Paddy Keenan
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Paddy Keenan: The Long Grazing Acre

 

Donal Lunny coniò per lui il termine “il Jimi Hendrix delle uilleann pipes”; qualche critico musicale è arrivato addirittura a paragonarlo a John Coltrane per la genialità delle sue improvvisazioni e per l’uso del contrappunto. Altri invece hanno nel corso degli anni preferito porre l’accento su una presunta personalità oscura, su vecchie storie di abusi nel bere, su un carattere solitario, scontroso, enigmatico, al punto che in una sua intervista su Folk Roots lo stesso Paddy Keenan ammetteva di sapere bene di non godere di una eccellente reputazione.

Ebbene, il Paddy Keenan di oggi sembra essere, dal punto di vista caratteriale, solo un lontano parente di questa vecchia, stereotipata immagine troppo spesso descritta negli ultimi decenni: il Keenan di oggi è una persona finalmente in pace con se stesso e con la sua creatività musicale, un uomo gentile e semplice che dà la sensazione di apprezzare le cose semplici e genuine, capace di parlare serenamente della sua famiglia, della sua musica, dei suoi affetti e delle sue passioni. Soprattutto è un uomo e un artista in splendida forma.

Paddy Keenan è nato il 30 gennaio 1950 a Trim, nella Contea di Meath, da Mary Bravender e da John Keenan, discendente di una di quelle famiglie irlandesi che, nel corso del XVIII e XIX secolo, furono costrette ad abbandonare la propria casa ed il proprio terreno a causa delle esose tasse imposte dal governo inglese. I Keenan divennero così una famiglia di Pavees, termine che indica le popolazioni nomadi irlandesi. E proprio questa origine nomade della sua famiglia, come vedremo in seguito, fu per il giovane Paddy motivo di profonde crisi d’identità che si trascinarono sino ai primi anni ‘90.

La famiglia Keenan, su pressione della madre, decise di stabilirsi stabilmente in una cittadina nei pressi di Dublino, chiamata Ballyfermot. Si trattava di case popolari concesse dal governo irlandese a meno abbienti e disoccupati: l’ambiente ideale perché i Keenan, di evidenti origini nomadi, si sentissero emarginati ed oggetto di discriminazione. Ogni volta che il piccolo Paddy usciva di casa era costretto ad affrontare gli insulti delle gang di ragazzini del quartiere, con cui molto spesso finiva a botte. Con l’aggravante che se fosse tornato a casa malconcio, avrebbe preso il resto dal padre.

John Keenan, il padre di Paddy, aveva come occupazione principale il “riciclaggio”: in altri termini raccattava (e rivendeva) vestiti smessi, bottiglie, barattoli di marmellata, stracci…la vita non era di certo semplice per la famiglia Keenan, con sei figli da sfamare.

John Keenan era però anche un ottimo suonatore ed insegnante di uillean pipes: la famiglia Furey abitava nella stessa strada, e John iniziò all’arte delle uillean pipes anche Finbar Furey, Martin Nolan e Davey Spillane. A casa Keenan c’era musica tutte le sere, tanto che quell’appartamento fu ben presto ribattezzato dal vicinato “Radio One – 16 Oranmore Road”.

All’età di nove anni Paddy fu sorpreso una sera dal padre a tentare di imbracciare le sue uillean pipes. John disse al figlio: “Vado a pescare per qualche ora. Se quando torno sarai riuscito a suonare “Rakish Paddy” farò in modo di comprarti delle pipes tutte per te”.

Paddy riuscì nell’impresa e il padre mantenne la promessa. La prima apparizione pubblica di Paddy avvenne al Gaiety Theater di Dublino all’età di 14 anni, insieme al padre e ai fratelli: il gruppo familiare si ribattezzò per l’occasione “The Pavees”, e in quegli anni si esibì spesso nel club dublinese Slattery’s, dove si esibivano anche musicisti come Paddy Moloney e Matt Molloy.

Il padre di Paddy era un insegnante rigoroso e rigido, che predicava una stretta adesione agli standard della musica tradizionale: anche l’ascolto della radio, e del nascente rock’n’roll, era proibito. John percepiva (a ragione) che suo figlio sarebbe diventato un eccellente piper, ma il giovane Paddy, arrivato all’età di 17 anni, iniziava a vedere in suo padre una figura opprimente, e decise che era giunto il momento di staccarsi dalla famiglia per cercare una propria identità. Paddy passò due giorni a Liverpool da una zia per poi trasferirsi a Londra, dove non conosceva assolutamente nessuno, e dove visse per tre anni suonando la chitarra nelle fermate dell’Underground, dormendo da barbone e facendo la classica vita dell’hippy, alcool e droghe comprese. In quel periodo Paddy non suonò le sue pregiate uillean pipes, semplicemente perché all’epoca erano considerate uno strumento assolutamente “out”. Cercò anche di impegnarle al banco dei pegni, ma lo strumento (preziosissimo!) fu rifiutato dall’impiegato, che lo riteneva di nessun valore. Keenan era addirittura sul punto di buttarle, ma fortunatamente un amico lo fermò in tempo.

Un giorno (era il 1971), Paddy Keenan portò le sue uillean pipes a St. James’ Park, le accordò e iniziò a suonare. Ben presto si raccolse una piccola folla che iniziò ad applaudire e a mettere monetine e banconote nello scatolo dello strumento: fu la folgorazione per Paddy, che decise così di tornare in Irlanda.

Riapprodato a Dublino, Paddy iniziò a suonare con Micheál O’Domhnaill e Mick Hanley. Registrò il suo primo album nel 1974 assieme ai fratelli Thomas e Johnny e a Paddy Glackin. Il titolo del disco era semplicemente Paddy Keenan. Il duo Keenan-Glackin registrerà in seguito (1978) l’album Doublin’, ripubblicato l’anno scorso dalla Tara Records.

Successivamente Paddy suonò con Triona Ní Dhomhnaill e Micheál O’Domhnaill, e ai tre si unirono Paddy Glackin, Tony MacMahon, Matt Molloy e Donal Lunny: il gruppo decise di chiamarsi “Seachtar” (“sette” in gaelico). La band decise di intraprendere una carriera professionale, ma MacMahon e Glackin di fronte a questa prospettiva si ritirarono. Subentrò Tommy Peoples, ed in seguito il suo posto fu preso da Kevin Burke. Il nome della band fu suggerito da Micheál O’Domhnaill, dopo aver visto una immagine delle case in pietra (bothies) in cui vivevano in Scozia gli emigranti irlandesi del Donegal. Era la nascita di quello che sarebbe passato alla storia come uno dei gruppi più importanti della scena musicale irlandese: la Bothy Band. L’impostazione della loro sezione ritmica avrebbe rivoluzionato per i decenni a venire l’intera interpretazione della musica irlandese, ed all’interno della Bothy Band l’energia e la maestria di Paddy Keenan costituivano uno dei punti di forza del gruppo.

Due sono le considerazioni da fare per quanto riguarda gli anni della Bothy Band: in primo luogo i suoi musicisti, presi dall’entusiasmo di diventare ambasciatori mondiali della musica irlandese, trascurarono completamente il lato economico della questione. Anche se i dischi della Bothy Band furono (e sono ancora oggi) venduti in gran quantità, per motivi poco chiari nessuno dei membri della band ha tratto sostanziali proventi economici da questa esperienza.

Il secondo punto si ricollega ai dubbi esistenziali del ragazzo di origine nomade: per tutta la durata degli anni ’70 e ’80 Paddy si rivelò infatti un uomo profondamente insicuro, timido e timoroso anche di aprire bocca, vergognandosi profondamente dello scarso livello della propria istruzione. Le ristrettezze economiche, ma anche la mancanza di autostima e la sensazione della propria inadeguatezza lo spinsero a nascondersi nelle nebbie dell’alcool. Tra l’altro scelte simili venivano fatte in quegli anni dalla maggior parte dei musicisti rock e jazz. Paddy sapeva che correva il rischio di autodistruggersi. Nel 1982 realizzò il suo secondo disco solistico, Poirt An Phoibaire, ma nel frattempo aveva anche deciso di allontanarsi da una scena musicale il cui stile di vita gli era diventato insopportabile. Si trasferì a West Cork, riprese a studiare e aprì un negozio di antiquariato. Tutto ciò non fu però sufficiente ad allontanare definitivamente lo spettro dell’alcool: a causa di esso Paddy si ritrovò solo, senza casa e senza lavoro.

Fu quella la molla per ripartire. Erano gli inizi degli anni ’90, e Paddy si rese conto che fino a quel momento della sua vita non aveva fatto altro che nascondersi: era giunto il tempo della rinascita. Nel 1991 Paddy Keenan fece alcuni concerti negli Stati Uniti. Il tour andò bene, al di là di ogni più rosea aspettativa e Paddy, contrariamente a quanto preventivato, decise di stabilirsi definitivamente in America; cominciò di nuovo, con spirito rinnovato, a suonare nel circuito dei pub e dei club di musica tradizionale.

Nel 1997, con un intervallo di ben quattordici anni dal suo ultimo disco, veniva realizzato Na Keen Affair per la propria etichetta discografica, la HoT Conya Records. I critici di tutto il mondo non ebbero dubbi: Paddy Keenan era sempre il “king of the pipers”.

In questi ultimi anni Paddy Keenan ha visto spaziare le proprie esperienze artistiche in molte direzioni musicali, dal jazz alle colonne sonore al bluegrass. Inoltre Paddy è divenuto uno strenuo sostenitore di numerose iniziative a carattere umanitario nei confronti di poveri e diseredati, evidente retaggio (questa volta in chiave positiva) delle proprie origini nomadi.

Il carnet di concerti di Paddy in Europa e in America è diventato oggi sempre più fitto di impegni, ed è di questi mesi la pubblicazione dell’ultima fatica discografica di Paddy Keenan, in duo con il cantante-chitarrista irlandese Tommy O’Sullivan. Il disco si intitola The Long Grazing Acre, ed è pubblicato sempre dalla etichetta di Paddy, la HoT Conya Records.

Nel CD allegato a questo numero di Keltika sono presenti due brani tratti da The Long Grazing Acre: il primo brano è il set di jig “The Lost And Found/The Hag At The Churn/The Wind Off The Lake”. Dei tre brani che compongono il set, il primo ed il terzo provengono dal repertorio di Michael Coleman, mentre il brano di mezzo è stato tratto da Paddy da un vecchio “78 giri” di Leo Rowsome.

Il secondo pezzo tratto da The Long Grazing Acre, e presente nel CD di Keltika di questo mese, è un rifacimento, veramente pregevole e affascinante, di una delle più belle canzoni di Sandy Denny, “Stranger To Himself”.

Il CD The Long Grazing Acre di Paddy Keenan e Tommy O’Sullivan può essere acquistato direttamente dalla HoT Conya Records con pagamento mediante vaglia internazionale o carta di credito. Tutte le informazioni necessarie per l’acquisto sono reperibili presso il sito web ufficiale di Paddy Keenan, http://www.paddykeenan.com . Richieste di informazioni per eventuali acquisti all’ingrosso possono essere indirizzate all’indirizzo email info@paddykeenan.com

Abbiamo incontrato Paddy Keenan ai primi di agosto a Palermo in occasione di un concerto tenuto a Santa Flavia (PA) da Paddy e da Tommy O’Sullivan insieme al gruppo palermitano Aes Dana, realtà ormai ventennale della musica tradizionale “Celtic-oriented”, ma con un’evidente attenzione nei confronti delle proprie origini mediterranee. Va inoltre ricordato che a Palermo Paddy ha registrato alcune tracks di due brani del CD degli Aes Dana di prossima pubblicazione.

Paddy, qual è oggi, secondo te, la situazione della musica irlandese nel mondo?

"Personalmente credo che di tratti del tipo di musica tradizionale oggi più ascoltato al mondo. In America, dove vivo ormai da dieci anni, l’interesse nei suoi confronti è notevolissimo, e sono certo che la situazione è simile anche in Europa, anche se devo ammettere che non mi capita di suonare spesso in Europa, essendo quasi sempre impegnato in concerti su e giù per gli States…Credo comunque che la musica irlandese goda oggi di ottima salute. Non dobbiamo dimenticare la grande notorietà di cui negli ultimi anni hanno goduto spettacoli come Riverdance e Lord Of The Dance: anche se spesso si tratta di operazioni a forte connotazione commerciale, molti spettatori si sono avvicinati alla nostra musica proprio grazie a questi spettacoli. Una parte di questo pubblico può infatti avvertire la curiosità di comprendere meglio questo tipo di musica tradizionale, e questo è comunque un fatto positivo.In America, presso i musicisti che suonano Irish music, ma anche nel pubblico degli appassionati, c’è un atteggiamento nettamente spostato verso posizioni tipiche del purista: spesso musical come Riverdance sono considerati quasi con disprezzo, ma è comunque innegabile il fatto che molte persone si sono avvicinate alla musica irlandese proprio grazie a questi spettacoli.C’è anche da considerare l’interesse indotto in maniera secondaria da fenomeni come la New Age Music e la World Music: in molti casi chi proviene dall’ascolto della New Age (che comunque in America ha un vastissimo mercato) tende prima o poi ad interessarsi alla musica irlandese, che può considerarsi uno dei filoni che contribuiscono, anche se spesso in modo improprio, all’origine della New Age stessa…" 

Comunque stai parlando dell’America, cioè di una nazione storicamente molto “legata” alla musica, alla tradizione ed in generale alla cultura irlandese. Hai avuto modo di notare il grande successo del tuo concerto qui a Palermo, la passione e la preparazione di un gruppo locale come gli Aes Dana. Cosa pensi della diffusione della musica irlandese in situazioni geograficamente e storicamente così “differenti” dal suo luogo di origine?

"Secondo me, del tutto semplicemente, in nazioni come l’Italia o la Spagna, inizialmente molti spettatori vengono a questi concerti per caso, o anche per curiosità; di certo alcuni non resteranno colpiti dalla musica irlandese, e di conseguenza non ritorneranno più, ma fortunatamente la cosa positiva, anche per noi che viviamo di questa musica, è che gli altri spesso ritornano ai nostri concerti, e comprano i nostri dischi…A maggio del 2001 abbiamo fatto diversi concerti in Spagna, in posti dove per anni non c’erano stati concerti di musica irlandese: ebbene, abbiamo sempre avuto il tutto esaurito. Ovviamente per noi è sempre una piacevole sorpresa vedere, in Spagna come anche qui in Italia, la sala piena di gente, ma c’è anche da ammettere che sia io che molti altri miei colleghi non suoniamo musica tradizionale irlandese nel modo in cui la suonerebbe un musicista purista. Per quel che mi riguarda poi, la musica è solo uno strumento che mi consente di esprimermi…tutta la musica! Voglio dire che in quel che suono non c’è solo musica tradizionale irlandese: ci sono altre esperienze, altre influenze, ovviamente tutte impiantate sulla radice della musica a me più vicina… Per entrare nel merito della domanda a livello personale, ancora oggi non saprei dire esattamente perché tanta gente viene ai miei concerti. Forse per ragioni storiche e per curiosità, essendo il mio nome spesso collegato a quello della Bothy Band, che indubbiamente è stato uno dei gruppi più importanti nella musica irlandese degli ultimi decenni, e che tanta influenza ha avuto su tanti musicisti degli anni ’80 e ’90… Lo stesso Tommy O’Sullivan, che oggi suona con me, si è avvicinato a me più che altro per curiosità nei confronti di uno dei fondatori della Bothy Band…

Provando a ripensare agli anni della Bothy Band, secondo te oggi la musica irlandese è sostanzialmente la stessa di venticinque anni fa o ci sono forti differenze con quanto veniva suonato allora?

"Certo che è diversa! Tutto cambia. Per me anche un mio singolo brano cambia perché il mio mood può cambiare nel tempo…Se vogliamo ripensare a quegli anni, ci fu la contemporanea nascita di gruppi fondamentali come la Bothy Band, i Planxty, i Chieftains…Nel caso della Bothy Band probabilmente ciò che ha contraddistinto maggiormente quel gruppo è stato il suo forte impatto ritmico, con degli arrangiamenti molto particolari, spinti quasi al limite. In seguito ciascuno di noi ha preso la sua strada, ma anche questo fa parte del naturale corso della vita. Se guardiamo invece a quella che oggi alcuni chiamano Contemporary Irish Music, potremo accorgerci che essa si rivolge sempre più verso altri generi musicali: oggi troviamo musica irlandese nella musica classica, nel rock, nel jazz, nella New Age… Se mi chiedi se questo sia un fatto positivo o no, non saprei darti una risposta precisa: quello che per me conta è continuare a suonare la mia musica con feeling per poter esprimere al meglio, e con onestà, il mio stato d’animo." 

Hai appena detto che la Bothy Band è stato uno dei gruppi più importanti nella musica irlandese degli ultimi decenni. Secondo i più, questo gruppo ha addirittura rivoluzionato la musica irlandese: in che senso?

"Prova a pensare agli arrangiamenti, pensa al livello dei sei musicisti che componevano questo gruppo, pensa alla contemporanea presenza di tre solisti, tutti eccellenti strumentisti: già era difficile trovare musicisti di questo livello; puoi immaginare quanto tutto ciò fosse innovativo ed in un certo senso quasi insperabile: è molto difficile trovare tanti musicisti così validi, e riuscire a metterli insieme è ancora più difficile…Quanto agli arrangiamenti, grazie ad essi riuscimmo a far avvicinare a questa musica il pubblico del rock, il pubblico del punk…Chissà, forse siamo stati uno dei gruppi più importanti proprio perché…(ridendo) eravamo veramente bravi!

Veniamo alle tue influenze: al riguardo si è spesso fatto il nome di Johnny Doran…

"Se devo parlare di quelli che hanno maggiormente influenzato il mio modo di suonare, le prime persone che mi vengono in mente sono mio padre e mio fratello. Mio padre ha suonato le uillean pipes praticamente per tutta la vita, e comunque tutti, in famiglia, erano musicisti. Avevo un fratello più anziano di me di quattro anni, purtroppo deceduto nel 2000: fu lui ad insegnarmi a suonare il tin whistle, quando avevo sette anni. In seguito mio padre mi insegnò a suonare le pipes: ero stato designato come quello che in famiglia avrebbe proseguito la tradizione delle pipes. Siccome, come ho detto, tutti i miei familiari erano musicisti da generazioni, si può anche dire che io sia nato con questa musica nel sangue, forse nel mio patrimonio genetico… Intraprendere lo studio delle uillean pipes per me è stata quindi la cosa più naturale ed ovvia che io potessi fare. Comunque tengo a precisare che mio fratello Johnny e mio padre sono coloro che hanno contribuito in modo fondamentale alla mia formazione di strumentista, ma la mia espressività, la mia personalità di musicista appartengono solo a me.

Ma è vero che ci fu un periodo in cui ti interessasti anche di blues e di rock’n’roll?

"Ah, sì, ma avevo diciassette anni! Era il 1967, e decisi di smettere di suonare le uillean pipes, andai a Londra e cominciai a fare il busker cantando e suonando la chitarra. Rimasi a Londra per tre anni, sino al 1971. Musicalmente non credo sia rimasto qualcosa di quel periodo, ma avevo solo diciassette anni, e fu comunque un periodo molto divertente e creativo.

Qualcuno in Irlanda ha parlato di te in anni recenti come di un “enigma della musica irlandese”. Secondo te cosa si intendeva?

(ridendo)"…Ne sono convinto anch’io! Mah, probabilmente perché il mio nome negli anni precedenti era maggiormente legato alle uillean pipes, intese come strumento, insieme a quelli di Johnny Doran, di Liam O’Flynn…Ora invece tutto ciò mi interessa molto relativamente: cerco di essere più un musicista che uno strumentista: questo forse può dare fastidio a qualche purista dello strumento…

Non potrebbe anche intendersi come una contraddizione tra la tua grande popolarità nell’ambito di questa musica e la relativa scarsità di registrazioni discografiche a tuo nome?

"Sì, in effetti anche questa potrebbe essere un’interpretazione: il mio ultimo CD, prima di quello in uscita nei prossimi mesi, risale al 1997; e più in generale sono rimasto al di fuori della scena musicale irlandese (televisiva, radiofonica e giornalistica) per oltre dieci anni. Quando tornai a suonare in Irlanda dopo questo periodo di assenza con la stessa abilità strumentistica, ma facendo una musica profondamente diversa da quella che facevo con la Bothy Band, è probabile che qualcuno abbia pensato a confrontare il mio passato con il mio presente: addirittura quando tornai in Irlanda per il lancio del mio ultimo CD, Na Keen Affair, appunto nel 1997, ci fu qualcuno che arrivò a dire in modo sprezzante: “Dopo qualcosa come quindici anni Paddy Keenan è ritornato, ed a quanto pare riesce ancora a suonare le “nostre” uillean pipes…”" 

Per concludere, qualcosa sul tuo nuovo CD che è in uscita in questi mesi.

"Io e Tommy O’Sullivan, che mi accompagna alla chitarra già da molto tempo, abbiamo deciso l’anno scorso di entrare in studio di registrazione insieme ad alcuni musicisti: abbiamo registrato le tracks di questo nuovo album a gennaio, maggio e luglio del 2001. Hanno suonato con noi l’australiano Greg Sheehan, un eccellente percussionista, e James Blennerhasset, uno dei migliori contrabbassisti irlandesi; in uno dei brani suona con noi anche una vecchia amica dei tempi della Bothy Band, Triona Ní Dhomhnaill; non ci interessava avere il meglio in assoluto, ma piuttosto volevamo musicisti che comprendessero bene la nostra musica e le nostre esigenze, e che mettessero l’anima in quel che suonavano. Anche il tecnico di registrazione, Pearse Dunne, è stato per noi un elemento molto importante per la realizzazione del CD, dal momento che anche lui è un musicista ed ha contribuito al CD con molte idee interessanti. Il titolo del CD, The Long Grazing Acre, si ricollega alle origini nomadi della mia famiglia: era il modo di chiamare, tipico degli anni ’50, il pezzo di terra dove gli zingari fermavano il proprio carrozzone; ciò poteva durare anche per una sola notte, dipendeva tutto dal tempo che la polizia impiegava per intimarti di andare via… Abbiamo registrato il disco a Dingle, nella Contea di Kerry, ed altre parti del CD in West Cork, sempre in Irlanda. Chissà che non sia possibile fare un tour di lancio del nostro CD anche qui in Italia…Sarebbe un’eccellente occasione per ritornare!"

Fin qui l’intervista: il nuovo CD di Paddy Keenan e Tommy O’Sullivan, The Long Grazing Acre, è uno di quei dischi che hanno il pregio di risultare innovativi pur rimanendo saldamente ancorati alla tradizione. I brani sono di varia estrazione: si va da vecchi classici come “The Blaney Pilgrim”, “The Mountain Road”, “The Hag At The Churn”, “O’Rourke’s Reel” raccolti in set di jig e reel, a composizioni originali di Paddy (“Mary Bravender”, dedicata alla madre, e “Brother John”, dedicata al fratello maggiore, prematuramente scomparso l’anno scorso), e di Tommy (“Jutland”), e ancora a song note come “Killing The Blues” ed alla stupenda, emozionante “Stranger to Himself”, cui si è già accennato, accorato omaggio di Tommy e Paddy ad una delle più belle e note canzoni della compianta Sandy Denny. Paddy si conferma, a distanza di cinque anni dal suo disco precedente, “the king of the pipers”, con una sonorità limpida e ricca di colori che arrivano talvolta a far somigliare le sue uillean pipes ad una tromba con sordina. Con questo CD si arriva soprattutto a comprendere distintamente la filosofia artistica del grande piper: a Paddy non interessa oggi essere considerato un virtuoso del suo pur difficile strumento; gli basta dimostrare, a se stesso ancor prima che al pubblico, di essere un musicista onesto in quanto capace di suonare la propria musica, incurante dei puristi che lo vorrebbero ingessato nei panni dell’Irish traditional musician.

Un discorso a parte va fatto per Tommy O’Sullivan, piacevole sorpresa di questo disco, chitarrista solido e dalla ritmica inappuntabile, ma anche vocalist ricco di sfumature. Tommy era già presente in alcune tracce del precedente disco di Paddy Keenan, Na Keen Affair, ma in questi ultimi anni l’affiatamento tra i due ha raggiunto vette di spessore artistico veramente notevoli, tanto che in questo The Long Grazing Acre il suo nome affianca quello di Paddy in tutti i brani del disco: la chitarra, la voce e le canzoni di Tommy, unite alle uillean pipes, al low flute ma soprattutto alla musicalità di Paddy Keenan ci regalano uno dei dischi più interessanti e godibili degli ultimi tempi. Bentornato, re dei pipers!

                                                                                                          Testo e intervista di Alfredo De Pietra

Paddy Keenan & Tommy O’Sullivan: The Long Grazing Acre – HoT Conya Records HCR03

© New Sounds 2000

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