Jouin & Siberil
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Lors Jouin Et Soïg Siberil Tan Dehi - Kan Ha Gitar  

Solo alcuni mesi or sono il chitarrista bretone Soïg Siberil, ospite di questa testata e della consorella “New Age Music” con due brani tratti dal suo album più recente, Gitar, ci aveva preannunziato che era in via di completamento la registrazione di un album in duo con un cantante tradizionale bretone, Laurent  (Lors) Jouin. Quando abbiamo ricevuto, dalla casa discografica Coop Breizh, la copia di questo Tan Dehi, non si trattava quindi di un’opera inattesa. E aggiungeremo che anzi, alla luce della bellezza del solistico Gitar, era parecchia la curiosità di vedere il chitarrista bretone alle prese con una realtà artistica – quella del duo – del tutto differente dalla dimensione a lui più congeniale.

Ci siamo trovati quindi alle prese con un brusco (e d’altro canto prevedibile) cambiamento di rotta. Lo spumeggiante ed estroso Siberil, protagonista di tante entusiasmanti cavalcate chitarristiche, questa volta decide saggiamente di fare un passo indietro, per consentire all’ascoltatore di concentrare l’attenzione su questo bravo, quanto poco noto, cantante tradizionale bretone, appunto Lors Jouin.

Di lui si sa veramente molto poco: i più, almeno in Francia, conoscono i due per la partecipazione di entrambi ad un gruppo specializzato in musica per infanzia, Les Ours Du Scorff, di grande successo presso il pubblico di bambini d’oltralpe.

Questa volta Lors e Soïg abbandonano il repertorio che li ha resi popolari per presentarci una dozzina di brani che traggono la loro ispirazione dalle storie semplici della vita di campagna: in effetti, anche se il sottotitolo di Tan Dehi è Kan Ha Gitar, ovvero “canto e chitarra”, questo è un album essenzialmente di Lors Jouin, profondo conoscitore delle tradizioni musicali della terra di Bretagna, e nel suo contesto il ruolo di Siberil è di accompagnamento. Attenzione, però: Soïg è strumentista dalla personalità artistica troppo spiccata per limitarsi ad una ritmica semplice e piatta. Al contrario, la sua presenza è tutta giocata su un prezioso ricamo, un merletto armonico che riesce ad impreziosire linee melodiche per altro verso abbastanza semplici.

Anche le storie raccontate in Tan Dehi (cantate tutte, tranne una, in bretone) sono semplici e genuine, e sembrano uscire fuori da un libro di racconti di vita quotidiana: si va dalla celebrazione dell’avvenenza della “bella del paese” (“Tan Dehi Mari-Louise”), al mistero dell’universo femminile (“Gwerz Yann An Togennoù”), dal continuo mutare delle abitudini della vita (“Gavotenn Ar’c’homisionoù”) ad una filastrocca per bambini (“Trois Petits Oiseaux”). Soïg Siberil si ritaglia un suo piccolo spazio personale nello strumentale “La Baratte”, quattro splendidi minuti che valgono da soli l’acquisto del disco.

Da Tan Dehi abbiamo tratto un brano dal sapore tipicamente bretone, “Gavotenn Ar’c’homisionoù (lodenn 2)” in cui la voce di Lors Jouin e la chitarra di Soïg Siberil si rincorrono nella tipica forma musicale, eminentemente bretone, denominata “kan ha diskan”: in essa due elementi (il kaner e il diskaner) si rispondono vicendevolmente. Il kaner inizia e il diskaner ripete ogni frase, e i due cantanti basano la propria risposta sulle sillabe conclusive delle ultime frasi cantate in precedenza, il che conferisce al kan ha diskan un affascinante senso di musica “circolare”. È un tipo di canto specifico delle regioni centro-occidentali della Bretagna.

La caratteristica del tutto particolare di “Gavotenn Ar’c’homisionoù (Lodenn 2)” sta proprio nel fatto che una delle due “voci” che si inseguono per tutta la durata del pezzo è proprio quella della splendida chitarra di Soïg Siberil, che conferisce un gustosissimo sapore “nuovo” ad uno dei canti più tipici e antichi della tradizione musicale bretone.

 

                                                                                                          Testo di Alfredo De Pietra

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