5.10. IL DUOMO DI RAVELLO

Figura 5. 46. Facciata del Duomo di Ravello

Il duomo di Ravello, un tempo dedicato all'Assunta e, successivamente, a S. Panteleone martire, è un monumento di particolare splendore che sorge nella piazza del Vescovado, situata nel punto più alto della cittadina.
La chiesa, il cui rilievo fu eseguito dallo Schulz e dallo Schiavo, fu probabilmente realizzata dal Vescovo Orso Papicio, monaco benedettino intorno al 1086-1087.
L'edificio ha subito, però, nel corso dei secoli, soprattutto nel XVII, notevoli rimaneggiamenti che ne hanno in gran parte alterato lo spirito, pur lasciandone sostanzialmente intatta la struttura. E' il caso del porticato che precedeva la chiesa formando un grande atrio: di esso rimangono soltanto quattro colonne essendo il resto crollato a causa di un forte terremoto.
Particolarmente belli ed interessanti sono il campanile duecentesco e le porte bronzee; queste ultime, divise in sette settori nei quali sono rappresentate scene della Passione di Cristo, sono attribuite a Barisano da Trani (al quale si devono anche quelle della cattedrale di Trani e di Monreale) e furono fatte costruire nel 1179 su commissione di Sergio Muschetola e di sua moglie Sicligaude.

Figura 5. 47. Ambone del Duomo di Ravello

Figura 5. 48. Reliquiario del sangue

L'interno, che conserva in parte l'originaria struttura, presenta uno stupendo pergamo del XIII secolo, opera di Niccolò di Bartolomeo da Foggia; in esso si fondono mirabilmente gli stili barocco, bizantino e arabo, è finemente decorato da mosaici che formano motivi geometrici e poggia su eleganti colonnine tortili sorrette da leoni. Di fronte si trova un ambone, anch'esso decorato a mosaico, raffigurante "Giona inghiottito da un'istrice".
Antichi dipinti di un certo rilievo si possono ammirare lungo la navata e nei transetti; così, pure pregevoli sono i ceri pasquali ed il seggio vescovile siti nella parte presbiteriale.
Nella cappella di S. Pantaleone si conservano le reliquie del sangue del Santo, cui è dedicata la chiesa, forse trasportate a Ravello da qualche chierico greco scampato all'eccidio di Costantinopoli del 1453.
La cappella del santo Patrono, che conclude la navata sinistra della chiesa, è a pianta quadrata, è sormontata da cupola su alto tamburo, preceduta da un grande arco chiuso da una cancellata in ferro battuto, e posta su una balaustra marmorea delimitata da due piastrini per parte, recanti, in quelli centrali, palme e corone (emblemi di martirio) e in quelli laterali, lavorati in bassorilievi, le immagini di Santa Barbara e S. Pantaleone.
Nell'intradosso dell'arco, eleganti cornici a stucco delimitano cinque affreschi raffiguranti scene di vita del Santo: la prima, resa completamente illeggibile dall'umidità, rappresentava, forse, il miracolo del bambino resuscitato dopo essere stato morso da una vipera; seguono le scene del martirio con il Santo gettato in mare con una grossa pietra al collo, e quella con il Santo legato al cavalletto per essere martirizzato; le altre due sono dedicate al miracolo del cieco e dello storpio.

Sulla parete di fondo si alza un grande dossale marmoreo delimitato a trittico da quattro colonne di marmo di broccato antico, sormontate da capitelli medioevali. Nel pannello centrale è ricavato un vano incorniciato da volute a teste di cherubini in marmo, entro il quale è il basamento in rame (realizzato nel 1782) di un reliquiario tardo gotico in argento dorato.
Il reliquiario risulta composto di tre pezzi: l'ampolla di vetro, dalla caratteristica forma dell'antica borraccia con facce convesse; un supporto a piramide esagonale le cui facce a trapezio sono decorate da racemi e da medaglioni incassati in cornici ove sono rappresentati S. Francesco, S. Andrea, S. Paolo, S. Pietro, Cristo risorto e la Madonna con Bambino, tutti di epoca posteriore; una cornice circolare che ingloba l'ampolla, decorata con lo stesso motivo floreale dei racemi.
Nella parte centrale del trittico marmoreo è la tela raffigurante S. Pantaleone martire legato ad un tronco di ulivo posto a croce, dipinto nel 1638da Girolamo Imperiali di Genova, a cui vengono attribuiti anche gli affreschi del sottarco. Ai lati del quadro vi sono due piccole tele, probabilmente del Solimena, raffiguranti S. Tommaso e Santa Barbara.
Il paliotto dell'altare, del 1782, è un pregevole lavoro di intarsi di marmi, pietre dure e madreperla, che sembra avere la funzione di rifrangere la luce che penetra dalle vetrate.
Nella cappella sono conservate varie reliquie: il legno della Santa Croce in una croce d'argento, il braccio destro di S. Tommaso, la testa di Santa Barbara, due denti del santo apostolo Matteo, un osso di S. Lorenzo martire e reliquie di S. Filippo Neri, S. Vincenzo martire, S. Vito e Santa Lucia.
Ai lati dell'altare sono due porte che conducono sul retro, ove si apre il vano del reliquiario che così si può osservare e davanti al quale passano i fedeli dopo l'avvento della liquefazione del sangue del Santo Patrono.
Il busto d'argento di S. Pantaleone, del 1759, è attribuito al maestro argentiere Nicola Schisano che incise il suo nome e quello del committente, il sacerdote Lorenzo Risi, tesoriere della cattedrale che avendo causato una lesione all'ampolla contenente il sangue del Santo Patrono e temendone la fuoriuscita aveva fatto voto di farlo costruire a sue spese.