Diario di Bordo '98

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3 AGOSTO

Ore 5.30, la sacca grande semiaperta, capofila di una interminabile schiera di bagagli, mi ricorda di prendere le ultime cosette.

Il dubbio che tanta roba possa stare dentro la canoa mi assale e si ingigantisce, quando a casa di Alessandro mi ricordo della spesa comune ancora da dividere.

Del tutto certi che qualcosa rimarrà a terra, ci apprestiamo a raggiungere in macchina CALA GIRGOLU dove riprenderemo a girare intorno all'Isola.

Fremiamo.

L'entusiasmo si caratterizza sulle nostre facce assonnate, attraverso un continuo sorridere che alla gente di Gallura può apparire quale manifestazione di imbecillità.

Alle 13, consumata una buona quantità di frutta fresca e addentata una barretta di pasta di mandorle, salpiamo in ordine sparso ma con l'obbiettivo comune di raggiungere il relitto semiaffiorante di un mercantile arenatosi a Sud-Est dell'ISOLA PIANA.

Con una certa inquietudine transitiamo silenziosi fra i due tronconi di nave, impennatisi paurosamente in seguito all'urto con gli scogli.

Decidiamo di fermarci per pranzo all'ISOLA PIANA.

Sfruttando una leggera corrente di Scirocco, mezz'ora più tardi tocchiamo terra.

A parte l'ombra, non presente sull'isola, tutto sembra andare in nostro favore, persino il cielo che si rannuvola rinfrescando il pomeriggio.

Poi, d'un tratto quando stiamo per partire, questo si fa scuro rombando in lontananza ed il vento, invertendo la sua direzione, rovina a raffiche su un mare fattosi improvvisamente minaccioso.

Alcuni gommoni presenti sull'isola schizzano via in tutta fretta fra il vociare concitato dei loro equipaggi.

"Boh !"

Restiamo soli; le onde infide sollevate dal Maestrale, ci dissuadono dal tentare di guadagnare il versante opposto, presumibilmente meno esposto, per cui decidiamo di trasferire via terra le nostre pesanti canoe, dando luogo ad un mesto ed inglorioso corteo.

Non resta che complimentarci con la sorte e mentre qua e là tutto svolazza, compresi i gabbiani che paiono ridersela beffardi, fra mille difficoltà montiamo la tenda.

Con disappunto ci accucciamo sotto la verandina per cenare, un po' controvoglia e molto in anticipo.

"Poi fu il diluvio e la carestia"

Topi, più simili a cani che ad altro, ci gironzolano intorno affamati, guizzando qua e là fra le canoe.

Proviamo a distrarli mettendo sugli scogli il sacchetto dell'immondezza, ma loro sembrano più interessati a quei 190 kg. di carne al riparo dentro la tenda.

Per tutta la notte, illuminati dai fulmini, ci alziamo a turno per scacciare le bestie feroci.

Stress, parecchio stress; la tenda si allaga.

4 AGOSTO (chi poteva immaginare un simile esordio?)

Per ovvie ragioni, il giorno per noi inizia prestissimo; fradici e coi visi tirati per non aver dormito, raggiungiamo PORTO SAN PAOLO (un km e mezzo più avanti) per rifocillarci.

Senza perderci d'animo lasciamo questo luogo infausto intorno alle 10.30 e per l'intera giornata solchiamo un mare tranquillo.

Superiamo agevolmente CAPO CERASO e dopo una sosta al LIDO DEL SOLE, attraversiamo lo STRETTO DI OLBIA anticipando di non molto il sopraggiungere di una nave veloce.

Alle 19, alquanto affaticati, ci fermiamo a CALA BANANA di fronte all'ISOLA PORRI, dopo aver percorso 28 km e mezzo.

Raccontiamo l'accaduto a degli amici di Olbia che sono venuti a trovarci preoccupati.

Il maestrale serale promette altra pioggia.

5 AGOSTO

Eccola infatti precipitarci inesorabilmente addosso dalle 5 alle 8.30 senza alcuna interruzione.

Guardiamo il cielo attraverso la zanzariera cercando di intuire l'evolversi della perturbazione ed alla prima schiarita ci rimettiamo a pagaiare, favoriti da una leggera brezza di Scirocco.

Alle 11.30 giungiamo a GOLFO ARANCI dopo aver tagliato a largo la CALA SASSARI il cui entroterra ci appare abbruttito da un recente incendio.

Scopriamo l'effettiva velocità delle nostre nuove canoe in V. R. da 4 mt. e 30, in condizioni di mare calmo, coprendo la distanza di 7 km. ad una media di 5.38 km/h.

Dopo una breve sosta in compagnia del padre di Ale, giunto lì per sbrigare certe faccende, riprendiamo il viaggio con l'intento di doppiare CAPO FIGARI.

Io precedo il gruppo mentre Alessandro fa una capatina in solitaria a FIGAROLO e Michele lo aspetta a metà strada.

Poco dopo, a largo di CALA MORESCA ricomponiamo la formazione per poi procedere affiancati alla volta di CAPO FIGARI, che ci appare in tutta la sua imponenza poco oltre l'impervia scogliera di CALA GRECA.

CAPO FIGARI è un massiccio calcareo che precipita a picco su un mare scurissimo, dopo aver raggiunto l'altezza di circa 400 mt.

Pagaiamo col naso all'insù e col fiato a tratti rotto, per 8.5 km. fino a raggiungere una caletta di ciottoli, ricca di detriti e strapiena di vespe.

Pranziamo sotto un metro quadrato d'ombra, gentilmente offertoci da un sottoroccia in bilico, per poi riguadagnare il largo allo scopo di recuperare i chilometri non percorsi il giorno della partenza.

Siamo sufficientemente motivati per farlo e a darci una mano ci pensa un complesso di sali minerali e creatina che ogni tanto mandiamo giù a sorsate.

Il Grecale, fedele presenza, fa sì che non ci si annoi.

Mentre ci apprestiamo ad entrare nell'ampio GOLFO DI MARINELLA, forse a causa dei numerosissimi scogli affioranti, si sollevano onde scomposte che fanno sussultare le canoe e ne rallentano la marcia.

Un occhiata a Michele è d'obbligo, visto che naviga coraggiosamente su una sorta di bagnarola chiesta in prestito alla Pantera Rosa.

In torno alle 18.30, dopo una breve sosta, portiamo definitivamente in secca le tre canoe su una spiaggia di PORTO ROTONDO, dopo aver percorso altri 26 km.

Passare inosservati affianco a Casa Berlusconi non è cosa facile, per cui aspettiamo il favore delle tenebre prima di montare la tenda.

Nel frattempo piove e noi ci vediamo costretti a trovare riparo sotto i pedalò accatastati in spiaggia.

"Ma che Razza di Juncu è ?"

6 AGOSTO

Il frusciare di un rastrello che abbellisce la spiaggia alle 6 del mattino, ci dice in modo inequivocabile che è ora di sgombrare.

Il mare sembra tranquillo, si parte, l'idea è quella di raggiungere in serata PORTO CERVO.

Invece, dopo soli 2 km. il Grecale ricomincia a farsi sentire ed il mare, sempre più agitato, ci ammonisce ricordandoci che noi siamo piccoli piccoli e lui è grande grande.

Ci scambiamo veloci occhiate come per chiederci cosa fare e, ad un cenno di Ale che con la testa indica terra, viriamo tutti d'accordo verso riva dove un onda ci accompagna fin su all'asciutto. - Merda! -

Io che con la stessa determinazione con cui decido di fare una certa cosa, decido pure di smettere di farla, prometto solennemente che se la situazione non cambierà entro le 24 ore successive, abbandonerò il viaggio.

Mi sembra di capire di non essere il solo, fermo su questa eventualità.

Nonostante la giornata poco propizia, la spiaggia si popola di gente non disposta a rinunciare ad una giornata di mare, e noi ben presto, ci sentiamo un po' fuori luogo con le nostre ingombranti canoe.

Fortunatamente abbondano begli esemplari di "Razza dì Juncu" i quali ci spingono a stilare delle classifiche.

Di tanto in tanto Michele va su' per nuraghi e le ore scorrono lente.

Tenendo sempre ben presente che se si monta una tenda in una spiaggia qualsiasi, si è passibili di multa, e che se lo si fa' in Costa Smeralda si può essere accusati di omicidio, passiamo la notte in modo indecoroso, riparandoci dall'umidità, sotto il telo della tenda che quasi ci soffoca.

7 AGOSTO

Lasciamo "CALA CHE PALLE" alle 8 del mattino dopo esserci sbarbati; il mare sembra invitarci a nozze.

Tagliamo a largo il GOLFO DI CUGNANA puntando verso un promontorio poco oltre PORTISCO, costeggiamo la deserta RAZZA DI JUNCU e poi riposiamo un oretta a LISCIA RUJA.

Surclassiamo i "transatlantici" sonnecchianti, ancorati di fronte alla spiaggia per poi dirigerci verso altri lidi.

A CALA DI VOLPE così come a ROMAZZINO o al PEVERO evitiamo i fotografi, e non concediamo autografi a nessuno.

Intorno alle 14 ci fermiamo in una minuscola caletta controllati a vista da una serie di telecamere e da un signore gentile ma con un bazooka infilato nel costume.

Le prime pagaiate, ogni volta che si riprende a navigare dopo una sosta, sono pesanti e un po' scordinate ma poi, man mano che i muscoli si scaldano, tutto diventa più facile.

Per poter uscire dal golfo in cui nostro malgrado ci troviamo da ben due giorni, dobbiamo fare rotta verso Nord-Est dove sono pronte a darci il benvenuto le seccanti correnti delle BOCCHE, che insinuandosi nell'Arcipelago, sollevano onde di notevoli dimensioni.

Michele chiede un time out che noi concediamo più che volentieri.

Ci fermiamo a PORTO PAGLIA realmente affaticati ma poi, dopo una breve consultazione alle carte, decidiamo di oltrepassare in giornata PORTO CERVO.

Il mare si incazza ancora di più, quando per tre quarti d'ora ci vediamo costretti a stare in balia delle onde, fino allo scemare dell'incredibile flusso di Yacht che come pecore, rientrano in ovile alla stessa ora.

Portiamo finalmente in secca le canoe alle 19.15 a CALA GRANO, dopo aver percorso in totale 23 Km.

Optiamo per il risotto, divorandone una confezione da 6 porzioni eppoi, finalmente dormiamo decentemente.

8 AGOSTO

Lasciamo CALA GRANO, dove per la prima volta qualcuno osa chiederci cosa facciamo, alle 9 del mattino.

Il mare calmo ci consente di apprezzare il suggestivo paesaggio.

Superiamo CAPO FERRO sulla cui sommità svetta imponente il vecchio faro, e mentre procediamo verso ovest, a 5 km., sulla nostra destra è visibile CAPRERA in tutta la sua selvaggia bellezza.

Tagliamo POLTU QUATU in prossimità della sua imboccatura e dopo aver aggirato la bella scogliera granitica di PUNTA MAISTRALI, alle 11 facciamo ingresso a BAIA SARDINIA.

Fatta un po' di spesa ripartiamo alla ricerca di una comoda caletta dove poter sostare all'ombra di un qualche ginepro.

Una di queste, poco oltre il Forte Cappellini, fa al caso nostro.

Cinque belle figliole parlottando tra loro mi danno del fascinoso facendomi quasi arrossire, -sti cazzi-.

Dopo aver riposato abbondantemente, tagliamo l'ampio Golfo di Cannigione facendo rotta verso L'ISULEDDA, nei pressi di LACONIA, dove contiamo di trovare un Camping che ci permetterà di toglierci le croste di dosso.

In fatti, dopo una buffa contrattazione con l'addetta alla Reception, alle 16.30 diventiamo ospiti del Campeggio.

Matura in me, forse a causa delle avverse condizioni del tempo dei giorni precedenti, e forse anche per un certo stress psicofisico cui siamo stati sottoposti, l'idea di concludere il viaggio.

Non ne parlo esplicitamente poiché potrei cambiare ancora idea.

9 AGOSTO

Alle 9.30 lasciamo L'ISULEDDA con l'idea di raggiungere CAPO D'ORSO prima dell'ora di pranzo, riposare un po', e poi nel primo pomeriggio arrivare a CAPRERA.

Una volta sul posto, ci separa dall'isola di Garibaldi un solo chilometro e mezzo di mare con intensissimo traffico di imbarcazioni.

Stanco e forse un po' spaventato da quest'ultimo incomodo, confesso agli altri di non voler andare oltre.

Un sommergibile gigantesco diretto a SANTO STEFANO che emerge davanti a noi, toglie un po' di quelle perplessità che la mia decisione aveva sollevato.

Alle 14.10, dopo 101 km. siamo a PALAU dove termina il nostro faticoso viaggio.

Marco Congiu

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