5.8. SANTUARIO DI MARIA SS. DEL SACRO MONTE

Il Cilento rappresenta il lembo meridionale del Parco Naturale più grande d'Italia, dove si trovano monti bellissimi, ricchi di vegetazione lussureggiante come il Cervati, il Gelbison e il monte Stella su cui sono posti tre famosi Santuari Mariani.
Agli inizi del X secolo questa terra rappresentò la salvezza per migliaia di monaci bizantini provenienti dalla Sicilia occupata dagli arabi. In brevissimo tempo la popolarono costruendovi centinaia di eremi ed alcune tra le più belle abbazie del Meridione, che costituirono il luogo di incontro e di fusione tra il mondo occidentale e il mondo orientale. Ma l'opera di questi monaci che ancora oggi rimane e fa sentire la sua influenza religiosa non solo sul Cilento ma sulla Calabria e la Lucania è il Santuario del Gelbison.

Forse il Santuario esisteva già intorno all'anno Mille e sembra sia stato fondato da monaci Basiliani, molto numerosi in quel periodo, nella zona del monte Bulgheria in cui era diffuso il culto di Bartolomeo di Rossano, discepolo e compagno di S. Nilo, devotissimo alla Madonna. Probabilmente i fondatori del Santuario vissero, all'inizio, in grotte naturali più o meno adattate intorno ad un antro nel quale avevano collocato l'immagine della Madonna.
Intanto l'eremo del Gelbison che, nello spazio di un secolo e più, era stato trasformato in Santuario Mariano, venne abbandonato verso la fine dell'anno 1100. L'arrivo nella zona dei Normanni costrinse i monaci a ridiscendere il monte per unirsi ai confratelli della valle in rotta verso il Sud, dopo aver innalzato quel muro di pietra di cui parla la tradizione, davanti alla grotta che custodisce la statua della Madonna.
Dopo la partenza dei monaci italo-greci, il Santuario passò nelle mani dei Vescovi di Capaccio che ne detennero la direzione fino al 1323, quando il Santuario fu donato ai monaci Celestini che si fermarono sul Santuario fino alla soppressione dell'Ordine. Dal 1807 il Santuario è sotto la giurisdizione del vescovo di Vallo della Lucania.

Figura 5. 44. Santuario Maria SS. del Sacro Monte

Oggi il Santuario, a 1705 m. di altezza sul monte Gelbison (dall'arabo, "monte con idolo"), è un complesso composto da tre alberghi, una splendida canonica con foresteria, bar e ristorante, la Cappella di S. Bartolomeo, la Cripta di S. Nilo, una splendida galleria sotterranea per esposizione, un presepe teologico permanente, una croce d'acciaio alta 35 metri che di notte s'illumina, una piazza meravigliosa pavimentata in peperino che si affaccia sul Cilento quasi a costituire un belvedere naturale, e una monumentale Via Crucis sul viale di accesso del Santuario.
La chiesa, di stile barocco, è a tre navate, sostenuta da sei colonne di pietra locale con lesene perimetrali in peperino, arricchita da vetrate d'arte e pavimento in perlato; custodisce nella nicchia il gruppo ligneo della Madonna Incoronata, che esprime affettuosa maternità e amore celestiale, avvolta in un bel manto azzurro stellato in oro, e dal Bambino che regge il Mondo, tenuto con affetto materno col braccio sinistro dal lato del cuore, come nello stile bizantino.
Dal piazzale antistante la chiesa si ammirano la Costa Amalfitana, le isole di Ischia e Capri, il golfo di Salerno e poi, a sud, le Eolie e la costa calabra. Il golfo di Policastro, Palinuro, Velia, tutto il Cilento quasi si toccano. In fondo nereggia il monte Bulgheria. A levante la catena del Cervati, ad ovest il monte Stella, a nord il massiccio degli Alburni.
Tanta pace c'è tra le selve di faggio e ontani che incoronano il Gelbison. Qui l'acero si sposa al faggio, l'anemone al semprevivo e il timo alla felce. E tra il verde cupo vivono indisturbati la lepre, la volpe, la martora, il falco, il pettirosso e l'usignolo. Un'isola felice dove l'uomo ha saputo coniugare la natura con l'arte e le esigenze della vita moderna nel pieno rispetto dell'ambiente.