IL PROGETTO ARCHITETTONICO

L'intervento di ristrutturazione del Cinema Teatro Italia conserva intatta l'interpretazione della lezione razionalista. Da questa si attinge fino a ricercare nel repertorio linguistico suggerito anche dall'uso del materiale lapideo dell'epoca: il marmo (vedi anche gli edifici pubblici realizzati a Cosenza intorno agli anni trenta).

La compresenza di questo materiale sia negli esterni, cioè sulla facciata e sulle scale che conducono al peristilio porticato, che negli interni, vedi la pavimentazione del foyer, è motivata da un tangibile segno di continuità formale.

Il marmo nella sua vetusta e comprovata qualità estetica, non ancora scalfita dai nuovi materiali della civiltà consumistica, qui diventa una scelta che rafforza un primato di qualità, mentre si pone al vertice di una tradizione che ha radici antiche.

Se il marmo è visto come un trait d'union di scambio tra il passato e il presente, dove rimane ancora largamente impiegato, potremo forse ipotecarne un plausibile passe-partout per il futuro.

A completamento del quadro generale degli interventi, una particolare attenzione è stata riservata all'assetto del layout distributivo interno. Pur mantenendo pressoché‚ inalterate le componenti funzionali già assegnate al manufatto, per ottenere un'omogeneità strutturale oltre che estetica, si è inteso amplificare quegli aspetti del design che fossero più in grado di restituire un'immagine complessiva unitaria.

Fermo restando la piena leggibilità delle diversificazioni fra le parti, il tracciato dei percorsi, così fortemente caratterizzato dalla grafica dei pavimenti e dall'uso dei materiali di rivestimento della sala di spettacolo.

Per quanto riguarda il confort visivo degli spettatori di platea si è reso necessario abbassare il piano del palcoscenico fino alle parametrazioni derivate dall'applicazione del profilo quotato della curva di visibilità.

Il profilo del nuovo palcoscenico, spostato in avanti fino ad occupare l'area precedentemente interessata al golfo mistico, oltre ad incrementare l'area del proscenio, asseconda il profilo in linea curva delle poltrone disposte in randa per quattro settori separati dai percorsi, per un numero di 306 posti.

Analogamente per i posti della tribuna si è inteso migliorare l'aspetto generale del deflusso lungo le vie d'esodo, eliminando le pedane di sopraelevazione disposte in modo irrazionale. La dotazione di due vie d'esodo al piano tribuna con la conseguente formazione di una nuova scala di emergenza esterna consente una rapida evacuazione degli occupanti i 140 posti a sedere.

Infine, la particolare configurazione spaziale della sala è caratterizzata da una controparete a sandwich costituita da uno strato composito di materiale fonoisolante, fonoimpedente, antireverbero e termoisolante, e dal rivestimento finale costituito da un sistema di bande alterne in tessuto su strato di imbottitura in lana minerale e fasce in laminato stratificato.

L'effetto scenico che ne deriva si apparenta alle tipologie delle multisale cinematografiche degli anni trenta, sulle quali è stata condotta una ricerca mirata.

 

  

 

LA MATRICE  STORICA

All'approssimarsi del nuovo millennio, mentre il cinema compie cent'anni dall'evento dei fratelli Lumière, viene da domandarsi parafrasando M. Ferreri: (...) "Cosa sarebbe stato questo secolo senza il cinema, come avrebbe reagito la gente, cosa avrebbe fatto, cosa avrebbero inventato per sostituirlo.

Mentre il cinema e ancor prima il teatro, questa volta visti come luoghi di spettacolo e di rappresentazione, appartengono di diritto a tutte le culture e le civiltà lontane o future. Qui la creatività ritrova il topos originario entro cui si esprimono i sogni e i bisogni collettivi nella tensione di esprimere un'esperienza estetica che spesso è sintesi delle nostre utopie quotidiane.

Vale la pena, quindi, adoperarsi affinché‚ questo edificio, che è parte integrante della storia moderna di questa città, sia restituito ai suoi legittimi fruitori, conservato nella sua piena destinazione funzionale oltre che estetica.

Se la città coi suoi manufatti può essere vista come teatro, l'architettura diventa la scena, il prodotto di un'energia radiante costituito dalle vibrazioni trasmesse da tutte le molecole che la compongono.

Il recupero, quindi, di questo importante testimone dell'architettura razionalista della città, ha trovato nell'intenzionalità progettuale del nostro intervento il pieno rispetto della sua matrice storica, in contro tendenza forse con l'assunto per cui "ogni generazione di architetti è portata a contraddire quella precedente".

Il nostro operato trae spunto dall'interrogativo: "Anamnesi o Amnesia" e sceglie la prima, secondo l'assunto freudiano: nulla di ciò che risiede nell'archivio mnemonico può esser smarrito anzi quando serve può/deve essere richiamato.

Il Cinema Italia ex GIL (1935), ex Cinema dei Ragazzi (1960), ex Cinema d'essai (anni '70), deve cessare di essere un "ex" per ritornare ad essere messo al centro di un nuovo stato di totale meraviglia.

 

L'AMPLIAMENTO DELLA CITTA' OLTRE I FIUMI, IL CINEMA ITALIA E LA PROSPICIENTE PIAZZA

L'assetto deI nucleo originario della città di Cosenza rimane pressoché inalterato fino al 1887 anno in cui, nel primo progetto di ampliamento, si prevede l'estensione del nucleo edificato al di là dei fiumi Crati e Busento con la costruzione dei quartieri Lungo Crati, a completamento del piccolo agglomerato esistente, Rivocati, sull'antico borgo di artigiani e filatori di seta e Carmine, in prossimità della nuova stazione ferroviaria.

Lo sviluppo del centro urbano oltre i fiumi è favorito dai successivi piano Camposano del 1906 che prevede piazze collegate da larghe strade parallele e piano Gualano del 1935. La costruzione del ponte S. Domenico (l'attuale Mario Martire) e della stazione ferroviaria nella zona del Carmine contribuiscono ad orientare lo sviluppo della nuova città al di là dei vecchi confini.

E' dello stesso periodo lo sfruttamento dei terreni di risulta, venutisi a formare in seguito alla realizzazione degli argini fluviali, con la costruzione del quartiere Lungo Crati e del Lungo Busento, direttamente collegato al quartiere Rivocati.

Dal 1922 al 1927 si inizia la costruzione di alcuni importanti edifici pubblici: l'edificio postale, le scuole elementari di via Milelli, il complesso dedicato alla "Gioventù italiana del Littorio" (attuale cinema Italia) e la prospiciente omonima piazza (attuale piazza Amendola). Negli anni successivi ai lati della piazza sorgeranno le scuole magistrali e l'edificio "della madre e del bambino".

A differenza di quanto avvenuto per i primi ampliamenti di inizio secolo, solitamente orientati dai piani, nel dopoguerra si manifestò l'incapacità dei piani di guidare lo sviluppo urbano, con la conseguente perdita di identità della città, fenomeno manifestatosi qui molto di più che in altre zone d'Italia.

E' in atto oggi un'inversione di tendenza: puntare alla riqualificazione facendo leva su alcune linee di intervento per recuperare l'identità della città. In questa direzione, infatti, l'Amministrazione comunale di Cosenza ha mostrato di volersi muovere, puntando alla valorizzazione dei fiumi ed al recupero del centro storico e degli edifici pubblici di maggiore interesse.

Entrando nel merito della ristrutturazione del cinema Italia, c'è da sottolineare la notevole valenza della piazza e degli edifici che la contornano. In questo contesto, il recupero dell'intero complesso dell'ex G.I.L. e la riqualificazione dell'area circostante può contribuire a dare nuova vita ad una parte della città attualmente poco utilizzata dai cosentini ed a rendere il Lungo Busento e la piazza vera cerniera tra il centro storico e la città nuova.

Appare quindi importante, al pari della ristrutturazione del complesso, raro esempio di architettura futurista in Calabria, la rivalutazione della piazza Amendola, quale centro di incontro e di richiamo dei cittadini, con interventi atti a cancellare rapidamente il degrado e lo squallore attuali, a dare decoro e vivibilità all'intera zona e a riportare la piazza al suo iniziale ruolo nella città.

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