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"C“č un“immagine del corpo"
la veritą in quei 15 secondi
Non esiste giallo nell´esecuzione di Enzo
Baldoni. Perché quel che di giallo esiste
ha solo un segno politico. Nella storia dei quindici
secondi di fermo-immagine che fissano il volto
privo di vita del giornalista, il collo e la spalla
sinistra imbrattati di sangue e affioranti da
una fossa poco profonda, c´è solo
il tentativo di trasformare la sua morte in un
mistero. Per confondere le acque, nella speranza
che gli errori della gestione della crisi aperta
con il suo sequestro passino in second´ordine.
Per quel che è possibile ricostruire, quanto
accaduto nella notte di giovedì, i 15 secondi
di fermo immagine sono infatti la cronaca di un
tentativo di sapiente disinformazione. «Fonti
di intelligence» - talvolta tali e talvolta
soltanto accreditate come tali - hanno provato
a manipolare le circostanze dell´esecuzione
del giornalista di "Diario". Hanno introdotto
elementi di dettaglio sui suoi ultimi istanti
di vita, falsi alla prova dei fatti ma utili a
rendere verosimile una ricostruzione che facesse
salva la «solidità» di una
fantomatica «trattativa» della diplomazia
italiana e attribuisse ad un «imprevisto»
il suo esito infausto. Una storia che, per come
veniva raccontata, suonava così: «Eravamo
a un passo dal chiudere positivamente la vicenda,
poi è accaduto un imprevisto. Forse Baldoni
ha tentato la fuga. C´è stata una
colluttazione con i suoi carcerieri, che lo hanno
ucciso. È stata una morte orribile e per
questo Al Jazeera ha deciso di non mostrarne le
immagini. Immagini che esistono e nella cui confusione
è possibile intuire un colpo di arma da
fuoco. Forse l´ostaggio è stato parzialmente
decapitato. Forse qualcuno ha infierito sul suo
corpo senza vita».
Era una storia priva di evidenze, dal principio
alla fine. Capace di evocare le circostanze della
morte di Fabrizio Quattrocchi e dunque un tentativo
della vittima di affrontare i propri carnefici.
Che per camminare aveva evidentemente bisogno
di chi la veicolasse ma, soprattutto di un elemento
di forte suggestione e opacità: un video
dell´esecuzione di Baldoni che "Al
Jazeera" avrebbe colpevolmente occultato.
Quel video non è mai esistito. O, meglio,
se esiste è soltanto nelle mani degli assassini
che lo hanno girato. Del corpo di Enzo Baldoni
esistono - conviene ripeterlo - soltanto quindici
secondi di fermo immagine digitale. Lo ha riferito
ieri in Parlamento il ministro degli Esteri Franco
Frattini. Lo ha messo per iscritto il portavoce
di Al Jazeera Jihad Ballout. Chi dunque, giovedì
notte, ha lavorato alla costruzione del "mistero"
forse non era al corrente di quanto stava accadendo.
O, forse, dava per scontato quel che scontato
non era.
Le cose sono andate così. Alle 22 e 15
di giovedì, l´utenza cellulare di
Imad El Atrache, capo della redazione esteri della
tv "Al Jazeera", torna ad essere raggiungibile.
El Atrache è in Italia perché invitato
al meeting di Rimini di Comunione e Liberazione.
Da Doha lo stanno freneticamente cercando da almeno
un´ora. E´ arrivato il documento che
dimostra che Enzo Baldoni è stato giustiziato.
Si tratta di quindici secondi di fermo immagine
accompagnati da un volantino di rivendicazione.
I vertici di Al Jazeera chiedono ad Imad di raggiungere
telefonicamente l´ambasciatore italiano
in Qatar Giuseppe Maria Buccino Grimaldi per informarlo,
prima che l´emittente ne dia notizia nel
suo tg della notte. I due si conoscono e stimano
da tempo. Non è la prima volta che si sentono
in questi frangenti. E´ già accaduto
per la morte di Quattrocchi. Alle 22,30, Imad
riferisce dunque a Grimaldi quel che ha saputo
da Doha, invitandolo a raggiungere la redazione
di Al Jazeera per poter verificare di persona
le informazioni che gli sta fornendo. Non è
una telefonata semplice e lo stesso Imad ne riferisce
il contenuto a Repubblica un´ora dopo (è
la mezzanotte di giovedì) in questi termini:
«È arrivata un´immagine del
cadavere di Baldoni. Si vede una fossa poco profonda
da cui spuntano il volto insanguinato e la spalla
di Baldoni. C´è un comunicato di
rivendicazione dell´Esercito islamico che
giustifica l´esecuzione per il mancato rispetto
delle condizioni fissate dall´ultimatum?Nulla
di più».
È la verità. La stessa che è
possibile leggere nella dettagliata nota che l´ambasciatore
Giuseppe Maria Buccino Grimaldi trasmette nella
notte di giovedì alla Farnesina. E di cui
dà conto a Repubblica una fonte diplomatica
che ha avuto accesso al documento. Il nostro ambasciatore
in Qatar riferisce a Roma di aver preso visione
dei 15 secondi di fermo immagine nella redazione
di "Al Jazeera" quindici minuti dopo
la mezzanotte di giovedì 26 (le 23 e 15
in Italia). Il corpo di Enzo Baldoni appare sepolto
in gran fretta, in una fossa poco profonda, dando
quasi l´impressione (ma si tratta solo di
un´illusione ottica dovuta al punto di ripresa
delle immagini) che sia stato interrato non longitudinalmente,
ma verticalmente. Dal terreno affiorano soltanto
il volto («perfettamente riconoscibile»)
dell´ostaggio, il collo e la spalla sinistra,
«coperta da una maglietta». Sia il
collo che il volto sono imbrattati di sangue.
Ma le immagini - spiega l´ambasciatore alla
Farnesina - non consentono «in alcun modo»
di stabilire lè modalità con cui
l´ostaggio è stato giustiziato.
A Roma, chi in quelle stesse ore lavora alla manipolazione
forse non conosce la nota che da Doha ha raggiunto
la Farnesina. O forse - e peggio - la conosce
e, come già accaduto per il video mai trasmesso
dell´esecuzione di Fabrizio Quattrocchi,
immagina di poter cogliere un´opportunità.
Se ieri era stato possibile veicolare in modo
obliquo e anonimo che le ultime parole di Quattrocchi
erano state «così muore un camerata»,
che nel commando dei suoi assassini c´era
«un italiano», così oggi sarà
possibile confondere la feroce determinazione
degli assassini di Baldoni, con un «imprevisto»
che ne ha segnato la vita. «Una colluttazione»,
«un tentativo di fuga» o qualsiasi
altro accidente o trucco. E´ un gioco corto,
che dura solo una notte, un mattino e qualche
titolo. Ma, sembra di capire, c´è
chi tenterà ancora di sollevare polvere.
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