Aria 

 

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I n un giorno di Primavera, credo fosse proprio il primo… mi ritrovai a passeggiare sulle rive di un torrente. Le sue acque scorrevano limpide e cantavano un motivo allegro, un saluto riverente al Vecchio Inverno che Le lasciava il posto.

Stanco dell'andare, mi sedetti sulla sua sponda ed immersi le mani in quell'acqua fresca che le piogge dei giorni precedenti avevano reso più vivace e frettolosa.

Dove quel rivo azzurro curvava dolcemente per scomparire fra i fitti rami di un cespuglio di biancospino in fiore, mi sedetti su una selce che si affacciava su una generosa ansa del torrente. Ricordo ancora il profumo di quei fiori rossi e una musica che giungeva di lontano, indecifrabile e delicata, come il "sentire" che mi sorrideva dentro. La poca ombra di quel sasso, levigato dalle piene d'Autunno, dava riparo a muschi riccioluti che s'arrampicavano stretti stretti, cingendo quella roccia con grande rispetto... quasi a non volerla soffocare, tanto era riguardoso e soffice il loro abbraccio.

Fu d'improvviso che sentii un soffio di vento accarezzarmi i pensieri e, subito dopo, vidi riflessa nell'acqua un'immagine di donna dai lineamenti così delicati... quasi evanescenti, che si specchiava proprio accanto al mio sguardo incredulo, in quello che sembrava un dipinto antico. Poco discoste, c'erano altre figure accanto a lei dentro quel quadro, che presto però svanirono portate via dalla corrente. Udii le loro risa e la loro allegria spegnersi lontano a poco a poco, mentre quel vento si faceva sempre più gaio, quasi avesse preso vita propria e giocasse felice col mio esistere. Non nascondo che provai una lieve paura, un sottile dolore… quando cercai di allungare le dita verso quello specchio azzurro, quasi trasparente, e mi accorsi che il fluido riflesso di quella creatura stava svanendo verso il fondo… che forse se ne sarebbe andata anch’essa come le altre figure, ormai lontane da quelle sponde di presente.

 

Alzai un istante lo sguardo per ammirare l’orizzonte, dove ora, lunghe corde quasi immobili di cirri dipinte di un colore rosa confetto iniziavano a tingersi del grigio della sera sul lato rivolto verso il cielo. Fu allora che sentii ancora quel vento fresco… ora accarezzava il cuore. Guardai allora di nuovo la superficie di quello specchio magico e vivo che mi scorreva accanto… restavano soltanto un letto di ciottoli ed il mio viso, luccicanti di malinconia.

Chiusi gli occhi un istante e quando li riaprii, da quel Dipinto di Primavera uscì dall'acqua una creatura meravigliosa, quasi irreale… mi sorrise teneramente e si sedette accanto a me. Tremava ancora infreddolita, o forse per paura… la mia stessa, scoprii… quando i suoi occhi si posarono sui miei. Sembrava fosse fatta di nulla… fosse soltanto un refolo di vento, lo stesso vento che tante volte avevo sentito in quello stesso giorno… di una vita intera.

Aria, un’ala sola non le bastava per volare...

Rimanemmo a lungo senza dire nulla.. ad ascoltare solo quella dolce brezza un po’ bambina che ci giocava attorno. Condivisi allora la mia ala con la sua… La notte ci coprì con la sua rassicurante ombra e le sue stelle… mille e ancora mille, come mille furono i nostri sorrisi ed i silenzi gridati lontano.

Aria ora non trema più… e neanch’io, mentre ci libriamo alti sul Cammino della Primavera, abbracciati senza più paura... le ali dispiegate nel tramonto per raggiungere uno stormo di folaghe già in viaggio verso l’amata l’Irlanda.

 

 

 

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Antognini Andrea - 2000 - Tutti i diritti riservati