Diario di Bordo '97

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10 AGOSTO

Ci ritroviamo sul luogo convenuto per la partenza, con un buon margine di anticipo, il che ci permette di cazzeggiare un pochino, prima di iniziare la lunga opera di assemblaggio e carico della nostra pesante canoa pneumatica.

Dopo circa due ore di frenetico operare, ci rivolgiamo la parola per compiacerci del lavoro perfettamente eseguito.
Si respira una certa tensione anche se ben controllata, Francesco è già in acqua col suo veloce Kayak da cinque metri e cinquanta, che prende confidenza con l'elemento.

Alle 10, 30 salpiamo sicuri, puntando verso Nord, tra l'incredulità generale, salutati da uno spontaneo applauso di incoraggiamento.

Secondo il nostro piano di navigazione, accuratamente pianificato, dovevamo doppiare CAPO DI MONTI SANTU, 13 Km. più a Nord, nelle prime ore del pomeriggio in modo da ridurre al minimo la possibilità di trovare mare.
Quel luogo, infatti, è noto a chi va per mare per gli improvvisi capovolgimenti di situazione.

Viste le più che accettabili condizioni meteorologiche, non solo riuscivamo nell'intento perfettamente in orario ma, una volta sul posto, ci concedevamo persino il piacere di carezzare con mano, la cengia del rispettabilissimo CAPO DI MONTI SANTU, erosa dalla furia del mare.

Giungiamo a CALA GOLORITZE' intorno alle 18, dopo aver percorso all'incirca 18 Km.
Facciamo riposare un po' i muscoli contratti e, portate in secca le canoe ci apprestiamo ad organizzare il campo, prima di venire avvolti dall'umida notte del Golfo.
Non siamo soli, ci sono cinque stranieri con un gommone in avaria.

11 AGOSTO

E' l'alba, quando un sordo scampanellare accompagnato da un asprissimo odore, fanno ridestare i nostri sensi sopiti. Sono le capre del luogo, seguite a vista dai sei o sette maschi in calore, che vengono giù da inesistenti sentieri per dissetarsi da una delle poche sorgenti marine.
Incuriosite dalla nostra presenza almeno quanto noi della loro, bevono a turno seguendo un probabile ordine gerarchico; alcune sembrano bere dal mare.
Due maschi, di cui uno senza corna, accennano un combattimento prima di andarsi a dissetare, e noi, immobili e senza fiatare ci godiamo questo inaspettato spettacolo.

Lasciamo CALA GOLORITZE' alle nostre spalle, dopo aver consumato una sostanziosa colazione, accompagnati dal tonfo delle nostre pagaiate, ormai perfettamente sincronizzate.
Francesco ci precede sempre, vista la leggerezza del suo Kayak, per cui di tanto in tanto ci deve aspettare.
Le prime ore del mattino le trascorriamo cadenzando piano le pagaiate, in modo da goderci appieno lo spettacolo mozzafiato.

Alla nostra destra il mare aperto e immobile ed alla nostra sinistra, a poche decine di metri, gli strapiombanti bastioni calcarei.
La colonna sonora, la fa la risacca che schiaffeggia il silenzio. E' strano come ci si senta piccoli in quei frangenti, l'emozione è palpabile.
Facciamo una breve sosta a ISPULIGI DE NIE nel tentativo di fotografare da vicino i gabbiani.
Più tardi nei pressi di CALA BIRIOLA consumiamo un frugale pasto a base di pescetti, pescati da Alessandro durante la navigazione.

Intorno alle 15,00 le nostre prue si inseccano con un sordo fruscio, sulla ghiaia bianchissima di CALA SISINE.
Ci riposiamo un po' sotto gli sguardi incuriositi dei turisti presenti, e poi decidiamo di prendere possesso dell'entroterra come autentici pionieri.
Montata la tenda e, preso atto dell'esistenza di un ristorante tipico, decidiamo di non lesinare sui nostri risparmi e ci concediamo un comodo ed abbondante pasto.

Più tardi, soddisfatti e piacevolmente storditi dal buon mirto, intraprendiamo una lunga e piacevole conversazione, spaziando dai temi più seri a quelli più sconci. Poi, cortesemente respinti dalla Foca Monaca, decidiamo di dormire.

12 AGOSTO

Veniamo svegliati da un ticchettio sulla tenda, ignari del fatto che di li a poco si sarebbe abbattuto su di noi il temporale.
Tale evento non previsto, ci costringe a trovare rifugio nella veranda del Bar ancora chiuso, fino a quando, finito di piovere, un nutrito gruppetto di amazzoni, ci accoglie nel suo fradicio accampamento tra gli oleandri, per offrirci molto caffè.
Il Mare è increspato a causa dello Scirocco, per cui decidiamo di rimandare la partenza al pomeriggio, e cerchiamo di ingannare il tempo lanciando sassi.

Salutiamo CALA SISINE alle 16, 30 e puntiamo a Nord, alla volta di CALA LUNA distante solo 5 Km.
Il mare ci impegna, sappiamo dell'inesistenza di approdi.
Ci divertiamo tra i flutti ma sotto sotto voghiamo energicamente al fine di coprire quella distanza nel minor tempo possibile.

Il tramonto del sole in quei luoghi avviene molto presto, per cui percorriamo quel tratto di costa all'ombra degli strapiombi, fino a raggiungere CALA LUNA dove i monti si separano facendoci rivedere un sole ancora alto.
Lentamente attraversiamo la Cala lasciandoci osservare dai turisti incuriositi.
Un dolcissimo suono di violoncello, turba i miei pensieri e fa si che si smarriscano per qualche ora.

Decidiamo di trascorrere la notte nella minuscola CALETTA DI ODDOANA, situata 1 Km. e mezzo più avanti.
Giunti nei paraggi, una dispettosa risacca tenta di impedirci di approdare e non senza impegno portiamo in secca le nostre canoe.
ODDOANA è una caletta di meno di dieci metri con un entroterra sabbioso strettissimo, per cui siamo costretti a montare la tenda quasi nel bagnasciuga.
Un buon pasto caldo per toglierci l'umidità dalle ossa e via a nanna.

13 AGOSTO

La luce del giorno ci sveglia abbastanza presto, davanti a noi a 5 Km. è visibile CALA GONONE.
Alle 8, 30 siamo già in mare e con andatura regolare riprendiamo il nostro viaggio senza trascurare di penetrare anche nella più piccola delle grotte presenti.
In una di queste scorgiamo uno stillicidio continuo proveniente dalla volta e, con l'ausilio di un bollilatte riusciamo ad assaggiare l'acqua fresca di quella risorgente.

Un ora più tardi siamo all'interno della GROTTA DEL BUE MARINO dove ci concediamo una breve pausa.
Costeggiamo CALA FUILI e, intorno alle 11 facciamo il nostro ingresso a CALA GONONE, trionfanti.
E' questo il primo centro abitato che incontriamo dal giorno della partenza e, consultate le carte, ci rendiamo conto di aver percorso in totale oltre 40 Km.
Festeggiamo con un buon pasto in Trattoria per poi dirigerci in spiaggia a far digerire i nostri ventri.

Il mare nel frattempo si è messo male, è di nuovo tormentato dallo scirocco che lo rende spumeggiante e per niente attraente. Sembra ci siano le pecore.
Sono le 18, con due voti favorevoli ed il mio contrario, democraticamente prendiamo il largo onde doppiare l'estremità del molo.
Scopriamo con stupore ed un filo di incazzo che il mare di poppa, rende faticosissimo il riuscire a mantenere la rotta.
E' un continuo remare in salita ed in discesa, cavalchiamo onde di notevoli dimensioni ma non imbarchiamo acqua, spesso Francesco, anche se per un istante, sparisce dalla nostra vista.
Mi rendo conto di essere un po' nervoso ma faccio di tutto per non manifestarlo, non ne sono sicuro ma credo che anche gli altri stiano facendo lo stesso.

Costeggiamo i GROTTONI DI BIDDIRISCOTTAI, pagaiamo energicamente fino a quando, quella che era una quasi invisibile striscetta bianca, assume sempre più le sembianze di una spiaggia.
Finalmente approdiamo a CALA CARTOE dopo 5 Km. di mare agitato.

Sono le 20 e ci resta poco tempo per organizzare il campo e poca voglia di scherzare per cui, a ridosso di una duna cespugliosa, decidiamo di montare la tenda e preparare la cena.
Durante i momenti trascorsi attorno alla fioca luce della lampada a gas, veniva facile conversare e noi, scopertolo, ne approfittavamo.
Di giorno si rema, la sera si parla.

14 AGOSTO

Di buon mattino, assaporato un ottimo Nescafè, che tanto piace a Francesco, facciamo rotta verso MARINA DI OROSEI e, approfittando di un mare piatto, tagliamo a largo la CALA DI OSALLA.
Siamo contenti anche se un po' amareggiati, poiché sappiamo che per Francesco è giunta l'ora di fare rientro in famiglia.
Arrivati a destinazione, pranziamo assieme a sua moglie ed ai figli, che nel frattempo sono venuti a riprenderselo e poi, con un po' di tristezza ci salutiamo.

E' già sera quando io ed Alessandro riprendiamo il largo sfidando l'increspatura contraria, imbarchiamo acqua e facciamo lavorare continuamente la sassola.
I cormorani neri, accovacciati sugli scogli, sembrano capire il problema.
Costeggiamo un lungo tratto di scogliera di natura vulcanica, il paesaggio nell'entroterra è brullo e inospitale e senza tracce umane, "chissà dove cazzo siamo ?", è la domanda ricorrente.

Chiediamo agli occupanti di una barchetta che dondola nella corrente, quanto disti CALA FUILE E MARE e rassicurati della non considerevole distanza, riprendiamo a pagaiare più rilassati, fino a destinazione.
All'imbrunire facciamo ingresso nella simpatica quanto agognata Caletta, dopo aver percorso in totale oltre 17 Km.
E' la prima notte che trascorriamo in due e l'assenza di Francesco si fa sentire. Si dorme prestissimo.

15 AGOSTO

Senza che nessuno si accorga di noi, lasciamo questo strano luogo di buon mattino, un po' in silenzio ma col morale che pian piano torna a salire.
Costeggiamo CALA LIBEROTTO e l'affollata CALA GINEPRO, per poi fare una sosta - pranzo nello spiaggione di BERCHIDA, a circa 5 Km. da CAPO COMINO.
Ci ripariamo dal sole di Ferragosto sotto un improbabile ombreggio fatto di remi e asciugamani e per qualche ora riposiamo.
I chilometri non ci spaventano più, conosciamo i nostri ritmi.

Intorno alle 16 ripartiamo, alla volta di CAPO COMINO, visibile da lontano per la presenza del faro.
Scorgiamo sulla nostra sinistra, intere colonie di cormorani urlanti, probabilmente incuriositi dal nostro frusciante incedere.
Doppiare CAPO COMINO, per chi non l'ha ancora fatto, è una emozione unica, non so perché.

Alle 18 approdiamo all'ISOLA RUJA poco oltre la punta più a oriente della Sardegna.
Questo isolotto, dalle stupefacenti sculture naturali, dista non più di cinquecento metri dalla costa ricoperta di alghe, dove più tardi monteremo la tenda.

16 AGOSTO

Albeggia, quando per la prima volta riesco a scattare qualche fotografia, Ale sicuramente se ne accorge ma fa finta di niente.
Alle 8 riprendiamo il nostro viaggio, galleggiando sopra una interminabile secca di scogli ed il nostro procedere è lento e zigzagante.
Intorno alle 10 giungiamo nel silenzioso Borgo di SANTA LUCIA, dove gustiamo un vero caffè prima di riprendere a vogare con la prua rivolta verso LA CALETTA di Siniscola.

Si alza un leggero vento di Grecale che ci fa faticare non poco per tenere la rotta, decidiamo di procedere sotto costa ma il vento, intensificatosi ci riporta continuamente verso terra.
La nostra canoa è scarsamente direzionale.
Ci incazziamo senza parafrasare, con i costruttori e, con immane fatica, intorno alle 13 approdiamo sulla spumeggiante battigia di LA CALETTA.
Avverto un leggero abbassamento di pressione per cui mi vedo costretto a ricorrere ai farmaci, prima di andare a mangiare nell'unico Ristorante rimasto aperto.

Ci rendiamo conto che il nostro aspetto non è esattamente gradito dalla cameriera, che di tanto in tanto ci lancia una occhiata, cercando di capire da quale nave di pirati siamo sbarcati.
Effettivamente, l'esposizione prolungata al sole ed i continui spruzzi del mare, disegnavano sulla nostra pelle divenuta scurissima, enormi chiazze di sale rappreso che ci facevano assomigliare a certi crostacei o che so, agli scogli ricoperti di patelle. Inoltre, l'ossido di alluminio che ad ogni alzata di pagaia colava, ci aveva riempito la pelle di strani geroglifici.

E' sera, il mare grosso ci impedisce di riprendere il viaggio, per cui aspettiamo la notte, che tarda ad arrivare.

17 AGOSTO

Sono le otto del mattino, il mare è una tavola blu, si parte. Ci aspetta una lunga tappa di 18 Km., (una delle più lunghe).
Ogni volta che rimettiamo in acqua il nostro pesante bastimento, ci sentiamo forti e motivati e così, succede anche quando attraversiamo, a largo, l'ampio golfo di Posada, la cui visione continuata ci fa sembrare fermi.
Il riverbero del sole sul mare azzurro è abbacinante, buoni gli occhiali che inforchiamo volentieri nonostante siano luridi.

Non parliamo tanto mentre remiamo e la cosa è comprensibile poiché la respirazione deve sincronizzarsi con la cadenza delle vogate, eppure, irridendo la fatica, ogni tanto spariamo enormi cazzate che ci fanno letteralmente sbellicare dalle risate.
Ignorando di essere entrati nelle acque territoriali di un Villaggio di Vacanze, in quel di TANAUNELLA approdiamo in una simpatica caletta da dove poco dopo, gentilmente veniamo congedati perché non desiderati.
Più avanti, mentre il telefono di Ale è in carica presso un Bar, consumiamo gelati e bibite non badando alla nostra canoa incustodita giù in spiaggia.

Riprendiamo il viaggio superando baie e baiette fino a trovare riparo in una di queste da una ignobile quanto inaspettata corrente di Tramontana.
Tiriamo sassi.
Intorno alle 16, abbastanza demotivati riprendiamo a vogare su un mare scuro ma divenuto abbordabile.

Portiamo in secca la canoa e le nostre membra stanche alle 20, in una caletta di ciottoli poco oltre OTTIOLU.
Siamo soli e sperduti, qualcuno dall'alto di una villetta si starà chiedendo chi diavolo siamo e cosa vogliamo.
La fame non tarda a farsi sentire e Alessandro prima di sparire per un buon quarto d'ora, decide che avremo mangiato polpi alla griglia per cena. -Boh!- sospiro io, mentre monto la tenda.

Invece, con mia sorpresa ma forse anche un po' sua, poco dopo ci ritroviamo davanti al bel fuoco, addentando i durissimi tentacoli di uno di quegli animali, da lui pescato con le mani. Ma cos'è un Aborigeno?

18 AGOSTO

Abbiamo percorso circa 107 Km. ma siamo ancora decisi a proseguire nell'impresa, e con questo spirito smontiamo per l'ennesima volta il campo e ci prepariamo a salpare ancora.
Conserviamo ancora le posizioni iniziali, ritenute ottimali per via della giusta distribuzione del peso, per cui io mi ritrovo davanti a beccarmi gli spruzzi e Alessandro accucciato a poppa, a sorbirsi sorridendo le mie imprecazioni.
Anche se nessuno dei due ritiene opportuno ammetterlo, siamo affaticati dalla protratta navigazione ed il nervosismo, ben celato, ci fa macinare chilometri e chilometri in silenzio.

Giungiamo alle 11 nella colorata spiaggia di S. TEODORO, dove abbandoniamo la canoa tra la gente intorpidita dal caldissimo sole d'Agosto, per recarci a piedi ad un non vicinissimo Market, onde ripristinare il giusto livello di approvvigionamenti alimentari della nostra ormai vuota cambusa.

Al nostro rientro notiamo con stupore che tutto intorno alla nostra canoa, si era popolato di vacanzieri distesi.
L'impulso di scoreggiare ripetutamente per crearci un po' di spazio fu grande ma poi, per una briciola di buon senso rimastoci, questo non avvenne.
Deluso dalla facilità con cui un minchione riusciva ad abbordare una foca monaca distesa dietro la nostra canoa, mandai brutalmente a quel paese la rampolla che oltre ad essere bella dimostro' di essere stupida.
Prendiamo il largo tra le onde contrarie e puntiamo dritti verso PUNTALDI'A, schifati.

Imbarchiamo acqua, forse più di 150 litri, non facciamo a tempo a svuotarla che un altra onda ci riempie nuovamente la canoa. Siamo stremati.
Alessandro accusa i sintomi di una probabile congestione, per cui puntiamo dritti verso terra a ridosso della corrente.
Passata la paura, ma non la "burrasca", ci rimettiamo a remare furiosamente fino a raggiungere PUNTA SABBATTINO e poi PORTO BRANDINCHI dove, alle 15 ci fermiamo per pranzare.

Davanti a noi, a qualche chilometro si staglia imponente TAVOLARA che vista da qua è impressionante.
Dopo un oretta di racchettoni, intorno alle 17 salutiamo chi, incuriosito ci aveva chiesto chi eravamo e cosa facevamo, per poi sparire ancora all'orizzonte.

Doppiato CAPO DI CODA CAVALLO e sfiorata PRORATORA, alle 19,30 facciamo il nostro ingresso nella vicina baietta dove i panfili dei ricchi sono alla fonda e i loro equipaggi si comportano da ricchi.
Siamo esausti e le ultime pagaiate risultano pesanti anche se ancora sincronizzate, quando la curiosità di una bagnante ricca viene sfreddata da un lapidario Vaffanculo di Ale.

Alle 21 siamo gli unici in spiaggia, abbiamo remato per 16 Km. e ci viene da lanciare sassi. Siamo perfettamente consapevoli di essere ormai giunti al termine della nostra attraversata e l'idea ci rattrista un po'. Dormiamo molto.

19 AGOSTO

Sono le 9, inghiottiamo l'amarezza degli ultimi 6 Km. senza badare ai dispetti del mare increspato, ed alle 10,30 facciamo il nostro ingresso a CALA GIRGOLU dove, levatici i guantini, le nostre mani si congiungono in una compiaciuta e commovente stretta.
La stanchezza è al limite ma la soddisfazione è grande, ci ricorderemo di questa impresa.

Marco Congiu

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