La Candelora e la Quaresima sono due ricorrenze legate
specificatamente all’anno liturgico cattolico, e che nella cultura
contadina sono state inserite nel ciclo dell’anno meteorologico.
La prima cade il due febbraio, quaranta giorni dopo il parto di
Maria Vergine, mentre la seconda il giorno seguente il martedì
grasso, quaranta giorni prima di Pasqua, escludendo le domeniche.
La Candelora, derivante da una tradizione del IV secolo e
introdotta nella liturgia dalla Chiesa nell’VIII, era la festa
della Purificazione di Maria Vergine, festeggiata con una
processione notturna illuminata dalle luci delle candele. Oggi,
dopo la riforma del calendario liturgico, ricorda la Presentazione
al Tempio di Nostro Signore Gesù Cristo.
Dal cantico di S. Simone, le cui parole definiscono il Bambino
Gesù luce delle genti, la Chiesa ha tratto il motivo per celebrare
la luce di Cristo e per ringraziare Dio del dono della fede e
dello Spirito Santo, con la festa delle candele, la Candelora
appunto.
Il momento più significativo della festa è la benedizione di
ceri, fiaccole e candele durante la processione. Dopo il rito i
ceri venivano portati a casa e messi accanto al Crocifisso o ai
Santi tutelari, per essere accesi durante i violenti temporali o
un’occasione di gravi malattie: per il tempo che i ceri restavano
accesi, si recitavano continui rosari.
Secondo la meteorologia la Candelora segna la fine
dell’inverno; è fissata al 2 febbraio che coincide con la ripresa
dei lavori nei campi dopo i rigori invernali. E’ questo
probabilmente il motivo per cui in occasione della Candelora è
invalso l’uso di preparare piatti a base di farina, soprattutto
frittelle, la cui forma tondeggiante e il cui colore dorato stanno
a simboleggiare il sole.
E’ credenza popolare che se il giorno della Candelora è cattivo
tempo, lo sarà anche per i 40 giorni successivi, come viene
cantato in queste due simpatiche strofette:
Per la Candelora
dell’inverno semo fora
ma se piove o tira vento
nell’inverno semo dentro
|
Quanno a Cannelora
o nevica o chiove
chiove o mena viento
quaranta juorne e maletiempo
|
Si racconta che in questo giorno l’orsa esce dalla tana per
osservare che tempo fa. Se è nuvoloso con tre salti annuncia
l’arrivo della primavera, se invece è sereno rientra nella tana
prevedendo altri 40 giorni di freddo.
La Quaresima, nella cultura popolare, viene personificata come
una maschera che fa parte del corteo carnascialesco; essa è la
vedova di Carnevale di cui piange la morte, per aver ingurgitato
troppi cibi squisiti e indigesti. E’ magrissima, acciaccata,
vestita di nero, regge con la destra il fuso e con la sinistra la
rocca in atto di filare la lana.
Essendo una maschera funebre, connessa alla morte dell’anno
vecchio (Carnevale), potrebbe rappresentare un residuo del Mito
greco delle Parche, delle quali conserva il filare, simbolo
dell’inesauribile crescere e scorrere della vita destinata alla
morte.
Il mercoledì delle Ceneri, resiste ancora in alcuni paesi della
nostra provincia la simpatica usanza di appendere alla finestra un
fantoccio di pezza nera dalle sembianze di vecchia, la Quaresima.
Sotto il fantoccio, viene sospesa con uno spago un’arancia o una
patata, nelle quali si conficcano 7 penne di una gallina che non
fa più uova; queste vengono poi tolte una per ogni venerdì e
bruciate. Infine il Venerdì Santo viene bruciata la Quaresima con
l’ultima penna e l’arancia.
Tutti i riferimenti mitologici di questo rito sono connessi con
i simboli della Morte che sembra aver preso momentaneamente il
sopravvento sulla Vita: lo stesso fantoccio della Quaresima che ha
i caratteri della non prolificità e della non festa, è ben diversa
da tutte le altre bambole che, sempre presenti nei giochi delle
bambine rappresenta il simbolo della maternità.
|