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E’ arrivato l’euro. Dubbi e perplessità.

 

L’arrivo del 2002 ha segnato una svolta epocale per milioni di persone. E’ arrivato l’ EURO.

La nostra nuova moneta (amata e odiata contemporaneamente) apre i confini di 11 stati del vecchio continente trasformandoci finalmente nell’EUROPA UNITA.

Non tutti i paesi cosiddetti europeisti però, hanno aderito a questa iniziativa che ci porta, una volta per tutte nel nuovo millennio. Grande assente all’Unione Monetaria Europea è la Gran Bretagna che, come ci ha abituati da sempre, rifugge le novità che potrebbero scalfire la sua “regalità”.

L’arrivo della nuova moneta è comunque stato accolto in vari modi dai paesi aderenti. La Germania, per esempio, dando un taglio netto al passato ed eliminando da un giorno all’altro il marco, ha accolto nel migliore dei modi l’innovazione. In Italia, invece, per il nostro naturale impulso a complicare le cose, stiamo vivendo un periodo di transizione in cui il nuovo Euro circola liberamente in compagnia della cara vecchia lira.

Sarà più facile così abituarsi? Non credo.

Moltissime persone vagano ancora per le nostre città armate di euroconvertitore e di migliaia di lire che si ostinano a non voler cambiare. C’è chi addirittura richiede pagamenti o resti in lire disdegnando quella che poi sarà l’agognata moneta per il resto della sua vita.

A prescindere dalle simpatie o dalle ostinazioni, però, bisogna ammettere che qualche pensiero questo Euro ce lo sta dando.

Ovunque è un fiorire di aumenti di prezzi giustificati dalla parola d’ordine del momento: ARROTONDAMENTO.

Ma allora i centesimi a cosa servono?

La cosa più grave è che gli utenti si trovano maggiormente colpiti nei settori di pubblica utilità. E così mentre si fa un gran parlare dei commercianti che potrebbero approfittare del momento per aumentare a dismisura i prezzi, non si pone un freno a chi, come i trasporti pubblici, ci ha inferto un aumento ADDIRITTURA DEL 30%. E come mai? Ci chiediamo. Per l’arrotondamento, ci rispondono.

Ciò che viene istintivo chiedersi è se questo famoso arrotondamento varrà anche per i nostri stipendi o se dovremo rassegnarci ad una “piccola” perdita di valore dei nostri soldi che gli esperti valutano intorno al 5%.

Rimpiangiamo quindi la scelta compiuta? Vogliamo tornare alla lira che per generazioni ci ha garantito un’esistenza serena e tutta italiana? Sicuramente No. La moneta unica è il primo passo verso una unione sempre più forte dei nostri paesi è garanzia di stabilità, crescita economica, maggiori opportunità di espansione per gli spiriti imprenditoriali. Forse dovremo abbandonare una parte del nostro essere italiani per divenire un po’ più europei ma, anche se all’inizio non sarà facile, questo probabilmente ci porterà a scoprire un nuovo benessere inaspettato.

Sicuramente i primi passi dell’Euro nel mercato saranno incerti ma, tenendo duro per un po’, potremo diventare finalmente una controparte degna di trattare con i colossi della terra.

 

Valentina Tomassi