Ashley Hutchings
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Ashley Hutchings: Street Cries 

Questo numero di Keltika ha in un certo senso una sua particolare “importanza” in termini musicali, nel senso che con il numero di questo mese inizia la collaborazione tra la nostra testata e quella che è universalmente riconosciuta come l’etichetta “leader” nel campo della musica tradizionale delle isole britanniche, la londinese Topic Records, presente sul mercato da ben sessanta anni con il coraggioso scopo di promuovere, con rigore ma anche con inventiva, la folk music britannica e irlandese.

La casa discografica, diretta oggi da Tony Engle, in tutto questo periodo ha pubblicato autentiche pietre miliari nella discografia folk, e l’album scelto per dare l’inizio alla collaborazione è tipicamente nello “stile-Topic”: una geniale idea di base affidata a fior di musicisti, con un booklet particolarmente ricco e curato che spiega e commenta le varie scelte musicali. Stiamo parlando di un vero disco-capolavoro, dello splendido Street Cries ad opera di uno dei grandi della scena folk inglese da oltre trenta anni, quell’Ashley Hutchings che ha legato il proprio nome a gruppi storici del folk britannico come i Fairport Convention, gli Steeleye Span e la Albion Country Band.

Ma tutto ciò appartiene al passato, e molte pagine sarebbero necessarie per narrare la biografia artistica di Ashley Hutchings: andiamo direttamente ad esaminare questo Street Cries, album che ha ricevuto entusiastici commenti dalla critica anglosassone.

Iniziamo dal titolo: Street Cries, il cui chilometrico sottotitolo, tradotto in italiano, suona pressappoco così: “una raccolta di oscure canzoni tradizionali rivisitate alla luce dei tempi moderni ad opera di Ashley Hutchings e cantate da: Coope, Boyes & Simpson; Steve Knightley; Cara Dillon; Dick Gaughan; Helen Watson; Vin Garbutt; Judy Dunlop; Dave Burland; Kathryn Roberts & Equation; John Tams; June Tabor; Pete Morton; Nesreen Shah”.

Si tratta quindi di un album “a tema” che nasce da alcune esperienze di Hutchings, e che si avvale di tutti i musicisti sopra citati. L’idea di base è semplice: “riscrivere” alcune tra le più importanti canzoni tradizionali, riadattandone i testi alla realtà sociale del ventunesimo secolo.

Il motivo di ciò? È chiaramente spiegato nelle note di copertina, a firma dello stesso Hutchings.

Ashley ci racconta che il primo spunto di ispirazione per una tale operazione furono alcune sue riflessioni sul film “West Side Story”: come è a tutti noto, si tratta della trasposizione della storia di Romeo e Giulietta nella New York degli anni ’50. Altri esempi simili vengono citati da Hutchings nella genesi mentale di questo disco: Bob Dylan che canta versioni “nuove” di vecchi classici della tradizione come “Lord Franklin” o “Farewell To Tarwathie”, e addirittura il film “La Donna del Tenente Francese”, a detta di Hutchings un continuo oscillare tra l’Inghilterra vittoriana e quella dei nostri giorni.

Alla fine degli anni ’80 venne fondato da Ashley, assieme a Roger Watson, il progetto Public Domain, nato con lo scopo di incoraggiare i musicisti ad un approccio nuovo nei confronti della musica tradizionale. A tutto ciò è da aggiungere infine quello che è stato l’elemento forse decisivo per la pubblicazione di questo album: Hutchings negli ultimi anni ha lavorato molto all’interno delle scuole, con lo scopo di tramandare agli adolescenti il suo enorme patrimonio di conoscenze nell’ambito della musica e della danza tradizionali. Nell’ambito di questa esperienza, Ashley Hutchings si è ben presto reso conto di una verità fondamentale. Pur gradendo, i ragazzi, queste melodie tradizionali, c’era un punto che appariva immancabilmente ostico: lo stile letterario con cui queste canzoni erano state scritte risultava in qualche modo “lontano”, quasi incomprensibile agli studenti, al di là del fascino delle storie senza tempo, oggetto delle canzoni stesse. Ed ecco quindi il lampo di genio: perché non riscrivere questi testi, mantenendone la linea melodica, ma riadattandoli al “nostro” modo di esprimerci, di uomini e donne del XXI secolo? Così, per iniziare, il testo di un brano come “These Cold Lips” viene riscritto da due allieve quattordicenni del prof. Hutchings (ed è uno dei brani presenti su Street Cries, nell’interpretazione di June Tabor). La logica di questa operazione è evidente: queste canzoni furono raccolte, all’inizio del XX secolo, da grandi del folk revival come Cecil Sharp e Ralph Vaughan-Williams, che le “registrarono”, le pubblicarono in forma di partiture, e in questo modo le preservarono dall’oblio. A distanza di tempo però – ci dice Hutchings – il rischio è che questi stessi brani diventino dei pezzi da museo, a causa di uno stile linguistico ormai obsoleto e di testi che corrono il rischio di diventare irrimediabilmente “out”.

Il buon Ashley decide quindi di riscrivere completamente i testi di queste canzoni, cercando di mantenerne lo spirito originale ma riadattandolo ai tempi moderni ed al modo di esprimersi dei giovani di oggi, senz’altro più scarno e diretto rispetto a quello delle versioni originali. Nasce così questo album, per il quale Hutchings si fa affiancare dai musicisti sopra citati, e il risultato è assolutamente straordinario: Street Cries è disco interessante e godibilissimo, al punto che la critica britannica si esprime in termini iperbolici: “L’opera più significativa di Ashley Hutchings dai tempi di Morris On” (BBC Radio 2); “…le gemme di quest’album sono troppe per citarle tutte…” (Folk North West); “Hutchings è riuscito a compiere un’eccellente opera di conversione, pur mantenendo l’essenza delle ballad originali. Un esperimento affascinante, portato avanti con passione ed attenzione”. (Folk Roots).

Ed in effetti questa ultima frase riassume perfettamente le nostre stesse sensazioni a proposito di Street Cries. Il rischio di una operazione di questo genere è infatti di snaturare l’essenza di queste canzoni, ma l’indiscutibile maestria di uno dei massimi esperti di musica tradizionale riesce non solo a scongiurare questo pericolo, ma anche, se possibile, a valorizzare ancora di più queste melodie senza tempo grazie ad un aggiornamento dei testi relativo a problematiche sociali tipiche dei nostri giorni: così la protagonista della famosissima “My Bonny Boy” (splendida l’interpretazione di Cara Dillon!) diventa una ragazza madre costretta dalla famiglia a sposare il giovane partner, che morirà di overdose, e altre tematiche affrontate in queste riedizioni sono la violenza delle gang giovanili, alcuni infelici aspetti della realtà sociale dell’Inghilterra del nord, e così via.

Quale potrà essere il peso di questo album a lungo termine? Dipende dalle aspettative: se, ottimisticamente, ci si aspetta che le nuove generazioni siano maggiormente attratte dalla musica folk grazie a queste nuove versioni, ebbene, tutto ciò appare purtroppo abbastanza inverosimile. La chiave di lettura è invece un’altra, ed è riassumibile nella finale esortazione di Ashley Hutchings nelle note di copertina: “Ed ora a voi, scrivete le vostre canzoni! Ci vuole molta gente per creare una tradizione…

Street Cries viene presentato ai lettori di Keltika con una delle tracce, o se preferite degli esperimenti, meglio riusciti: la vecchia, tradizionale “Henry Martin” diventa per l’occasione “Young Henry Martin” e tratta una triste storia di ladri di macchine, con il giovane Henry Martin che muore nel tentativo di scappare alla polizia, a bordo di una “big Honda racer”. Il tutto affidato alla rude voce di Dick Gaughan, come sempre splendida per espressività, accompagnata esclusivamente dal percussivo suono della sua chitarra acustica.

Un ultimo, doveroso cenno alla qualità del booklet che accompagna l’album, tipicamente in stile-Topic per quanto riguarda gusto, eleganza e completezza: di ciascuna delle dodici canzoni che compongono l’album è infatti riportato il testo originale e quello relativo alla “nuova versione”.

Ulteriori informazioni su Street Cries, che è distribuito in Italia dalla I.R.D., sono reperibili presso il sito ufficiale della Topic Records: www.topicrecords.co.uk

 

                                                                                                          Testo di Alfredo De Pietra

Ashley Hutchings - Street Cries Topic Records TSCD535

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