Il
Cilento rappresenta il lembo meridionale del Parco Naturale più
grande d'Italia, dove si trovano monti bellissimi, ricchi di
vegetazione lussureggiante come il Cervati, il Gelbison e il
monte Stella su cui sono posti tre famosi Santuari Mariani.
Agli inizi del X secolo questa terra rappresentò la salvezza
per migliaia di monaci bizantini provenienti dalla Sicilia
occupata dagli arabi. In brevissimo tempo la popolarono
costruendovi centinaia di eremi ed alcune tra le più belle
abbazie del Meridione, che costituirono il luogo di incontro e
di fusione tra il mondo occidentale e il mondo orientale. Ma
l'opera di questi monaci che ancora oggi rimane e fa sentire la
sua influenza religiosa non solo sul Cilento ma sulla Calabria e
la Lucania è il Santuario del Gelbison.
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Forse il Santuario esisteva già intorno
all'anno Mille e sembra sia stato fondato da monaci Basiliani,
molto numerosi in quel periodo, nella zona del monte Bulgheria
in cui era diffuso il culto di Bartolomeo di Rossano, discepolo
e compagno di S. Nilo, devotissimo alla Madonna. Probabilmente i
fondatori del Santuario vissero, all'inizio, in grotte naturali
più o meno adattate intorno ad un antro nel quale avevano
collocato l'immagine della Madonna.
Intanto l'eremo del Gelbison che, nello spazio di un secolo e
più, era stato trasformato in Santuario Mariano, venne
abbandonato verso la fine dell'anno 1100. L'arrivo nella zona
dei Normanni costrinse i monaci a ridiscendere il monte per
unirsi ai confratelli della valle in rotta verso il Sud, dopo
aver innalzato quel muro di pietra di cui parla la tradizione,
davanti alla grotta che custodisce la statua della Madonna.
Dopo la partenza dei monaci italo-greci, il Santuario passò
nelle mani dei Vescovi di Capaccio che ne detennero la direzione
fino al 1323, quando il Santuario fu donato ai monaci Celestini
che si fermarono sul Santuario fino alla soppressione
dell'Ordine. Dal 1807 il Santuario è sotto la giurisdizione del
vescovo di Vallo della Lucania.
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Oggi il Santuario, a 1705 m. di altezza sul
monte Gelbison (dall'arabo, "monte con idolo"), è un
complesso composto da tre alberghi, una splendida canonica con
foresteria, bar e ristorante, la Cappella di S. Bartolomeo, la
Cripta di S. Nilo, una splendida galleria sotterranea per
esposizione, un presepe teologico permanente, una croce
d'acciaio alta 35 metri che di notte s'illumina, una piazza
meravigliosa pavimentata in peperino che si affaccia sul Cilento
quasi a costituire un belvedere naturale, e una monumentale Via
Crucis sul viale di accesso del Santuario.
La chiesa, di stile barocco, è a tre navate, sostenuta da sei
colonne di pietra locale con lesene perimetrali in peperino,
arricchita da vetrate d'arte e pavimento in perlato; custodisce
nella nicchia il gruppo ligneo della Madonna Incoronata, che
esprime affettuosa maternità e amore celestiale, avvolta in un
bel manto azzurro stellato in oro, e dal Bambino che regge il
Mondo, tenuto con affetto materno col braccio sinistro dal lato
del cuore, come nello stile bizantino.
Dal piazzale antistante la chiesa si ammirano la Costa
Amalfitana, le isole di Ischia e Capri, il golfo di Salerno e
poi, a sud, le Eolie e la costa calabra. Il golfo di Policastro,
Palinuro, Velia, tutto il Cilento quasi si toccano. In fondo
nereggia il monte Bulgheria. A levante la catena del Cervati, ad
ovest il monte Stella, a nord il massiccio degli Alburni.
Tanta pace c'è tra le selve di faggio e ontani che incoronano
il Gelbison. Qui l'acero si sposa al faggio, l'anemone al
semprevivo e il timo alla felce. E tra il verde cupo vivono
indisturbati la lepre, la volpe, la martora, il falco, il
pettirosso e l'usignolo. Un'isola felice dove l'uomo ha saputo
coniugare la natura con l'arte e le esigenze della vita moderna
nel pieno rispetto dell'ambiente. |