Suites a
Violoncello Solo
senza Basso
composées
par
Sr. J. S. Bach
|
FORMA
1° fase: 1150-1260;
secolo XIV
La frase
Etimo di forma
http://www.etimo.it/?term=Forma&find=Cerca
rad. sscr. DHAR risolta normalmente nel latino in FAR, FOR (cfr. Fumo), che ha il senso di tenere, sostenere, contenere, Figura esteriore della materia, Disposizione di parti; in modo di disporre la materia nei lavori umani.
Da : Giulio Bas,Trattato di forma musicale E' una forma nata intorno al secolo X, ed assai favorita poi in tutto il medioevo: Il testo è a strofe che la musica unisce due a due, mutando sempre in varie guise. Ecco un esempio:
(Veni sancte Spiritus)
Delle cinque sequenze rimaste ora in uso generale, anche il Lauda Sion (di cui s'è parlato a pag. 121 e 129) e lo Stabat mater hanno nella melodia tradizionale gregoriana la stessa forma del Venit Sancte Spiritus citato. Invece il Dies Irae ha lo schema seguente:
a-a' b-b' c-c' a-a' b-b' c-c' a-a' b-b' c-c' più una coda di 6 (2+2+2)
La squenza Dies irae è attribuita a Tommaso da Celano
http://it.wikipedia.org/wiki/Tommaso_da_Celano
Tommaso da Celano (Celano, circa 1200 – Val dei Varri, circa 1270) è stato un
religioso e musicista italiano.
http://scuolaonline.wide.it/Pagine/C2.html
Il metro utilizzato, basato su versi isosillabici scanditi da accenti fissi, è
lontanissimo da quelli classici: la metrica quantitativa latina è stata
definitivamente superata.. Il testo è diviso in strofe di tre ottonari, che
hanno tutte, ad eccezione dell’ultima, le medesime caratteristiche: in ogni
strofa i versi presentano la stessa rima (raramente sostituita dall’assonanza);
gli accenti cadono sempre sulle sillabe dispari, conferendo al componimento un
andamento incalzante; ritmo e sintassi coincidono perfettamente (ogni strofa è
occupata da un solo periodo).
1. Dies irae
Da : Giulio Bas,Trattato di forma musicale il Dies Irae ha lo schema seguente:
a-a' b-b' c-c' a-a' b-b' c-c' a-a' b-b' c-c' più una coda di 6 (2+2+2)
Cioè il corpo vero della sequenza è fatto dalla triplice ripartizione di un gruppo di 6 strofe binate, a cui tiene dietro una coda d'altri sei versi in tre gruppi di due versi l'uno; i quali furono aggiunti in età posteriore alla composizione del testo (di Tomaso da Celano, morto nel 1255) e non hanno diretta relazione né colla forma né col testo precedente, né colla sua melodia.
http://www.cantoambrosiano.com/Missa_pro_Defunctis.pdf
Libera me, Domine, de morte aeterna, in die illa tremenda.
V - Tremens factus sum ego, et timeo, dum discussio venerit,
atque
Quando caeli movendi sunt et terra.
V - Dies illa, dies irae, calamitatis et miseriae,
Dum veneris judicare saeculum per ignem. V - Requiem aeternam dona eis Domine
Psalmus 129 - Salmo 129
Quando verrai a giudicare il mondo con il fuoco.
V - Dona ad essi il riposo eterno, Signore, e risplenda loro la luce perpetua.
Era formato da tre voci, una grave detta tenor che costituiva il canto
fermo o canto dato, preso di solito dal repertorio gregoriano, e due delle parti
superiori, dette mottetus o duplum e triplum.
http://it.wikipedia.org/wiki/Ars_antiqua
Esemplificando, un canto gregoriano può essere paragonato ad una retta
divisibile in sezioni(o sequenze). Vi era, infatti, una prima parte del canto
gregoriano, cantata in cantus planus dal coro dei fedeli, a cui faceva seguito
una seconda sequenza, in polifonia, che non poteva essere cantata dai fedeli
perché presupponeva un maggior professionismo. Poi c’era una terza sezione che
era ancora in cantus planus, quindi cantata dal coro dei fedeli. Infine poteva
esserci un'ultima sezione, data in polifonia. Le sezioni interne venivano messe
in polifonia in stile di organuum melismatica. La parte finale di un canto
gregoriano si chiamava clausula (= chiusura) ed aveva circa 20 note. Se si fosse
data la clausola, l'allungamento delle venti note avrebbe determinato una
sezione enormemente grande, più grande di tutto ciò che veniva prima. Quindi,
nella clausola, si introdusse lo stile di disegno nello stile di discanto: le
note del tenor procedevano molto più rapidamente che nello stile di organuum,
cioè non venivano allungate, ma procedevano con una certa rapidità.
Mottetto politestuale
http://it.wikipedia.org/wiki/Ars_antiqua Finché il mottetto restò in ambito sacro non ci furono problemi: si dava alle voci superiori un testo che faceva riferimento alla parola conclusiva della clausola. Il problema nacque quando il mottetto diventa una forma profana. A questo punto accade che i testi che vengono aggiunti sul tenor gregoriano originale sono testi in lingua francese e in lingua volgare di contenuto profano. Accade che si hanno mottetti profani sull'antica clausola gregoriana. Il mottetto diventa, dunque, una forma politestuale e plurilinguistica. Ebbe un vantaggio: favorì l'idea della presa autonomia di ciascuna voce, cioè ogni voce era concepita con totale autonomia rispetto alle altre.
Da: Giulio Bas, Trattato di Forma Il mottetto dei secoli XIII-XIV, non era che un seguito di variazioni polifoniche intessute intorno ad un canto fermo, che si ripeteva da un capo all'altro del pezzo.
Anonimo: Alle, psallite cum, luya - Testo originale,: Alleluja, concrepando psallite cum corde voto Deo toto, alleluja.- Alleluia., cantate intesamente con tutto il cuore per fare voto a DIo. Alleluia (Motetto a tre voci, sec. XIII, dal codice della «Bibliothèque de l’École de Médecine» di Montpellier, H 196)
Il tenor è suddiviso in tre sezioni 2 + 2 + 2. Nelle prime due parti della prima sezione il tenor intona la melodia, nella sua ripetizione il duplum ed il triplum si invertono le parti. Ugualmente avviene nelle successive sezioni in cui il tenor è leggermente variato. Il mottetto si chiude con una coda.
http://en.wikipedia.org/wiki/Sumer_Is_Icumen_In
This work is also one of the earliest examples of music with both religious and
secular lyrics, though the secular ones are perhaps better known. It is not
clear which came first, but the religious lyrics, in Latin, are a reflection on
the sacrifice of the Crucifixion.
Sumer is icumen in
Translations
16 Sing, cuckoo; sing, cuckoo, now!
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Middle English
†written "χρicola" in the manuscript
(Francese hoquet, variante ochetus)
http://www.sapere.it/tca/MainApp?srvc=vr&url=/4/3582_1¯o=4/c_3¯oname=LE%20PAROLE%20DELLA%20MUSICA%0A&refname=hoquetus%20o%20hochetus%0A artificio caratteristico della polifonia medievale, diffuso nei secc. XIII-XIV e consistente nello spezzare una linea melodica tra diverse voci in modo che esse si alternino in rapida successione: al frammento o alle singole note dell'uno corrispondono pause dell'altra e viceversa, alternativamente. Il medesimo termine designa la forma musicale che alla tecnica dell'hochetus fece ricorso.
http://the-orb.net/encyclop/culture/music/hocket.html#san In its simplest form it is the rapid alternation of rests and notes between two or more voices. When one voices pauses, the other sings, giving the effect of gasps or hiccups. In addition, medieval theorists also recognized hocketing within only one voice in a polyphonic piece. In this case, the melody is not sung in normal phrases. Instead, notes or short phrases alternate quickly with rests.
Early hocketing appeared within larger compositions, such as organa, conductus and motets. Example 1 below quotes from a conductus. It is taken from a long melismatic setting of the syllable -nan- from the word fulminante ("threatening"). Notice that the lowest voice maintains a steady rhythm in the first mode (LB, LB). The highest of the three voices (triplum) has a short hocketing passage that consists of five notes. The second voice (duplum) also begins in first mode and then hockets so that its alternating notes and rests interlock with those of the top voice.
Dic Christi veritas (Florence, Biblioteca Mediceo-Laurenziana, Pluteo 29, 1, fol. 204)
Mottetto isoritmico del 1300
Nell'Ars Nova la sua struttura raggiunse la perfezione con l’uso dell’isoritmia. Fra le collezioni più importanti di mottetti si annovera il Codice di Montpellier, quasi esclusivamente di autori anonimi. L'isoritmia consiste nel riprendere una struttura ritmica più volte durante il brano su una voce del tenor , voce “tenuta” scritta con valori lunghi, in modo più o meno rigoroso. L’elemento melodico denominato color consisteva in una successione di intervalli. Alla linea melodica si applicava uno schema ritmico denominato talea (dal greco thaleia - fioritura) .
I testi delle varie voci possono essere in relazione con la melodia gregoriana del tenor oppure avere carattere profano con testi differenti per ciascuna voce. L'impiego di questi testi profani trasformerà il mottetto, che in origine era sacro, in forma profana, e il conductus che rappresenta la prima forma di polifonia profana cadrà in disuso.
http://www.mondimedievali.net/Sire/arsnova.htm «Alla base del procedimento sta la concezione una data melodia (il tenor su cui costruire il brano) come combinazione di due distinti elementi: l’uno ritmico e l’altro melodico. L’elemento melodico, denominato color, era inteso come una successione di intervalli che non doveva necessariamente mantenere uno specifico profilo ritmico. A tale linea melodica il compositore applicava un determinato schema ritmico, denominato talea, che veniva ripetuto senza tener conto di quella che era la configurazione della melodia originale preesistente. A questo schema ritmico (talea) veniva adattata la serie melodica originale (color), cosicchè il risultato finale era la combinazione di due diversi tipi di ripetizione: l’una che riguarda le durate (in note e pause) e l’altra inerente la linea melodica. L’aspetto significativo ed esclusivo della isoritmia è che le ripetizioni delle talee e dei colores erano considerate come entità o unità indipendenti l’una dall’altra e venivano pertanto costruite in maniera che i due schemi non dovessero coincidere in quanto a lunghezza. Poniamo che la melodia originale preesistente fosse composta di 20 note e che lo schema ritmico ne utilizzasse soltanto 15: il color doveva allora iniziare necessariamente la sua seconda ripetizione in un punto che non coincideva più con l’inizio della talea, dando così luogo alla sovrapposizione tra la prima parte della nuova talea e l’ultima parte del color. Mantenendo lo stesso procedimento fino al punto in cui i due schemi dovevano per forza arrivare alla conclusione insieme, sarebbero occorse in tutto tre ripetizioni del color rispetto alle quattro della talea».
La tendenza della melodia di rispondersi nelle varie voci sposta l'interesse melodico dal tenor al cantus. Intorno al tenor si vennero organizzando il contratenor altus e bassus (da cui basso e contralto). Questo avviene anche sotto l'influsso della monodia accompagnata dei trovatori.
Nel contrappunto la linea melodica è la ricerca primaria e l'aspetto verticale ancora cerca la sua connotazione definitiva. Si seguiva una osservanza stretta tra i rapporti del tenor e quello delle voci altre voci, ma ancora non era chiarito l'uso della dissonanza tra le voci discantanti. Solo con Pierluigi da Palestrina (Palestrina 1525-Roma 1594) si arrivò ad una chiarificazione dell'uso della dissonanza.
Messe De Notr Dame, Kyrie Cunctipotens genitor Deus - Onnipotente Dio creatore, Guillaume de Machaut
Massimo esponente dell'Ars Nova francese e poeta, le sue composizioni usano forme tipiche di quel periodo Mottetti Sacri e profani, chanson, ballades, rondeau, virelais, lais e la Messe de Notre-Dame. Machaut usa il mottetto isoritmico e ne estende il principio costruttivo alle altre forme polifoniche, le parti della Messe de Notre-Dame si basano sul modello del mottetto isoritmico.
http://it.wikipedia.org/wiki/Isoritmia
Tenor isoritmico della prima sezione del Kyrie della Messa di Guillaume de Machaut (circa 1360). Il color qui è costituito dall'intera frase di 28 note, a cui si applicano 7 ripetizioni della talea.
Melodia gregoriana tratta dal primo verso del Kyrie IV con tropo Cunctipotens genitor Deus, per le messe delle feste degli apostoli
http://www.rolandorivi.com/Testi/Gregoriano/gregorian.htm
Soprattutto tra il IX e il XIII secolo i canti del
Kyriale Romanum, ma non soltanto questi, sono stati arricchiti con
l’introduzione di tropi: nuove frasi musicali e nuovi testi, dei quali ogni
singola sillaba è stata assegnata a una nota dei melismi già presenti nei brani.
Sono questi nuovi testi che danno il nome ai vari Kyrie (Cunctipotens genitor
Deus, Cum iubilo, De Angelis, Orbis factor, ecc.). I tropi permettono di seguire
l’evoluzione dei sentimenti religiosi e della coscienza liturgica delle chiese
locali, che li hanno prodotti. Attestano, ad esempio, per l’epoca carolingia un
particolare significato del Kyrie, considerato una preghiera trinitaria - non
più cristologica - con forti accentuazioni laudative, che prevalgono sulle
invocazioni di perdono. Codex Las Huelgas, tropo, XIII-XIV secolo, f. 1r
http://it.wikipedia.org/wiki/Ars_nova
Forme fixes
http://it.wikipedia.org/wiki/Strofa
Strofa
http://it.wikipedia.org/wiki/Chanson
La chanson (canzone) in generale è una composizione con testo in francese. Ma,
con la traduzione della voce nelle varie lingue, è in generale una composizione
musicale abbinata ad una poesia.
http://it.wikipedia.org/wiki/Ars_nova
Canzone discantica o Chanson
http://www.arturu.it/v/musica/storia/?id=2_6 Guillaume de Machaut 33 virelais (Machaut li chiamò chansons balladées), formati da tre strofe e da un ritornello che precede la prima strofa e le segue tutte. Alcuni sono a 2, altri a 3 voci, con tenor assai semplici e di carattere strumental
http://it.encarta.msn.com/encyclopedia_761551748_3/Musica_occidentale.html Carattere distintivo dell’ars nova fu la maggiore attenzione per la musica profana: per la prima volta compositori di alto livello non si dedicavano esclusivamente alla musica sacra. Le melodie non armonizzate che trovatori e trovieri cantavano nel Duecento furono ampliate nel secolo successivo in pezzi a due e tre voci detti chansons. Il modulo ripetitivo dei loro testi ne determinò la forma musicale; gli schemi più usati in Francia furono il rondò, il virelai e la ballade; in Italia il madrigale, la caccia e la ballata. Il maggior compositore italiano della seconda metà del secolo fu Francesco Landino.
http://it.encarta.msn.com/encyclopedia_981523097/Chanson.html
Chanson Termine francese (il cui significato generico è “canzone”) che può
indicare qualsiasi composizione vocale dotata di un testo francese, ma che, in
modo più specifico, si riferisce a un genere di canto, in una o più parti,
fiorito tra il XIV e il XVI secolo.
http://www.bullwer.co.uk/lez/music/Medessay.html
The Ballade
FOOTNOTES
*
Amours me fait desirer
http://dpc.uba.uva.nl/cgi/t/text/get-pdf?c=djmt;idno=1203art02
Ballade 19, Amours me fait desirer, gives voice to the complaint of a lover who
is in a state
A - Amours me fait desirer A -Love makes me desire and be in love, but it is in such a foolish way, A - that I cannot hope nor think nor imagine in whatever way, B - that the sweet and noble face which sets me ablaze may grant me joy, B - if Love does not make it precisely in such a way that I have it without praying
Figure
2
Il virelai, canzone narrativa in lingua d’oïl, composta da strofe e refrain è una forma con versi impiegata nella musica medioevale francese dal XIII al XV secolo. Indicando con lettere maiuscole le sezioni musicali e con quelle minuscole le stanze e con i numeri i versi delle stanze abbiamo questa forma:
A-1/B-2/B-3/A-4/A-1-refrain a-1-4/b-2-3
Ogni stanza ha due versi e quindi due rime vedi Forme fixes L'ultima sezione e la prima hanno le stesse liriche. Vedi anche ballata italiana.
http://www.webalice.it/adelia/Conservatorio/I_Istituzionale/02%20monodia%20non%20liturgica.pdf
virelai: è una canzone a ballo di origine araba o popolare (il termine ha
un'etimologia francese: virer="girare"). La sua struttura corrisponde a quella
della ballata
http://www.sapere.it/tca/MainApp?srvc=vr&url=/4/7417_1 forma poetico-musicale, particolarmente coltivata dai trovieri, in lingua d'oïl. Si compone di un numero variabile di stanze (di solito 3) articolate in refrain, strofa e volta; la struttura musicale si modella su quella poetica, con schema A (refrain), B (strofa), A (volta). Alla struttura del virelai si ispirò quella della ballata italiana e del villancico spagnolo. Originariamente monodico, il virelai sopravvisse in versioni polifoniche (in uso dal sec. XIV) sino alla fine del '500.
http://it.wikipedia.org/wiki/Virelai
Uno dei più famosi compositori di virelai è Guillaume de Machaut che scriveva
sia la musica che i versi; 33 sue composizioni di virelai sono pervenute ai
nostri giorni. Altri compositori di virelai sono stati Jehannot de l'Escurel uno
dei primi e Guillaume Dufay uno degli ultimi.
http://www.bullwer.co.uk/lez/music/Medessay.html
The virelai was never as popular as the other formes fixe. It is a French genre,
like the ballade, but has the same basic structure as the Italian ballata. The
virelai was ‘the typical vocal solo, often quite unaccompanied’[16] and indeed
Machaut wrote 33 virelai of which 25 were for solo voice. Sus une fontayne by
Ciconia is a solo-accompanied song. The text only appears in the upper voice (superious)
leaving the other two parts as instrumental. The recording from Secular Music of
Johannes Ciconia[17] has interpreted this work in a smooth and quiet manner. It
has a texted vocal upper voice accompanied by 2 trumpet- or horn-type
instruments on the lower parts. It also has a second vocal part, which takes its
phrases selectively from the lower two parts, first following one line then
jumping to the other line, particularly where the rhythm becomes more complex.
It may be that there was an occasional word in the original manuscript that gave
some indication that vocalisation was required. Whatever the reason, this
recording does not seem to allow the sheer complexity and boisterous nature of
the virelai to shine through.
So this Sus une fontayne ‘is typical of the Ars Subtilior, both in its constantly changing mensural relationships and in its considerable use of chromaticism.’[18] However, it is not typical of its composer. Ciconia only wrote this one virelai and did not write in the high ‘mannered’ style of the French again. In this piece, though, he uses text and music of another composer: ‘Three passages in the virelai Sus un’ fontayne exactly quote both text and music from the beginnings of ballades by Philippus de Caserta, whom Ciconia must have encountered either at Avignon or in northern Italy.’[19] Such ‘borrowing’ was not uncommon in works of this period, but it was perhaps a little uncommon to use both words and music of another composer.
http://www.goldbergweb.com/en/history/composers/10459.php
Ciconia was one of the most important composers of the generation which made the
shift from the complex and rhythmically animated lines of the late Medieval
period to the smoother harmonic contours of the early Renaissance.
http://www.hoasm.org/IIID/Ciconia.html Johannes
[Jean] Ciconia
http://plato.acadiau.ca/courses/musi/callon/2233/scores2.htm#examples
http://it.encarta.msn.com/encyclopedia_761554746/Ballata_(musica).html La forma della ballata è strofica: il suo testo è diviso in stanze [strofe] (vedi Metrica); l'elemento caratteristico, che la distingue ad esempio dalla canzone, è il ritornello [refrain] introduttivo o ripresa, costituito da una strofetta (da uno a quattro versi) che veniva ripetuta all'inizio del ballo e tra una stanza e l'altra dal coro dei danzatori. Nei primi tempi il testo, dato lo scopo originario della ballata, ebbe un carattere esclusivamente profano e i suoi temi furono principalmente amorosi
http://it.wikipedia.org/wiki/Ballata
La ballata, chiamata anche canzone a ballo perché destinata al canto e alla
danza, è un componimento poetico che si trova in tutte le letterature romanze e
ha una particolare struttura metrica.
http://www.examenapium.it/meri/glossario.htm Ballata · Genere poetico-musicale in voga in Italia a partire dal sec. XIII, dapprima in forma monodica, corale e danzata, poi solistica e lirica, infine (dal sec XIV) polifonica. Fu uno dei generi praticati dai compositori dell'ars nova italiana. Modellata sul virelai, la ballata prevedeva la presenza di un ritornello ('ripresa') seguito da una strofa composta da due 'piedi' (serie di versi che condividono schema metrico e melodia) e una 'volta' (con melodia analoga a quella della ripresa ma testo differente); ad una prima successione ripresa/piede/piede/volta, ne poteva seguire una seconda. La ripresa poteva anche solo incorniciare la composizione, senza ripresentarsi tra una strofa e l'altra. [cc1]
http://www.fcesi.it/weblogs/getdata.php?id=281 ANALISI DEL TESTO POETICO
La ballata
http://www.bullwer.co.uk/lez/music/Medessay.html
The Ballata
Table 2
http://www.sapere.it/tca/MainApp?srvc=vr&url=/4/6096_1 forma musicale profana, derivata dal responsorio liturgico, propria del Medioevo francese, trattata prima monodicamente (dai trovieri nel sec. XIII), poi polifonicamente (sino al sec. XV). Caratterizzato dal costante riapparire di un refrain e da testi di contenuto amoroso, passò gradualmente dal genere cantato-danzato al canto puro, al canto accompagnato. Componente delle suites francesi (ordres) per clavicembalo o per gruppi strumentali, secondo lo schema ABACAD..., dove A sta per refrain e le altre lettere indicano i couplets. Con questa forma presenta qualche analogia il rondò della sonata classica.
Con Desprez ci si affaccia già al Rinascimento.
Ave Maria, Mottetto di Josquin Desprez
In questo mottetto le varie sezioni sono trattate in modo imitativo ed a canone
- Ave Maria, Gratia plena, Ave Maria piena di grazia Canone all'ottava. Canone doppio in cui viene riproposto il medessimo soggetto
Dominus tecum, Virgo serena.
Il Signore è con te,
Ave Maria, Gratia plena,
Dominus tecum, Virgo serena.
Desprès è uno tra i primi ad intendere il testo come stimolo all'ispirazione musicale. Sviluppo della forma della chanson, nella quale la voce superiore è dominante sulle altre,
CHANSON Quattrocento
Da: Giulio Bas, Trattato di Forma, pag. 121 (Qui s'intende parlare del Mottetto dell'età florida della polifonia vocale, intorno al secolom XVI, e non già del mottetto primitivo dei secoli XIII e XV.) E' una forma di grande importanza nella polifonia vocale, e consiste nel prendere il motivo d'ogni singola frase di canto fermo come tema d'uno sviluppo ad imitazioni o addirittura fugato L'intero pezzo diventa così un seguito di episodi aventi ognuno un tema proprio.
Vedi anche Mottetto del XV e XVI secolo
http://phonoarchive.org/grove/Entries/S04804.htm The spelling ‘canzona’ was fairly frequently used in Italy after 1600 and has become standard in England and not infrequent in Germany; in older Italian sources, however, ‘canzone’ and ‘canzon’ (with the plural ‘canzoni’) are practically universal, and ‘canzone’ has subsequently remained the standard Italian form. It should be noted that ‘canzone’ as the plural of ‘canzona’ is rare. (For a discussion of the Italian poetic form, see Canzone.) The word ‘canzone’ or ‘canzona’ in its instrumental connotation originally denoted an arrangement of a polyphonic song, usually a French chanson, since although arrangements of Italian works were quite common these were usually called ‘frottola’ or ‘madrigale’. Although it was used at least until the end of the 16th century to mean a straightforward arrangement, there are quite early instances of new compositions based on existing chanson material, and the term eventually came to be applied to original compositions using idioms familiar through arrangements and reworkings. Since chansons of the type favoured for these purposes (i.e. the Parisian chanson as represented in the books of Attaingnant starting in 1528) frequently began with fugal imitation, the canzona came to be considered a fugal genre. It is described by Praetorius (Syntagma musicum, iii, p.17) as a series of short fugues for ensemble of four, five, six, eight or more parts, with a repetition of the first one at the end (although this feature is in fact rare; see Fugue, §4). Expressions such as ‘canzon francese’ and ‘canzone alla francese’ appear to indicate nothing beyond the form just described (they are used both of arrangements and of original works), while ‘canzon da sonar’, a phrase that played a part in the genesis of the term ‘sonata’ (see Sonata, §I), specified only that it was an instrumental (usually ensemble) form.
Nella seconda metà del Quattrocento l'arte vocale franco-fiamminga, con i monumenti contrappuntistici, in cui la tecnica magistrale si fondeva con la più alta spiritualità, dominava sovrana su tutta l'Europa, relegando la musica strumentale in un piano nettamente inferiore. Di quest'ultima non ci è giunta nessuna traccia, a riprova dello scarso interesse che doveva suscitare presso i compositori colti, e possiamo solo supporre che essa fosse presente quasi unicamente durante le feste di corte o nelle ricorrenze popolari sotto forma di danze. Le esecuzioni riunivano certamente i diversi tipi di strumento, a fiato, ad arco. a pizzico, ma non andavano oltre un elementare sviluppo melodico e un ancor più primitivo sostegno armonico. Malgrado questa situazione apparentemente statica, nella vita musicale dell'epoca stava maturando un fenomeno che doveva creare le premesse necessarie alla nascita ed allo sviluppo della musica strumentale, consentendo in modo particolare al liuto di imporsi improvvisamente agli inizi del secolo XVI.
In Italia l'influenza fiamminga, assorbita silenziosamente per lunghissimo tempo dopo la lontana parentesi dell'Ars Nova, stava generando una cultura musicale autonoma , che avrebbe condotto il nostro paese nel volgere di pochi decenni agli splendori del Rinascimento, Le prime culle di questo risveglio furono le corti delle città settentrionali, in particolare quella di Isabella d'Esta a Mantova, dove Marco Cara e Bartolomeo Tromboncino crearono i primi germogli di un'altissima civiltà musicale. Le loro "Frottole", affidate ancora alle voci, si prestavano assai bene al procedimento che si ritrovò in seguito (1509 e 1511) nelle intavolature per liuto del Bossinensis [Bosnia seconda metà sec. XV - inizio sec. XVI]. Esso consisteva nel limitare il canto alla voce superiore, mentre le rimanenti erano eseguite dl liuto, che doveva così operare una rigorosa condotta ritmica e un impegno tecnico di una certa difficoltà, assolvendo inoltre ad una funzione molto congeniale alle sue qualità timbriche ed armoniche.
(...)
La possibilità di ottenere suoni simultanei suggerì poi agli esecutori di trasferire sul liuto le intere parti delle composizioni polifoniche vocali, (...). A questo punto erano maturate tutte le condizioni perché avvenisse il tentativo di impiegare il liuto in forme autonome. Nulla sappiamo circa le prime edizioni musicali che dovettero prendere vita dai numerosi liutisti, (...) essi ricorressero all'improvvisazione (...) o che più semplicemente i loro manoscritti siano andati perduti .Certo è che la prima testimonianza dell'arte liutistica ci giunge soltanto quando un grande avvenimento, destinato a dare un grande impulso alla cultura musicale, avviene in Italia all scadere del Quattrocento. Ottaviano Petrucci (Fossombrone, 1466 - ivi, 1539) inventa i caratteri mobili per la stampa musicale, (...).
Il primo strumentista ad avvalersi dei caratteri mobili, era anch'egli nativo di Fossombrone [fu Francesco Spinacino: Fossombrone, Pesaro seconda metà sec. XV - Venezia dopo il 1507)].
Ruggero Chiesa, Storia della letteratura del liuto e della chitarra, Il Fronomo n 1.
Oltre alle forme strumentali di origine polifonica nel cinquecento si sviluppo una letteratura strumentale che accompagnava le danze. In origine queste danze erano composte da due danze una al passo e una saltata, Passemezzo, Pavana, Padovana e Salterello, Gagliarda, Romanesca: d'andamento binario lento e grave la prima e ternario vivace la seconda.
Ce ne offre un esempio Giacomo Gorzanis (ca 1525 - ca 1578) ventiquattro Passa e mezzo (antichi e moderni corrispondenti ai nostro modi minore e maggiore) accoppiati col Salterello in cui viene compiuto un completo ciclo sui dodici gradi della scala precorrendo di oltre 150 anni il WTC di J. S. Bach.
La Suite In Italia Partita e in Francia Ordre (successione) si viene così delineando nelle seguenti danze di andamento alterno: Allemanda Corrente Sarabanda e Giga, alcune volte precedute da un preludio, forma usata in Germania e in Italia, la suite francese aggiunge alcune delle danze varabili dopo la Sarabanda come il Minuetto la Bourré e la Gavotte alcune volte associate in I° e II°. Come conclusione dopo la Giga poteva essere introdotta la Ciaccona e la Passacaglia.
In origine la Partita italiana indicava un danza successivamente variata ed in seguito venne ad identificarsi nella Suite; nel tardo Settecento la Suite sfocerà nel Divertimento nella Cassazione e nella Serenata.
Rappresenta la struttura più piccola nell'organizzazione del periodo. Un movimento levare-battere (cadenza tronca o maschile e piana o femminile) o battere-levare. v. generalità.
Rappresenta la prima espressione musicale in sé compiuta che può già rappresentare un motivo. Può avere, come avviene nel ritmo, un andamento binario e ternario: a seconda che sia composto da due o tre.
Dal preludio n 1 del WTC1, la prima metà di bat. 1 rappresenta l'inciso
Ad un inciso possiamo rispondere con un altro inciso. Avremo in questo caso un organismo più complesso che chiameremo semifrase. Anche in questo caso possiamo avere un andamento binario o ternario. La risposta al primo inciso può essere affermativa, quando il secondo riproduce più o meno fedelmente il primo come ritmo o melodia; o negativa quando si inserisce un inciso contrastante. Inoltre all'interno di una semifrase ternaria, e questo avviene anche nelle forme più complesse, due incisi possono avere una loro unità e rappresentare una proposta o risposta rispetto all'altro. Già a proposito dell'inciso avevamo parlato di motivo, ma è nella semifrase che il più delle volte si viene a formare l'idea tematica. Per questo assume un valore particolare e viene definita disegno ritmico o colon.
La frase può rappresentare in sé una struttura formale già compiuta ed autonoma. (v. episodio) In questo caso si parla di periodi non completi. Come nell'organizzazione delle forme precedenti anche la frase può avere un andamento binario o ternario, a seconda che sia composta da due o tre semifrasi, affermative o negative.
Rappresenta la prima forma compiuta ed autonoma, espressione e conclusione delle strutture precedenti. Anche il periodo può avere andamento binario o ternario, a seconda che sia formato da due o tre frasi, le quali possono essere affermative o negative. A sua volta il periodo può non avere un senso compiuto, e questo introduce al rapporto forma armonia, ad un periodo può rispondere un altro periodo, (periodo doppio) o due periodi (periodo triplo). Un pezzo può anche essere composto da diversi periodi, come il preludio della I° Suite.
Con episodio si intende una espressione musicale in sè compiuta ed autonoma. Può comprendere un periodo, più periodi od anche una frase, quando si hanno esempi di periodi incompleti. Nelle forme binarie di tipo A A', come le danze, le due strutture rappresentano i due episodi. Nell'esempio che abbiamo analizzato, il preludio della I° Suite, l'episodio coincide con l'intero pezzo. L'esempio di questo capitolo si riferisce alla sarabanda della V° Suite. Il primo episodio comprende un periodo, il secondo ne comprende due.
Si definisce motivo un elemento musicale avente funzione tematica.
Idea musicale, possibile di sviluppi e elaborazioni, avente una particolare funzione in una composizione. Es. tema principale, tema secondario, (nella forma sonata) soggetto (nel caso della fuga).
Non si può parlare di struttura formale prescindendo l'aspetto armonico. In generale, prendendo come base un periodo come forma compiuta, è l'armonia che ne modella la struttura. In particolare è tramite le cadenze armoniche, il giro armonico, che il periodo trova la sua compiutezza. E' importante quindi individuare le armonie a cui appartengono i vari incisi, semifrasi e frasi. Diamo in questo capitolo vari esempi di analisi.
Ogni organizzazione musicale dal piede sino al periodo, ha in se un punto in cui sembra tendere l'intera forma. Come abbiamo visto, il piede rappresenta l'unità ritmica piccola, può essere di tipo battere-levare o levare-battere. Nel primo caso il punto saliente cade sul tempo forte, all'inizio di battuta, (battere-levare) nella battuta successiva nel caso di levare-battere. Nelle forme più complesse il punto saliente si troverà all'inizio, nel caso battere-levare o alla fine nel caso di levare-battere. Prima della fine nel caso di cadenza piana o femminile. v. piede.
http://www.etimo.it/?term=minuetto&find=Cerca
minuètto dal francese menuet [vallon. minuè, minouvè] da menu
= lat. minutus (v. Minuto)
Preludio letteralmente significa "prima dei giochi", un pezzo che introduce quindi. Usato anche in relazione ad altri tipi di composizione es. preludio e fuga. Di forma libera spesso formato da una serie di periodi su di un modello ritmico.
Danza di origine tedesca di carattere processionale con andamento binario o quaternario di andamento moderato. Di forma A-A'. Due episodi di cui il secondo variato ma non contrastante.
Danza di origine italiana di carattere vivace in origine in tempo binario si trasformò in ternario. Nella suite segue l'Allemanda e ne contrasta l'andamento moderato. Si distinguono: la corrente francese più contenuta e quella italiana più mossa.
http://www.etimo.it/?term=sarabanda&find=Cerca
sarabanda fr. sarabande; sp. zarabanda; port. sarabanda; ingl. saraband: dal pers. SARBAND o SERBEND specie di canto a noi probabilmente portato dagli Arabi, ma cha a lettera vale fascia per legare la chioma da SAR testa, e BAND, BEND fascia
Sorta di Danza grave e graziosa usate nella Spagna, ove debbono averla insegnata gli arabi, somigliante al minuetto e che altre volte questa voce s'indicò dapprima la musica, con la quale si ballava accompagnandosi con le nacchere.
Danza di origine orientale originariamente di carattere sfrenato, (come indica il nome) si trasformò nel XVII secolo in una danza lenta e severa, spesso ornata, in tempo ternario (3/4) con la seconda semiminima puntata. Entrò a far parte della suite come tempo lento centrale e punto di raccordo della varie danze.
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minuètto dal francese menuet [vallon. minuè, minouvè] da menu
= lat. minutus (v. Minuto)
Danza di origine francese si impose alla corte francese e poi in tutta Europa come ballo altamente aggraziato. In tempo ternario, si inserì nell'opera e nella sinfonia (come terzo tempo) e nella suite. Può avere sia forma binaria A-A' che ternaria A-A'-A o A-B-A, spesso associato ad un secondo minuetto detto trio perché, in origine, suonato da tre strumenti. Nella suite rappresenta una delle danze mobili dopo la Sarabanda.
http://it.wikipedia.org/wiki/Bourr%C3%A9 Bourré è un comune francese di 674 abitanti situato nel dipartimento di Loir-et-Cher nella regione del Centro.
bourré agg. - carico
bourrée - fascina
Danza di origine francese trova origine dal termine francese bourrée che significa fascina, fascio di legna e dai contadini detti bourré. In tempo binario allegro fortemente accentata in battere e con periodo anacrusico (senza accento) in quanto normalmente inizia con due ottavi in levare. Anch'essa danza variabile dopo la Sarabanda.
http://www.etimo.it/?term=gavotta&find=Cerca fr. gavotte: Sorta di ballo tempi, d'andamento grazioso è nobile, cosi detto perché proveniente dai GAVOTS, abitanti del paese di Gap, nel dipartimento delle Alte Alpi.
Di origine francese, danza dei gavotte, (contadini) ha un andamento binario con una o due semiminime in levare. Simile alla precedente bourré ma di andamento più moderato, nella suite occupa il medesimo posto come danza variabile dopo la sarabanda, è spesso associata alla musette, (cornamusa) danza che imita questo strumento tenendo, in funzione di pedale, uno o più suoni fissi al basso.
Danza di origine irlandese, di cui richiama il carattere della musica popolare, entrò a far parte della suite come tempo finale alquanto mosso nei secoli XVII e XVIII. In origine battuta in uno, (3/8) di tempo sia binario (6/8) ternario (9/8) o quaternario (12/8) composto, cioè con suddivisione ternaria.
Il concerto barocco viene identificato nel concerto grosso, contraddistinto dall'alternanza del tutti, il grosso dell'orchestra detto ripieno, al concertino rappresentato da alcuni strumenti solisti in genere due violini e il basso: dopo la seconda metà del XVIII secolo cade in disuso. ,
Successivamente il concertino è sostituito dallo strumento solista.
La divisione di questi corpi sonori caratterizza una forma specifica in cui il "Tutti" ripropone la ripresa del tema o parte di esso, mentre il concertino o lo strumento solista propongono episodi con tema proprio o derivato dal tema principale.
Il tema principale si presenta più di due volte
Da Sonata Forms di Charls Rosen
Forma del concerto barocco nella seconda metà del 700
(pag. 72)
Il tardo secolo diciottesimo fu di due generi in relazione al primo ritornello. [l'autore indica il tutti con l'espressione ritornello] Tematicamente presenta molto costantemente , sebbene non sempre, le idee conduttrici del pezzo, ma armonicamente? Due possibilità erano possibili: poteva contenere una modulazione alla dominante, o rimanere alla tonica. In altre parole il primo ritornello poteva prendere il carattere di esposizione di sonata, o poteva mantenere la sua vecchia funzione nel concerto, nella quale il primo e l'ultimo ritornello erano gli stessi - essendo la più vecchia forma essenzialmente ABA nella quale B era più lunga e più complessa rispetto all'estrema. Entrambe le soluzioni erano difficili, questo il perché i teorici del diciottesimo secolo non furono mai interamente chiari su loro. (...) Per il senso della struttura fu in modo evidente essenziale che la prima e l'ultima sezione dovessero finire non solo con il solito modello tematico ma nella stessa tonalità. La identità di tonalità è, di fatto, persino più importante dell'identità del contenuto tematico: la cadenza finale del primo ritornello è ancora generalmente una cadenza alla tonica anche quando usa modelli tematici diversi.
La forma sonata si basa su una struttura bitematica. Questa forma, oltre al criterio di contrasto tematico introduce anche il principio dello sviluppo.
||:Esposizione:||Sviluppo Ripresa|| ||:Esposizione:||
Sviluppo
Ripresa ||Sviluppo Ripresa||
http://www.istitutovarrone.it/documenti/10_d.doc
FORMA DI SONATA
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