Cathal McConnell
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Cathal McConnell - Long Expectant Comes At Last 

È uno di quei musicisti che è difficile catalogare in qualsiasi definizione. Artista dalle solide basi tradizionali ma con un un gusto decisamente moderno, virtuoso strumentista e grande affabulatore, appassionato di “nuovo” ma con lo sguardo che guarda ai grandi del passato, Cathal McConnell è comunque uno dei personaggi più stimati e famosi nel mondo della musica celtica. E non è di certo un caso se un critico americano è arrivato ad affermare che “ascoltare McConnell in versione solistica è un’esperienza paragonabile all’ascolto di Miles Davis durante l’esecuzione di Kind Of Blue”…

Il suo nome rimanderà certamente gli appassionati a uno dei più celebri gruppi di musica tradizionale, quei Boys Of The Lough di cui McConnell è uno dei punti di forza sin dalla nascita, nel ruolo di cantante, flautista e tin whistler.

McConnell fa musica ormai quasi da un cinquantina di anni, eppure l’eccezionale suo album che presentiamo questo mese ai lettori di “Keltika” è il suo primo solistico dal 1978. Aggiungiamo a ciò il tempo resosi necessario per la sua realizzazione – tre anni – ed ecco che il titolo del CD: Long Expectant Comes At Last (“lungamente atteso, alla fine arriva”) sembra il più appropriato, anche se con una buona dose di ironia. E la cosa ancora più incredibile è che l’inclusione del brano omonimo che dà il titolo al CD si deve solo al fatto che i produttori del disco continuarono a registrare, di nascosto allo stesso McConnell, mentre quest’ultimo cantava questa song alla fine di una seduta d’incisione! D’altro canto la lunga assenza di questo artista dagli studi di registrazione non è casuale: alla stregua di altri musicisti come Andy Irvine o John Renbourn, si tratta di un una sorta di spirito errante, sempre a suonare in giro per il mondo e ben difficile da “catturare” per il tempo necessario all’interno di uno studio di registrazione.

La storia stessa di questo album la dice lunga sul “personaggio” Cathal McConnell: tutto ebbe inizio nel dicembre del 1996. All’epoca il flautista viveva (ma forse sarebbe più giusto dire sopravviveva…) alla meno peggio a Edinburgo, grazie alle mance ricevute nei pub, dove suonava la sera. Chiese così al suo amico americano Bill Ochs se fosse stato possibile realizzare un album solistico.

Ochs riuscì a raggranellare un budget sufficiente allo scopo, ma una prima difficoltà era quella di entrare in contatto diretto con il flautista, che non poteva permettersi neanche un telefono. Tutti i dettagli vennero quindi concordati grazie ad appuntamenti telefonici a casa di amici comuni, appuntamenti peraltro spesso “mancati” da McConnell, perennemente in ritardo o con la mente altrove.

Alla fine Ochs pagò il volo aereo di McConnell fino in America, ma grande fu la sua sorpresa quando all’aeroporto il flautista non sbarcò dall’aereo: in realtà era stato trattenuto sull’aeromobile, poiché il suo aspetto non propriamente elegante aveva messo in allarme le autorità aeroportuali, insospettite anche dallo sgargiante adesivo rosso e giallo che campeggiava sull’astuccio del suo flauto, e che recitava più o meno: “Mentalmente confuso e incline al vagabondaggio”…

Nato a Bellinaleck, nella Contea di Fermanagh, nel 1944, McConnell “mastica” flauto sin dalla più tenera età, ma si potrebbe anche dire che questo strumento fa parte del suo patrimonio genetico, considerato che eccellenti flautisti si possono ritrovare nella sua famiglia andando indietro sino alla quarta generazione. Fu il padre a spingerlo al tin whistle ancora bambino, e all’età di quindici anni avvenne il salto verso il più “importante” flauto. I suoi primi maestri furono i grandi musicisti della sua contea, nomi come Peter Flanagan, John Joe Maguire, Big John McManus, Tommy Maguire, Tommy Gunn, Eddie Duffy e Mick Hoy, ma il giovane flautista si arricchì anche dell’esperienza della musica delle altre contee grazie all’ascolto dei vecchi 78 giri di provenienza americana, che rimbalzavano da questo lato dell’oceano la musica tradizionale irlandese.

Fu così che ben presto McConnell sviluppò un proprio stile musicale ben definito, da un lato molto “forte” e sanguigno, dall’altro ricco di sfumature, pur in una ostentata, apparente, “semplicità” di fondo. Probabilmente tale naturalezza gli deriva in buona misura dal suo stile canoro, schietto e fresco, privo di fronzoli ma affascinante proprio per questa purezza. Una cosa è certa: le “due facce” musicali (canora e strumentale) di Cathal McConnell lo rendono uno dei musicisti più affascinanti degli ultimi decenni.

Proseguiamo nella sua biografia: nel 1962, all’età di diciotto anni, il flautista si aggiudicava l’All-Ireland championship sia per il tin whistle che per il flauto. Ancora cinque anni ed ecco la nascita dei Boys Of The Lough in compagnia di Robin Morton e di Tommy Gunn. Da quel momento in poi McConnell avrebbe intrapreso in modo definitivo la carriera di musicista professionista.

A detta di chi lo conosce personalmente, quello che colpisce maggiormente in lui è che, nonostante tanti anni di carriera, la sua passione per la musica sia ancora oggi praticamente immutata, quasi come se fosse un ragazzino in preda alla sua prima infatuazione: Cathal McConnell è sempre pieno di entusiasmo, sempre pronto a prendere da una tasca un whistle per sperimentare qualcosa di nuovo, o anche a esercitarsi al flauto per una giornata intera, e magari passare la suonata a cantare le splendide song del Fermanagh…

E ben quattordici delle diciannove track che compongono questo entusiasmante Long Expectant Comes At Last hanno un’origine che riconduce alla contea di Fermanagh o più in generale all’Ulster: alcuni brani sono abbastanza noti, mentre in altri casi si dovrebbe trattare di “prime incisioni” in assoluto. L’album presenta una gustosissima alternanza di song, jig, reel e air, una vera e propria mini-antologia di quanto di più bello possa offrire la musica irlandese, e per di più ai massimi livelli. Va infatti detto che a guardare tra i nomi dei musicisti che accompagnano McConnell in questa sua opera si resta veramente a bocca aperta: trenta (!) artisti che rappresentano la crema della musica celtica, personaggi del calibro di Richard Thompson e Dave Mattacks (Fairport Convention), John Doyle e Winifred Horan (entrambi dei Solas), Linda Thompson, Colm Murphy (De Dannan), Joanie Maiden (Cherish The Ladies) , Andy Statman e Susan McKeown, solo per citarne alcuni.

Ma questo è, e si conferma sempre più ad ogni ascolto, un album di Cathal McConnell: la sua personalità, la sua maestria, la sua arte risplendono come gemme in ciascuna delle track di questo album, che testimonia l’eclettismo del suo autore, capace di passare con la massima naturalezza dagli arrangiamenti più tradizionali alle song a carattere spiritoso (la divertentissima “There’s The Day”, una gustosa drinking song in cui McConnell è accompagnato da un coro di quattordici persone), sino alla sperimentazione più audace (considerato che pur sempre di musica tradizionale si tratta).

Presentiamo Long Expectant Comes At Last ai lettori di “Keltika” con la song “The Bonnie Wee Lass O’ The Glen” che ci mostra la versione “moderna” del grande cantante-flautista, accompagnato in quest’occasione da una buona metà dei Fairport Convention degli inizi, appunto Richard Thompson alla chitarra elettrica e Dave Mattacks alla batteria.

Un disco imperdibile, pubblicato dalla dinamica casa discografica americana Compass Records (www.compassrecords.com) e distribuito in Italia dalla I.R.D di Milano. Speriamo solo di non dover attendere altri 25 anni per il prossimo album solistico di questo grande della musica irlandese!

 

                                                                                                          Testo di Alfredo De Pietra