Prosa

 

Andrea Antognini © Tutti i diritti riservati

 

L'uomo, un padre

(dal libro "Cy: Storie per non pensare - 1982")

 

Non era passato che poco tempo, ma quel dolore, invece che affievolirsi, diventò sempre più forte.

Un dolore nelle idee, nei pensieri, fino all'anima. Da lì prendeva il corpo.

Un profondo senso di smarrimento, la ricerca di quel qualcosa perduto, divennero inconsciamente lo scopo, l'unico, della vita.

I giorni correvano veloci, forse troppo veloci, ma tutto, dentro, era come fermo, immobile, in un'angosciosa consapevolezza di non poter più tornare indietro.

Dal vetro della carrozza di un treno che fugge nella notte, il riflesso di un viso... scompare per vedere la vita... un lampione ed è di nuovo davanti ai suoi occhi.

E vede se stesso e vede la vita e ancora se stesso e poi la vita.

Ad ogni lampione... tra due di essi ! Lacrime e pioggia. Lacrime o pioggia ?

Gli altri.... solo figure senza valore ! Ancora giovane si trovò addirittura bambino.....

Le paure, il senso di fragilità della vita e degli affetti cancellarono l'uomo, il padre, per costruirne uno in ognuno.

 

La prima Neve

(dal libro "Cy: Storie per non pensare - 1982")

 

 

Un fiocco, poi un altro.... poi ancora un altro.

In poco tempo tutto è bianco. Candido sospiro, delicato. Discreti i rumori, le parole... strusciano tra le dita di quei rami, che mostrano le mani rinsecchite uscite da quella fredda lana chiara, tessuta da poco dall'inverno.

La prima neve !

Del latte il colore del cigno che scivola nel verde del lago. Le piume non possono bagnarsi di lacrime... e così quegli occhi.

Il lungo collo sfiora l'acqua, la penetra e si erge verso il cielo.

I cerchi si allargano come pensieri felici tutt'attorno, mentre il cigno resta a guardare un lato della sponda... una riva.

Rumore d'acqua muta, ovattato frullio di pensieri.

La canna s'inchina a quel bianco signore, parlando con voce di vento.

Candido sfugge alla scia... soffice, bianco.

Poi si scompone !

Si divide in tanti.... sempre di più, e fugge l'acqua dall'acqua per salire più in alto, più verso il cielo ....

Ricade leggera in fiocchi.... fiocchi di neve, come piume.

Le piume di un cigno !

Un cigno, la prima neve.

 

 

Rumore

(da: Lettere - 1998")

 

Un giorno come tanti, eppure così diverso... a rincorrere pensieri che si nascondono ad ogni bivio, che ridono di noi dalle crepe di vecchie case che, come l'erba, escono a ciuffi da quei vetusti mattoni e sopravvivono, aggrappati tenacemente ad un nulla.

Eppure, solo ieri, queste leggere folate d'anima mi accarezzavano... mi rendevano felice... oggi, restano silenziose, mi passano accanto... imprendibili. Senza un perché... ma io so che a tutto si può dare un perché ! A tutto, meno che a questo viaggio...

Le mie paure schiaffeggiano le pareti di questa stanza, per tornare ad infrangersi sul mio ieri, su ciò che ho cantato... raccontato a me stesso. Mi sono rinchiuso fra queste quattro mura per vincere ed ho perduto... Ho perduto perché ora sono qui solo... senza il tenue e delicato sussurro delle tue parole... Dov'è finita quell'anima che ha bussato a questi vetri ogni giorno, regalandomi un sorriso, un sogno nuovo... un motivo in più per sollevare fiero il capo e miei pensieri ?

Restano fogli sparsi a ricordarmi i sogni... poche parole, poche stelle. Ed è ancora così lontana la strada che ci conduce a casa... a noi stessi, ed è troppo duro camminare soli, trovarla vuota.

Ed ora, la voce della luna è ormai lontana nel cielo, che a stento posso udire il suo lieve sussurrare... La vedo opaca dietro questi occhi... stanchi dei mille tuffi del mio cuore. Mi sono illuso ?

Stasera, sento il tamburellare della pioggia sul tetto... Dalla mia stanza il suo rumore è nitido, ma c'è una nota amara in questa pioggia.. sembrano lacrime. Allungo le mani oltre la finestra e raccolgo un po' di quell'acqua... Nel mio palmo le gocce sembrano singhiozzare... e odo appena un richiamo... vorrei stringere nel pugno un sorriso... ma quando l'apro, non c'è più nulla....

Allora grido forte... così forte quasi per ferirmi, profondamente... Grido il tuo nome... non torna l'eco! Amore !

E allora non mi resta che pensare... pensare dolce, ma i rivoli di pioggia scendono salati fino alla mia bocca, fino a te. E scandisco il tuo nome, come in una preghiera.. E pregando anch'io divento pioggia... dagli occhi. E' sempre più notte.... e il tempo divora affamato ogni istante, in una caotica e assordante paura di perdere ancora... di sentire scivolare via quel tuo abbraccio, quel bisogno che ho di te... di sentire ancora la tua voce domani... Ho paura anch'io, lo so ! E anche tu lo sai...

Sei la mia più bella poesia... che non ho finito di scrivere, che non finirò mai di scrivere... senza la tua mano che mi guida. Sento i tuoi pensieri che mi spingono e m'insegnano a sognare... Allungo le mani oltre questi sogni sperando di incontrare la tua... e lo farò ogni giorno... perché io ai sogni ci credo ancora... e credo ancora in te... forse più di ieri.

            Potremmo essere felici, fugare le paure... allontanare quel rumore assordante... e forse, due piccole vite, potranno fondersi per spargere sui prati nuovi fiori... più forti, più colorati, che se dipinti da mani distinte nessuno riuscirebbe mai a notare... Ora, ho tanti colori di china ed è giunto il tempo di iniziare a riempire di pensieri quel muro nuovo, tutto bianco... E' ora di tornare a volare... di aprire quelle ali impigrite dalla paura... ma io lo farò con te... non più da solo. Non lasciare che il tempo ti rubi ancora vita... non lasciare che ne rubi della mia, scrivi con me... per sorridere ancora, per sentirti viva... per darmi quell'abbraccio che non abbiamo mai saputo dare agli altri, neppure a noi.

Il ticchettio della pioggia sui lucernari si fa più insistente, quasi tu stia leggendo già queste parole... ma non riesco ad udire il tuo respiro... non ti sento nella nostra soffitta. Non abbandonarti... non abbandonarmi... ti prego ! Non posso solo pensarti... è troppo poco.

Amore, hanno bisogno delle nostre parole, e anche noi abbiamo bisogno l'uno dell'altro...

come il mare che cerca la sua riva, come il fiore che cerca un poeta... come la vita che cerca la sua vita stessa.

Come può il silenzio fare tanto rumore ? Come può il silenzio fare tanto male...

 

 

Io e Marco

(da: Come un Romanzo - 2002")

 

Credi che io sia poi così diverso da te ? No, Marco, non lo sono. Giochiamo con le parole in modi differenti, ridiamo diversamente di ciò che è stato... che è ora, eppure dentro... non siamo che la stessa persona.

Continui a guardarmi con quella espressione che mi fa sorridere e, allo stesso tempo, mi preoccupa. So cosa nascondi dietro agli occhi. Forse, perché è la stessa cosa a cui anch'io cambio colore per mimetizzarla nei toni di un mare che non mi appartiene. Lo abbiamo solo creduto !

Nessuno dei due ha mai avuto il coraggio di parlarne all'altro, ma non importa.

Sai, potrei dirti che sono stanco, ma non è vero. Potresti dirmi che sei felice.. ed io ti crederei per darti quell'illusione. Cosa che faccio spesso, perdonami.

Che cosa sarebbe la nostra vita senza le mille inconcretezze che insieme continuiamo a costruire per arrivare al prossimo domani ? Nulla ! Sono soltanto sogni senza senso a cui vogliamo credere a tutti i costi... e lo sai anche tu, Marco. Devi ammettere che sognare è sempre stata la nostra migliore arma per costruire quella realtà parallela che non ci è stato possibile raggiungere... o che, forse, non abbiamo voluto raggiungere.

Di che cosa abbiamo paura ? Questo di te non capisco, posso solo intuirlo dai tuoi sorrisi esagerati, dai tuoi lunghi apneici silenzi, quando trattieni l'anima con il timore che qualcuno possa vederne sfuggire un alito nudo e pallido.

Le mie paure le conosco fin troppo bene. Le tue sai nasconderle così abilmente che a volte mi riesce proprio impossibile accorgermi del tuo sguardo che trema, che s'inchina sopraffatto da un altro giorno che ti ha piegato ferendoti, quasi schiacciato, sotto macerie di un nulla che resta.

Marco, perdonami ancora se mi permetto di rovistare fra i tuoi pensieri, fra le tue paure e desideri... potresti non volere nessun aiuto. Lo so... potresti chiedermi di lasciarti in pace. Ne avresti tutto il diritto. Ti prego solo di non guardarmi con quell'espressione vuota e interrogativa. Hai ragione, non ci sono domande né risposte. Ci siamo soltanto noi, che continuiamo a decidere del nostro destino quando non dovremmo. Per una volta almeno, lasciamo che sia lui a farlo... lasciamoci semplicemente vivere.

Sai una cosa, Marco ? La cruda ironia di Woody Allen quando dice "Non sarai mai solo con la schizofrenia" non mi sembra più così atroce... Ecco, ti vedo. Finalmente sorridi !

 

 

 

Bolle (25.06.04)

 

 

Dimmi se anche tu vedi tutte quelle bolle affiorare in superficie.

Nella trasparenza dell’acqua, un chiarore di sfere distorte, elastiche, che si avvicinano, salgono spintonandosi… sfuggono alla profondità dell’essere per ridiventare aria, pensiero fluido impalpabile che si unisce al cielo. Espansione… Non lo pensi anche tu ?

Puoi dargli il colore che vuoi… pur sapendo resteranno invisibili una volta sfuggite al mare. Aria nell’aria. Forse nient’altro… forse.

Non dirmi che non hai capito !!! Non far finta di guardare altrove !!!

E’ inutile e ipocrita… Fingere non servirà a nessuno di noi.

Quando ti ho portato qui, sulle rive del mare, ho creduto fossi felice. Sorridevi con ogni parte del corpo… e di ogni onda eri il suo punto più alto, quello che vedeva la riva, quello che vedeva il largo.

I tuoi piedi sfioravano le "tue profondità", così come la tua esistenza il buio infinito. Potevi sentirle… non vederle, né capire di cosa fossero fatte… di quali pensieri fossero avvolte. Labirinti…

Dedali di sogni… come di mille strade che soltanto a volte s’incontrano in favole comuni… in storie che accarezzano la realtà, tentano di afferrarla o di gettarla lontano. Legate all’attimo… ad un solo, semplice, istante.

Improvviso…

Sto raccontando tutto questo a te o a me ? Mah, pensa ciò che vuoi… non cambia nulla. Non devo convincerti, né convincere me stesso che esiste un infinito luminoso ed uno buio… e, infine, un noi senza attributi.

Colore, sapore, posizione nello spazio e nel tempo… Consistenza….

Sono soltanto bolle… a migliaia. Crescono, si riproducono nutrendosi dei nostri stati d’animo, del nostro vissuto. Ingorde…

Frugano tra l’immondizia del passato… e solo talvolta tra i ricordi più luminosi e cari. Aspirano ogni cosa… la portano a galla…tenendola in bocca… con le loro guance gonfie. Aria nell’aria. Superficie del mare…

Le hai mai viste sbuffare ? Guarda !!

Lo so, alcune fanno male… altre rallegrano… ma devi covarle con gli occhi.

Bolle…

Schiacciate dall’acqua… che allargano, a cui rubano o regalano spazio.

Dipende da te… purtroppo non sempre. Ognuna deve arrivare inevitabilmente sul velo della coscienza e darti un’emozione, suscitarti ricordo (dolce o amaro) o illuminando il futuro di nuovi labirinti che dai sogni portino a realtà inedite…

Bolle… bolle… bolle… bolle… ma non sempre.

 

 

 L’ UOVO  (20.09.2004)

 

 

Bianco… anzi no, madreperlaceo, inquietante.

Mi manca il respiro… solo per un attimo. Continuo a guardarlo stupito, mentre la chioccia cerca di romperne il guscio. Cigno o anatroccolo ?

Strie rutilanti… anastomizzano, confluiscono e s’allontanano. Acqua gelida per fermarle, per frenare i travasi !

Mentre tossisco l’attimo, la mente già si proietta al dopo… a sensazioni di sofferenza.

Un cambiamento necessario. Inevitabile !

Essere di caos… disordinata essenza di vita.

Non è odio il mio, è un figlio accettato, ora. Domani rinnegato: l’Uovo… e il suo “rosso” cadranno dal nido, spinti da una zampata darwiniana.

Nomi confusi… ellenici e latini.

 

Passano, lasciando una lunga scia di malessere e depressione, i mesi del sole. Ferendo me… gli altri… chi amo

 

Quante notti ti ho sognato  !! … Tu e i tuoi carnefici all’opera.

Io, commiserando me stesso, pateticamente ho vissuto scene da eroe e da vile codardo.

Quante notti ti ho sognato  !! … Mi hai svegliato gettandomi gocce fredde sul viso.

Io, fagocitando me stesso, parossisticamente ho gettato manciate di gioia al buio affamato.

Quante notti… ho sognato il nulla !! … Scappando.

 

Il tempo stempera e diluisce immagini del nido. L’estate è sul finire.

Mai nostre… sono cose e situazioni d’altri... mai le nostre ! E… ora sono io, ora un altro che mi guarda senza capire. Travasiamo l’uno nell’altro la paura… consapevoli ormai di essere la stessa persona. Cambia l’orizzonte… cambia il suo mare e i suoi moti.

 

Domani sarà ancora più sorriso, più me… noi… e, ricordando i posti dove avevamo piantato i sogni, aspetteremo germoglino.

L’Uovo, schiuso tra mani estranee… anatroccolo… non riuscirà mai a volare. Almeno, non per me.

 

to be continued...