TELESCOPI ED ACCESSORI

 

IL TELESCOPIO

Se siamo proprio alle prime armi, la scelta del telescopio è d'obbligo. Si, ma quale? Dando per scontato che nessuno comperi prima la camera CCD e poi il telescopio (della serie: "Prima acquisto i mobili, poi cerco la casa per quei mobili"), di norma l'accessorio principe di ogni astrofilo viene scelto in base ad un criterio strettamente economico, almeno agli inizi.

Quanti di noi hanno cominciato con il classico 114/900, riflettore, mediamente luminoso e/o il 60/700, rifrattore, ultimamente un po' in disuso, non proprio luminoso? Considerando il numero di marche che propongono tali strumenti, il primo sopratutto, c'è veramente di che far girare la testa. La scelta, secondo noi, dovrebbe cadere, già all'inizio, su strumenti ben costruiti e motorizzati, in versione esclusivamente equatoriale. Considerando che oggi ce li forniscono anche computerizzati, la maggiore spesa necessaria vale bene l'acquisto...se però, già da subito, decideremo che la nostra esperienza di astrofili si fermerà alla fotografia tradizionale. Il CCD avrà si tanti vantaggi indiscussi, ma nessun chip accoppiato ad un economico riflettore di fascia, per forza di cose, bassa ci tornerà immagini degne di nota. Alla fine vale la regola del "chi più spende, meno spende".

Se, come pensiamo, tutti prima o poi acquisteremo un CCD, forse sarebbe meglio dotarsi, sin dall'inizio, di un buon telescopio computerizzato di almeno 20cm (8") per i riflettori, o 10cm per i rifrattori (a salire di diametro con gli apocromatici sono "sberle").

Già, ma cosa mi prendo: Riflettore o Rifrattore? Bella domanda! Qui ci giochiamo la reputazione!

Andremo a gusto personale e, per nostra diretta esperienza, siamo propensi a consigliare i riflettori e, più precisamente, nella classica configurazione SCHMIDT CASSEGRAIN. Anche se non citeremo, per il solito motivo, le principali marche costruttrici di questi modelli, la scelta oggi presente sul mercato ci rende disponibili una marea di aperture, focali, computerizzazioni, a prezzi più o meno accessibili. Gli ultimi modelli sono stati addirittura dotati del sistema GPS ed i prezzi, se non scesi, sono rimasti invariati. Vediamo le varianti e combinazioni presenti e come indirizzare la scelta.

L'apertura: verrebbe da pensare che, vista la presenza di modelli che vanno dai 20cm (8") ai 40cm (16") di diametro, più è grosso e meglio è! Lato economico a parte (un 16" può arrivare, completo di tutti gli accessori irrinunciabili, a 90 milioni di vecchie lire, circa 47.000 €), un grosso specchio raccoglierà sicuramente più informazioni, ma subirà anche in maniera deleteria la presenza dell'inquinamento luminoso. I grossi calibri, a nostro avviso, sarebbero da dedicare a postazioni fisse costruite in luoghi dal cielo più buio possibile. Il limite massimo per un astrofilo cittadino dovrebbe essere un 25cm, considerando anche che la trasportabilità di questi strumenti, oltre un certo diametro, va a farsi benedire (si passa dai 32 kg di un 8" agli oltre 140 kg del 16"). Vista la nostra età, non siamo più dei giovincelli, la nostra schiena ha tirato un sospiro di sollievo dopo aver dotato il nostro misero 8" di tre belle ruote all'uopo costruite...e ne ha sicuramente beneficiato anche lo strumento, perché con questo sistema gli sbatacchiamenti durante il trasporto, dalla camera al balcone, sono scomparsi.

La focale: vista la compattezza di questi telescopi, anche un mostro da 16" ad f10 di focale (4 metri!!) risulta dotato di un tubo notevolmente compatto superando di poco gli 80cm. Un rifrattore da 20cm ad f10, già una bella bestiolina e già piuttosto caro anche senza andare su un apocromatico, ha un tubo lungo 2 metri, con tutte le difficoltà che questo comporta. A meno che non abbiate a disposizione un attico, ve lo sconsigliamo vivamente. Considerazioni d'ingombro a parte, la scelta della focale andrebbe fatta guardando altri fattori, primo fra tutti il principale campo di utilizzazione. Se ci divideremo, in pari misura o quasi, fra riprese planetarie e profondo cielo, il classico f10 sarà lo strumento che fa per noi. Fra l'altro, non esistono S.C. che superino tale focale e, ma questa è una cosa normale con quasi tutti i telescopi, per le riprese planetarie saremo sempre costretti a dotarci di una buona barlow (duplicatore di focale) e/o di un telextender per la ripresa in proiezione d'oculare (di barlow, telextender, oculari ed altri accessori più avanti citati ne parleremo nel prossimo capitolo), al fine di ottenere immagini di una certa valenza. D'altro canto, sempre con un f10 saremo spesso costretti a ricorrere al riduttore di focale, che farà scendere quest'ultima ad f6,3 nei casi meno spinti, per poter inquadrare, interamente, molti oggetti del profondo cielo e per ridurre i tempi di esposizione. Essendo in due, manco a farlo apposta, siamo dotati di entrambe le configurazioni: l'f10 riprende, quasi esclusivamente, pianeti, mentre l'f6,3 si "diletta" sul profondo cielo. Sotto gli f6,3, almeno per esperienza diretta, non conviene scendere, sopratutto se ottenuti con riduttori di focale, in quanto la vignettatura diventa evidente e, comunque, per quei pochi oggetti grandi risulta sempre insufficiente a contenerli.

Computer interno: viva la tecnologia! Non credo si possa fare più a meno di questo accessorio. Oggi lo danno anche con piccoli telescopi, magari funzionanti solo in altazimutale, ed i prezzi non ne hanno risentito più di tanto. In verità, anche molti dei telescopi di cui ci stiamo occupando vengono venduti, di serie, dotati di computer interno ed in versione altazimutale; riteniamo che questa sia una politica da eliminare: la bellezza dell'automazione viene del tutto svilita, o quasi, da una configurazione che non sia quella equatoriale. L'adozione del derotatore (buoni, ne parleremo nel prossimo capitolo), quando di possibile applicazione, risolve solo in parte i gravi problemi che la configurazione altazimutale comporta nelle riprese a lunga posa. Tornando al computer, già nello stazionamento del telescopio se ne ricavano grossi vantaggi; nelle riprese, poi, la possibilità di centrare al primo colpo l'oggetto cercato sul piccolo sensore CCD è utile e reale...e con qualunque tipo di software, senza distinzione di casa produttrice. Se unite a tutto questo l'ingresso sul mercato della tecnologia GPS, allora si che la cosa si fa ancora più interessante. Da quel poco che abbiamo letto, il telescopio, una volta acceso, sa già dove si trova ed arriva a fare tutto da solo, ovviamente per quanto riguarda lo stazionamento e la scelta della e/o delle stelle di guida. Temiamo proprio, ma senza eccessivi rimorsi, che oggi non riusciremmo più a fare a meno del computer interno, sopratutto ripensando al tempo sprecato in passato nella ricerca di oggetti sicuramente invisibili ad occhio nudo e dall'incerta dislocazione...come disse un protagonista del film Armageddon: " Il Cosmo ha un buco del c... molto grande...".

I prezzi: forse qui cominciano le dolenti note! Non pretendiamo di essere aggiornati al centesimo, ma di sicuro non siamo molto lontani dalla verità se partiamo da un minimo di 4.000 € sino ad arrivare ai già citati 47.000 €...e nel primo caso stiamo parlando del modello base, in versione altazimutale (abbiamo già detto che l'equatoriale è una condizione irrinunciabile). Li riteniamo, comunque e con le dovute riserve, soldi spesi bene; non siamo così criminali da consigliarvi i modelli più cari, ma sicuramente andare su marche blasonate e più che testate è sinonimo di una spesa che non rimpiangeremo. Fra le varie case produttrici esistono dei distinguo; questi vanno dalle ottiche notoriamente migliori alla non proprio eccelsa qualità della meccanica, ma sono pochi i casi in cui abbiamo sentito lamentele sulla bontà e validità del software interno: per carità, chi è senza peccato scagli la prima pietra, ma sono casi veramente rari. Per quanto riguarda la qualità delle ottiche, siamo sempre nell'ordine delle differenze minime e che possono fare la differenza sulle riprese planetarie; per il profondo cielo la qualità ottica è d'importanza relativa. La qualità meccanica, più precisamente della montatura, è una caratteristica di rilievo e non andrebbe sotto stimata; se il moto orario funziona a scatti, è affetto da un accentuato periodismo (piccole imperfezioni sempre presenti, ma a volte troppo pronunciate), il treppiede è tutto meno che stabile perché non adeguato al peso dello strumento, la testa equatoriale è "cedevole", sono questi tutti difetti che dovrebbero farci pensare. Fortunatamente non sono tutti insieme presenti negli strumenti in commercio, a meno che noi non si sia dotati di una sfortuna sfacciata.

A questo punto, da veri cattivoni, passiamo la palla al vostro buon senso ed al vostro portafoglio. Facciamo, però, un esempio personale e che riteniamo significativo: "Primo telescopio un 60/700, secondo telescopio un dobsoniano (durata complessiva dei due strumenti meno di due anni!), terzo telescopio un 8" computerizzato in configurazione altazimutale (con successivo acquisto di derotatore!) trasformato in breve in perenne stazionamento equatoriale (ma sono almeno 6 anni che lo utilizziamo)". Se avessimo subito optato per l'ultimo strumento, o meglio per la sua versione definitiva, avremmo sicuramente risparmiato tempo, fatica e soldi!

APPENDICE (04/06/2006)

Ultimamente siamo passati ai rifrattori. Due, per la precisione: un 80ED, f7,5, e un 100ED, f9, su montatura equatoriale computerizzata all'inglese, la EQ6 SkyScan, tutto della Sky-Watcher. Il mercato si evolve e, per fortuna, i prezzi sono competitivi senza andare a scapito della qualità. 

 

GLI ACCESSORI 

 

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