Sontuosi abiti di
epoca e di foggia settecentesca, o vesti povere dell’antico
contado, ricchi addobbi o attrezzi di mestieri, portali di case
nobiliari o case a corte, visi infantili e giovanili o volti su
cui il passato si dipana e disperde tra solchi e rughe, fanno da
corollario ai presepi viventi che ogni anno, a Natale, trasformano
borghi e paesi in una scena in cui il vissuto quotidiano di epoche
lontane si coniuga con il rito della Natività.
Presente nell’intera penisola, il presepe vivente, soprattutto
negli ultimi decenni ha avuto particolare fioritura nelle aree
della nostra provincia, dove ormai sono tanti i paesi in cui, nel
periodo natalizio, si svolgono queste rappresentazioni dalle
origini antichissime.
Nelle zone periferiche, nei villaggi di montagna e di campagna e
in particolare nell’Agro Nocerino- Sarnese, già nel Seicento,
durante la veglia della notte di Natale si svolgevano rituali
cantate di pastori sui sagrati delle chiese, con rappresentazioni
della Deposizione nella mangiatoia e dell’offerta dei doni dei Re
Magi, il tutto accompagnato da canti e suoni di zampogne.
Chi giunge a Sarno, nel periodo natalizio, di sera, e percorre le
antiche strade ai piedi della collina, ha l’impressione,
estremamente suggestiva, di aver fatto un viaggio a ritroso nel
tempo.
A Sarno sono tre i presepi viventi che si dipanano lungo la fascia
pedemontana: quello di Episcopio, quello dell’antico Borgo de
foris civitatis e quello nell’intricato dedalo di viuzze alle
spalle del municipio.
Il presepe vivente della zona semi-collinare di Episcopio si
ripete da oltre 20 anni e si articola nelle strade più antiche
della frazione che consentono una ricostruzione minuziosa di case,
botteghe, osterie e taverne con un’ambientazione simile al
tradizionale presepe napoletano, La Natività è collocata in una
stalla tutt’ora funzionante. All’interno di un vecchio basso un
gruppo di pastori e contadini intreccia ceste di sarcine, mentre
dalla bottega del fornaio esce l’intenso odore del pane appena
cotto. Poco più avanti il silenzio è rotto dal cigolio di un
arcolaio e dal ritmato e lento martellare del fabbro. Per vari
giorni, ogni sera si ripetono gli antichi gesti, si riproducono
antichi suoni e odori e sembra che il tempo si sospenda
Il più recente è il presepe vivente del Borgo, che si articola ai
due lati dell’attuale via Abignente, un frammento della romana via
Aquilia che congiungeva Capua alla Calabria.
Tra i portoni che introducono nelle case, tra botteghe, taverne,
tra i vicoli e tra i cortili settecenteschi, i personaggi che
rivivono frammenti di un quotidiano popolare e popolano, tipici
del presepe napoletano, si incastonano nel contesto urbanistico ed
architettonico in maniera organica; e così l’intero Borgo si fa
scena: lampioncini dall’incerta luce, velano le scene di vita
comune, le mani impiastricciate del vasaio, il falegname, il
bottaio con il suo garzone, la pizzaiola che inforna e sforna per
offrire ai passanti; luci più forti e piene per le scene del
banchetto di Erode e la mensa dei pretoriani, luce intensa per la
Natività. |
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Il terzo presepe vivente, più che decennale, è ambientato alle
spalle del municipio, in una delle più antiche zone del paese, con
vecchie case e vicoletti che si inerpicano su per la collina. Più
accurato nei costumi, più raccolto, più incentrato sulla Natività,
ha come momenti importanti la Deposizione nella mangiatoia e
l’arrivo dei Magi che scendono verso la piazza centrale del paese
con un folto seguito di figuranti e spettatori. Le strutture
architettoniche permanenti, realizzate proprio per il presepe
vivente, da artigiani e abitanti della strada, tendono a
ricostruire l’ambientazione dei luoghi della Natività, ricreando
una Betlemme simbolica; anche qui le scene profane riproducono la
vita quotidiana dell’antico.
Comune ai tre presepi viventi è la netta divisione tra la
rappresentazione del sacro e quello del profano. Splendenti e
smaglianti sono infatti i colori delle vesti della Madonna, degli
Angeli, del Bambino, ma anche quelle dei personaggi direttamente
collegati al destino di Cristo: Erode e i suoi, i pretoriani, gli
occupanti romani. Il non colore predomina invece nelle vesti della
povera gente, dei pastori, degli artigiani, dei venditori e dei
garzoni. Rilevante è, inoltre, la comune scansione dei presepi in
due momenti ben marcati: le scene di tipo storico-religioso e le
scene di vita quotidiana; le prime avvolte nel mito e nel mistero
che, con un ciclo annuale si ripropongono, le seconde, in un
analogo ciclo annuale che ritornano. Ed è proprio il tema del
ritorno, insieme a quello della Natività-Rinascita, che
emblematicamente è riproposto nei presepi viventi. |