5.1. LA CERTOSA DI PADULA

L'imponente complesso della Certosa di S. Lorenzo a Padula, che domina fisicamente e idealmente il Vallo di Diano con i suoi 51500 mq di superficie tra meravigliosi giardini, chiostri e cortili, è uno dei più grandiosi monumenti del barocco dell'Italia meridionale. La Certosa fu fondata da Tommaso Sanseverino, conte di Marsico e signore di Padula, nel 1306, sul luogo di una primitiva grancia virginiana, detta di S. Lorenzo, situata a valle del paese di Padula, cedutagli dall'abate di Montevergine in cambio di alcune proprietà nel territorio del cartello di Sanseverino. In questo luogo venne realizzata la nuova struttura conventuale che finì pere inglobare quella virginiana e ne prese il nome.

Figura 5. 1. La Certosa vista dall'alto

La Certosa non ha conservato che a tratti il suo primitivo aspetto trecentesco; infatti ha subito nel corso dei secoli, e fino ai primi dell'Ottocento, numerosi lavori di ristrutturazione che le hanno conferito una configurazione spiccatamente barocca e l'aspetto grandioso e suggestivo che la faranno dichiarare monumento nazionale già nel 1882.
Nel corso dell'Ottocento la Certosa fu depauperata di gran parte dei suoi tesori, com'è ben visibile dai grossi riquadri in stucco, oggi vuoti, che un tempo, incorniciavano grandi tele.
Fu soppressa, come luogo religioso, una prima volta nel 1807 in seguito alle leggi eversive emanate dal governo francese, riaperta con la Restaurazione e definitivamente chiusa nel 1866. Pur essendo stata dichiarata monumento nazionale, durante la guerra 1915/18 e dal 1940 al 44 fu adibita a campo di concentramento.
Affidata negli anni Settanta all'Amministrazione Provinciale di Salerno, dal giugno '82 è stata presa in consegna dalla Soprintendenza ai beni ambientali, architettonici ed artistici di Salerno.
La Certosa di Padula corrisponde esattamente, per la successione degli spazi e degli ambienti, alla rigida organizzazione religiosa ed amministrativa delle altre certose.

Figura 5. 2. Chiesa gotica e coro

Figura 5. 3. Cappella di S. Michele

L'impianto iconografico è sempre il medesimo: gli spazi principali, orientati parallelamente, collegati da percorsi coperti e tra loro ortogonali, sono gli spazi per la vita comunitaria e di rappresentanza ove risiedono i conversi che, in qualità di dirigenti agricoli, capomastri e artigiani, costituivano il punto di contatto tra la comunità religiosa e il territorio circostante. Tali spazi sono nettamente separati sia dagli ambienti di servizio, siti all'esterno, che da quelli di stretta clausura dove si svolge la vita più intima dei padri certosini.

Figura 5. 4. La Chiesa della Certosa

Figura 5. 5. Chiostro dei procuratori

Nella chiesa non erano ammessi estranei e tantomeno le donne alle quali era riservata, all'esterno di ogni certosa e quindi anche a Padula, una seconda chiesetta detta "delle donne", aperta a tutti.
Dedicata a S. Lorenzo, la Certosa ricorda nel disegno della pianta la graticola, strumento del martirio del santo riprodotto più volte nelle decorazioni e nei fregi di tutto il complesso.
Antistante la facciata è la grande corte esterna, delimitata da tre braccia di fabbrica, ove si trovano i locali di servizio (le scuderie, le cantine, mulini, caseifici, fonderie e frantoi e, al piano superiore, le camere dei pellegrini) e che si conclude con la facciata di gusto manierista arricchita da un ricco fortigio di statue, (S. Brunone, S. Lorenzo, S. Pietro e S. Paolo) eseguito durante il secondo decennio del Settecento.
Varcato il portale, si entra nel monastero nella cui disposizione si distinguono due zone, la più esterna con gli ambienti della vita comunitaria, la più interna con gli alloggi dei certosini.

Un lungo percorso rettilineo, attraversando l'intero complesso fino allo scalone ellittico ed aprendosi alternativamente sui chiostri, consente al visitatore, attraverso la lunga prospettiva, di intuire la disposizione del complesso monastico e la sua vastità.
A destra dell'ingresso si trova il Chiostro cinquecentesco della foresteria nobile, con fontana al centro, portico e loggia affrescata con architetture e paesaggi, cui si accede da una scala a doppia rampa.
Dal portico, che costituisce il piano terra del chiostro, mentre il piano superiore presenta un loggiato su cui si erge la torre rettangolare dell'orologio, si accede alla chiesa e alla piccola cappella della Madonna detta "dei Morti", probabilmente perché usata per la celebrazione delle funzioni funebri.
L'ingresso, raramente utilizzato dai monaci, presenta un portale marmoreo rinascimentale chiuso da ante lignee intagliate datate 1374, ornate da formelle a rilievo con scene della vita di S. Lorenzo, con la raffigurazione dell'Annunciazione e con eleganti iscrizioni gotiche poggiate su elementi floreali. 

Figura 5. 6.  Biblioteca

Una scalinata situata nell'angolo del chiostro conduce al piano superiore, le cui pareti sono decorate da un finto porticato che mostra scene di vita agreste, paesi in lontananza, corsi d'acqua tra rocce e figure di uomini solitari in percorsi boscosi.
Lo stesso tipo di decorazione si ritrova nella loggia del Priore. La chiesa, struttura trecentesca con volte a crociera e archi ogivali arricchiti da elementi decorativi di gusto barocco, è divisa in due cori, uno per i conversi e l'altro, verso l'altare maggiore, riservato ai certosini. Il coro dei conversi, terminato nel 1507, è composto da 24 stalli, e presenta, nei riquadri con cornici a scacchi a rosetta e a stella, figure di santi, martiri, vescovi, dei quattro Evangelisti, e di uccelli fantastici. Il coro di Padri, datato al 1503, con pavimento in cotto e maiolica con decorazioni a serti floreali, collocabili intorno alla metà del XVIII secolo, presenta paesaggi, e figure e scene del Nuovo Testamento.
Da citare ancora l'Altare Maggiore, di stucco lucido, con incrostazioni in madreperla; la sacrestia con un magnifico altare in maiolica; il ciborio michelangiolesco, il capitolo "delle Colpe" col trono ligneo del priore, le quattro cappelle e la tesoreria.

Nella sala capitolare vi sono pregevoli stucchi e statue mentre la volta è affrescata con i Miracoli di Cristo. Dietro l'altare si trova una tela del Settecento raffigurante la Vergine col Bambino e i santi Lorenzo e Brunone del pittore napoletano Salvatore Brancaccio.
Nell'antico cimitero, cui si accede passando dalla tesoreria, si trovano colonne romane, capitelli, statue, rilievi e edicole funerarie, che si ritiene siano provenienti dall'antica Cosilium.
Dopo la cappella del fondatore, con la tomba di Tommaso Sanseverino, si trova lo spazioso refettorio, con il pavimento maiolicato, il pulpito in marmo e l'affresco delle Nozze di Cana. Da qui si passa al chiostro della Cucina con le grandiose cantine e un gigantesco frantoio di quercia e pino del 1785.
Sul lato destro del percorso si incontrano il chiostro del Procuratore con gli ambienti riservati ai responsabili dell'amministrazione dei vastissimi possedimenti della Certosa; il grande appartamento del Priore, con la cappella di S. Michele decorata da stucchi e dipinti settecenteschi, e l'elegante scala a chiocciola in pietra che conduce alla biblioteca.

Figura 5. 7.  Scalone

Il chiostro della Certosa, lungo 104 m e largo 149, con una superficie di 12000 mq, articolato su 84 pilastri su cui corre una fascia in pietra con triglifi e metope decorate con scene ispirate al martirio dei santi e alla passione del Redentore, costituisce il centro della vita monastica. Intorno al grande chiostro, completato solo sul finire del XVIII secolo, sono disposti i quartieri dei certosini.
Ogni quartiere è costituito per lo più da un paio di ambienti, un portichetto dal quale si accede al piccolo, una loggia coperta che guarda il giardino, al cui centro è situato una meravigliosa fontana datata al 1640.
Il lungo percorso tangente al chiostro si conclude con la torre ottogonale che accoglie lo scalone ellittico a due rampe attribuito a Gaetano Barba (1761-1763). Percorrendo la maestosa struttura, attraverso le grandi aperture si gode la vista delle verdi valli circostanti.

Figura 5. 8. Il Chiostro