San
Giorgio costituisce la più bella Chiesa barocca esistente a
Salerno, ricca di affreschi di altissima qualità.
Essa, soppressa con decreto del 7 luglio 1866, faceva parte
dell'omonimo convento di suore benedettine, oggi trasformato in
caserme della Guardia di Finanza e dell'Arma dei Carabinieri.
Si tratta di uno dei più antichi insediamenti monastici di
Salerno, la cui fondazione risale agli inizi del IX secolo.
A questo periodo appartengono i resti di un'abside affrescata,
recentemente rinvenuti all'interno della chiesa.
Alla fine del XVI secolo in San Giorgio vengono trasferite tutte
le monache degli alti conventi benedettini della città (Santa
Sofia, San Michele e Santa Maria Maddalena).
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Nel 1711 il monastero viene ampliato con un
nuovo progetto elaborato da Ferdinando Sanfelice, il più
celebre architetto napoletano della prima metà del Settecento.
La facciata esterna è molto lineare e priva di slancio; su di
essa si apre un'unica grande porta che presenta un portale di
marmo disadorno. Ai lati del portale sottili cornici delimitano
due pannelli rettangolari in cui sono contenuti delicati fregi
in stucco.
Attraverso la porta si accede in un vestibolo di forma
rettangolare, diviso in due parti da un arco, sostenuto da due
pilastri sporgenti: la prima parte è coperta da una volta a
botte; sulla parete destra si apre una cappella, in cui un
portale di marmo, oggi murato, segnava l'accesso al vasto locale
attiguo, oggi parte della caserma.
La chiesa presenta entrando un piccolo ambiente coperto con
volta a crociera che introduce nell'aula originariamente a tre
navate, mentre oggi si presenta ad una sola navata con quattro
cappelle laterali.
L'interno della chiesa è riccamente ricoperto di dipinti murali
e su tela.
Nel 1675 Angelo Solimena firmava il ciclo della Passione nella
volta della cantoria, ma i lavori devono essere iniziati prima
ed aver impegnato una attrezzata bottega artistica.
La decorazione presenta una serie di pannelli con storie di San
Benedetto, mentre nella cupola è raffigurato il Paradiso,
esemplato su quello realizzato a Napoli dal Lanfranco nel 1641
nella Cappella del Tesoro del Duomo di San Gennaro.
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Nella cappella dedicata alle sante Tecla,
Archelaa e Susanna, nel 1680 Francesco Solimena dipinge tre
pannelli murali raffiguranti: "Le sante condotte al
martirio", "La visione di suor Agnata", "Le
sante in meditazione", che costituiscono alcune delle prime
opere del celebre pittore.
Fra gli altri dipinti della chiesa ricoprono una notevole
importanza: La Vergine con il Bambino e Santi e una suora orante
di Andrea S abatini, datata 1523, Il martirio di San Giorgio a
capoaltare, databile ai primi decenni del XVII secolo, tre tele
raffiguranti San Gregorio Magno, La Sacra Famiglia con San
Giovannino, La visione di san Nicola di Bari, datate 1669, opere
di Giacinto De Populi, il San Michele Arcangelo, databile al
1690, di Francesco Solimena, alcune tele verticali raffiguranti
le Virtù, di Paolo De Matteis, databili agli inizi del XVIII
secolo.
Di notevole pregio è l'altare maggiore in commesso
marmoreo con bassorilievi e sculture.
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