1.14. PERIODO SVEVO (1194-1266)

La mancanza di una successione diretta nella dinastia troncò lo sviluppo dello Stato Normanno del Mezzogiorno dopo appena 60 anni dalla sua fondazione. Guglielmo II, trovandosi senza eredi, cercò di assicurare la continuità dinastica del suo regno associandone le sorti a quelle della maggiore potenza politica europea: l'Impero Germanico. Così, col matrimonio tra Enrico VI, figlio di Barbarossa, e Costanza d'Altavilla, ultima figlia di Ruggero II, si operò quel trapasso dello Stato Meridionale dai Normanni agli Svevi, che doveva avere conseguenze incalcolabili per il Regno e per l'Impero.
L'incoronazione di Enrico VI, avvenuta nel Natale del 1194, incontrò non poche resistenze soprattutto da parte di Napoli e Salerno, ove la regina Costanza fu tenuta prigioniera nei suoi alloggi nel castello di Terracena e restituita solo dopo l'intervento del papa.Le cronache ci raccontano che Enrico VI, tornato in Italia dopo l'insulto a Costanza, pose sotto assedio per terra e per mare la nostra città che dovette arrendersi il 17 settembre 1194. 

Figura 1. 20. Castel Terracena: facciata ovest

 

Esse ci dicono pure che dopo la resa, danneggiata la città, depredate le chiese, manomesse le tombe, violentate le donne e uccisi gli uomini che non erano fuggiti, ordinò che si distruggessero le mura della città e il castello normanno.
Alla sua morte (1197) fu incoronato re di Sicilia, alla tenera età di tre anni, il piccolo Federico II, dopo che sua madre, la regina Costanza, ebbe riconosciuto la sovranità del papato sui domini ex normanni dell'Italia meridionale.
Fino a quando Federico II non raggiunse la maggiore età e prese direttamente in mano il governo dello Stato, si scatenò nel Regno una terribile crisi che, per un ventennio circa, sconvolse tutto il Mezzogiorno e compromise seriamente la floridezza economica e la potenza che l'Italia meridionale aveva raggiunto sotto i Normanni.
Federico II, che rivelò una spiccata personalità e una vastissima cultura, poté muovere, dopo la morte del papa Innocenzo III (1216), i primi passi di una politica autonoma in contrapposizione a quella del papato che mirava alla separazione dell'Impero e del Regno di Sicilia, facendosi incoronare imperatore nel 1220 a Roma con l'impegno di partire in soccorso della V crociata guidata dal Duca Leopoldo d'Austria.

Figura 1. 21. Enrico VI

 

Di fondamentale importanza fu l'opera che Federico II svolse nell'Italia meridionale, e di conseguenza nella nostra provincia. Egli restaurò l'autorità regia, recuperando i beni e i diritti usurpati nel precedente trentennio di anarchia, abbatté i castelli che la nobiltà aveva creato abusivamente, sconfisse i baroni ribelli, abolì le autonomie delle città che avevano cercato di imitare i comuni del Settentrione e ripristinò il governo dello Stato sul vecchio sistema burocratico e feudale di Ruggero II, coadiuvato dalla Magna Curia dei principali funzionari del Regno.
Al consolidamento del potere monarchico Federico II affiancò un intenso lavoro di riorganizzazione finanziaria, amministrativa e legislativa, avvalendosi della collaborazione di uomini insigni, come Pier della Vigna, notaio, poeta e consigliere che, accusato di tradimento, si uccise in carcere, e ispirò col suo dramma umano uno dei più grandi episodi della Commedia di Dante.
Nel campo culturale Federico II si preoccupò della formazione di una burocrazia capace e fedele, fondando nel 1.224 l'Università di Napoli, riconoscendo nel 1.231 la Scuola Medica Salernitana, e dando vita alla Scuola Poetica Siciliana.

Figura 1. 22. Federico II

 

Figura 1. 23. Incoronazione di Manfredi re di Sicilia

A Federico II successe il figlio Manfredi che, fattosi incoronare re di Sicilia nel 1258, seguì la tradizionale politica sveva ottenendo anche importanti successi politico-militari.
Sollecitato da Giovanni da Procida, illustre cittadino salernitano dell'epoca, riparò molte delle opere distrutte dal padre, fece costruire il molo di Salerno che ancora oggi porta il suo nome, e istituì la "Fiera di Settembre".