J Epidem 143:480-486, 1996.
34. H Dolk e altri: Cancer incidence near radio and television transmitters in Great Britain I. Sutton Coldfield Transmitter.Amer J Epidem 145:1-9, 1997.
35. H Dolk e altri: Cancer incidence near radio and television transmitters in Great Britain. II. All high power transmitters.Amer J Epidem 145:10-17, 1997.
36. MR Scarfi e altri: Genotoxic effects of mitomycin-C and microwave radiation on bovine lymphocytes. Electro Magnetobio 15:99-107,1996.
37. MH Repacholi e altri: Lymphomas in Em-Pim1 Transgenic Mice Exposed to Pulsed 900 MHz Electromagnetic Fields. Rad Res147:631-640, 1997.
41a. Vijayalaxmi e altri: Frequency of micronuclei in the peripheral blood and bone marrow of cancer-prone mice chronically exposed to 2450MHz radiofrequency radiation. Rad Res 147:495-500, 1997.
41b. Vijayalaxmi e altri: Proliferation and cytogenetic studies in human blood lymphocytes exposed in vitro to 2450 MHz radiofrequency radiation.Int J Rad Biol 72:751-757, 1997.
42. CD Cain e altri: Focus formation of C3H/10T1/2 cells and exposure to a 836.55 MHz modulated radiofrequency field. Bioelectromag18:237-243, 1997.
43. CK Chou e altri: Long-term, low-level microwave irradiation of rats. Bioelectromag 13:469-496, 1992.
44. MR Frei e altri: Chronic exposure of cancer-pronemice to low-level 2450 MHz radiofrequency radiation. Bioelectromag. 19,20-31, 1998.
45. JC Toler e altri: Long-term low-level exposure of mice prone to mammary tumors to 435 MHz radiofrequency radiation. RadRes 148:227-234, 1997.
46. DL Hayes e altri: Interference with cardiac pacemakers by cellular telephones. New Eng J Med 336:1473-1479, 1997.
47. MR Frei e altri: Chronic low-level (1.0 W/Kg) exposure of mammary cancer-prone mice to 2450 MHz microwaves. Rad Res 150:568-576,1998.
48. AH Frey: Commentary: Headaches from cellular telephones: Are they real and what are the implications? Environ Health Perspec 106:101-103,1998.
49a. RS Malyapa e altri: Measurement of DNA damage following exposure to 2450 MHz electromagnetic radiation. Rad Res 148:608-617,1997.
49b. RS Malyapa e altri: Measurement of DNA damage following exposure to electromagnetic radiation in the cellular communications frequency band (835.62 and 847.74 MHz). Rad Res 148:618-627, 1997.
49c. RS Malyapa e altri: DNA damage in rat brain cells after in vivo exposure to 2450 MHz electromagnetic radiation and various methods of euthanasia. Rad Res 149:637-645, 1998.
50. WR Adey, CV Byus et al: Spontaneous and nitrosourea-induced primary tumors of the central nervous system in Fischer 344 rats exposed to frequency-modulated microwave fields. Cancer Res. 60:1857-1863,2000.
51. T Shirai e altri: Lack of promoting effects of the electromagnetic near-field used for cellular phones (929 MHz) on ratliver carcinogenesis in medium-term bioassay. 2nd World Congress, Bologna,1997.
52. G d'Ambrosio e altri: Preliminary results on human lymphocytes exposed in vitro to cellular telephone microwave frequency.2nd World Congress, Bologna, 1997.
53. KR Foster, LS Erdreich and JE Moulder: Weak electromagnetic fields and cancer In the context of risk assessment. Proc IEEE 85:731-746,1997.
54. Le misurazioni dimostrano che l'energia del segnale in un edificio si colloca fra il 5% e il 40% del livello misurato sulla strada all'esterno. In generale, l'attenuazione del segnale è maggiore al piano terra che nei piani superiori, ed è inferiore per le frequenze più alte (PCS) che per quelle inferiori (cellulari) (JD Parsons,The Mobile Phone Propagation Channel, Wiley and Sons, NY, 1992).
55. Un calcolo effettuato nella peggiore delle ipotesi
(antenna a basso guadagno da 2000 W ERP montata direttamente su un tetto
dotato di basso potere di attenuazione) porta come risultato ad un'intensità
di potenza inferiore a 0.10 mW/cm² al piano sottostante. Un calcolo
per un impianto più tipico (antenna ad alto guadagno da1000 W ERPmontata
a 2 metri sopra un tetto normale) porta ad un'intensità di potenza
inferiore a 0.001 mW/cm² al piano sottostante.
Misure reali effettuate in appartamenti all'ultimo piano di un edificio
con una stazione trasmittente con antenne ad alto guadagno montate all'esterno
del tetto proprio sopra gli appartamenti hanno rilevato un'intensità
di potenza massima di 0.0004 mW/cm² [
101]. Misure effettuate in un corridoio nel piano immediatamente
al di sotto di una stazione trasmittente montata sul tetto (antenne 3 metri
sopra il tetto) hanno rilevato un'intensità di potenza massima di
0.008 mW/cm². Entrambi i massimi nell'ipotesi che le stazioni stiano
trasmettendo alla loro potenza massima di 2000 W ERP [
101].
Nel 2000, la NRPB (UK) [130]
ha fatto misure in condomini e scuole con una ampia varietà di antenne
sul tetto. Al piano più alto di questi edifici la massima densità
di potenza in RF da tutte le sorgenti combinate era di 0.0001 mW/cm2.
56. RY Wu e altri: Effects of 2.45 GHz microwave radiation and phorbol ester 12-O-tetradecanoylphorbol-13-acetate on dimethylhydrazine-induced colon cancer in mice. Bioelectromag 15:531-538, 1994.
57. ED Mantiply e altri: Summary of measured radiofrequency electric and magnetic fields (10 kHz to 30 GHz) in the general and work environment. Bioelectromag 18:563-577, 1997.
62. DR McKenzie e altri: Childhood incidence of acute lymphoblastic leukemia and exposure to broadcast radiation in Sydney - a second look. Aust New Zealand J Public Health 22:360-367, 1998.
63a. K Imaida e altri: Lack of promoting effects ofthe electromagnetic near-field used for cellular phones (929.2 MHz) onrat liver carcinogenesis in a medium-term liver bioassay. Carcinogenesis19:311-314, 1998.
63b. K Imaida e altri: The 1.5 GHz electromagnetic near-fieldused for cellular phones does not promote rat liver carcinogenesis in a medium-term liver bioassay. Jap J Cancer Res 89:995-1002, 1998.
64. JF Spalding e altri: Effects of 800-MHz electromagnetic radiation on body weight, activity, hematopoiesis and life span in mice.Health Phys 20:421-424, 1971.
65. S Szmigielski e altri: Accelerated development of spontaneous and benzopyrene-induced skin cancer in mice exposed to 2450MHz microwave radiation. Bioelectromag 3:179-191, 1982.
66. CG Liddle e altri: Alteration of life span ofmice chronically exposed to 2.45 GHz CW microwaves. Bioelectromag 15:177-181,1994.
67. CD Robinette e altri: Effects upon health of occupational exposure to microwave radiation. Amer J Epidem 112:39-53, 1980.
68. DA Hill: Longitudinal study of a cohort with past exposure to radar: the MIT Radiation Laboratory follow-up study [dissertation],University of Michigan Dissertation Service, Ann Arbor, Michigan, 1988.
69. S Milham: Increased mortality in amateur radiooperators due to lymphatic and hematopoietic malignancies. Amer J Epidem127:50-54, 1988.
70. AM Lilienfeld e altri: Foreign Service Health Status Study - Evaluation of Health Status of Foreign Service and Other Employees from Selected Eastern European Posts. Final Report, ContractNo. 6025-619073, United States Department of Health, Washington, D.C.,1978.
71. S Lagorio e altri: Mortality of plastic-ware workers exposed to radiofrequencies. Bioelectromag 18:418-421, 1997.
72. JM Muhm: Mortality investigation of workers in an electromagnetic pulse test program. J Occup Med 34:287-292, 1992.
73. T Tynes e altri: Incidence of cancer in Norwegian workers potentially exposed to electromagnetic fields. Amer J Epidem 136:81-88,1992.
74. MH Repacholi: Radiofrequency field exposure and cancer: What do the laboratory studies suggest? Environ Health Perspec105:1565-1568, 1997.
75. A Antonopoulos e altri: Effects of high-frequency electromagnetic fields on human lymphocytes in vitro. Mut Res 395:209-214,1997.
76. S Kwee e P Rasmark: Changes in cell proliferation due to environmental non-ionizing radiation 2. Microwave radiation. BioelectrochemBioenerg 44:251-255, 1998.
77. RC Petersen e altri: Radio-frequency electromagnetic fields associated with cellular-radio cell-site antennas. Bioelectromag13:527-542, 1992.
78. JL Phillips e altri: DNA damage in Molt-4 T-lymphoblastoid cells exposed to cellular telephone radiofrequency fields in vitro. BioelectrochemBioenerg 45:103-110, 1998.
79. S Szmigielski: Cancer morbidity in subjects occupationally exposed to high-frequency (radiofrequency and microwave) electromagnetic radiation. Sci Total Environ 180:9-17, 1996.
80. L Verschaeve e A Maes: Genetic, carcinogenic and teratogenic effects of radiofrequency fields. Mut Res 410:141-165, 1998.
81. D Brusick e altri: Genotoxicity of radiofrequency radiation. Environ Molec Mutagen 32:1-16, 1998.
82. S Braune e altri: Resting blood pressure increase during exposure to a radiofrequency electromagnetic field. Lancet 351(9119):1857-1858,1998.
83. MA Stuchly: Biological concerns in wireless communications.Crit Rev Biomed Eng 26:117-151, 1998.
84. C Eulitz e altri: Mobile phones modulate response patterns of human brain activity. NeuroReport 9:3229-3232, 1998.
85. OM Garson, TL McRobert e altri: A chromosomal study of workers with long-term exposure to radio-frequency radiation.Med J Austral 155:289-292, 1991.
86. IN Magras e TD Xenos: RF radiation-induced changes in the prenatal development of mice. Bioelectromag 18:455-461, 1997.
87. PC Goswami, LD Albee e altri: Proto-oncogene mRNA levels and activities of multiple transcription factors in C3H 10T1/2 murine embryonic fibroblasts exposed to 835.62 and 847.74 MHz cellular phone communication frequency radiation. Radiat Res 151:300-309, 1999.
88. S Ray e J Behari: Physiology changes in rats after exposure to low levels of microwaves. Radiat Res 123:199-202, 1990.
89. SK Dutta, B Ghosh e altri: Radiofrequency radiation-induced calcium ion efflux enhancement from human and other neuroblastoma cells in culture. Bioelectromag 10:197-202, 1989.
90. J Juutilainen and R de Seze: Biological effects of amplitude-modulated radiofrequency radiation. Scand J Work Environ Health24:245-254, 1998.
91. JL Chagnaud and B Veyret: In vivo exposure of rats to GSM-modulated microwaves: flow cytometry analysis of lymphocyte subpopulations and of mitogen stimulation. Int J Radiat Biol 75:111-113,1999.
92. H Lai, A Horita and altri: Microwave irradiation affects radial-arm maze performance in the rat. Bioelectromag 15:95-104,1994.
93. H Lai: Research on the neurological effects of nonionizing radiation at the University of Washington. Bioelectromag 13:513-526,1992.
94. JM Elwood: A critical review of epidemiologic studies of radiofrequency exposure and human cancers. Environ Health Perspect107(Suppl. 1):155-168, 1999.
95. JE Moulder, LS Erdreich e altri: Cell phones andc
ancer: What is the evidence for a connection? Radiat. Res., 151:513-531,1999.
Online
version available.
96. JA D'Andrea: Behavioral evaluation of microwave irradiation. Bioelectromag 20:64-74, 1999.
97. AW Preece, G Iwi e altri: Effect of a 915-MHz simulated mobile phone signal on cognitive function in man. Int J RadiatBiol 75:447-456, 1999.
98. RD Saunders, CI Kowalczuk e altri: Studies on the induction of dominant lethals and translocations in male mice after chronic exposure to microwave radiation. Int J Radiat Biol 53:983-992,1988.
99. Royal Society of Canada: A review of the potential
risks of radiofrequency fields from wireless telecommunication devices.
Royal Society of Canada, Ottawa, Ont, (
http://www.rsc.ca)
Pubblicata anche come: D Krewski, CV Byus et al: Potential health risks
of radiofrequency fields from wireless telecommunication devices. J Toxicol
Environ Health 4:1-143, 2001.
Un aggiornamento pubblicato come: D Krewski, CV Byus et al: Recent
advances in research on radiofrequency fields and health. J Toxicol Environ
Health 4:145-159, 2001.
100. L Hardell, A Näsmane altri: Use of cellular telephones and the risk of brain tumors: a case-control study. Int. J. Oncol. 15:113-116, 1999.
101. RC Petersen, AK Fahy-Elwood e altri: Wireless telecommunications: Technology and RF safety issues, In: "Non-Ionizing Radiation: An Overview of the Physics and Biology", KA Hardy, ML Meltze altri (editors), Medical Physics Publishing, Madison, WI, pp. 197-226,1997.
102. LP Phillips, DB Blackwell e altri: Genotoxicity of radio frequency radiation fields generated from analog, TDMA, CDMA andPCS technology evaluated using a three test in vitro battery. Environ Molec Mutagen 33 (Suppl. 30):49, 1999.
103. MV Vasquez, CJ Clancy e altri: Genotoxicity of radio frequency radiation fields generated from analog, TDMA, CDMA and PCS in human blood cells evaluated using single gel (SCG) electrophoresis and the cytochalasin B micronucleus assay. Environ Molec Mutagen 33 (Suppl.30):66, 1999.
104. CA Zook: The carcinogenicity of RF radiation to the brain of rats, Proc 11th Int Congress of Radiation Research, Radiation Research Society, Dublin, pg. 280, 1999.
105. TL Thomas, PD Stolley et al: Brain tumor mortality risk among men with electrical and electronics jobs: A case-control study.J Natl Cancer Inst 79:233-238, 1987.
106. JL Chagnaud, JM Moreau et al: No effect of short-term exposure to GSM-modulated low-power microwaves on benzo(a)pyrene-induced tumours in rat. Int J Radiat Biol 75:1251-1256, 1999.
107. R Higashikubo, VO Culbreth et al: Radiofrequency electromagnetic fields have no effect on the in vivo proliferation of the9L brain tumor. Radiat Res 152:665-671, 1999.
108. R de Seze, J Ayoub et al: Evaluation in humansof the effects of radiocellular telephones on the circadian patterns of melatonin secretion, a chronobiological rhythm marker. J Pineal Res 27:237-242,1999.
109. B Wang and H Lai: Acute exposure to pulsed 2450-MHzmicrowaves affects water-maze performance of rats. Bioelectromag 21:52-56,2000.
110. A Borbély, R Huber et al: Pulsed high-frequency electromagnetic fields affects human sleep and sleep electroencephelogram. Neurosci Lett 275:207-210, 1999.
111. G Freude, P Ullsperger et al: Microwaves emitted by cellular telephones affect human slow brain potentials. Eur J Appl Physiol 81:18-27, 2000.
112. FM Johnson: Carcinogenic chemical-response "Fingerprint" for male F344 rats exposed to a series of 195 chemicals: Implications for predicting carcinogens with transgenic models. Environ Molec Mutagen 34:234-245,1999.
113. K Mann and J Röschke: Effects of pulsed high-frequency electromagnetic fields on human sleep. Neuropsychobio 33:41-47,1996.
114. LG Salford, A Brun et al: Permeability of the blood-brain barrier induced by 915 MHz electromagnetic radiation, continuous wave and modulated at 8, 16, 50 and 200 Hz. Micro Res Tech 27:535-542,1994.
115. P Wagner, J Röschke et al: Human sleep under the influence of pulsed radiofrequency electromagnetic fields: A polysomnographic study using standardized conditions. Bioelectromag 19:199-202,1999.
116. RA Tell: Telecommunications Antenna Installation Guidelines, Richard Tell Associates, Las Vegas, 1996. Available from CTIA,1250 Connecticut Ave, NW, Suite 200, Washington, DC, 20036.
117. M Koivistom, A Revonsuo et al: Effects of 902MHz electromagnetic field emitted by cellular telephones on response times in humans. Neuroreport 11:413-415,2000.
118. RW Morgan, MA Kelsh et al: Radiofrequency exposure and mortality from cancer of the brain and lymphatic/hematopoietic systems.Epidemiology 11:118-127,2000.
119) Vijayalaxmi, Leal BZ et al: Primary DNA damage in human blood lymphocytes exposed in vitro to 2450 MHz radiofrequency radiation. Radiat. Res. 153:479-486,2000.
120) ZJ Sienkiewicz, RP Blackwell et al: Low-level exposure to pulsed 900 MHz microwave radiation does not cause deficits in the performance of a spatial learning task in mice. Bioelectromagnetics 21:151-158,2000.
121) KJ Rothman, JE Loughlin et al: Overall mortality of cellular telephone customers. Epidemiology 7:303-305,1996.
122) NA Dreyer, JE Loughlin, KJ Rothman: Cause-specificmortality in cellular telephone users. JAMA 282:1814-1816,1999
123) A Thansandote, GB Gajda et al: Radiofrequency radiation in five Vancouver schools: exposure standards not exceeded. Can.Med. Assoc. J. 160:1311-1312,1999.
124. KR Foster: The mechanism paradox: Constraints on interactions between radiofrequency fields and biological systems; inM Moriarty, C Mothersill et al (eds): 11th International Congress of Radiation Research. Lawrence, KS, Allen Press, Inc., 2000, pp 222-226.
126. GI Reeves: Review of extensive workups of 34 patients overexposed to radiofrequency radiation. Aviat Space Environ Med71:206-215,2000.
127. D dePomerai, C Daniells et al: Nonthermal heatshock response to microwaves. Nature 405:417-418,2000.
128. Independent Expert Group on Mobile Phones: Report on Mobile Phones and Health. Chilton, National Radiation Protection Board, 2000. Online at: http://www.iegmp.org.uk/IEGMPtxt.htm.
129. KR Foster, P Vecchia and M Repacholi: Science and the precautionary principle. Science 288:979-981, 2000.
130. SM Mann, TG Cooper et al: Exposure to radiowaves near mobile phone base stations. National Radiation Protection Board(U.K.), June 2000.
131. KR Foster and JE Moulder: Are mobile phones safe? IEEE Spectrum, August 2000, pp 23-28. Online at: http://www.spectrum.ieee.org/publicfeature/aug00/prad.html
132. M Koivisto, CM Krause et al: The effects of electromagnetic field emitted by GSM phones on working memory. Neuroreport 8:1641-1643, 2000.
133. G Tsurita, H Nagawa et al: Biological and morphological effects on the brain after exposure of rats to a 1439 MHz TDMA field. Bioelectromag 21:364-371, 2000.
134. National Council on Radiation Protection and Measurements (U.S.): A practical guide to the determination of human exposure to radiofrequency fields. NCRP Report No. 119. Bethesda, MD, National Councilon Radiation Protection and Measurements (U.S.), 1993.
135. RF Cleveland and JL Ulcek: Questions and answers about biological effects and potential hazards of radiofrequency electromagnetic fields. OET Bulletin 56, 1999. On line at: http://www.fcc.gov/Bureaus/Engineering_Technology/Documents/bulletins/oet56/oet56e4.pdf
136. P Gos et al: No mutagenic or recombinogenic effects of mobile phone fields at 900 MHz detected in the yeast Saccharomycescerevisiae. Bioelectromag 21:515-523, 2000.
137. FH Grant and RE Schlegel: Effects of increased air gap on the in vitro interaction of wireless phones with cardiac pacemakers.Bioelectromag 21:485-490, 2000.
138. JE Muscat, MG Malkin et al: Handheld cellular telephone use and risk of brain cancer. JAMA 284:3001-3007, 2000.
139. KJ Rothman: Epidemiological evidence on health risks of cellular telephones. Lancet 356:1837-1840,2000.
140. GJ Hyland: Physics and biology of mobile telephony. Lancet 356:1833-1836, 2000.
141. R Huber, T Graf et al: Exposure to pulsed high-frequency electromagnetic field during waking affects human sleep EEG. Neuroreport111:3321-3325,2000.
142. SE Chia, HP Chia et al: Prevalence of headache among handheld cellular telephone users in Singapore: A Community study.Environ Health Perspect 108:1059-1062,2000.
143. PD Inskip, RE Tarone et al: Cellular-telephone use and brain tumors. NEJM 344:79-86, 2001 [to be published on 11 January2001, but placed on the NEJM website on 19 December 2000].
144. D Trichopoulos, HO Adami: Cellular telephones and brain tumors. NEJM, 2001 [to be published on 11 January 2001, but placed on the NEJM website on 19 December 2000].
145. M Bornhausen and H Scheingraber: Prenatal exposure to 900 MHz, cell-phone electromagnetic fields had no effect on operant-behavior performances of adult rats. Bioelectromag 21:566-574, 2000.
146. CM Krause, L Sillanmäki et al: Effects of electromagnetic fields emitted by cellular phones on the electroencephalogram during a visual working memory task. Int J Radiat Biol 76:1659-1667, 2000.
147. P Bernardi, M Cavagnaro et al: Human exposure to radio base-station antennas in urban environment. IEEE Trans Micro TheoryTech 48:1996-2002, 2000.
148. D de Pomerai, C Daniells et al: Microwave radiation induces a heat-shock response and enhances growth in the nematode Caenorhabditis Elegans. IEEE Trans Micro Theory Tech 48:2076-2081, 2000.
149. A Maes, M Collier et al: Cytogenetic investigations on microwaves emitted by a 455.7 MHz car phone. Folia Biol (Praha) 46:175-180,2000.
150. Vijayalaxmi, WF Pickard et al: Cytogenetic studies in human blood lymphocytes exposed in vitro to radiofrequency radiationat a cellular telephone frequency (835.62 MHz, FDMA). Radiat Res 155:113-121,2001.
151. JL Roti Roti, RS Malyapa et al: Neoplastic transformation in C3H 10T1/2 cells after exposure to 835.62 MHz FDMA and 847.74 MHz CDMAradiations. Radiat Res 155:239-247, 2001.
152. A Stang, G Anastassiou et al: The possible roleof radiofrequency radiation in the development of uveal melanoma. Epidemiol12:7-12, 2001.
153. PD Inskip: Frequent radiation exposures and frequency-dependent effects: The eyes have it. Epidemiol 12:1-4, 2001.
154. G Oftedal, J Wilén et al: Symptoms experienced in connection with mobile phone use. Occup Med 50:237-245, 2000.
155. C Johansen, JD Boice et al: Cellular telephones and cancer -- a nationwide cohort study in Denmark. J Natl Cancer Inst 93:203-207, 2001.
Accompanying editorial: RL Park: Cellular telephones and cancer: How should science respond? J Natl Cancer Inst 93:166-167,2001.
156. JR Jauchem, KL Ryan et al: Repeated exposure of C3H/HeJ mice to ultra-wideband electromagnetic pulses: Lack of effects on mammary tumors. Radiat Res 155:369-377, 2001.
157. A Maes and MVL Collier: Cytogenetic effects of 900 MHz (GSM) microwaves on human lymphocytes. Bioelectromag 22:91-96, 2001.
158. WF Pickard and EG Moros: Energy deposition processes in biological tissue: Nonthermal biohazards seem unlikely in the ultra-high frequency range. Bioelectromag 22:97-105, 2001.
159. P Wagner, J Röschke et al: Human sleep EEG under the influence of pulsed radio frequency electromagnetic fields. Neuropsychobio 42:207-212, 2000.
160. M Koivisto, C Haarala et al: GSM phone signal does not produce subjective symptoms. Bioelectromag 22:212-215, 2001.
161. RB Stagg, L Hawel et al: Effect of immobilization and concurrent exposure to a pulse-modulated microwave field upon core body temperature, plasma ACTH and corticosteroid and brain ornithine decarboxylase, c-fos, and c-jun mRNA. Radiat Res 155:584-592, 2001.
162. M Sandström, J Wilén et al: Mobile phone use and subjective symptoms. Comparison of symptoms experienced by users of analogue and digital mobile phones. Occup Med 51:25-35, 2001.
163. H Frumkin, A Jacobson et al: Cellular phones and risk of brain tumors. CA Cancer J Clin 51:137-141, 2001.
164. LS Erdreich and BJ Klauenberg: Radio frequency radiation exposure standards: Considerations for harmonization. Health Phys 80:430-439, 2001.
165. MH Repacholi: Health risks from the use of mobile phones. Toxicol Let 120:323-331, 2001.
166. Radon, D Parera et al: No effects of pulsed radiofrequency electromagnetic fields on melatonin, cortisol, and selected markers of the immune system in man. Bioelectromag 22:280-287, 2001.
167. Vijayalaxmi, KS Bischt et al: Chromosome damage and micronucleus formation in human blood lymphocytes exposed in vitro to radiofrequency radiation at a cellular telephone frequency (847.74 MHz, CDMA). Radiat Res 156:430-433, 2001.
168. U. S. General Accounting Office: Research and regulatory efforts on mobile phone health issues (GAO-01-545). Washington, D.C., United States General Accounting Office, 2001.
169. JM Osepchuk and RC Petersen: Safety standards for exposure to RF electromagnetic fields. IEEE Microwave Magazine 2:57-69, 2001.
170. JW Finnie, PC Blumbergs et al: Effect of Global System for Mobile Communication (GSM)-like radiofrequency fields on vascular permeability in mouse brain. Pathology 33:338-340, 2001.
171. J Schuz and S Mann: A
discussion of potential exposure metrics for use in epidemiological studies
on human exposure to radiowaves from mobile phone base stations. J Expo
Anal Environ Epidemiol 10:600-605, 2000.
172. P Heikkinen, V-M Kosma et al: Effects of mobile phone radiation on X-ray-induced tumorigenesis in mice. Rad Res 156:775-785, 2001.
173. R Higashikubo, M Ragouzis et al: Radiofrequency electromagnetic fields do not alter the cell cycle progression of C3H 10T1/2 and U87MG cells. Rad Res 156:786-795, 2001.
174. Vijayalaxmi, WF Pickard et al: Micronuclei in the peripheral blood and bone marrow cells of rats exposed to 2450 MHz radiofrequency radiation. Int J Rad Biol 77:1109-1115, 2001.
175. PA Mason, TJ Walters et al: Lack of effect of 94 GHz radio frequency radiation exposure in an animal model of skin carcinogenesis. Carcinogenesis 22:1701-1708, 2001.
176. EM Teichmann, JG Hengstler et al: Untersuchung eines möglichem mutagenen potenzials van magnetfeldren [Possible mutagenic effects of magnetic fields]. Fortschr Röntgenstr 172:934-939, 2000.
177. K Imaida, K Kuzutani et al: Lack of promotion of 7,12-dimethylbenz [a]anthracene-initiated mouse skin carcinogenesis by 1.5 GHz electromagnetic near fields. Carcinogenesis 22:1837-1841, 2001.
178. AG Pakhomov, P Gajsek et al: Comparison of dose dependences for bioeffects of continuous-wave and high-peak power microwave emissions using gel-suspended cell cultures. Bioelectromag 23:158-167, 2002.
179. Les Téléphones Mobiles, leurs Stations de Base et la Santé, Directeur Général de la Santé, Paris, 2001. On line at: http://www.sante.gouv.fr/htm/dossiers/telephon_mobil/intro.htm.
180. G d'Ambrosio, R Massa et al: Cytogenetic damage in human lymphocytes following GMSK phase modulated microwave exposure. Bioelectromag 23:7-13, 2002.
181. H Bartsch, C Bartsch et al: Chronic exposure to a GSM-like signal (mobile phone) does not stimulate the development of DMBA-induced mammary tumors in rats: Results of three consecutive studies. Rad Res 157:183-190, 2002.
182 RR Tice, GG Hook et al: Genotoxicity of radiofrequency signals. I. Investigation of DNA damage and micronuclei induction in cultured human blood cells. Bioelectromag 23:113-126, 2002.
183. N Edelstyn and A Oldershaw: The acute effects of exposure to the electromagnetic field emitted by mobile phones on human attention. NeuroReport 13:119-121, 2002.
184. D Dubreuil, T Jay et al: Does head-only exposure to GSM-900 electromagnetic fields affect the performance of rats in spatial learning tasks? Behav Brain Res 129:203-210, 2002.
185. Mobile telephones: an evaluation of health effects. The Hague, Health Council of the Netherlands, 2002. On line at: http://www.gr.nl/pdf.php?ID=377.
186. GSM Base Stations. The Hague, Health Council of the Netherlands, 2000. On line at: http://www.gr.nl/pdf.php?ID=34.
187. FD Groves, WF Page et al: Cancer in Korean War navy technicians: Mortality survey after 40 years. Amer J Epidem 155:810-818, 2002.
188. JE Muscat, MG Malkin et al: Handheld cellular telephones and risk of acoustic neuroma. Neurology 58:1304-1306,2002.
189. Cell Phone Facts: Consumer Information on Wireless Phones, Food and Drug Administration and the Federal Communications Commission. On line at: http://www.fda.gov/cellphones/.
190. S Takahashi, S Inaguma et al: Lack of mutation induction with exposure to 1.5 GHz electromagnetic near fields used for cellular phones in brains of big blue mice. Cancer Res 62:1956-1960, 2002.
191. S Bisht, EG Moros et al: The effect of 835.62 MHz FDMA or 847.74 MHz CDMA modulated radiofrequency radiation on the induction of micronuclei in C3H 10T1/2 cells. Rad Res 157:506-515, 2002.
192. D Leszczynski, S Joenväärä et al: Non-thermal activation of the hsp27/p38MAPK stress pathway by mobile phone radiation in human endothelial cells: Molecular mechanism for cancer- and blood-brain barrier-related effects. Differentiation 70:120-129, 2002.
193. A Auvinen, M Hietanen et al: Brain tumors and salivary gland cancers among cellular telephone users. Epidemiology 13:356-359, 2002.
194. O Ozturan, T Erdem et al: Effects of the electromagnetic field of mobile telephones on hearing. Acta Oto-Laryngol 122:289-293, 2002.
195. O Hallberg and O Johansson: Melanoma incidence and frequency modulation (FM) broadcasting. Arch Environ Health 57:32-40, 2002.
196. P Michelozzi, A Capon et al: Adult and childhood leukemia near a high-power radio station in Rome, Italy. Amer J Epidemiol 155:1096-1103, 2002.
197. TD Utteridge, V Gebski et al: Long-term exposure of Eµ-Pim1 transgenic mice to 898.4 MHz microwaves does not increase lymphoma incidence. Radiat Res 158:357-364, 2002.
198. L Hardell, A Hallquist et al: Cellular and cordless telephones and the risk for brain tumors. Eur J Cancer Prev 11:377-386, 2002.
199. M Blettner, J Michaelis and J Wahrendorf: Workshop on research into the health effects of cellular telephones. Epidemiol 11:609-611, 2000.
200. M Hietanen, AM Hämäläinen et al: Hypersensitivity symptoms associated with exposure to cellular telephones: No causal link. Bioelectromag 23:264-270, 2002.
201. S Braune, A Riedel et al: Influence of a radiofrequency electromagnetic field on cardiovascular and hormonal parameters of the autonomic nervous system in healthy individuals. Radiat Res 158:352-356, 2002.
202. DL Hamblin and AW Wood: Effects of mobile phone emissions on human brain activity and sleep variables. Int J Rad Biol 78:659-669, 2002.
203. JC Lin: Microwave exposure and safety associated with personal wireless telecommunication base stations. IEEE Microwave Mag 3 (Sept):28-32, 2002
204. JD Boice JD and JK McLaughlin:
Epidemiological studies of cellular telephones and cancer risk -- A review.
Stockholm, Swedish Radiation Protection Authority, 2002.
On line at: http://www.ssi.se/ssi_rapporter/pdf/ssi_rapp_2002_16.pdf
205. JW Finnie, PC Blumbergs et al: Effect of long-term mobile communication microwave exposure on vascular permeability in mouse brain. Pathology 34:344-347, 2002.
206. Christopher Newman et al vs Motorola, Inc et al. Baltimore, U S District Court for the District of Maryland, 2002. On line at: http://www.mdd.uscourts.gov/Opinions152/Opinions/newman0902.pdf
207. JP McNamee, PV Bellier et al: DNA damage and micronucleus induction in human leukocytes after acute in vitro exposure to a 1.9 GHz continuous-wave radiofrequency field. Rad Res 158:523-533, 2002.
208. JP McNamee, PV Bellier et al: DNA damage in human leukocytes after acute in vitro exposure to a 1.9 GHz pulse-modulated radiofrequency field. Rad Res 158:534-537, 2002.
209. L Hardell, KH Mild et al: Case-control study of the use of cellular and cordless phones and the risk of malignant brain tumours. Int J Rad Biol 78:931-936, 2002.
210. M Parascandola: Judge rejects cancer data in Maryland cell phone suit. Science 298:338, 2002.
211. MC Ziskin: Electromagnetic hypersensitivity. IEEE Engineer Med Biol 21(Sep/Oct):173-175, 2002.
E' permesso copiare e ridistribuire questo documento per via elettronica, purchè non venga modificato. Si prega di dare notifica di tale ridistribuzione. Queste FAQ non possono essere oggetto di commercio in alcuna forma, comprendendo forma elettronica, CD-ROM, o database, o pubblicate in stampa, senza l'esplicito permesso scritto di John Moulder
- KR Foster, LS Erdreich, JE Moulder: Weak electromagnetic fields and cancer in the context of risk assessment. Proc IEEE, 85:733-746, 1997.
- JE Moulder: Power-frequency fields and cancer. Crit Rev Biomed Eng 26:1-116,1998.
- JE Moulder, LS Erdreich, RS Malyapa, J Merritt, WF Pickard, Vijayalaxmi:Cell phones and cancer: What is the evidence for a connection? Radiat.Res., 151:513-531,1999.
- KR Foster and JE Moulder: Are mobile phones safe? IEEE Spectrum, August2000, pp 23-28.
- KR Foster and JE Moulder: Mobiles et cancer, un vrai casse-tête.La Recherche 337:39-47,2000.
- KR Foster, P Vecchia, JE Moulder: Effetti sulla salute dei telefoni mobili. AEI87:36-41,2000.
- KRFoster, PJ Riu, JE Moulder: Efectos de los teléfonos móviles en la salud: Nuevas evidencia. Mundo Electronico, February 2001, pp. 34-39.
- KRFoster, JE Moulder: Teléfonos móviles y cancer cerebral. Mundo Cientifico, Dec. 2000.
- JE Moulder: Radiaciones de Radiofrecuencias y Cancer: Efectos Biologicos y Posibles Mecanismos. In: P. Gil-Loyzaga and A. Ubeda Eds. , Ondas Electromagneticas y Salud, Informes Sanitarios, Siglo XXI, No. 1, Madrid, Spain, pp: 287-336, 2002.