10.4.8. IL CULTO DI S. VITO MARTIRE A SAN GREGORIO MAGNO

Il culto di San Vito Martire nel comune di San Gregorio Magno è di origine remotissima. Dalla biografia di questo martire cristiano, si evince che egli, nato ed educato in Sicilia, al tempo dell’imperatore Diocleziano (IV sec. d.C.) fuggì dalla sua terra dopo essere stato liberato da un angelo dal carcere cui era stato condannato per aver abbracciato la fede Cristiana. Approdò così in Lucania presso il fiume Sele dove fece una vasta opera di proselitismo compiendo prodigiosi miracoli.
La sua fama di guaritore miracoloso giunse fino a Roma dove fu presto chiamato dall’imperatore che aveva un figlio ossesso. Vito operò la guarigione ma venne subito dopo incarcerato e sottoposto a dure torture e terribili supplizi per aver opposto un netto rifiuto all’invito imperiale a rinnegare la fede cristiana; ancora una volta l’Angelo divino lo liberò riportandolo presso il fiume Sele dove continuò la sua opera fino alla morte.
Fu così che in numerose comunità lucane, tra cui quella della terra di San Gregorio, nacquero la devozione e la venerazione per San Vito.
A San Gregorio Magno la sua chiesa venne distrutta dal terremoto del 1980 e ricostruita con caratteristiche ben diverse da quelle originarie.
Anticamente questa chiesa era dedicata a Santa Maria di Loreto ed era giuspatronato della famiglia di Leo che, nel sec. XVII, al tempo della peste (1657) raccolse molte offerte per la sua costruzione.

Il 15 giugno di ogni anno si svolgono i festeggiamenti in onore di San Vito che, oltre alla rituale processione, alle tradizionali luminarie, alle solite bancarelle, agli immancabili fuochi d’artificio e alle festose esibizioni concertistiche, riservano qualcosa di davvero speciale; per devozione al Santo, che protegge gli animali dall’infezione rabbica, i pastori conducono le proprie mandrie e le greggi a girare per tre volte in senso anti orario intorno alla chiesa e se durante il percorso un animale entra nel fabbricato sacro diviene di proprietà del Santo; Il proprietario può rientrare in possesso della bestia riscattandola con il versamento dell’equivalente valore in denaro che viene devoluto per la celebrazione della festività.
Anche una nutrita schiera di fedeli compie lo stesso rito per invocare la protezione contro l’avvelenamento per morsi di animali, contro i lampi e il cattivo tempo visto che San Vito è protettore di semine e raccolti.
Questo rito richiama inevitabilmente alla memoria quelli delle più antiche tradizioni pagane proprie di un mondo costellato di divinità particolari cui venivano sacrificati animali, spesso con celebrazioni anche cruente, per propiziare la protezione negli atti di vita quotidiana, da eventi negativi. E’ probabile che con l’avvento del cristianesimo questi riti siano stati conservati modificati ed adattati ai principi della nuova fede.

Figura 10. 38. San Vito