1.10. PERIODO ROMANO (194 A.C.-476 D.C.)

Il declino dell'egemonia etrusca e la mancata costituzione di uno stato greco-ellenistico, avevano permesso a Roma, a partire dal V secolo a.C., una progressiva espansione verso il Nord e il Sud della penisola.
L'avvento di Roma, che segnò la fine di ogni sviluppo autonomo delle culture italiche, avviò lo sviluppo di un fatto storico di primaria importanza per il territorio italiano: sotto il dominio romano la penisola trovò infatti, per la prima volta, una sua unità politica, giuridica e amministrativa.
I secoli della dominazione romana hanno conferito alla penisola italiana un'organizzazione territoriale sufficientemente omogenea; essi hanno inciso sulla forma del territorio in modo talora così determinante, che ancora oggi le tracce di tale dominazione possono essere chiaramente lette in molti aspetti della struttura urbana e del paesaggio agrario italiano.
Il periodo compreso tra il IV e il III secolo a.C. fu abbastanza florido per il nostro territorio, nonostante le guerre che portarono i Romani alla conquista della Campania e del Sannio. Con la definitiva conquista romana, Nuceria e Velia sopravvissero come civitates foederetae conservando le proprie originarie istituzioni (nonché una certa indipendenza amministrativa), mentre i centri sanniti e lucani furono ridotti a praefecturae in cui il potere era esercitato da funzionari romani.
Con la distruzione di Fratte e Pontecagnano e l'assoggettamento di Poseidonia, denominata Paestum dai Romani, nella piana del Sele rimase il vuoto.
Tutto il territorio fu , comunque , condizionato dalla presenza del popolo Piceno (proveniente dalle attuali Marche), deportato dai Romani nel 268 a.C. tra Fratte e Pontecagnano. I Piceni fondarono, nei pressi dell'attuale Giffoni Valle Piana, Picentia, che ben presto si affermò nelle nostre zone, specialmente dopo essersi schierata con Annibale nella vittoriosa battaglia di Canne contro i Romani.

Figura 1. 13. Lastra sepolcrale

Figura 1. 14. Un'antica stampa

Per contrastare la crescente potenza dei Piceni di Picentia (ora denominati Picentini), nacque, come castrum romano nel 194 a.C., su proposta del tribuno Caio Attinio, Salernum. I romani si insediarono nella Valle dell'Irno, dividendo gran parte del territorio in centurie; queste furono poi assegnate a nobili famiglie romane del cui insediamento nella zona testimoniano oggi le ville romane di Sava, Fisciano, S. Leonardo, Minori e Positano.
Nel 126 a. C Roma, memore degli aiuti apportati dai salernitani durante la seconda guerra punica, che purtroppo causò la distruzione di Nuceria da parte di Annibale, permise alla città la costruzione di un Foro e di potersi fregiare della formula "Ordo Populusque Salernitanus".
Cominciò così per Salerno e per il suo territorio un periodo di grande trasformazione sia nell'assetto territoriale sia nella società che si concluse con l'eliminazione di tutte le culture preesistenti. I salernitani si uniformarono alle nuove leggi di Roma, furono costruiti sontuosi palazzi, ville e templi dedicati a varie divinità, tra cui Giunone, Bacco, Pomona, Venere e Priapo.
La città conservò probabilmente il titolo di colonia fino ai tempi di Tiberio, assistendo alla persecuzione contro i Cristiani, e annoverando tra i suoi cittadini tre martiri, Fortunato, Gaio e Ante, che oggi sfilano nella processione del 21 settembre accanto a S. Matteo, il Santo patrono della città.
Le grandi masse di schiavi immesse in tutte le attività economiche e soprattutto nell'agricoltura aumentarono, però, gli squilibri già esistenti nelle aree più deboli, dove i latifondi assorbirono le piccole e medie proprietà.
In Lucania vaste aree furono adibite all'allevamento, altre furono disboscate e aperte alla coltivazione con la conseguenza di maggiori erosioni del terreno che provocò l'insabbiamento dei porti delle città costiere e il relativo isolamento come avvenne per Velia e Paestum.
Le devastazioni provocate dalle rivolte degli alleati Italici, le guerre civili, le invasioni barbariche, l'accentramento delle attività economiche nell'area di Pozzuoli-Capua e l'eruzione del Vesuvio del 79 a.C., che sconvolse l'Agro-Nocerino, accentuarono il processo di degrado del territorio salernitano.