10.5.12. IL PRESEPE VIVENTE A SARNO

Sontuosi abiti di epoca e di foggia settecentesca, o vesti povere dell’antico contado, ricchi addobbi o attrezzi di mestieri, portali di case nobiliari o case a corte, visi infantili e giovanili o volti su cui il passato si dipana e disperde tra solchi e rughe, fanno da corollario ai presepi viventi che ogni anno, a Natale, trasformano borghi e paesi in una scena in cui il vissuto quotidiano di epoche lontane si coniuga con il rito della Natività.
Presente nell’intera penisola, il presepe vivente, soprattutto negli ultimi decenni ha avuto particolare fioritura nelle aree della nostra provincia, dove ormai sono tanti i paesi in cui, nel periodo natalizio, si svolgono queste rappresentazioni dalle origini antichissime.
Nelle zone periferiche, nei villaggi di montagna e di campagna e in particolare nell’Agro Nocerino- Sarnese, già nel Seicento, durante la veglia della notte di Natale si svolgevano rituali cantate di pastori sui sagrati delle chiese, con rappresentazioni della Deposizione nella mangiatoia e dell’offerta dei doni dei Re Magi, il tutto accompagnato da canti e suoni di zampogne.
Chi giunge a Sarno, nel periodo natalizio, di sera, e percorre le antiche strade ai piedi della collina, ha l’impressione, estremamente suggestiva, di aver fatto un viaggio a ritroso nel tempo.
A Sarno sono tre i presepi viventi che si dipanano lungo la fascia pedemontana: quello di Episcopio, quello dell’antico Borgo de foris civitatis e quello nell’intricato dedalo di viuzze alle spalle del municipio.
Il presepe vivente della zona semi-collinare di Episcopio si ripete da oltre 20 anni e si articola nelle strade più antiche della frazione che consentono una ricostruzione minuziosa di case, botteghe, osterie e taverne con un’ambientazione simile al tradizionale presepe napoletano, La Natività è collocata in una stalla tutt’ora funzionante. All’interno di un vecchio basso un gruppo di pastori e contadini intreccia ceste di sarcine, mentre dalla bottega del fornaio esce l’intenso odore del pane appena cotto. Poco più avanti il silenzio è rotto dal cigolio di un arcolaio e dal ritmato e lento martellare del fabbro. Per vari giorni, ogni sera si ripetono gli antichi gesti, si riproducono antichi suoni e odori e sembra che il tempo si sospenda
Il più recente è il presepe vivente del Borgo, che si articola ai due lati dell’attuale via Abignente, un frammento della romana via Aquilia che congiungeva Capua alla Calabria.
Tra i portoni che introducono nelle case, tra botteghe, taverne, tra i vicoli e tra i cortili settecenteschi, i personaggi che rivivono frammenti di un quotidiano popolare e popolano, tipici del presepe napoletano, si incastonano nel contesto urbanistico ed architettonico in maniera organica; e così l’intero Borgo si fa scena: lampioncini dall’incerta luce, velano le scene di vita comune, le mani impiastricciate del vasaio, il falegname, il bottaio con il suo garzone, la pizzaiola che inforna e sforna per offrire ai passanti; luci più forti e piene per le scene del banchetto di Erode e la mensa dei pretoriani, luce intensa per la Natività.

Figura 10. 62. La Natività

Il terzo presepe vivente, più che decennale, è ambientato alle spalle del municipio, in una delle più antiche zone del paese, con vecchie case e vicoletti che si inerpicano su per la collina. Più accurato nei costumi, più raccolto, più incentrato sulla Natività, ha come momenti importanti la Deposizione nella mangiatoia e l’arrivo dei Magi che scendono verso la piazza centrale del paese con un folto seguito di figuranti e spettatori. Le strutture architettoniche permanenti, realizzate proprio per il presepe vivente, da artigiani e abitanti della strada, tendono a ricostruire l’ambientazione dei luoghi della Natività, ricreando una Betlemme simbolica; anche qui le scene profane riproducono la vita quotidiana dell’antico.
Comune ai tre presepi viventi è la netta divisione tra la rappresentazione del sacro e quello del profano. Splendenti e smaglianti sono infatti i colori delle vesti della Madonna, degli Angeli, del Bambino, ma anche quelle dei personaggi direttamente collegati al destino di Cristo: Erode e i suoi, i pretoriani, gli occupanti romani. Il non colore predomina invece nelle vesti della povera gente, dei pastori, degli artigiani, dei venditori e dei garzoni. Rilevante è, inoltre, la comune scansione dei presepi in due momenti ben marcati: le scene di tipo storico-religioso e le scene di vita quotidiana; le prime avvolte nel mito e nel mistero che, con un ciclo annuale si ripropongono, le seconde, in un analogo ciclo annuale che ritornano. Ed è proprio il tema del ritorno, insieme a quello della Natività-Rinascita, che emblematicamente è riproposto nei presepi viventi.

Figura 10. 63. Antichi mestieri