10.4.7. LA PROCESSIONE DEL CRISTO VELATO A CAMPAGNA

A Campagna, la città invisibile, infilata in una stretta gola dei monti Picentini e negata alla vista dei passeggeri di un aereo, si rinnova ogni sette anni la processione del Cristo Velato.
Il misterioso Cristo Nero, vestito e velato, lascia dopo la messa serale il pregiato altare di legno bagnato in oro zecchino, della cappella della chiesa di S. Bartolomeo, per sfilare tra due ali di folla sorretto da grucce impugnate dai fedeli con l’abito delle Confraternite, e scendere in piazza, tra vie e vicoli, tra le abitazioni del paese a benedire, con il suo passaggio, quanti hanno per lui una radicata devozione; per l’occasione il colorato abito del Cristo Velato viene cambiato e i pezzettini del vecchio distribuiti ai fedeli come reliquie.
Da secoli, nei momenti più dolorosi della vita cittadina, la comunità campagnanese si rivolge a lui implorandone con preghiere, riti e processioni penitenziali, la paterna protezione; una protezione che non ha fatto mai mancare, come dimostrano gli infiniti ex voto; la cadenza settennale del rito è stata spesso interrotta durante le calamità naturali, le guerre, i terremoti, le pesti, le carestie e le siccità, che sono state frenate dall’intervento divino invocato con grandissima fede dal popolo penitente.

Dove attualmente è ubicata la parrocchia di S. Bartolomeo, prima del 1277 sorgeva una chiesetta dedicata alla Vergine Maria, adibita a luogo di sepoltura dei nobili locali, come risulta dall’opera di vari storiografi e dalla presenza dei sepolcri eretti per uomini illustri, celebri nelle arti e nelle scienze.
Accanto alla suddetta chiesa, in una cappella gentilizia, fin dal 1270 era venerato un antico crocifisso acefalo, opera di qualche anonimo eremita, che tra il I e il II secolo dell’era cristiana si era rifugiato tra le caverne campagnanesi per sfuggire alle persecuzioni imperiali.
La tradizione parla del ritrovamento, in una grotta dei monti circostanti, di un misterioso teschio scolpito così bene da rassomigliare ad un viso disseccato, ancora espressivo, simile a quello di un Cristo morto in croce. Si spiega facilmente, allora, come gli antichi e devoti campagnanesi vollero completarlo delle restanti parti del corpo, fissarlo ad una croce e farlo diventare oggetto della propria devozione.
Quando nel 1440 San Bernardino, in qualità di commissario apostolico, visitando alcuni conventi della zona, sentì parlare di quel crocifisso, decise di visitarlo; il Santo predicò poi tra quelle valli, nell’attuale piazza Guerriero, davanti a migliaia di fedeli e soprattutto davanti a quel crocifisso, ribattezzato “Santissimo Nome di Dio”.

Figura 10. 37. Cristo velato