I Miacodei sono
i primi carnivori a comparire tra Eocene Superiore e
Oligocene Inferiore: avevano dimensioni tra quella della donnola
e quella
del lupo, arti primitivi pentadattili con falangi non fissurate,
il loro
encefalo non era più sviluppato di quello di lenodotidi
(un gruppo parallelo
di animali carnivori per abitudine ma non come sistematica, e
che si
estinsero nel Pliocene senza dubbio per la concorrenza dei Carnivori).
Questi Miacodei daranno origine a tutti i Carnivori odierni e
altri che si
sono estinti o naturalmente o a causa dell´uomo.
Presumibilmente Canidi e Felidi
si staccano da antenati comuni (come
dimostrano reperti di Carnivori arcaici con strutture intermedie
ai due
gruppi della regione timpanica e degli arti) e sono perciò
riuniti nella
superfamiglia dei Cinofeloidei; quindi contrariamente a quanto
si pensava, i
Canidi non hanno stretti rapporti filogenetici con Mustelidi e
Ursidi che,
d´altro canto, si sono evoluti nel Vecchio Mondo, mentre
non vi è più alcun
dubbio che i Canidi sono originati e hanno completato lo sviluppo
del Nuovo
Mondo. Siamo perciò arrivati all´Oligocene nordamericano,
in cui troviamo
L´Hesperocyon progenitore di tutti i Canidi selvatici più
recenti.
Hesperocyon darà poi il gruppo Cynodesmus- Tormactos nel
Mio-Pliocene sempre
nel Nord America, da cui derivano gli odierni canidi. Nel Pliocene,
per la
prima volta, questi canidi primitivi (con forme simili al cane
procione)
raggiunsero l´Eurasia attraversando il ponte naturale che
univa i
contingenti, la dove ora c´è lo stretto di Bering.
Solo nel Pleistocene, invece (un
milione di anni fa) animali simili agli
Urocioni (volpi grigie), raggiunsero il Sud America.
Nel Vacchio Mondo dalle forme primitive
originano Lupi, Licaoni, Cuon,
Sciacalli e Volpi, in Sud America lo Speoto e il Crisocione; quivi,
inoltre,
durante il periodo Glaciale arrivarono anche dei Lupi (del genere
Acnoyon-
da Grzimek), ma vi si estinsero. Alcune forme nordamericane andarono
pure
incontro ad estinzione (i Borofagini), cosi i canidi oggi viventi
sono stati
riuniti nella sotto- famiglia dei Canini, che comprende quindici
generi.
Il più arcaico di tutti
è probabilmente il Cane Procione (Nyctereutus
Procyonoides), alto poco più di 20 cm e lungo 50/60 cm,
peso massimo di kg
7,5, ad abitudini notturne, a vita per lo più solitaria
o temporaneamente in
gruppi familiari di 5/6 individui; questo cane ha gia resistito
al tempo
(era già presente nel Terziario), ma non alla spietata
caccia all´uomo che
ne ha provocato la quasi scomparsa.
Anche gli Urocioni, o Volpi Grigie,
risalgono all´epoca arcaica, di piccole
dimensioni, timidi e notturni. Il nucleo della famiglia Caninae
è formato da
geberi di Canis, Alopex, Vulpes e Fennecus, molto omogenei e uniti
da
stretti rapporti filo- genetici. Entriamo quindi nel Quaternario
o Neozico,
che inizia con un milione di anni fa con il Paleolitico o Pleistocene
e vede
l´evoluzione di tutti i Canini, fra cui il genere Cansis
che ci interessa in
modo particolare.Questo genere comprende sei specie:
Lupo comune (canis lupus)
Coyote (canis latrans) o lupo di prateria
Sciacallo dorato (canis aures)
Sciacallo dalla Gualdrappa (canis mesomelos)
Sciacallo striato (canis adustus)
Caberù o cane della semien (canis simensis)
Grazie agli studi di Wolf Herre si è dimostrato in modo
schiacciante che il
cane domestico origina esclusivamente dal lupo, senza nessun rilevabile
apporto genetico dagli sciacalli, dai coyote o da altre specie
del genere
canis. Vaniamo dunque ad approfondire la conoscenza di questo
magnifico
animale.
Il lupo comune è la specie
dotata di miglior capacità di adattamento anche
agli ambienti più sfavorevoli; infatti, tanto nel Vecchio
quanto nel Nuovo
Mondo, solo i deserti o le foreste tropicali ne hanno ostacolato
l´espansione verso il Sud; prima che l´uomo ne provocasse
assurdamente lo
sterminio, era diffuso in gran parte anche nell´Eurasia,
dalle regioni
artiche fino al Mediterraneo, dalla penisola Arabica al Pakistan,
all´India
ad al Giappone, e in Nord America dalle estreme regioni settentrionali
fino
alla Sierra Madre, Messico.
Le dimensioni del Lupo sono notevoli:
l´altezza al garrese minima è di 65
cm, mentre le varietà nordiche si aggirano sui 90 cm, la
lunghezza totale
(punta del naso- radice della coda) è 1- 1,40 m, la coda
30- 48 cm, il peso
oscilla tra i 30 e gli 80 kg, il dimorfismo sessuale sempre evidente.
Si conoscono diverse sottospecie,
tra cui, quella del Lupo Rosso (peso 15-30
kg), quasi completamente sterminati dall´uomo; annientati
sono stati il Lupo
Giapponese ed il Canis Lupus Minor in Europa. I più grandi
sono nord
americani Lupo del Nebraska, del Mackenzie, dell´Alaska.
Il lupo indiano(Canis lupus pallipes),
oggi in grave pericolo di estinzione,
è considerato probabilmente il diretto antenato del cane
domestico.
Sembra che il primo cane graffito
sia alla fine della glaciazione di Wurm
(10000 a.C.), nel fregio rupestre della Cueva Vieja, ma non si
può
distinguere in questo primitivo schizzo il cane da altri canidi
come, ad
esempio, gli sciacalli.
In alcune raffigurazioni del Neolitico
compaiono cani pastori vicino alle
capanne, ma con l´avvento dell´età del Bronzo
(5000 a.C), l´allevamento del
bestiame era molto diffuso e i disegni con i cani sono numerossisimi.
Sono infatti databili 4500 - 3000
a.C le scene di caccia coi cani ai bovidi
di Sefar e sempre al IV millennio risale un coltello d´avorio
con incisi due
cani, sempre di tipo nordico, cioè lupoide, uno dei quali
uno dei quali
sembra avere addirittura un collare.
Fin qui, l´unica sostanziale
differenza fra lupo e cane (oltre la dimensioni
e i colori), è la coda ad anello, che viene riprodotta
quasi costantemente
nei fregi rupestri; senza dubbio dobbiamo pensare che tale novità
sia la
prima effettiva mutazione (infatti il lupo non la presenta mai).
Se da ciò
che si è voluto individuare, cioè per questo carattere
prettamente canino,
Il Canis Familiaris palustris o il cane delle Torbiere, ma è
forse dubbia la
fondatezza nel volergli attribuire una razza, giacché questi
cani di tipo
nordico erano già diffusi un po´ dappertutto anche
in Africa e in
Europa,anche e soprattutto in accentramenti isolati che non avevano
certamente scambi culturali, dal che dobbiamo dedurre che questa
caratteristica della coda arrotolata sia insorta indipendentemente
nei vari
gruppi etnici, come pure è oggi diffusissima nei moderni
cani comunemente
denominati Spitz, ma pure in esemplari delle altre razze, frequentissima
negli incroci. Nell´età del Bronzo si sono identificati
altri tipi canini:
il Canis Familiaris Inostranzewi, massiccio e di grande mole e
il Canis
Familiaris Lenieri, longilinei o, come diremmo oggi, levrettato.
Sono
inoltre riconosciuti il cosidetto Canis Familiaris Intermedius,
il Canis
Familiaris Matris Optimae.
In questi cani molti naturalisti
ravvisano i progenitori dei vari gruppi di
razze moderne e precisamente i Pastori per Matris Optimae, i Molosoidi
per
l´Intermedius che avrebbe dato, in collaborazione con il
Palutris, gli
Splitz. Ma forse è un errore cercare di costruire genealogie
senza alcuna
prova; infatti dei cani preistorici noi possediamo solo pochi
crani o
frammenti, e se è certo che i vari popoli possedevano cani
un po´ diversi
gli uni dagli altri, la storia delle odierne razze può
essere seguita a
ritroso solo fino alle immagini precise dei primitivi fiamminghi.
Inoltre,
sono sempre dei lupoidi e non si vede perché gli uni avrebbero
dato progenie
simile a loro e gli altri no; dobbiamo perciò concludere
che questi cani
preistorici sono solo varietà etnografiche.Bisogna aspettare
l´età del Ferro
(3000 a.C) per avere notizia di cani significamente diversi dal
tipo
lupoide. I primi a discostarsi dal tipo primitivo sono "piccoli
cani"
cinesi, il cui allevamento era molto incoraggiato già nel
3470 a.C. (siamo
gia nell´età del Ferro), cani che godevano di attenzione
discutibili,
essendo allevati da balie umane i cui figli venivano uccisi alla
nascita,
quindi custoditi da eunuchi, prima di essere donati ai grandi
dignitari.
Poiché gli antichi Egizi-
che amavano i candidi come è dimostrato dal fatto
che si crearono una divinità, Anubi, dal corpo di uomo
ma dalla testa di
cane o di sciacallo, che accompagnava addirittura i morti nell´aldilà-
ci
lasciarono numerosi testimonianze dai loro compagni quattrozampe,
a partire
dalle scene di caccia del 2600 a.C, in cui compaiono cani longilinei,
con
code arricciate o diritte ed orecchie erette o pendenti.
Verso il 2000 a.C., nella stele
di Antippa II (X dinastia), riconosciamo
quattro cani, di cui uno presenta la particolarità di avere
zampe
sproporzionalmente corte, probabilmente il primo caso raffigurato
di
"bassotto".
Fin qui il cane era utilizzato
per scopi pacifici,ma nella stessa epoca,
laddove l´uomo era divenuto già cacciatore di uomini,
non esitò ad usare il
suo ad usare il suo prezioso collaboratore per aiutarlo in questa
pessima
usanza;nacque cosi il cane feroce, sanguinario e implacabile capace
di
suscitare terrore alla sua vista, un cane grosso, dal tronco possente,
la
cui testa aveva già subito notevoli variazioni, era infatti
più tozza o più
larga di quelle che abbiamo finora conosciuto, lo chiameremo "mastino"
e le
sue origini sono in Tibet, ma da qui si diffuse molto in fretta
al seguito
degli eserciti, come cane da guerra il cui combattimento era di
seguire i
vinti in fuga per sbranarli. Questi cani acquistarono grande pregio
presso
Sumeri, Babilonesi, Assiri ed Ittiti (e pure oggi, purtroppo,
troverebbero
estimatori) ed anche l´Egitto li conobbe, quando vennero
al seguito degli
Hyksos che l´invasero; più tardi, quando l´Egitto
riacquistò la libertà, i
molossi mesopotamici continuarono a fare il loro "mestiere"
di cani da
guerra, anche al servizio di Tutankhamon (XVIII dinastia), che
ne servì
contro i Nubiani, come testimoniato dalle figure riportate sul
sarcofago del
Faraone.
Quindi, l´uomo ha abbinato
l´utilità alla ferocia, ed i Fenici ci credevano
giacché la loro crudele divinità Baal ha testa di
cane. D´altro canto, se i
cani suscitavano paura agli uomini, anche gli uomini non dovevano
ispirare
sentimenti migliori in quei cani che venivano allevati per essere
sacrificati agli dei o, peggio ancora, per essere cucinati e mangiati,
come
accadeva in Cina, Giappone, Messico ecc... usanza barbara quanto
la prima,
incredibilmente non ancora scomparsa dalle tradizioni "civili".
Abbiamo dato
un rapido sguardo alle principali utilizzazioni del cane nella
preistoria,
che sono fondamentalmente le stesse anche oggi, ma viene spontaneo
chiedersi
come dal lupo si sono ottenuti tanti tipi domestici, cosi diversi
tra loro,
sia per l´aspetto morfologico, sia per le attitudini comportamentali.
Ebbene, non vi è poi un
mistero cosi inattaccabile. In realtà il cane non ha
nulla che il lupo non abbia, tranne che nel primo i singoli moduli
del
corredo istintivo sono stati separati dal resto, e talvolta potenziati,
o
modificati, mentre nel secondo essi sono armoniosamente fusi insieme
tanto
che non è semplice identificarli.
Forse al profano risulta strano
che un San Bernardo, un Bull-dog e un
Barboncino Nano derivino tutti allo stesso modo da un unico progenitore.
Eppure è così! I lupi sono, infatti, grandemente
variabili tra loro per le
dimensioni ed è semplice comprendere che con l´effetto
della consanguineità
si siano ottenuti soggetti più piccoli e di rado più
grandi. Infine, il
nanismo è una mutazione molto frequente se si opera nei
ceppi adeguati.
Anche i tipi aberranti, Bassotto e Bull-dog, hanno origine in
mutazioni
(acondroplasia e condrodistrofia). Anche nei mantelli vi sono
differenze
relativamente enormi fra i lupi, a seconda della situazione climatica
del
loro habitat: infatti, quelli che vivono in zone molto fredde,
come Siberia
ed Alaska, hanno un manto fittissimo di sotto pelo lanoso, lungo,
che forma
collare, culottes, coda cespugliosa e peli incornicianti la testa
a
protezione delle orecchie; da questi si sono ottenuti i cani a
pelo lungo,
che con la selezione è talvolta divenuto lunghissimo; per
mutazione è anche
comparso il pelo lungo sulla testa, comune in moltissime razze.
Viceversa, i
lupi che vivono in regioni calde e secche hanno pelo corto, e,
per la nota
legge di dispersione del calore, orecchie più grandi e
lunghe; il pelo corto
nei tipi domestici si è anche trasformato in pelo raso
e, in un paio di
occasioni, si sono avute mutazioni che hanno provocato la scomparsa
del pelo
in toto, come nei cosi detti "Cani Nudi". Per quanto
concerne i colori, i
cani posseggono disposizioni strane e diversissime, che vanno
da i manti
unicolori, ai tigrati ed ai blue-merle, ma i loro singoli peli
presentano le
stesse tinte fondamentali del Lupo, tranne che in quest´ultimo,
esse sono
mescolate insieme per formare il caratteristico colore brizzolato,
misto di
peli neri, bianchi, fulvi, panna,zonati, grigi (sottopelo); perciò
nel cane
essi sono solo separati e poi, con l´avvento di mutazioni,
trasformati in
toni più o meno carichi.
Altra mutazione è l´albinismo,
che nel progenitore non esiste, come pure non
esistono pigmentazioni diverse dalla nera ed invece comuni nel
cane
(marrone, carnicino).
Un carattere nuovo, proprio del
cane, insorto come al solito per mutazione,
è l´occhio scuro, quasi nero- il lupo ha l´iride
color ocra- da un lato, e
l´occhio gazzuolo, cioè azzurro, dall´altra.
Ricordiamo che solo il corso dei
millenni ha potuto cancellare l´innata
natura circospetta e sospettosa del lupo, trasformando in quell´amabile
compagno che è il cane; a comprova di ciò si è
constatato, con ripetuti
incroci tra lupo e cane, condotti da Herre, che i prodotti di
tali
accoppiamenti presentavano tutti il temperamento diffidente del
selvatico;
detto carattere era inoltre predominante anche nelle due successive
generazioni. Si è perciò concluso che esso costituisce
una caratteristica
ereditaria dominante, ciò che d´altro canto è
ovvio, giacché un lupo
tranquillo e privo di circospezione vivrebbe ben poco essendo
il suo
comportamento vitale forgiato da millenni di selezione naturale
all´unico
scopo di favorire la specie.
Grzimeck riporta anche tra le conclusioni
di Herre quanto sia facile
ottenere mediante ibridazione, e quindi, oculata consanguineità,
una razza
nuova in pochissime generazioni; infatti, allo stato libero, ove
la vita è
governata dalle severe leggi della selezione naturale, la maggioranza
delle
razze artificiali, non riuscirebbe a sopravvivere, ed è
perciò che le specie
selvatiche sono abbastanza omogenee sia nel comportamento che
nell´aspetto.
Sotto la protezione dell´uomo
le più singolari combinazioni geniche posso
invece essere conservate e utilizzate per costituire nuove associazioni
mediante un´ opportuna selezione (Grzimeck).
Nel corso del processo di addomesticamento,
il lupo ha imparato a dipendere
dall´uomo ed ha perciò perduto buona parte delle
qualità di specie che gli
conferivano l´autonomia. Innanzitutto, nel cane, l´encefalo
si è ridotto di
volume e di peso di circa il 31% rispetto al progenitore, la maggioranza
delle aree celebrali ridotte era senz´altro sede di parte
del patrimonio
istintivo e sensoriale; il lupo è infatti notevolmente
più "acuto" per
quanto riguarda i suoi sensi di quanto non lo sia il cane; secondo
alcuni,
perciò, quest´ultimo non è da considerarsi
meno di intelligente del lupo,
bensì un animale "diverso", che non fa più
conto per sopravvivere.Se però
noi seguiamo i concetti degli antropologi che studiano le facoltà
intellettive umane e che mettono in parallelo l´aumento
del volume
encefalico con l´intelligenza, allora dobbiamo dedurre che
il lupo è più
intelligente del cane.
La vista, l´udito e l´olfatto
sono molto più sviluppati nel lupo. L´olfatto
dei più abili segugi non sfiora neanche la capacità
di percezione lupina;
gli esperimenti di Grizimeck al proposito hanno dimostrato che
quando il
lupo impiegava solo qualche minuto a trovare qualcosa, i migliori
cani
avevano bisogno anche di un´ora. Queste sono le più
importanti modificazioni
degli organi interni.
(Da uno studio
effettuato e liberamente tratto dal" Mio Amico Cane"
di
Fiorenzo Fiorone)
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