PREMESSA:
Dopo vari tentativi riesco finalmente a
rubare al campione un’ora di tempo dalla sua frenetica attività di
rappresentante della Mares, infatti oltre a questo lavoro che lo porta
spesso a viaggiare nella vicina Croazia è anche titolare del negozio Bignami a
Trieste, specializzato in attrezzature subacquee e di pesca in apnea, nonché
punto di ritrovo di tanti appassionati.
Cosi’ ci appartiamo nel retro del
negozio, nell’ufficio a fianco del laboratorio dove Milos esegue personalmente
le riparazioni di fucili per i suoi clienti; mi fermo ad osservarlo: il suo
aspetto è distinto, il suo fisico asciutto e la sua abbronzatura è tipica di
chi va spesso a pesca, non dimostra assolutamente le sue 58 primavere, spesso passando
in negozio, quando lo trovo, mi soffermo a parlare di pesca e gli argomenti con
lui certamente non mancano, come non mancano i racconti delle innumerevoli gare
a cui partecipò nella sua carriera d’agonista…
Milos nasce nel marzo dell’anno 1946, la
passione per il mare e la pesca lo contagia fin da ragazzo, incomincia a far
gare a 18 anni con il circolo Tergeste di Trieste, successivamente passa al
circolo Ghisleri sempre nella stessa città, di cui è attualmente socio; la sua
prima gara di qualificazione risale l’anno 67 a Salvore e successivamente a
Rovigno, in passato le selettive della nostra zona si svolgevano proprio nella
vicina Croazia. Dopo tre gare di qualificazione accede al campionato di seconda
categoria a Taranto nel 1970 dove arriva terzo, partecipa al campionato di
prima categoria a Favignana nel 1971 dove ottiene un 10° posto, in queste gare
racconta Milos, pescava con pinne cortissime, fucili a molla dal tiro
inesistente, erano gli anni di Scarpati, Gasparri, Santoro e Toschi, anche se
il campione confessa che qualche atleta possedeva già le prime pinne lunghe e
fucili ad aria il che a quei tempi facevano la differenza.
Nel 1972 al campionato di prima a Santa
Teresa ottiene un secondo posto dopo Gasparri.
Vince la Coppa delle nazioni a Losinj in
Croazia mentre arriva secondo alla caratteristica Coppa delle Città, dove quasi
sempre in coppia con Claudio Martinuzzi per pochissimi punti non è mai riuscito
a vincere.
Nel ’73 si piazza al secondo posto al
Gran Premio d’Ustica; lo stesso anno è la volta di Villasimius dove Milos si
dedica alla preparazione del campo gara, cosa mai fatta nei campionati
precedenti, nel contempo è contattato dalla Fipsas per partecipare al
Granpremio d’Ustica dove senza preparazione arriva secondo.
Ritorna poi in Sardegna per gareggiare
ma a causa delle condizioni impraticabili del mare quasi la totalità degli
atleti decidono di non disputare la gara, (ricordiamo infatti che a quei tempi
le competizioni si svolgevano su barche in legno di pescatori locali, che si muovevano
principalmente a remi), cosi’ il triestino e gran parte dei partecipanti
vengono retrocessi.
Nel 1975 proprio a causa della
squalifica, partecipa al campionato di seconda alle Tremiti dove ottiene un
brillante primo posto.
Nel 76 a Favignana per la prima volta
viene organizzato un campionato di seconda e prima insieme, della durata di
cinque giorni, dove l’atleta passa la seconda mentre in prima si piazza al
quarto posto, e’ l’anno d’oro di Martinuzzi che vince l’assoluto.
Nel 1976 vince in squadra con Martinuzzi
e Bortolin il campionato italiano per società a Palmi come anche la Coppa delle
Nazioni a Losinj, sempre secondo invece nella Coppa delle città.
Ad Ustica nel 77 in squadra con Claudio
Martinuzzi e Antonio Toschi l’Italia vince il campionato Europeo, nel
successivo campionato di prima alle Tremiti viene retrocesso, si riqualifica
con una gara a Rovigno e una a Trieste , in seconda alle Tremiti arriva al
primo posto.
Nella successiva prima categoria ottiene
un quinto posto e, dopo un'altra Coppa delle nazioni vinta a Losinj decide di
ritirarsi dal mondo delle gare a soli trent’anni.
In quel periodo lavorava come
rappresentante d’attrezzature subacquee e ormai non era piu’ in grado di
conciliare il lavoro con l’agonismo, lascia quindi la scena per ben sette anni
nei quali si dedica al lavoro e continua a pescare per conto suo.
A trentasette anni, si riaffaccia al
mondo dell’agonismo spinto dalle nuove formule dei campionati con i gommoni e
dall’amico Luciano Norante che in quegli anni partecipa a diversi campionati,
decide quindi di riqualificarsi il che li riesce senza problemi,
successivamente va al campionato di seconda e si piazza nei primi quindici, nel
campionato di prima a Pantelleria viene invece retrocesso.
Ancora grintoso e con voglia di vincere
si riqualifica e al campionato di seconda di Marzanemi arriva sesto e accede
nel ‘84 al campionato di prima di nuovo a Villasimius, una volta sul posto
ricerca le mire di dieci anni prima, i pesci ovviamente non erano piu’ gli
stessi ma le zone risultavano sempre valide, qui ottiene un importante secondo
posto alle spalle d’Antonio Toschi che era di casa, da quel momento ritorna a
far parte della nazionale.
Dopo un campionato europeo in Spagna
dove l’Italia arriva terza, mentre Milos ottiene un quarto posto individuale,
segue un ennesima vittoria alla coppa delle Nazioni a Losinj in Croazia.
Ed ecco arrivare la gara piu’importante
a cui partecipa il campionato del mondo nel 1985 alle Isole Baleari, dove
l’Italia vince a squadre e Milos ottiene un ottimo secondo posto alle spalle
del forte Amengual che alle Baleari era di casa.
L’ultima gara a cui partecipa prima di
abbandonare definitivamente il mondo delle gare e’ il campionato europeo a
Losinj dove in squadra con LoBaido e Mazzarri vincono.
Subito dopo rifiuta un posto in
nazionale per il campionato del mondo in Turchia e spinto dai sempre piu’
pressanti impegni di lavoro e di famiglia abbandona le gare.
Veniamo ora all’intervista:
1)Si parte sempre dall’inizio,come e’
nata la passione della pesca in apnea?
La passione e’ nata a Muggia (Trieste)
sin da ragazzino, li’ abitava mia nonna, quando andavo a trovarla mi buttavo in
acqua di fronte a casa sua e restavo estasiato nel vedere tutti quei cefali e
branzini che nuotavano in branchi numerosi. Cosi’ una volta acquistato un
fucile a molla incominciai a insidiarli, mi ricordo bene che all’inizio e con
quel fucile riuscivo solo a catturare cefali e salpe perche’ i branzini erano
troppo veloci e il tiro del fucile troppo lento e impreciso.
Poi a Salvore in Croazia, in campeggio,
conobbi un vecchio pescatore spagnolo che si era trasferito li’, il quale mi
portava assieme a lui quando andava a pesca, qualche volta chiudeva con le reti
e mi faceva fare il bagno con tutti i pesci che erano dentro, e tentavo
inutilmente di prenderli con il fucile a molla.
2)Come ti sei avvicinato al mondo delle
gare?
Tutto e’ cominciato grazie ad un mio
amico che insistette per iscrivermi al circolo Tergeste, li’ ho conosciuto
tanti pescatori, e ho incominciato con le prime competizioni.
Ricordo che la prima gara che feci a
Salvore in Croazia non sapevo neanche compensare e le mie quote operative erano
entro i quattro metri, poi grazie a qualche socio che mi spiego’ la tecnica
incominciai ad andare subito piu’ fondo.
Il circolo organizzava delle gite in
Dalmazia (Croazia) e li’ andavamo a prendere le cernie in compagnia, erano
davvero altri tempi la subacquea era appena agli inizi e l’ignoranza in materia
diffusa, proprio in Dalmazia su una cernia presi la mia prima sincope e venni
salvato dall’amico Corrado Sauro, per non parlare della preparazione prima di
una gara, di solito si usciva, si faceva tardi, si mangiava, si beveva e poi si
faceva la gara magari con il mal di testa.
Per fortuna certe abitudini sono cambiate
e l’informazione ha fatto il suo corso.
3)Quale vittoria in campo agonistico ti
ha dato piu’ soddisfazione?
Senza dubbio il campionato del mondo
alle isole Baleari in Spagna.
Mi ero preparato molto bene, mi ricordo
che mesi prima andai per mio conto in Spagna per visionare la zona ma purtroppo
il tempo non fu clemente e riuscii a capire ben poco del posto.
Poi nella preparazione ufficiale trovai
delle bellissime posizioni, mi sentivo sicuro, nella prima giornata partii
sulla posizione migliore e mi ritrovai spalla a spalla con Toschi, anche lui
l’aveva trovata, pescammo insieme dividendoci il pesce, poi mi ricordo che
presi ancora qualche pesce inventato, la seconda giornata ando’ decisamente
meglio, mi piazzai primo con un totale di ben 98 pesci presi in due giorni di
gara, stabilendo cosi’ il record di pesci pescati nelle competizioni.
Alla fine mi piazzai secondo a pochi
punti dal grande Amengual, mentre a squadre l’Italia vinse, una bella
soddisfazione anche se mi rimane l’amarezza del secondo posto.
3) Qual’e’ il più bel ricordo che hai di
una pescata?
I piu’ bei ricordi li ho in Sardegna
nella zona di Santa Teresa, le Isole Spargiotto, La Maddalena, dove pescavo con
l’acqua limpidissima su delle guglie profonde, ricordero’ sempre al tramonto gli
aspetti su questi pinnacoli dove appena ti appoggiavi comparivano centinaia
dentici e orate enormi.
4)Quali sono secondo te le
caratteristiche piu’ importanti per un bravo pescatore in apnea?
Oltre all’allenamento e alla costanza
senza le quali non si ottiene niente, penso che la dote principale di un bravo
pescatore in apnea sia la conoscenza e lo studio della fauna ed i suoi
comportamenti.
Avere quindi quell’acume che ti permette
di capire quale pietra su cinquanta che hai davanti puo’ essere abitata, con
quale vento e’ meglio fare un certo tipo di pesca, l’influenza della corrente.
In pratica oltre che pescare bisogna
ragionare sul perche’, in una determinata giornata il pesce c’e’ mentre in
un'altra sembra esser sparito nel nulla.
Inoltre reputo molto importante,
soprattutto per i pescatori triestini che hanno ambizioni agonistiche , fare
esperienze in diversi tipi di fondale non solo nella vicina Croazia.
5)Chi e’ stato il piu’ forte pescatore
in apnea che hai conosciuto?
Sicuramente Amengual, il quale pur
avendo problemi fisici sfoggiava una grinta, un fiuto e un ritmo mai visto in
altri atleti, era ed e’ un grande stratega e sapeva benissimo come muoversi in
gara che conta tantissimo e fa la differenza tra un ottimo pescatore e un
ottimo agonista.
6)Cosa pensi del futuro della pesca in
apnea?
Penso che sicuramente avrà un futuro
anche perche’ si tratta di un bellissimo e sano sport , anche in virtu’ di una
nuova coscienza che si e’ venuta a creare anche grazie ai nuovi regolamenti
agonistici, anche se sappiamo benissimo che i problemi del mare vanno ricercati
nella pesca professionale e al fenomeno del bracconaggio con bombole sulle
spalle che purtroppo la gente ignorante accomuna alla pesca in apnea.
Per quanto riguarda i parchi che stanno
crescendo come funghi trovo assurdo come i pescatori sportivi in apnea con i
limiti di cinque chili al giorno vengono discriminati rispetto agli altri
pescatori di superficie pur avendo gli stessi limiti di cattura.
7)Che soluzioni migliorative proporresti
a riguardo?
Penso che si stia andando verso la
direzione giusta anche se purtroppo pur essendo numerosi i pescatori in apnea
sono per lo piu’ solitari e non riescono ad unirsi, forse bisognerebbe pensare
un po’ meno alla pesca e di piu’ a darsi da fare per salvare questa stupenda
attività.
8)Hai sentito delle ultime novita’ in
campo agonistico.Come le valuti?
Sono d’accordo quasi con tutto, inoltre
ricordo che già anni fa avevo proposto alla Fipsas un cambiamento di questo
tipo proprio in occasione dei mondiali di Zara, non sono però d’accordo con la
cernia, penso che limitarla ad un esemplare al giorno poteva essere piu’ equo.
Per quel che riguarda i tempi di preparazione reputo che cinque giorni sono giusti, anche se non ritengo conti piu’ che tanto la preparazione, alla lunga si vede che i nomi in vetta alle classifiche sono sempre quelli indipendentemente alle varie modifiche nel corso degli anni.
Io stesso devo dire che ho preparato
sempre poco quindi penso che conti ben altro per avere risultati nel tempo.
Per quanto riguarda le gare a nuoto sono
favorevole, si rendono le selettive piu’ accessibili mentre per i campionati
uno spostamento con il gommone e poi a nuoto mi sembra una soluzione valida in
quanto premia il gesto atletico ed il fiuto di saper scegliere la zona giusta
dove disputare la gara.
9)Cosa e’ cambiato rispetto ai tempi in
cui gareggiavi tu?
In particolare due cose: la tecnologia e
la popolarità del nostro sport, agli inizi della mia carriera le pinne,le mute
ed i fucili erano veramente poco efficaci, mentre adesso esiste il carbonio, le
mute fatte con ottimi materiali e via dicendo, a parlare di questo mi viene in
mente il pescatore polinesiano Nanai che conobbi a Ustica, pescava senza muta e
senza pinne perche’ aveva i piedi troppo grandi rispetto ai numeri delle pinne
che si producevano e con il suo fucile in legno se la cavava egregiamente.
Per quel che riguarda il secondo punto
devo dire che oggi la pesca in apnea e’ molto conosciuta, esistono ben due
riviste di settore, molte ditte che si contendono il mercato, una vasta gamma
di prodotti mentre ai miei tempi era per lo piu’ uno sport sconosciuto.
10)Peschi ancora e in che zone?
Certamente, pesco ancora per lo piu’ in
Croazia sia in Istria che, quando il tempo mi consente, anche in Dalmazia e
riesco ancora a fare belle catture.
11)Cosa pensi di iniziative come il
trofeo “Sporasub”?
E’ una iniziativa sicuramente lodevole,
anche se personalmente non condivido il particolare regolamento: pescare in
coppia con un solo fucile alternando i tuffi lo vedo abbastanza deprimente, va
bene il discorso della sicurezza ma vengono a mancare gli stimoli, la vedrei
meglio come gara individuale con un assistente che segue il concorrente sulla
verticale.
12)Quale consiglio ti sentiresti di dare
a chi vuole incominciare con questo sport?
Sicuramente adesso iniziare e’ piu’
dura, infatti ai giorni nostri se parti da zero senza avere un minimo di
conoscenza non vedi neanche una pinna, quindi consiglio caldamente di
iscriversi ad un circolo di pesca, frequentare un corso di apnea, partecipare
alle gare anche solo per carpire qualche malizia dei veterani e poi tantissime
ore di mare sulla pelle magari con un compagno piu’ esperto da cui apprendere
le tecniche.
13)Che tipo di pesca ti piace di più?
Mi piace molto la pesca profonda varia
con l’acqua chiara, pescare scorrendo il fondale variando la tecnica in base
alle prede che si incontrano dalla cernia, al dentice alla ricciola, non amo
particolarmente pescare a segnale e mi sento piu’ soddisfatto se nel mio
carniere ho diverse specie.
In certi periodi dell’anno dove non e’
possibile altro, mi dedico alla pesca alle spigole, si tratta di una pesca
indubbiamente divertente magari con un po’ di mare mosso ma non la reputo
tecnicamente tanto appagante.
14)Come mai le riviste specializzate e i
siti internet piu’ importanti non danno spazio a notizie riguardanti la nostra
zona e ai campioni passati che ha avuto?
Sicuramente io e Claudio Martinuzzi
siamo sempre stati individualisti e una volta smesso con le gare non abbiamo
tenuto i contatti in federazione e non abbiamo scritto articoli per le riviste
come fanno tanti campioni del passato, poi personalmente la mia attività ad un
certo punto non mi ha piu’ permesso molto tempo libero.
15)Come saprai il numero dei
partecipanti alle gare a Trieste e’ in netta ripresa, ma perché nella nostra
zona pur essendoci tanti pescatori pochi partecipano alle gare?
Ma penso che principalmente le cause siano da
ricercare nei fondali miseri e “a senso unico” della costa triestina che non si
prestano alle competizioni, tra l’altro tra divieti, norme di balneazione
assurde che spingono l’apneista nel fango a 500metri dalla costa resta ben poco
per praticare il nostro amato sport, risulta quindi capibile come tanti preferiscono
pescare nella vicina Croazia dove i fondali sono piu’ interessanti e le leggi
piu’ sensate.
16)Cosa si potrebbe fare per rendere le
selettive locali piu’ accattivanti?
Penso che prendendo spunto dai nostri
vicini sloveni che ogni anno organizzano le gare di qualificazione in Croazia
tramite un loro club, o come si faceva ai miei tempi dove si organizzavano le
gare a Parenzo, Salvore o Rovigno, ovviamente per far cio’ ci vorrebbe qualcuno
che si prendesse cura dell’organizzazione, figura che purtroppo a Trieste
manca.
17)Nella realtà triestina bisogna dire
che pochissimi veterani si prodigano per divulgare e trasmettere ai piu’
giovani il nostro sport magari portandoli a pesca, quali sono le motivazioni
che impediscono lo scambio generazionale?
Penso che nelle altre zone d’Italia i
pescatori in apnea siano in molti di piu’ mentre a Trieste e soprattutto in
regione siamo in pochi e molto gelosi delle proprie posizioni di pesca, visto
anche il poco ricambio che ha il nostro mare rispetto ad altre zone italiane,
non c’e’ un grosso spirito di aggregazione e tanti pescasub del passato si sono
convertiti ad altri tipi di pesca.
Per quelli che continuano pochi hanno
tempo libero da dedicare ai circoli, gli altri si tengono ben stretti i propri
segreti.
18)Perche’ hai smesso con l’agonismo?
Principalmente per motivi di lavoro e
famiglia
19)Che attrezzatura usi?
Adopero prevalentemente attrezzature
mares o sporasub, come fucili prediligo lo stealth con regolatore che mi
permette di pescare sia al libero che in tana, mentre per la pesca in schiuma
preferisco un arbalete viper, ovviamente pinne in carbonio e mute
lisce-spaccato anche da 8mm nei periodi invernali visto le temperature polari
che raggiungono le nostre acque d’inverno.
20)E per finire cosa significa per te la
pesca in apnea?
E’ uno sport bellissimo, ci si muove in un mondo nuovo, un mondo senza peso, un ritorno alle origini, un benessere che ti accompagna per tutta la permanenza in acqua, e’ una sensazione a pelle, un bisogno, una necessità, chi ha la passione difficilmente riesce a rimanere all’asciutto piu’ di qualche giorno, si sente perennemente attratto dal mare e dai suoi abitanti, questo per me e’ la pesca in apnea.
Intervista realizzata da Claut Stefano