Mollie O'Brien per Acid Jazz
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Mollie O’Brien: Things I Gave Away 

È decisamente una cantante orgogliosa del proprio ruolo di interprete musicale, Mollie O’Brien, artista americana oggi cinquantenne, una delle figure emergenti nell’affollato mondo della musica di fusione americana. Ascoltate alcune sue considerazioni in risposta ad una domanda che le fu fatta qualche tempo addietro, sul perché non componesse lei stessa le canzoni che avrebbe poi interpretato: “Forse una domanda del genere è mai stata posta a Frank Sinatra o a Ella Fitzgerald? Questa smania di essere a tutti i costi un cantautore è figlia dei nostri tempi, e solo oggi diventa un problema il fatto di non comporre i propri brani. Io preferisco invece essere molto attenta a concentrarmi sul mio lavoro di cantante: in fondo è la voce il mio strumento, e cerco di dare in qualche modo la mia impronta personale alla musica che interpreto. È sempre qualcun’altro che ha scritto la canzone, ma nessuno la canterà in una maniera simile alla mia. E di questo sono orgogliosa!”

Sebbene sia spesso associata alla musica folk e al bluegrass a causa delle frequenti collaborazioni artistiche con il fratello Tim O’Brien, Mollie si mostra in questo suo ultimo Things I Gave Away perfettamente a suo agio con le sonorità e le timbriche del jazz e del blues, spaziando con grande nonchalance dai grandi del blues come Percy Mayfield (“River’s Invitation”) alla folk music di Judy Roderick (“When I’m Gone”), dalla jazz vocalist Abbey Lincoln (“Throw It Away”) fino ai Lennon & McCartney di “You Won’t See Me”. Il segreto di una tale versatilità? Il non considerarsi “ingabbiata” all’interno di particolari etichette, è la risposta di Mollie, che afferma di non vedere se stessa come a una cantante blues o una folk singer. D’altronde le esperienze musicali della O’Brien sono veramente numerose, e tali da consentirle una profonda conoscenza del vario materiale che va via via ad interpretare.

L’avventura artistica di Mollie O’Brien ha inizio a Wheeling, West Virginia, dove lei e il fratello Tim sono i figli più piccoli di una numerosa famiglia di evidenti origini irlandesi. Ai tempi della scuola superiore, i due fratelli O’Brien spopolano tra compagni e amici, quando cantano insieme le cover di Bob Dylan, Judy Collins e Peter, Paul & Mary, al punto che il duo ben presto prende a esibirsi nelle locali coffehouse.

Dopo due anni di college, Mollie si trasferisce a New York sognando di diventare una stella delle commedie musicali di Broadway. Il sogno purtroppo non si avvera, e Mollie inizia a fare vari lavori diurni. La sua vita cambia però dopo una visita in città di due elementi della band del fratello Tim, la Ophelia Swing Band: ascoltandoli mentre suonavano il repertorio di Cab Calloway e delle Boswell Sisters, Mollie rimane quasi folgorata da un repertorio che sente molto vicino alle sue “corde”. Dopo qualche tempo la O’Brien dà vita al suo primo gruppo, la Prosperity Jazz Band, che esegue maggiormente jazz degli anni ’30 e ’40 con le armonizzazioni a tre voci tipiche di quel periodo. Trasferitasi a Boulder, Mollie vi conosce il chitarrista Rich Moore, che in seguito diventerà suo marito e da cui avrà due figlie, oggi adolescenti. E anche di ciò la O’Brien è particolarmente orgogliosa: “Sto con Rich da oltre venti anni, e sono fiera anche di questo: è molto difficile riuscire a conciliare il ruolo di madre e moglie e l’attività di musicista, quasi sempre in giro per concerti. Spesso il senso di colpa è molto grande; è dura, ma credo di essere riuscita nella difficile quadratura del cerchio. Se vogliamo, c’è anche un lato positivo in tutto ciò, ed è che le mie figlie sono entrate in contatto con tanta musica assolutamente sconosciuta alla maggior parte delle loro coetanee. Certo, i loro amici pensano che siano ragazze un po’ strane perché non impazziscono per Britney Spears…”

Nel 1985 Mollie e Tim rimettono insieme il loro duo per uno show a Boulder. Il successo è tale che l’evento viene ripetuto con cadenza annuale per i due anni successivi. Nel 1987 è proprio il fratello Tim a produrre il primo album solistico di Mollie, I Never Move Too Soon, per un’etichetta locale. 

Qualche tempo dopo la casa discografica di Tim O’Brien, la celebre Sugar Hill, commissiona al mandolinista americano un disco nello stile del duo Ricky Skaggs e Tony Rice: quasi ovvia la scelta di Tim di affiancarsi alla sorella per la realizzazione di questo progetto, che vede la luce nel 1988 (Take Me Back). Per stessa ammissione di Mollie, alla Sugar Hill erano inizialmente molto riluttanti all’idea, visto che la stessa Mollie era all’epoca assolutamente sconosciuta, ma l’opinione cambia non appena vengono ascoltate le registrazioni del duo O’Brien. Quello che risaltava maggiormente era la naturale aria di familiarità, quasi di intimità che traspariva dalla musica dei due fratelli.

Tra il 1989 e il 1991 Mollie si affianca ad un gruppo di blues e R&B, i Blue Tips, con la produzione del suo secondo album, Every Night Of The Week, e negli anni successivi continua l’attività in duo con Tim con la pubblicazione di due ulteriori album, Remember Me (1992) e Away Out On The Mountain (1994).

L’affiatato sodalizio con il fratello viene meno quando quest’ultimo si traferisce a Nashville nel 1996, ma rimane in “eredità” a Mollie un prezioso contratto con la stessa Sugar Hill, che ormai crede ciecamente nelle qualità musicali della cantante di Wheeling: lo stesso anno viene pubblicato Tell It True, prodotto da Tim, e due anni dopo è la volta di Big Red Sun. È proprio quest’ultimo l’album che porta alla notorietà la O’Brien, con felici rielaborazioni di brani a firma Randy Newman, Lucinda Williams, Willie Dixon, Steve Goodman e Chuck Berry. Big Red Sun segna soprattutto il definitivo affrancamento dal mondo del folk e del bluegrass, e la decisa acquisizione di una propria, ben precisa, identità artistica.

Giungiamo così a questo ultimo album, Things I Gave Away, da cui è tratto il brano “The Right Thing” presente sulla compilation di Acid Jazz di questo mese. La tentazione di ripetere l’esperienza di Big Red Sun è decisamente rifiutata dalla O’Brien, che cerca in questo disco di confrontarsi con una serie di “ambienti musicali” se possibile ancora più vasta: la comoda via di scegliere brani di compositori conosciuti è abbandonata a vantaggio di opere di autori relativamente poco noti come Kristina Olsen, Randy Handley, Tim Cook ed Henry Hipkins. L’atmosfera generale di Things I Gave Away è piacevolmente rilassante, mai banale e scontata, e la grande esperienza musicale della O’Brien risulta evidente. Ad accompagnare la cantante della West Virginia in questa avventura musicale sono, in varie formazioni, la chitarrista Nina Gerber (tra l’altro anche arrangiatrice e produttrice dell’intero album), Chris Engleman al basso elettrico, Cary Black al contrabbasso, John Magnie al piano e organo, Steve Ivey e Steve Amedée alla batteria ed il gruppo vocale 3 Twins nel ruolo di harmony vocalist.

Da Things I Gave Away è tratto “The Right Thing”, che potete ascoltare sulla compilation di questo mese: a far conoscere questa canzone a Mollie è stata la singer originaria del Colorado Celeste Krenz, nella cui band suona il marito di Mollie. Si tratta di un brano composto da John Magnie (che suona le tastiere nell’intero Things I Gave Away), assieme a Tim Cook e a Rob Solomon. Per usare le parole di Maggie a proposito di questa canzone, è un brano “really, really soulful”, ovvero dalle tinte intrise di “soul”.

Preferiamo lasciare il commento finale su Things I Gave Away alla stessa Mollie O’Brien: “Ormai sono vicina ai cinquanta anni di età, finalmente ho acquistato fiducia nelle mie capacità canore, e sono conscia di poter interpretare materiali sonori tanto diversi. Non mi interessa per nulla il numero di brani di blues o di bluegrass che ho in repertorio, preferisco seguire l’onda della mia ispirazione. Finalmente sono sicura di me stessa, e spero di riuscire a trasmettere il senso di questa mia sicurezza anche in questo album”.

 

                                                                                                          Testo di Alfredo De Pietra

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