De Dannan
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De Dannan: How The West Was Won 

Proviamo ad immaginare il successo della musica irlandese come un tavolo che poggi su quattro solide gambe, e a dare un nome differente a queste gambe: sicuramente concorderemmo tutti sui gruppi dei Chieftains, della Bothy Band, dei Planxty e dei De Dannan. Sono infatti queste le band “storiche” di Irish traditional music che hanno conquistato il mondo, ovvero, nel caso dei De Dannan, che hanno conquistato l’occidente, parafrasando il titolo di questo doppio album antologico (How The West Was Won) della band originaria del Connemara. Un disco veramente ben concepito, e indicativo delle varie tappe che hanno accompagnato questi venticinque anni di attività artistica.

Le origini dei De Dannan provengono, si diceva, dalla regione gaelofona del Connemara: agli inizi degli anni ’70 la domenica mattina si svolgevano regolarmente animate session musicali nello Hughues’ Pub della cittadina marinara di Spiddal, sul versante settentrionale della baia di Galway. Uno dei frequentatori più assidui di queste session era l’allora giovanissimo (quindicenne) fiddler Frankie Gavin, che lì conobbe il secondo elemento fisso dei futuri De Dannan, il suonatore di bouzouki Alec Finn. I due decisero di iniziare a suonare insieme, e ad essi si unirono, in quello che fu il line-up originale dei De Dannan (che però all’epoca si chiamavano De Danann), Charlie Piggott all’accordion ed al banjo e Johnny “Ringo” McDonagh al bodhrán e alle bones. Ben presto fu reclutata anche la cantante Dolores Keane a fornire un importante – e mitigante - contributo vocale all’aggressiva sonorità della band.

È interessante osservare, tornando alle “quattro gambe” della musica irlandese, il diverso comportamento di questi quattro gruppi: se Planxty e Bothy Band non esistono più ormai da molti anni, i Chieftains hanno ormai superato il traguardo dei quarant’anni di attività, con una formazione stabile da almeno un ventennio. La storia dei De Dannan è invece del tutto diversa: a fianco del nucleo storico, formato da Finn e Gavin, si sono alternati nel corso degli anni alcuni tra i più importanti musicisti della scena tradizionale irlandese. Consideriamo le voci dei De Dannan: vi troveremo infatti i nomi di Mary Black, Andy Irvine, Jimmy McCarthy, Maura O’Connell, Tommy Fleming, Tim Lyons, Eleanor Shanley e Andrew Murray. Il gruppo degli accordionist che si sono avvicendati comprende invece nomi celebri del calibro di Maírtín O’Connor, Jackie Daly e Aidan Coffey; tra gli altri collaboratori sono da ricordare il chitarrista Brendan O’Regan, la violoncellista Caroline Lavelle, Mary Bergin, Johnny Moynihan, Seán Ryan, Colm Murphy e John Carthy. Tornando alle cantanti del gruppo (Dolores Keane, Mary Black e Maura O’Connell) non è esagerato affermare che buona parte dell’odierna popolarità di queste cantanti è dovuta alla loro militanza nella band di Gavin e Finn.

Alla luce di queste considerazioni, ci si potrebbe aspettare una certa discontinuità nelle vicende artistiche dei De Dannan: nulla di più errato. In realtà nessun’altro gruppo suona come loro: esiste un inconfondibile, particolare “De Dannan sound”, anche detto “Galway sound”, che si è tramandato immutato negli anni a dispetto dei tanti musicisti avvicendatisi all’interno di questa band. Il “cuore” dei De Dannan risiede proprio nel fiddle di Frankie Gavin e nel bouzouki di Alec Finn. Gavin, che tra l’altro è stato ospite di Keltika appena qualche mese fa con il suo ultimo album, Fierce Traditional, è universalmente riconosciuto come il miglior fiddler irlandese degli ultimi decenni: del tutto particolari la sua tecnica virtuosistica e il suo senso dello swing. Il suo uso delle terzine e dei roll è assolutamente inconfondibile, e il suo violino riesce persino ad emulare le tecniche di cranning tipico delle uillean pipe. Le scatenate linee melodiche di Frankie Gavin “poggiano” saldamente sul tappeto armonico-contrappuntistico fornito dal bouzouki di Alec Finn. Questi è in realtà un inglese (è nato nello Yorkshire) di origini irlandesi, ed è, con Andy Irvine e Johnny Moynihan, tra coloro che hanno introdotto questo strumento nella musica tradizionale irlandese. Va sottolineato che Finn usa un bouzouki tradizionale greco a sei corde, a differenza del modello “irlandese” a otto corde, preferito dalla maggior parte degli altri “bouzoukisti” (…ci si passi il termine…). La sonorità del bouzouki di Alec Finn è in effetti del tutto particolare, e si è sempre sposata splendidamente con il fiddle di Gavin. Il valore artistico di questo duo è testimoniato anche dall’album del 1977 Frankie Gavin & Alec Finn.

Una seconda considerazione può derivare dal gran numero di ottimi musicisti che nel corso degli anni hanno contribuito al successo dei De Dannan: con tutti questi grandi dell’Irish traditional, è del tutto naturale che questa band abbia prodotto una musica di eccellente livello, e per giunta con una buona dose di fantasia e creatività. Certo, molti puristi si sono indignati per le riproposizioni in chiave “irlandese” di brani celebri del pop come “Hey Jude” o “Bohemian Rhapsody”, di pezzi di musica klezmer o addirittura di composizioni di Handel, per non parlare di qualche incursione nel gospel, ma innegabile è l’istinto tradizionale di Frankie Gavin, alla fin fine autentica “anima musicale” e spina dorsale del gruppo (suoi sono tutti gli arrangiamenti musicali dei De Dannan).

Il debutto discografico dei De Dannan risale al 1975 con l’omonimo LP, impreziosito dalla voce di Dolores Keane che nell’occasione canta una stupenda “Rambling Irishman”.

Della vasta discografia dei De Dannan gli album più acclamati sono The Mist Covered Mountain, The Star-Spangled Molly e Song For Ireland (quest’ultimo con Mary Black).

The Mist Covered Mountain, del 1980, è universalmente riconosciuto come l’album più tradizionale della band: in esso cantano due anziani cantanti di sean-nós, Seán Ó Conaire (sua è l’interpretazione di un classico in Gaeltacht della regione del Connemara, “Máire Mhór”) e Tom Pháidin Tom, ottantacinquenne cantante originario di Spiddal, che canta la vecchia ballata “Henry Joy McCracken” solo alcuni mesi prima della sua morte. The Star-Spangled Molly è invece un album “a tema”, essendo interamente dedicato alla musica irlandese-americana degli anni ’20, e presenta al pubblico l’incantevole voce di Maura O’Connell (che, per inciso, solo alcuni mesi fa ci confessava di essersi liberata a fatica di una immagine che la vedeva inesorabilmente legata alla “Molly” di quell’esperienza musicale…).

Del periodo con Mary Black, oltre al già citato Song For Ireland, va ricordato anche Anthem (1985), che vede tra l’altro l’interessantisssima “Connie From Constantinopole”, gustosa trasposizione “Irish” di un brano dell’est europeo, ad opera dell’accordionist Maírtín O’Connor. I dischi più recenti dei De Dannan hanno avuto, a dire il vero, un andamento altalenante, tra il discreto Hibernian Rhapsody (1996) ed il rockeggiante (!) Welcome To The Hotel Connemara, pubblicato nel 2000. L’attuale formazione dei De Dannan, oltre ovviamente al duo Gavin-Finn, comprende Andrew Murray (voce), Colm Murphy (bodhrán) e Brian McGrath (piano e banjo).

Lo spirito dei De Dannan è colto splendidamente in questo doppio disco antologico, How The West Was Won, da cui è tratto l’effervescente “The Chicken Reel Set” presente sulla nostra compilation di questo mese.

Se un’antologia deve costituire un compendio, il più completo possibile, della attività artistica di un gruppo o di un musicista, ebbene questo How The West Was Won è sicuramente una delle migliori antologie che ci sia mai capitato di ascoltare. Gli highlight dei De Dannan ci sono tutti, e quel particolare Galway sound di cui si è detto pervade compiutamente entrambi i CD. Va al riguardo precisato che il vero disco antologico è il CD n.1, mentre il secondo disco è una raccolta di brani inediti registrati dal vivo, che rende How The West Was Won un acquisto interessante anche per coloro che conoscono a fondo il gruppo di Frankie Gavin.

Tornando al primo CD, vi troviamo praticamente tutti i brani che hanno reso celebri i De Dannan, da “The Arrival Of The Queen Of Sheeba To Galway” a “My Irish Molly-O”, dalla riedizione in chiave “Irish” di “Hey Jude” alla splendida “Song For Ireland”, da “Far Away In Australia” a “Mr. O’Connor”.

Se possibile, ancora più interessante risulta il secondo disco, che fa bene comprendere il motivo per cui i De Dannan siano tanto apprezzati nella dimensione “live”: furiosi reel si alternano a splendide ballad, e swinganti jig lasciano il posto a contaminazioni che arrivano fino al gospel di “Operator”.

Proprio dal disco live è tratta la scatenata track presente sul CD di questo mese di Keltika: “The Chicken Reel” è un set composto da tre reel. Il primo pare sia stato composto da Maírtín O’Connor e da Frankie Gavin a casa di Maírtín, ai tempi lontani della scuola. Ad esso seguono gli altri due reel “Mrs. McCloud’s” e “Jimmy Kelly’s”: un eccellente esempio della vitalità della band di Frankie Gavin & Co.

Un gran bel disco, questo How The West Was Won, che ci mostra, traducendone il titolo alla lettera, come i De Dannan siano riusciti, in questi venticinque anni di attività ad alto livello, a conquistare l’Occidente.

 

                                                                                             Alfredo De Pietra

Discografia

 

De Danann (Polydor, 1975)

The Star-Spangled Molly (Shanachie, 1978)

Selected Jigs, Reels & Songs (Shanachie, 1978)

Banks Of The Nile (Decca, 1980)

The Mist Covered Mountain (Gael Linn, 1980)

No Home Is Real (Shanachie, 1981)

Jacket Of Batteries (Green Linnet, 1983)

Anthem (WEA, 1985)

Ballroom (WEA, 1987)

Song For Ireland (Dara, 1988)

Best Of De Dannan (Shanachie, 1991)

Half Set In Harlem (Shanachie, 1991)

Hibernian Rhapsody (PED, 1996)

Welcome To The Hotel Connemara (Hummingbird, 2000)

How The West Was Won (Hummingbird, 2001)

© New Sounds 2000

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