La Luna e il Pettirosso


 

In un giorno senza tempo... si fermò per un lungo attimo l'esistere del mondo sulle rive dell'eternità. Io ero là... ad ascoltare affascinato il canto delle sirene, insinuarsi fra le strie fosche del silenzio. Sentii un brivido, un senso di paura... passarmi accanto. Spinsi forte le mani sulle orecchie, perché quel canto ingannevole del mare non offuscasse ancora i miei pensieri; e fu così che i miei sensi si protesero ad ascoltare due voci, parlar di vita, sussurrar d'amore... Rimasi a lungo immobile ad orecchiare, nascosto fra gli scogli di un mare inquieto d'autunno, un Pettirosso parlare con la Luna...

 

Ricordo che ebbi freddo quella notte... tanto freddo, ma non so spiegarmi ancora se lo fu davvero o se, piuttosto, fu soltanto una gelida tristezza che mi entrò nel cuore. Sentii le lunghe braccia della notte accarezzarmi gli occhi, asciugare con dolcezza quella brina malinconica dell'anima che appannava le stelle più lontane. Opaca era ogni vita dietro quel pianto silenzioso... dentro quella tela bianca, desiderosa di colori, avida di lievi impercettibili rumori... Avrei voluto essere io quel sogno, quell'istante... avrei voluto far mie quelle parole... ma non un suono uscì dalle mie labbra, non un'impronta rimase sulla sabbia... e la brezza della notte le portò su una favola vera... lì, accanto al mio pensare, discosta solo un poco dal mio esistere.

 

"Lo sai... quanto tempo ti ho cercato... ? " disse la Luna con voce di vento, e nel parlare il suo manto argenteo increspò appena il mare. Il Pettirosso non rispose, la guardò, ed allungò le ali per sfiorarle le gentili dita d'opale, che accarezzavano appena l'acqua scura. La Luna continuò...

"Da oriente ad occidente... cercando di te... ho vagato seguendo il corso dei fiumi, ho sfiorato le cime nude della vita... ho illuminato campi, fra il canto dei grilli ed i fiori addormentati... ed infine, stanotte, sono scesa sul mare... sul filo dell'orizzonte... e finalmente ti ho trovato... ".

 

Il Pettirosso gonfiò il petto vermiglio, dello stesso colore di quella luna bambina... e cinguettò...

"Io sono sempre stato qua... non mi sono mai nascosto, eri tu a svanire nel cielo... Anch'io ti ho chiamata tante volte... ma forse la mia voce non riusciva ad arrivare così lontana... la luce del mio cuore è più fioca della tua... e così i miei trilli...Scusami se puoi... " il suo canto era sincero... e la Luna strinse quelle fragili morbide ali fra i suoi raggi ed il Pettirosso chiuse gli occhi e le volò più accanto.

 

La Luna si era alzata in cielo ed aveva stinto il rossore del suo volto in un pallido sguardo di giada. Dopo che, per un istante, una piccola nube l'ebbe attraversata coprendole il volto... la sua espressione incredula e felice assieme tornò a posarsi dolcemente sulle onde, e poi sul capo del piccolo uccellino. E di questi, non so dire se furono lacrime o gocce di rugiada quelle che scesero dai sui occhi fino al becco... so soltanto che brillarono più intense delle stelle. La Luna gli offrì i suoi raggi in segno del suo amore... e il Pettirosso volò là accanto ad intrecciarli in nido... In cambio, le dette un po' di piume rosse del suo petto e una canzone, perché ella nascesse sempre nel suo cuore, con il suo stesso canto e del medesimo colore. Volarono felici nella notte... si persero tra richiami e stelle, e delicato il vento li portò lontani, quasi sul ciglio della vita.

 

La Luna era felice di stringere il suo amico sul suo seno, ma già vorace l'attimo balzava su quello successivo; e così, il tempo rubò un pezzo di quell'astro... e poi ancora... Così, al Pettirosso sfuggì un sospiro...

"Vedi, hai perso di nuovo un po' di te... " le disse, "Scomparirai ancora... Ma questa volta canterò così forte... che quando tornerai, non dovrai cercarmi... mi potrai udire facilmente... ".

 

La Luna non disse nulla e si guardò sparire a poco a poco... e con l'ultimo suo raggio baciò la fronte del suo grande amico... finché di lei rimase solo un sogno dentro al cuore. Il Pettirosso si chiuse nelle ali, dentro al suo nido ancora tiepido, scaldato da vividi ricordi, da quei raggi dell'amica Luna... Guardò nel cielo, e cominciò a cantare. E la sua voce arrivò fino alle stelle e forse oltre... non smise più, neppure per mangiare...

 

Sembrerà strano, ma quella notte piansi, e le mie lacrime non erano salate... avevano il gusto amaro della solitudine... un penetrante profumo di tristezza. Così, da allora, torno ogni sera su quelle rive dell'eternità, dove si ferma l'esistere del mondo e mi siedo accanto a quel nido a guardare quel piccolo uccellino. E' sempre lì, che grida intensamente la sua vita... nell'attesa che un raggio della Luna lo prenda ancora fra le braccia... Lo sa, lo sappiamo entrambi... che a poco a poco tornerà ad illuminare questo nostro esistere... un po' alla volta... Ed io, io aspetterò con lui, resterò a fargli compagnia, anche se sembra non vedermi neppure, tanto è preso a rimirare il cielo....

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Antognini Andrea - 1999 - Tutti i diritti riservati