10.4.17. I PELLEGRINAGGI AI SANTUARI RUPESTRI DEL CILENTO

A Capizzo, a Magliano Vetere, a Caselle in Pittari, e a Sala Consilina, all’alba della festa patronale si tiene una processione che, partendo dalla chiesa madre, raggiunge una cappella sulle alture che sovrastano i rispettivi centri abitati, ricavata in parte da grotte naturali, e che rappresenta proprio perciò, un richiamo diretto al mondo sotterraneo permettendo al devoto di avvertire con più immediatezza la presenza dell’aldilà.
Il cerimoniale della partenza ha inizio all’alba con i fedeli che percorrono l’intero tragitto scalzi.
Apre il corteo un grande stendardo a forma di vela, subito seguito dalle portatrici di cènte a piedi nudi. Da notare che mentre a Capizzo e a Magliano Vetere le rispettive statue dei Santi vengono portate sulla montagna, a Caselle in Pittari la statua viene portata, da coloro che sono rimasti in paese, incontro ai pellegrini che ritornano dal Santuario; a Sala Consilina la statua viene portata dal monte al piano e viceversa.
Una sola sosta verrà fatta a circa metà percorso su piccoli pianori rivolti verso il Sacro Monte che si erge maestoso in lontananza. Durante il tragitto iniziano i canti tradizionali e, giunte a destinazione, le donne adagiano le cènte ai lati dell’ingresso e con gli altri fedeli ascoltano la messa.
A Capizzo il pellegrinaggio si tiene l’11 luglio e raggiunge il Santuario di S. Mauro, situato sulla dorsale sud-est del monte Chianiello a quota 1078 metri sul livello del mare. Il Santuario custodisce l’antica statua di S. Mauro, fatta di malta e mattoni, ricoperta di gesso policromo, rinvenuta in un antro profondo alcuni metri ancora visibile dietro l’altare, a fianco di una piccola sorgente perenne.
Si racconta che il Santo fosse comparso in sogno ad una donna di Monteforte rivelandole dove si trovasse la sua statua. Il popolo si recò sul luogo indicato, rinvenne la statua e cercò di trasportarla a valle ma, a metà percorso, la statua si fece così pesante che i portatori non riuscirono più a proseguire; si tentò allora di costruire sul posto la cappella, ma il lavoro fatto di giorno veniva distrutto di notte. Così i devoti capirono quale fosse la volontà del Santo e riportarono la statua nella sua grotta.
Dopo la celebrazione della messa, i fedeli si recano dietro l’altare ad attingere l’acqua della sorgente per portarla a casa e farla bere ai bambini e a coloro che non hanno potuto prendere parte al pellegrinaggio. Poi segue un rito singolare: le mamme tolgono gli abiti ai bambini e li appendono come ex voto alle pareti del presbiterio. Molti si soffermano a pregare sui gradini dell’altare, altri approfittano per godere dello stupendo panorama.
A Magliano Vetere il pellegrinaggio si tiene la terza domenica di settembre e raggiunge il Santuario di Santa Lucia a 743 metri sul livello del mare. Il Santuario è costituito da due angusti ambienti, contigui, ciascuno con un altare. Sul muro di fondo della parte nuova vi è un affresco della Santa.
Una delle credenze popolari più diffuse è certamente quella che riguarda gli occhi della Santa. Si dice infatti, che durante il martirio le siano stati strappati dal carnefice ma che subito ne abbia ricevuti dal Signore altri due ancora più belli.
Una miriade di candele accese dai giovani e disposte nelle mille cavità delle pareti della roccia, crea un ambiente molto suggestivo, quasi misterioso; i più arditi si arrampicano lungo gli anfratti per parecchie decine di metri. Ai lati del corridoio centrale si scorgono molti piccoli alvei scavati nella roccia, stranamente liberi da umidità. Ci dicono che la grotta termina in una grande cavità, molto profonda, oltre la quale nessuno è mai andato.
A Caselle in Pittari il pellegrinaggio si tiene due volte l’anno, l’8 maggio e il 29 settembre e raggiunge il Santuario di S. Michele Arcangelo sul monte omonimo a 598 metri sul livello del mare.
Il Santuario è formato da due grotte, la prima, più piccola, detta di S. Angelo, ha un piccolo altare che ospita una statuetta di S. Michele Arcangelo, di gusto barocco, in atto di schiacciare Lucifero. L’altra, più grande, è detta di S. Michele, con un altare addossato ad una parete in muratura antica, sulla quale è ricavata una nicchia che ospita la statua del Santo dai tratti rinascimentali, elegantemente cesellati. Sulla sinistra della nicchia centrale, un bassorilievo del XII secolo rappresenta S. Michele con lo scudo crociato che uccide il drago.
Dopo la celebrazione della messa i fedeli sfilano davanti al bassorilievo, lo baciano stendendo la mano destra e vi depongono i fiori che hanno portato dal paese, fino a ricoprire letteralmente l’icona.
I riti del ritorno sono meno austeri. I canti si eseguono fino al luogo dove è stata effettuata la sosta durante la salita. Nell’ultima parte del percorso, molti del paese vanno incontro ai pellegrini con bibite e dolci locali che offrono come ristoro ai portatori delle statue e alle portatrici di cènte.
Alle prime case del paese la processione si ricompone, si aggregano altre cènte e numerosi altri fedeli.

A Sala Consilina il pellegrinaggio si svolge due volte l’anno: il 29 settembre e l’8 maggio per raggiungere il Santuario di S. Michele posto sul monte, per poi terminare, dopo le funzioni religiose nella chiesa parrocchiale di S. Pietro.
La devozione dei salesi per S. Michele Arcangelo risale, secondo la leggenda, al XIII secolo, quando il Santo apparve ad un pastore il 4 luglio del 1213, chiedendo per se un tempio su quella cima.
Il culto per il Santo si intensificò nel XVIII secolo, quando il 17 maggio del 1715, mentre il sacerdote Cosmo Sammartino celebrava nell’antica cappella il rito religioso, l’immagine dell’Arcangelo, un affresco del XV secolo, dipinta sulla parete di fondo incominciò a grondare umore, manifestando così il miracolo. Allora i fedeli vollero ampliare la costruzione intorno all’originaria cappella costruendo un tempio a tre navate con archi a tutto sesto, elevato a Santuario nel 1741.

Figura 10. 50. Portatrici di cente