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Seán Keane: Seánsongs

 

Il caso di Seán Keane è emblematico di come talvolta, nel campo della musica tradizionale irlandese, un artista che in patria gode da anni di un successo di ragguardevoli proporzioni possa essere qui da noi poco più che uno sconosciuto. Verosimilmente, con quel cognome, potrebbe essere parente di Dolores Keane – e difatti è suo fratello – ma la notorietà di questo grande cantante originario della contea di Galway merita decisamente di crescere anche in Italia. L’occasione ci viene data dal  suo ultimo doppio CD, intitolato Seánsongs, da cui è tratta la splendida “The Crossing  (O siyeza)”, presente sulla compilation di Keltika di questo mese.

La famiglia Keane, originaria di Caherlistrane, nella contea di Galway, è in Irlanda una delle più importanti in termini di dinastie musicali. Come si diceva, il nome oggi più noto in Italia è senz’altro quello di Dolores Keane, presente anche in alcune registrazioni dei Chieftains e dei De Dannan, ma le prime figure importanti e note a livello nazionale nell’Irlanda degli anni ‘60 nell’ambito di questa famiglia furono le zie Rita e Sarah Keane, rispettivamente accordionist e fiddler, ma soprattutto grandi cantanti nella tradizione del sean nós, da cui però si discostavano per una particolare tendenza al canto all’unisono.

A partire dagli anni ’90 il fratello di Dolores, Seán Keane, iniziò a guadagnarsi una crescente reputazione sia come cantante che come flautista: d’altro canto già all’età di nove anno Seán iniziava i rudimenti del flauto, e ancora teenager aveva già fatto incetta di svariati premi nelle competizioni All-Ireland come cantante tradizionale.

La carriera solistica di Seán Keane ha inizio nel 1991: prima di allora la sua attività si era svolta all’interno di varie combinazioni di musicisti, come gli Shegui alla fine degli anni ’70 e la band Reel Union, comprendente anche la sorella Dolores, John Faulkner e Máirtín O’Connor.

In seguito fece parte della creatura artistica di Johnny McDonagh, gli Arcady, gruppo comprendente anche la giovanissima Sharon Shannon.

La prima pubblicazione discografica a proprio nome risale al 1994, con il CD All Heart, No Roses, un riuscito mix di canzoni moderne e tradizionali, che ottenne un buon successo sia in Irlanda che negli Stati Uniti e fu nominato dal famoso Q Magazine come il miglior album di debutto dell’anno.

Nel 1996 seguì Turn A Phrase, prodotto, come il disco precedente, da John Faulkner e Arty McGlynn. In questo disco era tra l’altro presente anche Dolores Keane nel ruolo di backing vocalist.

Passano altri due anni, e viene pubblicato (1998) No Stranger, registrato a Galway e a Nashville e prodotto da Jim Rooney, producer (tra l’altro) di Nanci Griffith, disco con un sapore discretamente country e canzoni che spaziano da Mick Hanly a Bob Dylan, da Rolly Sally a Sting.

La cadenza biennale viene rispettata anche con il successivo The Man That I Am, che vede nel ruolo di guest vocalist anche Nanci Griffith e Kathy Mattea. Questo album è conosciuto soprattutto per la collaborazione con Sir George Martin (sì, proprio il produttore dei Beatles…) per un riuscito ri-arrangiamento del vecchio, celeberrimo brano di Paul McCartney “Blackbird”.

Si è quindi in presenza di un cantante di formazione prettamente tradizionale che però ha trovato la propria dimensione artistica ed il successo nell’abbandono intelligente di rigidi schematismi (cosa del resto già vista in questi decenni con i vari Mary Black, Paul Brady, Maura O’Connell…) alla ricerca ragionata e intelligente di qualsiasi buona canzone da interpretare, sia essa country, blues o pop.

Giungiamo così a questi ultimi mesi: Seán Keane abbandona la casa discografica Grapevine Records, con cui aveva pubblicato i suoi precedenti album, e fonda la propria Circin Rua Records, diretta dalla moglie Virginia, dando il via all’ambizioso progetto del doppio Seánsongs, unanimemente riconosciuto come l’album più completo e rappresentativo della ricca personalità artistica del cantante di Galway, ormai assurto al ruolo di divo presso il pubblico irlandese. Il fatto stesso di essersi allontanato da una etichetta discografica comunque “non propria” ha infatti consentito a Seán Keane di scegliere in piena autonomia il materiale di questo doppio CD, che rappresenta egregiamente lo stesso repertorio abbracciato da Seán anche nei suoi acclamati concerti. Il primo dei due dischi contiene materiale più moderno, laddove invece il secondo comprende esclusivamente canzoni senza accompagnamento, o al massimo con un backing molto scarno, oltre ad alcuni brani eseguiti da Seán al whistle, al flauto ed alle uillean pipe.

Così il primo disco comprende tra l’altro tre composizioni di Mick Hanly, “Reconciliation” di Ron Kavana ed una struggente remake della notissima canzone americana “Aura Lee” (per intenderci, la “Love Me Tender” di presleyiana memoria). L’apertura del primo disco è affidata alla splendida “The Crossing (O siyeza)” regalataci da Seán e Virginia Keane per presentare ai lettori di Keltika questo interessantissimo album: si tratta di un brano scritto dal cantautore inglese Billy Bragg su una melodia originaria del Sud Africa. Per l’occasione Seán si è fatto accompagnare come backing vocalist da alcuni elementi del gruppo corale Global Music Project di Galway durante il ritornello della canzone, che è in lingua zulu. È una canzone splendida, ottimamente arrangiata, e tra l’altro con un ritornello contagioso che siamo certi vi ritroverete ben presto a canticchiare.

Il secondo CD è per così dire il disco “tradizionale”: in realtà Seán inizialmente pensava ad un disco composto interamente da canzoni eseguite senza alcun accompagnamento strumentale, nella tradizione del sean nós. Iniziando le registrazioni in questo senso ci si rese però conto che i risultati  non erano all’altezza delle aspettative, e quindi Keane ripensò all’intera concezione di questo secondo disco, introducendovi sì canzoni non accompagnate, ma anche alcuni brani strumentali o tradizionali con accompagnamento strumentale. In questo senso Seánsongs rappresenta una primizia: pur essendo nota l’abilità di Seán in veste di strumentista, è questo il primo album in cui si esibisce alle uilleann pipe, al flauto, al bodhrán ed al tin whistle, cosa che accade del resto regolarmente in tutte le sue esibizioni live. Rimangono così solo quattro canzoni prive di accompagnamento sul secondo CD di Seánsongs, tutte molto belle e cantate da Seán sin dagli anni dell’infanzia: “Banks Of The Lee”, “Skibereen”, “Dear Little Isle” e “The Close Of An Irish Day”.

Alcune considerazioni sul titolo di questo CD: in Seánsongs è evidente il gioco di parole che allude al francese chansons, oltre che il significato “canzoni di Seán”, e anche all’interno della copertina il termine “canzone” è citato nelle più svariate lingue del globo. Questo titolo venne fuori, come spesso accade, del tutto casualmente: mentre Seán era in tour con il suo gruppo in Austria, Virginia telefonò per comunicare che l’album era pronto, e che mancava solo il titolo. Chiedendo un aiuto al resto della band, il chitarrista Peter O’Hanlon se ne uscì con il ricordo di una seduta di registrazione di  Keane cui era presente Arty McGlynn, che ascoltando una particolare canzone, pronunciò la frase: “Una vera e propria Seán song!”. A proposito dei concerti, Seán è accompagnato in tour da Damien Evans al contrabbasso, Frankie Mulchay all’accordion e dal già citato Peter O’Hanlon alla chitarra.   

Tornando a Seán Keane, questo disco spiega l’affetto del pubblico irlandese per questo cantante dalla voce ricca e inconfondibile, e dà ragione  della versatilità della sua vena artistica: l’interprete di Galway ha cantato praticamente per tutta la sua vita, e la maggior parte di ciò che ascoltava da bambino e da adolescente, e che poi lo ha formato da un punto di vista artistico, era musica tradizionale, ma mancava in casa Keane qualsiasi preclusione nei confronti di generi musicali differenti: questo probabilmente ha condizionato in senso positivo le successive scelte musicali di Seán Keane, che ci ha confessato che per lui la scelta di una canzone non è oggi minimamente condizionata dal fatto se sia un brano folk o tradizionale: quello che conta è la forza di una melodia, la sincerità di un testo, la sua significatività dal punto di vista delle emozioni. A titolo di curiosità, provando a chiedergli cosa ascoltasse maggiormente quando è a casa, la risposta è stata pronta e abbastanza inattesa: Andrea Bocelli!

Seánsongs è un disco splendido nell’ampia gamma di colori della sua tavolozza, e Seán Keane raggiunge con esso la piena maturità espressiva. L’Irlanda già da anni impazzisce per lui: “l’autentico astro nascente della scena musicale irlandese” lo ha definito l’Irish Time, e anche per il 2001, come già in passato, l’Irish Music Magazine lo ha proclamato “Best Folk Male Artist” dell’anno. Ascoltando Seánsongs il motivo di tutto ciò risulta alla fine evidente.

 

                                                                                              Testo di Alfredo De Pietra

 

Discografia

Album in gruppo:

Shegui: Around The World For Sport

Reel Union: There Was A Maid

Shaskeen: Atlantic Breeze

The Keane Family: Muintir Chathain

 

Album solistici:

All Heart, No Roses (1994)

Turn A Phrase (1996)

No Stranger (1998)

The Man That I Am (2000)

The Best Of Seán Keane (2001)

Seánsongs (2002)

 

Sito web: www.seankeane.com

 

Seán Keane Seánsongs – Circin Rua CR001 CD

Copyright © New Sounds 2000

Seán Keane per Keltika – Seánsongs  

Seán Keane è stato di volta in volta descritto come un grande folk singer, un ottimo interprete di country music e addirittura – talvolta – un buon bluesman. Soprattutto in Irlanda è cantante tra i più amati – non a caso è già il quarto anno di fila che Keane è giudicato il miglior cantante folk irlandese dai lettori dell’Irish Music Magazine – ma malgrado ciò si mostra artista che non ama sentirsi confinato negli angusti limiti delle etichette musicali. Di ciò i lettori di Keltika sono buoni testimoni, essendo stato il suo ultimo album, Seánsongs, già stato ospite sul n. 54 di questa rivista con il brano probabilmente più rappresentativo di questo eccellente doppio CD, lo splendido “The Crossing (O Siyeza)” .

Successivamente abbiamo avuto modo di contattare direttamente Seán e sua moglie Virginia, manager della casa discografica Circín Rua Teo, da cui Seánsongs è stato pubblicato. Come risultato di questo incontro telematico i coniugi Keane ci regalano questa volta in esclusiva altri due brani tratti da Seánsongs, oltre a questa intervista, che fa il punto sulla personalità artistica di questo grande interprete:

Pensando da un punto di vista generale all’elemento vocale nella musica tradizionale irlandese, i primi nomi che vengono a mente, almeno qui in Italia, sono quelli di cantanti di sesso femminile: sua sorella Dolores, Mary Black, Maura O’Connell…Come spiega questa predominanza femminile?

“In realtà in Irlanda, nel campo della musica tradizionale, non si apprezza questa differenza “di peso” tra il ruolo della voce maschile e quello della voce femminile di cui lei parla. Secondo me i nomi da lei citati hanno acquistato una notevole popolarità, specialmente all’estero, grazie all’album e al documentario Bringing It All Back Home. L’importanza della voce maschile nella nostra musica è indiscutibile. Basti pensare a nomi come Tom Phaidin Tom, Seosamh O hEaniagh, Liam Clancy, e in tempi più recenti Paul Brady e Christy Moore, solo per citare i più famosi.

Da un punto di vista più specifico non ritengo che esistano particolari differenze tra la musica interpretata dalla voce maschile o femminile. Grazie al cielo abbiamo a disposizione un numero incredibilmente alto di canzoni, che ci sono state tramandate fino ai nostri giorni sia da uomini che da donne. Anzi, pensandoci bene, è altissimo il numero di song che negli anni sono state interpretate da cantanti di entrambi i sessi!”

Vi è un elemento comune in quasi tutte le biografie dei musicisti irlandesi, ed è l’importanza della famiglia. Nel suo caso?

“Questo è vero, il senso della famiglia è molto forte un po’ in tutta la musica irlandese. Del resto è risaputo, in Irlanda esistono anche intere famiglie che cantano e suonano insieme musica tradizionale. Ritengo tuttavia che non sia un elemento specifico della sola musica irlandese: il ruolo della famiglia è sempre stato fondamentale nel tramandare la tradizione musicale di generazione in generazione, ed è stato così anche nel mio caso. Se prendiamo in considerazione la mia famiglia, entrambi i rami, sia quello paterno che quello materno, hanno avuto a che fare con la musica tradizionale praticamente da sempre. Così ho imparato, ad esempio, moltissime canzoni da mia madre, che canta e suona il fiddle. Ho imparato, ma forse è più giusto dire “assorbito”, le song e le tune tradizionali semplicemente essendo presente a casa, nel momento in cui la musica veniva cantata e suonata – cioè praticamente in continuazione! Per me, voglio dire, la musica è sempre stato un fatto assolutamente naturale. Erano molti i musicisti e i cantanti che venivano a trovarci a casa, sia dall’Irlanda che dall’estero, e qualche volta queste visite si protraevano anche per intere settimane! E parlo di musicisti del calibro di Cathal McConnell, Lynn Graham, Willie Clancy… avevo spesso la sensazione di vivere in un party infinito!”

E con queste frequentazioni così importanti sin dalla sua più tenera età, quali riconosce come figure più importanti per il suo sviluppo musicale, anche dal punto di vista canoro?

“Molti sono i cantanti e i musicisti che ammiro, artisti di ogni genere e di ogni Paese, ed è una lista troppo lunga da poter essere citata. Una cosa però tengo a sottolineare: non ritengo di avere delle influenze particolari. Voglio dire che cerco accuratamente di non essere influenzato dalle interpretazioni degli altri cantanti e artisti, anche se il mio amore e rispetto per essi sono enormi. Diciamo invece che cerco di modellare le canzoni che interpreto alla luce della conoscenza di tanti grandi musicisti, del mio background musicale – di cui ho appena detto – ed  infine della consapevolezza di vivere nella realtà odierna.”

Andiamo a questo suo ultimo progetto artistico, il doppio Seánsongs, da cui sono tratti due brani presenti sulla nostra compilation di questo mese.

Seánsongs è innanzitutto il mio primo album autoprodotto. In realtà è un doppio CD: uno dei due dischi comprende materiale assolutamente tradizionale, con tune e song senza alcun accompagnamento, o al massimo con un accompagnamento scarno, essenziale. L’altro disco presenta invece brani di impostazione più moderna, con canzoni composte da compositori come Mick Hanly, Peter O’Hanlon – il chitarrista della mia band, secondo me un ottimo compositore – e Johnny Clegg. Il brano creato da Johnny Clegg è il primo del CD 1 ( “The Crossing (O siyeza)”, già presentato ai lettori di Keltika nello scorso numero di luglio – n.d.r.). Si tratta in questo caso di una canzone caratterizzata da un sound tipicamente sud-africano, e in effetti il ritornello è cantato in lingua zulu. Ora, mi rendo conto che possa sembrare strano, quasi assurdo, che un artista che è universalmente considerato un cantante di musica tradizionale irlandese come me registri una canzone di questo tipo, ma già al primo ascolto rimasi colpito dalla bellezza del testo di questa canzone, al punto che decisi che in qualche modo l’avrei interpretata. A Galway, dove vivo, c’è un buon numero di sud-africani; ne ho incontrato alcuni, che a loro volta mi hanno fatto conoscere qualcuno in grado di parlare la lingua zulu, che a sua volta mi ha aiutato nella pronuncia e che canta insieme a me nel ritornello, anche nel disco.

Con Seánsongs mi sono orientato verso l’album doppio perché nel corso degli anni molto spesso mi è stato richiesto dai miei fan un album di canzoni senza accompagnamento, canzoni che in effetti non avevo mai inciso su disco, anche se esse sono presenti da sempre nei miei show dal vivo. Con Seánsongs ho finalmente avuto l’occasione di raccoglierle insieme su un unico CD.

Le sue considerazioni su “The Crossing (O siyeza)”, con la presenza di quel coro in lingua zulu, ci spingono ad un’altra domanda: cosa pensa dell’apertura della musica irlandese nei confronti delle culture musicali del mondo intero?

“Beh…innanzitutto non si tratta di un coro! Era solo un gruppo di persone che non era mai entrata prima di allora in uno studio di registrazione. E non avevano neanche mai cantato insieme prima, ma le assicuro che si sono enormemente divertiti!

Tornando alla sua domanda, penso semplicemente che la musica non conosca confini, la vera musica va oltre i limiti di spazio e tempo. Inoltre penso che sia un fatto positivo che la gente conosca le culture musicali delle varie parti del mondo: c’è sempre qualcosa da dare e da ricevere nello scambio con le altre culture.”

Ma tornando all’aspetto bifronte di questo suo ultimo album, come spiega questa sua “doppia personalità”, oscillante tra modernità e tradizione?

“Sì, mi rendo conto che vi è un forte contrasto in Seánsongs, ma come le ho già detto, sono stato spinto alla realizzazione del disco “tradizionale” dalle continue richieste dei miei fan. Quanto all’altro CD, esso rappresenta il resto del materiale che prediligo interpretare. Voglio dire che non mi sento confinato nella definizione del folk singer, che canta esclusivamente musica tradizionale. Non riesco a vedere alcuna barriera tra i vari generi musicali, o un qualche limite che dovrebbe portarmi a non cantare un qualsiasi brano di mio gradimento. In fondo mancherei di rispetto alla mia arte, nel momento in cui decidessi di restringerla all’interno di determinati confini, che in realtà sono creati esclusivamente dall’industria discografica con intenti di classificazione”.

Lei è stato votato “miglior cantante di sesso maschile” ormai da diversi anni dai lettori del prestigioso Irish Music Magazine. Qual è stata la reazione del pubblico a Seánsongs?

“Per me è un grande onore ricevere questo tipo di onorificenze. Mi danno la sensazione di produrre qualcosa di valido, sono delle conferme per me! E grazie a Dio, Seánsongs sta andando molto bene…”

Progetti futuri?

“Ho iniziato a lavorare a un CD che uscirà nella seconda metà del 2003…e nel frattempo ci saranno molti tour e concerti qua e là per il mondo.”

Concerti per il mondo…Italia compresa?

“Sfortunatamente non si prevedono per ora tour o concerti in Italia…ma sarei felice di lavorare più spesso in Italia! Ricordo di aver suonato da voi con i Reel Union, una band con cui suonavo negli anni ’80, per un tour della durata di tre settimane. Quello che è rimasto più vivido nella mia mente è il ricordo dei concerti all’aperto, nelle piazze…uno splendido pubblico, che apprezzava in modo evidente la nostra musica…città stupende come Firenze e Venezia…per non parlare della bellezza della campagna italiana!

Andando a tempi più recenti, ho fatto in Italia alcuni concerti con la mia band sia l’anno scorso che l’anno precedente. A questo proposito, dal momento che la mia etichetta discografica è di recente nascita e indipendente, attualmente abbiamo in corso trattative per la distribuzione del disco in vari Paesi al di fuori dell’Irlanda: in quest’ottica saremmo interessati a intavolare rapporti con agenti e distributori discografici italiani, anche con lo scopo di venire più spesso a suonare nel vostro splendido Paese. Vorrei approfittare di quest’intervista per dire che chiunque in Italia fosse interessato a contattarmi a questo scopo può reperire i miei recapiti sul mio sito web: www.seankeane.com”. 

Se con “The Crossing (O Siyeza)” abbiamo alcuni mesi fa conosciuto il lato più eclettico di Seán Keane, questa volta ne prendiamo in considerazione il versante più tradizionale, con la sognante e dolce “Pilgrims”, composta da Julian Dawson. Seán Keane non è però esclusivamente un cantante: la sua abilità al flauto, al tin whistle ed alle uilleann pipe risalta nel secondo brano tratto questo mese da Seánsongs, un set di reel: “Rita Keane’s Fancy/The Shaskeen”, a testimoniare ulteriormente la spiccata versatilità di un grande artista della scena musicale irlandese. 

                                                                                                          Intervista di Alfredo De Pietra

Seán Keane Seánsongs – Circin Rua CR001 CD

Copyright © New Sounds 2000

Citizens Keane

 

Citizens Keane: impossibile non cogliere la (ricercata) assonanza con uno dei capolavori del regista Orson Welles, quel Citizen Kane risalente a oltre sessanta anni fa.

Questa volta non si tratta però del cittadino Kane, ma bensì dei “cittadini Keane”, ovvero di buona parte degli elementi di una delle “famiglie musicali” irlandesi più famose in assoluto, soprattutto grazie alla grande popolarità di Seán e di Dolores Keane.

Questo disco ci era stato preannunziato, quasi con emozione, da Virginia, moglie e manager di Seán Keane, una sera dello scorso agosto in un piccolo pub di Kinvara, paesino della contea di Galway sulla costa dell’Atlantico: “Sa, a ottobre la nostra casa discografica pubblicherà un disco che per molti versi è da considerare un vero evento: per la prima volta Seán canta insieme a tre dei suoi fratelli, tutti ottimi vocalist, ma che finora non avevano mai pensato a cantare in modo professionale…quest’estate i quattro fratelli hanno dato alcuni concerti, qui a Galway, che hanno ottenuto un successo straordinario: questo ci ha convinti a pubblicare Citizens Keane.”

È ovvio che la star di questo disco è proprio Seán Keane, cantante sempre più  titolato a diventare l’autentica “voice of Ireland”. I lettori di “Keltika” lo dovrebbero ormai conoscere bene, visto che il suo recente doppio album Seansongs è stato ospite di questa testata in più di un’occasione, lo scorso anno.

Nel corso di una intervista, lo stesso Keane ci aveva parlato dell’importanza della famiglia ai fini della sua arte: “Se prendiamo in considerazione la mia famiglia, entrambi i rami, sia quello paterno che quello materno, hanno avuto a che fare con la musica tradizionale praticamente da sempre. Così ho imparato, ad esempio, moltissime canzoni da mia madre, che canta e suona il fiddle. Ho imparato, ma forse è più giusto dire “assorbito”, le song e le tune tradizionali semplicemente stando a casa, nel momento in cui la musica veniva cantata e suonata – cioè praticamente in continuazione! Per me, voglio dire, la musica è sempre stato un fatto assolutamente naturale. Erano molti i musicisti e i cantanti che venivano a trovarci a casa, sia dall’Irlanda che dall’estero, e qualche volta queste visite si protraevano anche per intere settimane! E parlo di musicisti del calibro di Cathal McConnell, Lynn Graham, Willie Clancy… avevo spesso la sensazione di vivere in un party infinito!

Seán è il più piccolo dei Keane che, a differenza del celebrato fratello, non avevano mai pensato a una carriera musicale, pur cantando spessissimo nelle mille session che si svolgono quotidianamente all’interno dei music bar di Galway e dintorni oltre che, ovviamente, nelle riunioni familiari.

Come ci raccontava Virginia Keane, l’occasione per il debutto ufficiale di Pat, Matt e Noel Keane a fianco di Seán era arrivata con l’invito da parte del direttore del Galway Arts Festival per la venticinquesima edizione del festival, lo scorso luglio. Il concerto dei fratelli Keane aveva rapidamente ottenuto il tutto esaurito, e chi aveva avuto la ventura di assistere all’evento parlava di un’esperienza unica per carica emozionale.

Pete O’Hanlon, chitarrista di Seán Keane e co-produttore di Citizens Keane, ha detto di questo inedito quartetto vocale: “Hanno voci del tutto differenti, ma cantano “veramente” insieme…la loro è una sonorità molto calda, e solo persone che hanno un forte legame interpersonale possono raggiungere una tale simbiosi emotiva. Tutte le loro esperienze del passato vengono filtrate dalle loro voci, in fondo lo strumento musicale primordiale”.

Ascoltando Citizens Keane si ha la conferma di quanto affermato da O’Hanlon: le voci dei quattro fratelli, pur diversissime tra loro, si sposano magnificamente, e si respira veramente complicità e “aria di famiglia”. Ci si stupisce, anzi, che cantanti validi come Pat, Matt e Noel siano rimasti per tanto tempo nell’ombra, a cantare esclusivamente per diletto…ma si sa, l’Irlanda è fatta anche di queste cose!

Per entrare nel dettaglio (a parte Seán di cui si ampiamente detto negli scorsi numeri di “Keltika”), Matt è probabilmente il più “tradizionale” dei tre fratelli Keane, con un repertorio composto dalle classiche canzoni di amore tipiche dell’isola di smeraldo; Matt è anche un ottimo chitarrista, come dimostrato dal brano “Mise Raifteirí”. Lo stile musicale di Pat, il più anziano dei quattro, si avvicina invece maggiormente al mondo del music hall, e Pat è anche il fratello più dotato di senso dello spettacolo, per certi versi in maniera simile alla sorella Dolores.

Noel Keane infine è forse più strumentista (è un ottimo accordionist) che cantante, preferendo rimanere in secondo piano e occuparsi solo dell’armonizzazione vocale delle canzoni presenti su Citizens Keane.

Quest’ottimo “album di famiglia” ci viene presentato con due brani, “The Bonny Labouring Boy” e “You Raise Me Up”. Il primo è una ballad tradizionale resa splendidamente dalla calda voce di Pat Keane, mentre “You Raise Me Up” è una canzone composta da Brendan Graham e Rolf Lovland che vede i quattro Keane cantare in coro alternandosi alle strofe solistiche, interpretate da Matt Keane.

Qualche parola, infine, sugli ultimi quattro minuti del disco. Lo sappiamo, non c’è nulla di “celtico” in una canzone come “Que Sera, Sera”, ma la decisione di concludere Citizens Keane proprio con questo celeberrimo brano cantato all’unisono dai fratelli Keane dà l’esatta misura del grande senso di intimità che pervade queste registrazioni: pensate, i quattro non si trovavano in sala di registrazione (e si sente!) e neanche sapevano che c’era un registratore pronto a catturare questi momenti di emozione. Si trattava solo di quattro fratelli che cantavano e suonavano insieme durante una pausa per il tè, ma il risultato è commovente per la rilassatezza e per il senso di confidenza che traspare da questo brano, che proprio non ci stanchiamo di riascoltare…

Citizens Keane è un album autoprodotto dalla Circín Rua Records di proprietà di Seán e Virginia Keane, e può essere ordinato presso il sito web www.seankeane.com

 

                                                                                                          Testo di Alfredo De Pietra

Copyright © New Sounds 2000