GLI ACCESSORI

Questa potrebbe essere la saga dell'utilità e non, tanti sono gli accessori presenti sul mercato. L'astronomia dei principianti, l'astrofilia (lo sappiamo, detta così sembra una malattia ed anche grave), è un hobby caro e, per giunta, in continua evoluzione. Volendo e potendo spendere, ci sono sul mercato accessori di tutti i tipi, più o meno utili. In questa sezione considereremo solo quelli utili alla ripresa con CCD: tutti gli altri, anche se potrebbero essere d'aiuto nell'osservazione visuale, verranno volutamente ignorati.

Il derotatore: questo accessorio, tipico commercialmente dei Meade in altazimutale (non capiamo perché le altre case non l'abbiano preso in considerazione, pur avendo telescopi venduti nella stessa configurazione), nonostante la nostra preferenza per l'equatoriale, riveste un carattere d'importanza notevole. La versione in altazimutale di questi telescopi, pur con tutti i suoi difetti, ha un notevole pregio: non ha bisogno che la polare sia visibile. E' sufficiente sapere approssimativamente dove si trova il Nord, quindi con l'ausilio di una o due stelle di riferimento e la messa in bolla della base, non obbligatoria ma consigliabile, è possibile puntare praticamente qualsiasi oggetto, ma...nella ripresa di immagini casca l'asino. L'altazimutale, per sua natura, non insegue la volta celeste, l'arco che compiono nel cielo le stelle in genere, ma solo l'oggetto; ne consegue un movimento praticamente a "scatti" o, più esattamente, punto/retta/punto/retta e via di seguito. Ne deriva, nelle pose prolungate per più di 15/20 secondi (inutili ai fini pratici), un effetto comunemente chiamato "rotazione di campo". In pratica, l'oggetto inquadrato resta magari al centro del campo, ma tutto il resto ruota lentamente intorno ad esso: decisamente antiestetico! Il derotatore ovvia a questo inconveniente, permettendo la ripresa di pose multiple (scordatevi pose singole molto lunghe) e la successiva somma/media delle stesse. Il modello da noi provato, nella versione per l'8" e 10", ma crediamo non molto dissimile da quello per il 12", permetteva pose singole per un massimo di 2 minuti; forse la versione per il 16" si spinge un po' più in là, ma siamo un tantino scettici sulla pubblicità che lo abilita a pose perfettamente guidate fino ed oltre un'ora. A parte queste considerazioni, la possibilità di effettuare la media/somma di svariate pose non è da disdegnare e, senza questo accessorio, in altazimutale tale sistema sarebbe praticamente impossibile. Lo consigliamo, quindi, vivamente a tutti coloro che non hanno la possibilità di vedere la polare dal loro angusto balcone e, cosa da non dimenticare, si adatteranno all'impossibilità, con questo accessorio, di puntare oggetti oltre i 50 gradi di altezza dall'orizzonte. Quest'ultima è una grave limitazione di questo accessorio, ma se si ha a disposizione un orizzonte libero ad Est o ad Ovest, magari non inquinato da luci cittadine, si può attendere il momento opportuno per inquadrare praticamente tutti gli oggetti.

La testa equatoriale: su questo accessorio, che, ripetiamo, tale NON DOVREBBE ESSERE, non ci dilungheremo più di tanto. Se vedete la polare, non esitate, prendetelo ad occhi chiusi!!!!!! Ovviamente, tale discorso vale in generale per tutte le configurazioni equatoriali!

Il riduttore di focale: dolenti note! Se sei possessore di un telescopio con focale pari a f10 o superiore e prediligi la ripresa del profondo cielo, questo è un accessorio praticamente irrinunciabile. A parte la possibilità di aumentare il campo inquadrato, la vera "vittoria" del riduttore di focale risiede nel fatto di dimezzare, o quasi, i tempi di posa. Su strumenti f10 o superiori la vignettatura (perdita progressiva di luce dal centro verso il bordo) è praticamente inesistente. Abbiamo personalmente testato un riduttore di focale, quello che porta gli f10 ad f6,3, sullo strumento nativo f6,3 ma, per la verità, dobbiamo rilevare che la resa è stata tutt'altro che esaltante. Esistono in commercio riduttori di focale che portano gli f10 a f4, ma devono essere solo dei pezzi di ottima fattura per valere la spesa, non indifferente in questo caso, e per ritornare immagini decenti.

Il telextender: accessorio utilissimo per le riprese planetarie, esiste di due tipi: fisso e variabile. Nel primo caso si tratta di un tubo di prolunga, dentro il quale si inserisce un oculare e vi si applica la camera CCD (ma anche la comune macchina fotografica); l'ingrandimento che ne consegue è dato, in questo caso, dall'oculare che si inserisce. Lo troviamo poco pratico e più adatto alla fotografia chimica. Il telextender variabile, per contro, è proprio quello che l'aggettivo dice: un tubo di prolunga che permette una notevole variazione della distanza fra l'oculare, onnipresente, e la camera CCD. Ai fini pratici, non è difficile con un oculare da 20mm, grande estrazione pupillare, riuscire ad arrivare a f40 ed oltre, a secondo della distanza tra l'oculare ed il chip e in relazione alla focale del telescopio utilizzato. Una semplice formuletta permette di sapere in anticipo la focale relativa che si potrà raggiungere: (d/f)*F-1 dove "d" è la distanza tra l'oculare ed il chip, "f" è la focale dell'oculare utilizzato, "F" è la focale dello strumento e "-1" è una costante fissa. Ovviamente tutte le misure devono essere espresse nella stessa unità (mm) ad eccezione della focale telescopica (se è 10, sarà 10, se è 6,3 sarà 6,3, ecc). Facciamo un esempio: (d100mm/f20mm)*F10-1 = 5*10-1 = 49 , ovvero la focale relativa sarà f49.

La lente di barlow: altro non è che un duplicatore di focale (non si offendano i puristi) e, se di ottima qualità, può essere realmente utile. Alcuni oggetti, veramente molto piccoli, renderebbero ben poco se ripresi a f10 o, peggio ancora, a f6,3. Naturalmente, con questo accessorio tutti i discorsi sulla luminosità eventuale degli strumenti va a farsi benedire, ma, anche in questo caso, bisogna fare di necessità virtù.

Gli oculari: se si eccettua la ripresa planetaria con telextender, gli oculari servono veramente a ben poco all'astro fotografo digitale o tradizionale. L'unica cosa da dire è che, in questo caso, dovendoli usare devono essere almeno di buona qualità. Un oculare irrinunciabile è, però, quello a reticolo illuminato: di qualunque tipo, marca, qualità esso sia, non se ne può fare a meno! Provate a fare un preciso stazionamento al polo senza questo accessorio, poi saprete dirci i "non" risultati.

I filtri: qui scendiamo in un campo vastissimo e decisamente ostico. Non vogliamo confondere le idee a nessuno, anche considerando che sono veramente pochi quelli che ci capiscono realmente...e noi non siamo decisamente tra questi! L'unico filtro che abbiamo utilizzato, con una qualche soddisfazione, in accoppiata alle camere CCD è il "banda larga" (andrebbe aggiunto "nebulare"). Il filtro riflette le luci al sodio ed ai vapori di mercurio, principali colpevoli dell'inquinamento luminoso che tanto ci perseguita, ma lascia passare le emissioni tipiche delle nebulose (da qui "nebulare"). Nella ripresa di Galassie e/o Ammassi Stellari non è di alcuna utilità, in quanto questi oggetti emettono luce con uno spettro continuo (lasciamo perdere coscientemente la spiegazione sulla luce e sugli spettri relativi!). Altri filtri, quelli colorati, sono di nessuna utilità nell'uso dei CCD.

La guida fuori asse: ragazzi, se siete tali veramente, questo è un accessorio utile; si tratta, in pratica, di un sistema per poter guidare il telescopio mentre la camera CCD effettua la ripresa. Abbiamo già detto, in altra sezione, che nessun telescopio riesce ad inseguire alla perfezione il moto celeste e, quindi, dobbiamo per forza di cosa adottare sistemi tali da poter ovviare a questo difetto...la guida fuori asse è uno dei più scomodi e, fra l'altro, neanche così economico.

Ci sarebbe sicuramente qualche altro accessorio ma, così come preannunciato, avevamo deciso di parlare solo di quelli veramente indispensabili e, quindi, non vi tedieremo oltre. 

HOME PAGE