Franco Morone
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Franco Morone: Running Home 

Ma insomma, è proprio vero che l’erba del vicino è sempre la più verde? Ovvero, per tornare a tematiche più congeniali ai lettori di Keltika, è proprio necessario guardare sempre all’estero, per trovare grandi musicisti ed eccellenti interpreti di musica celtica? Prendiamo ad esempio Franco Morone: paradossalmente la sua fama di “grande” della chitarra acustica è maggiore all’estero che qui in Italia, dove Morone vive e lavora. Un profondo conoscitore del mondo della Celtic guitar come l’americano Art Edelstein più di una volta ci ha parlato di Franco come di uno dei chitarristi più interessanti a livello planetario, e questo suo ultimo disco di recente pubblicazione, Running Home, conferma la sensazione di trovarsi di fronte a un ottimo strumentista, ma ancor di più a un grande musicista ed arrangiatore.

Running Home si presenta come una raccolta di brani, in larga maggioranza composti dallo stesso Morone, che spaziano con disinvoltura dalla musica celtica alle melodie di ispirazione africana, dalla chitarra slide ai colori della migliore new age, ma sempre con un totale controllo sul materiale sonoro proposto, frutto di una profonda conoscenza di tutte queste diverse dimensioni musicali.

Naturalmente non c’era da dimenticare il taglio “Celtic” della nostra rivista, e lo stesso Franco si è detto ben felice che a presentare Running Home ai lettori di Keltika fosse il danzante “Andy’s Waltz”. Di questo brano, della sua ultima proposta discografica e più in generale di chitarra nella musica celtica abbiamo parlato con Franco.

Come vede lo sviluppo attuale della chitarra nella musica celtica?

“Già dagli anni settanta il percorso tracciato da chitarristi inglesi come Martin Carthy, Davey Graham e John Renbourn indicava ai chitarristi della generazione successiva  (la mia per intenderci) un repertorio “alternativo” a quello squisitamente americano al quale fino ad allora la chitarra steel string era stata legata, anche per ragioni di origine. Oggi ci sono molti più chitarristi professionisti ed appassionati di musica celtica e irlandese, siti internet, riviste specializzate. Nelle rassegne di chitarra e nelle produzioni discografiche la chitarra celtic fingerstyle occupa un ruolo molto importante e sicuramente in futuro questo repertorio sarà ulteriormente ampliato. D’altra parte la chitarra acustica ha una straordinaria vocazione per quasi tutti i repertori tradizionali, e anche se non é stato storicamente uno strumento delle tradizioni celtiche,  negli ultimi vent’anni vi é entrata di diritto, e viene utilizzata da molti gruppi importanti. Quindi, dopo la conquista di un ruolo importante, assistiamo ad un continuo sviluppo di idee, di arrangiamenti, di nuovi nomi che sicuramente avranno un peso influente sulle generazioni successive”.
Cosa significa  essere un chitarrista acustico in Italia?

“Non voglio fare polemiche, ma spesso in Italia il musicista straniero riceve molta più attenzione del musicista italiano. Sia i giornalisti che i promoter hanno tuttora una  tendenza esterofila, dettata peraltro anche da convenienze pratiche. Magari a parole sono tutti bravi a dire che non é vero,  ma oggi il professionista italiano é costretto a cercare lavoro all’estero o avere quanto più possibile collaborazioni con musicisti stranieri, per poi sperare di avere ritorni d’immagine positivi nel proprio Paese. Per quanto mi riguarda mi ritengo fortunato:
nel 1986 ho pubblicato i primi manuali, che tuttora sono utilizzati da insegnanti di chitarra, poi concerti, seminari, recensioni su riviste specializzate;  ho invitato a suonare in Italia artisti del calibro di Leo Kottke, Alex De Grassi, Ian Melrose e tanti altri amici, bravi e meno famosi; sono stato invitato a festival e rassegne importanti; ho fatto tournée in quasi tutti i paesi d’Europa, in USA e in Giappone. Ma ti dico che continuerò a vivere in Italia , perché dopo tutto ci sono cose alle quali é difficile rinuciare, affetti a parte; anche per un chitarrista acustico possono esserci molte opportunità, occorre sensibilizzare l’ambiente , dare un input ad appassionati in grado di muovere ed organizzare eventi, come già sta accadendo. L’importante è che lo stesso musicista si circondi di persone valide, dato che il nostro lavoro esige un maggior numero di certezze dal punto di vista operativo”.
E quali sono le differenze con altre realtà (europee, USA) dal punto di vista del pubblico, della produzione discografica, e così via?
”Per quanto riguarda il pubblico dei concerti, spesso trovo più differenza tra i piccoli centri di provincia e le città, a prescindere da nazioni diverse. Avverto subito se il pubblico é più o meno abituato all’ascolto della musica dal vivo, poi spesso trovo più entusiasmo in provincia che nelle grandi aree urbane. Riguardo all’estero ci sono delle differenze, anche se meno accentuate di un tempo. Direi che il pubblico italiano é la giusta via di mezzo tra quello americano, molto esuberante, e quello giapponese (molto timido), poi ad esempio i tedeschi talvolta sono più seri ed attenti di noi...
Il settore discografico é in continuo movimento, ma per lo più dalla parte delle etichette indipendenti e delle autoproduzioni, che oggi attraverso internet hanno una chance in più. Non m'interesso di  major discografiche, il nostro é un piccolo mercato di nicchia, incompatibile e incomparabile con la loro posizione”.
Quali sono i suoi "punti di riferimento" musicali, sia nel campo chitarristico che più in generale musicale?
Cerco di non ascoltare troppa musica per sola chitarra , anche se ho avuto anch'io io i miei miti, da Jimmy Page a J.J.Cale, da John Fahey a Leo Kottke, poi il grande Michael Hedges...
Nel filone celtico Alan Stivell, i Chieftains, i Pentangle, i Planxty , la Bothy Band, David Spillane, Donal Lunny, oltre che alcuni nuovi gruppi emergenti.
Ascolto generi diversi e apprezzo la musica che mi emoziona e comunica sentimenti, che é il mio punto di riferimento più importante: gli strumenti musicali, d’altra parte, sono solo un mezzo d'espressione”.
Come considera i suoi dischi, una serie di "capitoli" di un'unica storia, o ciascuno di essi è una "singola storia"?
Ci sono singole storie, come la collezione di tradizionali irlandesi The South Wind,
che rappresenta sicuramente un lavoro più centrato sull’arte d’arrangiare Irish music per chitarra solistica. Gli altri cd, Stranalandia, Guitarea, Melodies of Memories e Running Home possono essere considerati come capitoli di un’unica storia, anche se all’interno di ciascuno di essi convivono linguaggi e contaminazioni tra generi e tecniche diverse”.
Ma comunque, qual'è la direzione che sta attualmente prendendo la sua musica?
”Penso che la mia musica sia sempre più dichiarativa e diretta: spesso sono canzoni strumentali con una struttura semplice. Mi sforzo di non cadere nel banale, e credo tuttora che la melodia sia un elemento fondamentale di comunicazione. Cerco in tutti i modi di valorizzarla e di potenziarne la forza espressiva per comunicare emozioni e sentimenti; cerco anche di vivere intimamente  le cose che suono, altrimenti non potrei essere in grado di contagiare il pubblico con questi stati d'animo”.
Cosa ci dice del suo ultimo disco, Running Home?
”E’ il CD più eterogeneo che abbia mai prodotto, sia in termini di generi, che di tecniche, che di chitarre, alternando quindi sonorità diverse. Il complimento più bello che ricevo é che in tutta questa diversità fra folk italiano, blues e musica celtica mantengo un'impronta di riconoscibilita', una sorta di imprinting personale che in qualche modo mi distingue; ne sono fiero perché la chitarra é uno strumento  sul quale è stato già detto molto. È apprezzata la qualità della mia musica, e Running Home ha ricevuto recensioni positive anche dalla critica americana, piazzandosi addirittura ai primi posti di classifiche dedicate alla musica acustica”.
”Andy's Waltz”: la storia di questo brano, scelto a presentare
Running Home ai lettori di Keltika?
”Il “valzer di Andy” é una delle melodie più belle che conosca: l'ho ascoltata anni fa la prima volta a Milano da un gruppo bretone, “Archetipe”, e ne rimasi letteralmente folgorato. Mi sono messo in cerca della versione originale del brano, dal titolo “Flatbush Waltz”, composto dal mandolinista americano Andy Statman, e strada facendo ho trovato altri arrangiamenti, come ad esempio quello dei De Dannan e quello di Dave Grisman, ma anche di tanti altri gruppi dell'area celtica di diverse parti del mondo. Mancava appunto un arrangiamento italiano, e così è arrivato il mio...”

Running Home è pubblicato dalla Acoustic Music Records – Postfach 1945 49009 Osnabrück – Germany (tel. +49 541 710020; fax +49 541 708667; sito web www.acoustic-music.de).

Ulteriori informazioni sulle attività musicali di Franco Morone sono reperibili presso il sito ufficiale di Franco: www.francomorone.it ; l’indirizzo email di Morone è franco@francomorone.it

 

                                                                                              Intervista di Alfredo De Pietra

Franco Morone Running Home Best.Nr. 319.1239.242

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