I pianeti

L'astrologia vedica ha un modo del tutto particolare per classificare i pianeti fra i benefici o i malefici. 
In primo luogo occorre considerare la loro natura. 
Giove, Venere, Luna e Mercurio hanno una naturale predisposizione ad agire beneficamente, mentre Saturno, Rahu, Marte, Ketu ed il Sole sono considerati naturalmente nocivi. 
La Luna, però, se è calante o vicina al Sole è considerata a sua volta malefica. 
I pianeti però vanno valutati anche in base al loro stato terrestre. Ciò significa che un pianeta naturalmente benefico come Giove può diventare malefico in relazione alla casa che governa e viceversa un pianeta naturalmente malefico come Saturno può a sua volta diventare benefico. Ovviamente questo è in relazione al segno ascendente della carta Rasi e alla natura delle case su cui mi soffermerò in seguito. 
Un esempio. Marte diventa molto benefico quando l'ascendente è il Leone, poiché governa simultaneamente la quarta (Scorpione) e la nona casa (Ariete), e cioè una casa angolare ed un trino (trikona). D'altro canto Giove diventa malefico quando l'ascendente è il Toro, perché governa simultaneamente l'ottava (Sagittario) e l'undicesima casa (Pesci) e cioè una casa malefica (dusthana) e una casa crescente (upachaya). 
Ritornerò sull'argomento quando illustrerò il significato delle case. 
Quindi, per stabilire se un pianeta è benefico o malefico, occorre considerare sia la sua natura che lo stato terrestre. Non bisogna poi trascurare la potenza dei pianeti (shad bala), l'amicizia tra pianeti e gli aspetti planetari (drishtis). 
Vediamo ora lo schema dei domicili, esaltazione, caduta e Moolatrikona. Quest'ultimo termine denota una particolare posizione dei pianeti in cui essi si trovano particolarmente a proprio agio, e coincide con alcuni gradi di un domicilio, eccezion fatta per la Luna. L'astrologia indù non conosce il segno di esilio.

Pianeta Domicilio Esaltazione Caduta Moolatrikona
Sole Leone Ariete Bilancia 00°-20° Leone
Luna Cancro Toro Scorpione 04°-20° Toro
Marte Ariete Scorpione Capricorno Cancro 00°-12° Ariete 
Mercurio Gemelli Vergine Vergine  Pesci 16°-20° Vergine
Giove Sagittario Pesci Cancro  Capricorno 00°-10° Sagittario 
Venere Toro Bilancia Pesci  Vergine 00°-15° Bilancia
Saturno Capricorno Acquario Bilancia  Ariete 00°-20° Acquario
Rahu Toro (Gemelli/ Vergine)*
Ketu Scorpione (Gemelli/ Vergine)* 

 * secondo alcuni

L'astrologia vedica conosce inoltre un punto specifico di esaltazione, punto in cui i pianeti sono particolarmente potenti.  
Essi sono: Sole - 10° Ariete, Luna - 3° Toro, Marte 28° Capricorno, Mercurio - 15° Vergine, Giove - 5° Cancro, Venere - 27° Pesci, Saturno - 20° Bilancia. Non c'è unanimità di vedute per Rahu e Ketu.

 

I rapporti tra i pianeti

Altra peculiarità dell'astrologia indù è data dai rapporti di amicizia od inimicizia tra pianeti. Tali rapporti possono essere permanenti e temporanei.

I rapporti permanenti

Sole amico di Luna, Marte, Giove    -   nemico di Venere, Saturno
Luna amica di Sole, Mercurio    -   nemica di nessuno
Marte amico di Sole, Luna, Giove    -   nemico di Mercurio
Mercurio amico di Sole, Venere    -   nemico di Luna
Giove amico di Sole, Luna, Marte    -   nemico di Mercurio, Venere
Venere amico di Mercurio, Saturno    -   nemico di Sole, Luna 
Saturno amico di Mercurio, Venere    -   nemico di Sole, Luna, Marte
Rahu e Ketu amici di Mercurio, Venere, Saturno   -   nemici di Sole, Luna, Giove

I pianeti che non sono né amici né nemici tra di loro si considerano neutrali.

I rapporti temporanei
Si prende in esame la posizione dei pianeti nelle case. Quelli che si trovano nella seconda, terza, quarta, decima, undicesima e dodicesima casa da quella ove è situato un pianeta, (contandola come la prima) sono considerati amici temporanei di quel pianeta. 
I pianeti nella stessa casa e nella quinta, sesta, settima, ottava e nona sono considerati nemici temporanei. 
Combinando insieme ambedue le situazioni, si avranno sei tipi di rapporto come segue:

Amico permanente + amico temporaneo = migliore amico
Amico permanente + nemico temporaneo = neutrale
Neutrale permanente + amico temporaneo = amico
Neutrale permanente + nemico temporaneo = nemico
Nemico permanente + amico temporaneo = neutrale
Nemico permanente + nemico temporaneo = peggior nemico

I rapporti di amicizia od inimicizia planetaria sono utili per determinare l'effetto degli aspetti e dei periodi planetari (Dasa e Bhukti). Sono inoltre indispensabili per valutare l'efficacia dei pianeti nelle case.  

Parliamo ora degli aspetti. 
L'astrologia indù tratta gli aspetti in modo assai diverso da quella occidentale. Innanzitutto essa considera che l'influsso di un pianeta si esercita sempre in senso orario; i pianeti, poi, lanciano aspetti oltre che su altri pianeti, anche sulle case, non importa se vuote. Ovviamente i pianeti malefici danneggiano case e pianeti che ricevono i loro raggi. Gli aspetti vengono considerati da un segno all'altro e non sono reciproci. 
Gli aspetti sono pieni o parziali. Tutti pianeti, compresi i nodi lunari, lanciano aspetti pieni verso il settimo segno a partire dal proprio. Marte lancia il suo aspetto anche verso il 4° e l'8° segno, Giove anche verso il 5° e il 9° e Saturno anche verso il 3° ed il 10° segno a partire dal proprio.  
Supponiamo che, in un Rasi, Giove sia in Leone e la Luna in Sagittario: si dirà che la Luna riceve un aspetto da Giove, mentre Giove non riceve nessun aspetto dalla Luna. Se in quello stesso Rasi Saturno si trova in Gemelli, avremo anche che la Luna riceve un aspetto da Saturno e Saturno lo riceve dalla Luna. Essi formano un aspetto reciproco perché si trovano nel settimo segno l'uno dall'altra, però la Luna viene danneggiata dall'aspetto di Saturno, mentre Saturno viene beneficato dall'aspetto lunare. Sempre proseguendo nell'esempio, Giove riceve un aspetto da Saturno. Nel caso di Luna e Saturno, essi si dicono in Sambandha e cioè sono in particolare rapporto. Vi sono altre possibilità per cui i pianeti possono trovarsi in Sambandha. Non esistono orbite nel calcolo degli aspetti, poiché, come si è già detto, essi si considerano da segno a segno. Per la congiunzione è sufficiente che due o più pianeti si trovino nello stesso segno.

Vi sono poi altre peculiarità. Se un pianeta si trova troppo vicino al Sole, esso si dice combusto e perde di potenza. Non c'è accordo nella determinazione delle orbite di combustione, che variano da pianeta a pianeta. Se due pianeti si trovano a meno di 1° di distanza l'uno dall'altro, si dice che essi combattono una guerra. Vince il pianeta che si trova nel grado longitudinale più basso. Ad es., se Mercurio è in Pesci a 8°17' e Saturno a 9°01', Mercurio vince. Questa regola non si applica al Sole (l'altro pianeta sarebbe combusto) alla Luna, a Rahu e Ketu. Il vincitore viene molto rinforzato, il perdente molto indebolito. 
Un pianeta che si trova entro 1° dell'inizio o della fine di un segno non si esprime pienamente ed è considerato debole. 

Un discorso a parte meritano i pianeti retrogradi, che sono considerati potenti. Marte e Saturno retrogradi perdono della loro nocività e normalmente beneficiano la casa che occupano. Venere, Giove e Mercurio retrogradi si indeboliscono ma rimangono positivi.
Un argomento assai importante è costituito dai significatori (Karaka). Ciascun pianeta infatti è considerato il naturale significatore delle questioni riguardanti le singole case, sicché un astrologo darà un giudizio definitivo su una casa solo dopo avere esaminato lo stato del suo Karaka. Riprenderò l'argomento più avanti. 
Occorre ora occuparsi brevemente della simbologia planetaria, che differisce alquanto da quella occidentale.

Il Sole (Surya)

"Gli occhi del Sole hanno il colore del miele. Ha un corpo squadrato. E' puro di costumi, bilioso, intelligente e ha pochi capelli." (Parashara, 3.23). 
E' considerato un malefico; non è importante come nell'astrologia occidentale, ma assume però particolari caratteristiche spirituali.

La Luna (Chandra)

"La Luna ha una costituzione aerea e flemmatica. E' dotta ed ha un corpo rotondo. E' di bell'aspetto e ha un linguaggio mielato, è mutevole e molto sensuale." (Parashara, 3.24) 
E' l'elemento più importante dell'oroscopo indù insieme all'ascendente. Governa l'equilibrio e la pace mentale, il benessere generale. La casa in cui si trova acquista fondamentale importanza; è bene che non sia isolata, e cioè che il segno zodiacale che la precede o la segue sia occupato. La Luna crescente o piena è considerata benefica, calante o nuova è malefica. Gli astrologi usano tracciare oltre la Rasi e la Navamsha, anche una terza carta ove il segno in cui si trova la Luna è considerato la prima casa.

Marte (Kuja)
"Marte ha gli occhi iniettati di sangue, è volubile, generoso, bilioso, irascibile ed ha la vita ed il corpo sottile." (Parashara, 3.25) 
E' considerato assai malefico. La differenza con l'astrologia occidentale sta nel suo essere significatore dei fratelli e sorelle nonché delle proprietà immobiliari.

Mercurio (Budha)
"Mercurio è dotato di un fisico attraente e la capacità di usare parole con molti significati. Gli piace scherzare. I tre umori sono in lui ben mescolati." (Parashara, 3.26) 
Mercurio assume la qualità dei pianeti con cui è associato. Se è congiunto con un malefico, la casa in esame dovrà essere valutata come contenente due malefici. I suoi significati di base coincidono con quelli dell'astrologia occidentale. 

Giove (Guru)
"Giove ha un grande corpo, i capelli e gli occhi color giallo; è flemmatico, intelligente e versato nelle sacre scritture." (Parashara, 3.27) 
E' benefico e soccorrevole, proprio come in Occidente. In India però è considerato il significatore dei figli e dal suo esame se ne può accertare il numero, sesso nonché i loro rapporti con i genitori. Significa anche il marito nell'oroscopo della donna. Rappresenta il buon karma

Venere (Sukra)
"Venere è affascinante, ha un fisico splendido, un temperamento eccellente, occhi belli; è poeta, di costituzione flemmatica ed aerea ed ha capelli riccioluti." (Parashara, 3.28)  
E' il significatore degli affari di cuore e matrimoniali. Per il resto le sue attribuzioni di base non differiscono da quelle occidentali. 

Saturno (Sani)
"Saturno è alto e sottile, ha occhi gialli, è di costituzione aerea, ha grandi denti, è indolente, zoppo ed ha capelli grossi e ruvidi." (Parashara, 3.29) 
E' il più temuto dei pianeti, distrugge o danneggia gli altri pianeti con cui entra in aspetto. Gli indiani gli attribuiscono il cattivo Karma e il destino duro. Il suo lato positivo è rappresentato dalle qualità ascetiche. E' il significatore della longevità.

Rahu e Ketu
"Rahu ha l'aspetto del fumo con il fisico di colore bluastro. Risiede nelle foreste ed è orribile. E' di costituzione aerea ed intelligente. Ketu è simile a Rahu." (Parashara, 3.30) 
Gli antichi Rishi li hanno battezzati pianeti ombra, perché i nodi lunari non hanno una consistenza fisica. Sono considerati molto malefici. Astronomicamente, indicano la posizione in cui l'orbita lunare interseca l'eclittica. Quando c'è luna nuova vicino a un nodo e i due astri sono in parallelo di declinazione, si verifica un'eclisse di sole; quando c'è luna piena alle stesse condizioni, si verifica un'eclisse di luna.
Gli indù li considerano molto potenti in quanto i nodi possono sovrastare i due luminari: Rahu ha il potere di vincere la Luna e Ketu il Sole. D'altro canto, Rahu può elargire potere e successo, l'esaudimento di desideri terreni, ma non pace ed equilibrio interiore. Ketu può donare poteri psichici, saggezza ed illuminazione.  

La maturita' dei pianeti
Una caratteristica dell'astrologia vedica è di considerare l'anno in cui ogni pianeta giunge a maturità, ovvero esplica in pieno i propri effetti. Ciò si verifica non solo nelle questioni indicate dalla natura del pianeta, ma anche per quanto attiene le questioni regolate dalla casa in cui si trova o che governa. 
Giove raggiunge la piena maturità nel 16° anno, il Sole nel 22°, la Luna nel 24°, Venere nel 25°, Marte nel 28°, Mercurio nel 32°, Saturno nel 36°, Rahu nel 42° e Ketu nel 48°.

 

 

Le case (Bhava) nell'astrologia vedica

Le case rivestono grande rilievo nell'astrologia vedica. Basti pensare che gli elementi più importanti dell'oroscopo sono l'Ascendente e il segno lunare. Al segno solare viene attribuita scarsa importanza. 
Vi sono alcune classificazioni delle case che in parte collimano con il sistema occidentale, in parte sono proprie di Jyotish.  

Kendra sono le case angolari 1ª, 4ª, 7ª e 10ª
Panapara sono le case succedenti 2ª, 5ª, 8ª e 11ª
Apoklima sono le case cadenti 3ª, 6ª, 9ª e 12ª

Particolari case sono le Trikona (trini) e le Upachaya (case crescenti) e le Dusthana (case malefiche). 

Trikona sono la 1ª, 5ª e 9ª casa. 
Vengono considerate estremamente benefiche. I signori dei trini ed i pianeti che vi si trovano acquistano un significato assai positivo. Giove ama i trini in modo particolare. La 9ª casa è considerata la più forte.
Upachaya sono la 3ª, 6ª, 10ª e 11ª casa. 
Vengono dette case "crescenti" perché i pianeti che vi si trovano acquistano forza col decorrere del tempo. I malefici sono benvenuti in queste case particolari e danno ottimi risultati, mentre i loro governatori assumono una colorazione negativa. La 10ª è considerata upachaya ma anche kendra. La più forte e l'11ª.
Dusthana sono la 6ª, 8ª e 12ª casa. 
Vengono dette case malefiche ed i pianeti che vi si trovano si indeboliscono e possono causare problemi. La meno problematica è la 6ª in quanto anche casa crescente.

Parlando dei pianeti ho accennato al fatto che l'astrologia vedica considera anche lo stato terrestre dei pianeti oltre alle loro naturali caratteristiche. I pianeti, quindi, devono essere valutati da un punto di vista della loro natura, benefici o malefici naturali, e dal punto di vista della funzione esercitata in relazione alle case governate, benefici o malefici funzionali.
Le case governate dipendono dall'ascendente - ed ecco perché questo è così importante; in effetti, esso attribuisce ai pianeti il loro significato funzionale. Se ne deduce una importante regola astrologica: il significato dei pianeti dipende sia dalla loro natura che dall'ascendente. Normalmente i pianeti che governano case malefiche diventano essi stessi malefici, l'inverso vale per i governatori di case benefiche. Se ricordate ciò che ho detto poco fa riguardo alle case trikona, upachaya e dusthana, si possono dedurre alcune regole. 
I signori dei trini sono sempre considerati favorevoli; i signori dei kendra (ad esclusione della prima casa) sono favorevoli se sono anche pianeti malefici come il Sole, Marte e Saturno ma diventano sfavorevoli se benefici come Giove, Mercurio, Venere e Luna. In sostanza, si rovescia la natura dei pianeti. I signori delle case crescenti (upachaya) 3ª, 6ª e 11ª sono comunque negativi; i signori della 2ª, 8ª e 12ª sono neutrali funzionali e danno buoni risultati se congiunti con un benefico. 
David Frawley afferma: "... L'arte dell'astrologia vedica si impernia soprattutto sulla capacità di combinare lo stato dei pianeti - naturale e terrestre - allo scopo di ottenere una interpretazione completa ...".  
Frawley propone il seguente esempio. Si sa che la combinazione (Yoga) dei signori della 2ª e dell'11ª casa è molto favorevole all'arricchimento in quanto ambedue le case sono legate al guadagno. E' di secondaria importanza se i pianeti coinvolti siano Giove, naturalmente collegato alla ricchezza, o Saturno, che porta per sua natura restrizioni e povertà. La natura di Giove però accresce e rafforza lo Yoga in questione, mentre Saturno ne renderebbe più lenta o difficoltosa la manifestazione, oppure la limiterebbe alle proprietà immobiliari. In ogni caso, il fattore predominante è dato dalla signoria sulle case.  
Bisogna a questo proposito ricordare che moltissimi Yoga sono espressi in termini di signoria delle case. 
Nel valutare il significato dei pianeti, occorre però non dimenticare che la natura essenziale degli stessi non cambia in virtù della signoria sulle case; si deve pertanto concludere che i benefici naturali, se diventano malefici funzionali, non perdono mai del tutto la capacità di fare del bene. L'inverso avviene per malefici naturali. 
Sappiamo già che il sistema vedico fa uso dei sette pianeti classici e dei nodi lunari, trascurando quindi Urano, Nettuno e Plutone.  
Ciò comporta che ciascun pianeta - ad eccezione dei luminari e dei nodi lunari - sia il governatore di due case. Poiché accade frequentemente che una di queste sia considerata malefica, quale sarà il giudizio sullo stato terrestre del pianeta in questione? In linea di massima si può affermare che l'effetto planetario complessivo sia determinato da quale delle due case sia più forte o preponderante. Si può quindi delineare una tabella che indichi quali siano i benefici e i malefici funzionali per ciascun ascendente. Ci sono, naturalmente, differenze d'opinione tra i vari autori; da parte mia, riporto la classificazione operata da B. V. Raman. I pianeti né benefici né malefici sono considerati neutrali.

Ascendente Benefico Molto benefico Malefico Molto malefico
Ariete (Mesha) Sole Marte Giove Saturno Venere Mercurio
Toro (Vrishabha) Mercurio Marte Sole Saturno Giove Luna
Gemelli (Mithuna) Venere Giove Sole Marte 
Cancro (Kataka) Giove Marte Venere Mercurio
Leone (Simha) Sole Marte Mercurio Venere
Vergine (Kanya) Venere Luna Marte Giove
Bilancia (Thula) Mercurio Venere Marte(*) Saturno Luna Sole Giove
Scorpione (Vrischika) Giove Sole Luna Mercurio Venere
Sagittario (Dhanus) Marte Sole Venere Saturno Mercurio
Capricorno (Makara) Mercurio Saturno Venere Giove Luna Marte
Acquario (Kumbha) Sole Marte Venere Giove Luna
Pesci (Meena) Luna Marte Saturno Sole Mercurio Venere

 (*) è considerato debolmente benefico

Dall'esame della tabella si noterà che alcuni pianeti come Marte, Saturno e Venere governano contemporaneamente un kendra e un trikona. Ed infatti quando il Cancro è all'ascendente, Marte governa contemporaneamente la 5ª e la 10ª casa; quando l'ascendente è il Leone, Marte governa la 4ª e la 9ª. Saturno invece governa la 4ª e la 5ª quando la Bilancia sorge all'orizzonte, governa la 9ª e la 10ª con il Toro. Venere domina la 5ª e la 10ª nel caso del Capricorno e la 4ª e 9ª nel caso dell'Acquario.  
Questa condizione è considerata altamente benefica; il pianeta in questione viene chiamato "Yogakaraka" e conferisce prestigio, stato sociale, prosperità economica. 
Se invece si associano i signori di una casa angolare e di un trino, avremo un Rajayoga. Il migliore dei due pianeti sarà quello che non è macchiato dalla signoria di case malefiche o dall'associazione con il governatore di una casa malefica.
Vi sono moltissimi Yoga descritti negli antichi testi di astrologia come il Brihat Parashara Hora Sastra, considerata un po' come la Bibbia degli astrologi vedici. 
Queste combinazioni riguardano i più svariati settori della vita umana: una prima grande bipartizione li suddivide in Yoga e Arishta. I primi riguardano la buona sorte e la riuscita, ad esempio in società, nel lavoro, in famiglia. I secondi si riferiscono alle disgrazie di ogni specie, problemi, preoccupazioni, disturbi come cattiva salute, perdite finanziarie, una moglie litigiosa, una prole degenere e così via. Gli Yoga funzionano per così dire a lato delle indicazioni dell'oroscopo di base e in certo senso si sovrappongono ad esso. E' interessante notare che esistono cinque yoga, chiamati Mahapurushayoga, collegati alla posizione dei pianeti (eccetto i luminari) in casa angolare coincidente col segno di domicilio od esaltazione. Se una persona ha uno di questi yoga, egli sarà fortunato; se due, sarà pari ad un re; se tre, sarà egli stesso un re; se quattro, sarà un imperatore; se tutti e cinque, egli sarà più di un imperatore. 
Ad esempio, il Ruchakayoga, relativo a Marte, provoca questi effetti: il soggetto acquisirà grandi ricchezze grazie al suo coraggio, sarà eroico, forte, distruggerà i suoi nemici, sarà arrogante, famoso per le sue virtù, vittorioso e comandante di eserciti.

Altro importante argomento collegato all'esame delle case è il concetto di Karaka
I Karaka sono i significatori delle questioni relative alle singole case. L'accurato esame di un oroscopo non può prescindere dalla considerazione dei vari karaka e della loro forza. Ad esempio, se si vuole conoscere il numero dei figli, se saranno maschi o femmine, e molte altre notizie che li riguardano, occorrerà esaminare - oltre la 5ª casa - anche Giove, che è il loro significatore.  
Raman suggerisce questa regola. Per giudicare gli eventi relativi ad una casa occorre considerarne il signore, i pianeti occupanti, il karaka, gli yoga
Vediamoli uno per uno, come vengono tramandati in Phala Deepika, Sarvartha Chintamani, Jataka, Parijata. 


1ª casa (Thanu Bhava): Sole 
2ª casa (Dhana Bhava): Giove 
3ª casa (Sahaja Bhava): Marte 
4ª casa (Sukha Bhava): Luna e Mercurio  
5ª casa (Putra Bhava): Giove 
6ª casa (Satru Bhava): Marte e Saturno  
7ª casa (Jaya Bhava): Venere 
8ª casa (Mrityu Bhava): Saturno 
9ª casa (Bhagya Bhava): Sole e Giove  
10ª casa (Karma Bhava): Sole, Mercurio, Giove e Saturno 
11ª casa (Ayaya Bhava): Giove 
12ª casa (Vyaya Bhava): Saturno 


Parashara, padre dell'astrologia vedica, riconosce però solo un karaka per ciascuna casa, ed assegna Luna alla 4, Marte alla 6ª, Giove alla 9ª, Mercurio alla 10ª. 
Se i significatori sono in aspetto con la casa significata, ciò è considerato positivo, mentre è negativa la sua presenza nella casa.  
Ed ora passiamo alla descrizione delle case.

1ª casa (casa del corpo)
Dharma (il dovere o scopo della vita), la nascita, aspetto esteriore, benessere, fama, temperamento, disposizioni, tendenze, prosperità, forza, longevità, salute, forza di volontà, condotta, dignità, autoconsapevolezza, faccia, testa, felicità, prima infanzia, gli inizi della vita.

2ª casa (casa delle finanze)
Ricchezza, denaro, vita familiare, felicità domestica, conoscenza, parola, poeti, oratori, immaginazione, faccia, timidezza, fiducia, bocca, lingua, vista, gioielli, vestiario, istruzione, insegnanti, cibo bugie, verità, linguaggio sboccato, carità, occhio destro, collo, gola.

3ª casa (casa dei fratelli)
Fratelli, coraggio, avventure, sforzi, vita, energia, entusiasmo, iniziative, motivazioni, desideri, voce. Musica, danza, teatro. Attori, cantanti, ballerini, registi, produttori, organizzatori. L'udito, stabilità mentale, la personalità ferma, i vicini, lettere, comunicazioni, scritti, servitù, brevi viaggi, mani, braccia, spalle, orecchio destro, seni, la vita.

4ª casa (casa della felicita' e del benessere)
La madre, passioni del cuore, felicità, terra, attività fisse, fabbricati, proprietà immobiliari, proprietà ancestrali, benessere, mezzi di trasporto, titoli accademici, cose che finiscono, fine della vita, questioni private, fattorie, tombe.

5ª casa (casa dei figli)
Figli, intelligenza, la mente, poorvapunya (meriti derivanti dalle vite passate), speculazioni, gioco d'azzardo, sport, disegno e pittura, senso morale, meriti, carità, religiosità, idilli, affari di cuore, piacere, mantra, tecniche spirituali, saggezza, istruzione superiore, dignità regale, buone azioni.

6ª casa (casa dei nemici)
Nemici, concorrenti, persone gelose, malessere, malattia, lavoro, cibo, appetito, lavoratori subordinati, inquilini, debiti, miseria, zio materno, cugini, la professione d'infermiere, la professione medica, somministrazione di alimenti e bevande, lavoro di servizio.

7ª casa (casa della moglie)
Vita matrimoniale, la sposa, passioni sessuali, soci di tutte le specie, vene e lombi, residenza in paesi stranieri, corti di giustizia.

8ª casa (casa della morte)
Vita, longevità, morte, testamenti e legati, incassi da assicurazioni,le finanze del partner, denaro dal partner, (inclusi gli alimenti), incidenti, le lunghe malattie, malattie croniche, disgrazia, sfortuna, intuizione, scienze occulte, cose segrete, forza sessuale, malattie veneree.

9ª casa (casa della fortuna)
Fortuna, sorte, il padre, religione, filosofia, fede, saggezza, devozione, guru, nipoti, lunghi viaggi, viaggi, legge, conoscenze superiori di tutti i tipi, le ginocchia.

10ª casa (casa delle attivita')
Carriera, professione, fama, onori, condizione sociale, governo, pellegrinaggi, buone azioni, attività a beneficio della società, autorità, funzionari governativi.

11ª casa (casa dei guadagni e dei profitti)
Brame, ambizioni, desideri, opportunità, amici, fratello maggiore, profitti, ricchezza, zio paterno, gambe e caviglie.

12ª casa (casa delle spese e delle perdite)
Spese, sprechi, sfortuna, salvezza dell'anima, liberazione finale, lo stato in cui ci trova dopo la morte, piaceri dell'alcova (vita sessuale), biancheria da letto, restrizioni, ospedali, prigioni, nemici segreti, "posti sconosciuti" (terre lontane), vita all'estero, l'udito (orecchio sinistro), vista (occhio sinistro), piedi.

Per quanto riguarda la vita matrimoniale, gli indù conoscono una condizione astrologica che esercita un malefico influsso: si chiama Kujadosha (da Kuja, Marte e Dosha, afflizione).
Si tratta della presenza di Marte nella 1ª, 4ª, 7ª, 8ª e 12ª casa. Se però la prima cade in Ariete, la quarta in Scorpione, la settima in Capricorno o Pesci, l'ottava in Cancro, la dodicesima in Sagittario, non si ha Kujadosha. L'effetto è quello di danneggiare la vita matrimoniale in svariati modi, come conflitti, vedovanza, tradimenti. Il rimedio al Kujadosha di una persona, uomo o donna che sia, è quello di unirsi ad altra che abbia anch'essa Kujadosha. In tal modo i malefici influssi vengono reciprocamente annullati.
Ho già detto che l'astrologia indù attribuisce grande importanza alle case. Ci sono alcuni principi riguardanti le case da tenere presente nella valutazione dell'oroscopo. Senza entrare in dettagli defatiganti, ricorderò i seguenti. Se un benefico lancia un aspetto ad una casa, questa fiorisce; se si tratta di un malefico, questa ne soffre. Se il signore di una casa la occupa o è in aspetto con essa, ciò rafforza la casa e non la danneggia, anche se è un malefico. Se un benefico occupa una casa e riceve un aspetto da un altro benefico, la casa ne gode; l'inverso per un malefico.
Un pianeta che si trovi in domicilio o in esaltazione accresce l'efficacia della casa che governa, come pure l'efficacia della casa in cui si trova. E' bene avere i benefici nelle case angolari e nei trini, i malefici nella 3ª, 6ª e 11ª. E' meglio non avere pianeti nella 8ª e 12ª; fra benefici e malefici, è meglio che vi si trovino i benefici. I signori delle case dusthana (6ª, 8ª, 12ª) danneggiano le case in cui si trovano. Le case vanno giudicate anche considerando come ascendente la casa in cui si trova la Luna (Chandra Lagna).

Ed ora un'ultima osservazione prima di passare ai sistemi previsionali. 
Esistono pianeti che vengono denominati Maraka, e cioè assassini o significatori di morte. Essi sono i governatori o gli occupanti della 2ª e 7ª casa; vengono considerati Maraka anche i pianeti che si trovano in congiunzione con essi. Perché la seconda e la settima casa? Gli indù fanno il seguente ragionamento. Le case della vita sono l'8ª nonché la 3ª. Occorre poi considerare la 12ª (o casa delle perdite); se contiamo la dodicesima casa a partire dall'ottava otterremo la 7ª. Se poi contiamo la dodicesima a partire dalla terza, otterremo la 2ª.

B. V. Raman afferma che la morte generalmente avviene durante i periodi e sottoperiodi di questi pianeti e detta minuziose regole in materia. 
Gli indù hanno diversi modi assai complessi per determinare la lunghezza della vita, che viene così classificata: Balarishta (morte in tenera età) la vita non oltrepassa gli otto anni; Alpayu (vita breve) dagli 8 ai 32 anni; Madhyayu (vita media) dai 32 ai 75 anni; Purnayu (vita piena) dai 75 ai 120 anni. 
Ricorderete che all'inizio di questa conferenza mi sono soffermato sui fondamenti del sistema previsionale denominato Vimshottari
Ci sono molti fattori che devono essere esaminati per determinare se un periodo planetario sarà positivo o negativo e in quali settori della vita se ne manifesteranno gli effetti. Preliminarmente occorre valutare la condizione generale del pianeta in questione. Se ne esaminerà la natura (se è un benefico o malefico naturale o funzionale), la casa o le case che governa, quella in cui si trova, gli aspetti che riceve dagli altri pianeti. 
Ciò servirà a stabilire se il Dasha avrà, in generale, effetti positivi o negativi. La casa occupata dal pianeta o quella di cui è il signore delimiteranno il settore in cui si manifesteranno tali effetti.

Il Pandit Gopesh Kumar Ojha riassume così questo concetto basilare: "Se si dice, secondo i canoni dell'astrologia, che un pianeta avrà certi effetti [nell'oroscopo di base], egli darà tali effetti durante il suo Mahadasha. Se i suoi effetti nella carta natale sono stati considerati benefici, durante il suo Mahadasha egli darà quei buoni risultati; se gli effetti, come descritti nei precedenti capitoli, sono malefici, egli genererà cattivi risultati con riguardo alle questioni che sono state trattate prima. Se per alcuni versi è buono e per altri cattivo, darà risultati misti." 
Chiudo queste brevi note con un accenno ai transiti. Questi sono considerati di secondaria importanza dall'astrologia indù ed acquistano significato solo se inquadrati nell'ambito del sistema dei dasha e bhukti. Gli effetti di un pianeta transitante si fanno sentire nella cornice del periodo e sottoperiodo planetario in corso con riguardo alle questioni della casa transitata e delle case verso cui il pianeta transitante lancia i suoi aspetti. Inoltre, le case vengono contate a partire dalla Luna e non dall'ascendente, anche se molti astrologi ora considerano le case in ambedue i modi. 
Un esempio servirà a chiarire quanto detto.

Supponiamo che l'ascendente sia il Leone e che Saturno si trovi nell'undicesima casa a partire dall'ascendente. Supponiamo ancora che la Luna sia in quinta. Attualmente, nello zodiaco siderale, Saturno si trova in Acquario. Nel sistema indù, Saturno transita quindi nella casa settima di questo ipotetico oroscopo ed interessa tutti i 30 gradi della casa in questione; per di più, sono coinvolti anche gli affari attinenti le case prima, nona e quarta (sappiamo già che Saturno lancia i suoi aspetti alla terza, settima e decima casa a partire da quella ove si trova). Considerando ora la Luna come ascendente, Saturno si trova nella casa terza e lancia i suoi aspetti alla quinta, nona e dodicesima casa. 
Raman ci dà le seguenti indicazioni: "Quando Saturno passa attraverso la terza casa a partire dalla Luna, il soggetto otterrà ricchezze, servitù, beni voluttuari, cammelli, bufali, elefanti, asini e cavalli. Diventerà influente, felice, libero da malattie e diverrà enormemente potente e sbaraglierà i suoi nemici in battaglia." 
I transiti più importanti si riferiscono a Giove, Saturno, Rahu e Ketu.

 

 

Le conclusioni

Giunto alla fine dell'esposizione, non posso non affrontare, sia pure in modo estremamente sintetico e per accenni, il problema del destino e del libero arbitrio, della libertà insomma, che l'astrologia vedica porta così prepotentemente alla nostra attenzione. 
Mi limito quindi a sottoporre alcune riflessioni, senza alcuna pretesa.

Molti grandi pensatori si sono cimentati con la questione. Limitandomi a citarne solo alcuni tra i più noti in Occidente, risparmiandovi tediosi excursus storici, ricordo: Socrate, Platone e Aristotele fra i Greci; Sant'Agostino e San Tommaso d'Aquino, fra i padri della chiesa; Erasmo da Rotterdam; Martin Lutero e Giovanni Calvino tra i protestanti; Baruch Spinosa e Gottfried Wilhelm von Leibniz tra i razionalisti; Georg Wilhelm Friedrich Hegel; Immanuel Kant; Soren Kierkegaard; Jean Paul Sartre; Albert Camus.

Il nostro interrogativo potrebbe, secondo Paolo Valori, enunciarsi nel modo seguente: "Non c'è dubbio che io, ogni singolo io, sono inserito in una trama quasi infinita di condizioni già date che, in parte almeno, mi determinano in tutto il mio essere, nella mia vita e nella mia morte. Innanzitutto sono nato, non so perché, da certi genitori - quindi in una certa ereditarietà - in un certo luogo, tempo, nazione, con una certa dose di forza fisica, salute, intelligenza, sensibilità ecc.; sono stato educato in una certa cultura (lingua costumi, valori morali, religiosi, estetici...); appartengo ad un determinato periodo storico legato a svariate vicende sociali, politiche, economiche...; sono spinto da istinti e pulsioni psichiche consce ed inconsce germinate da tutto questo ambiente che mi ha circondato. Esso non è dipeso da me, come non dipenderanno da me le malattie, la vecchiaia, la morte. Io, il mio io sono dunque inserito in un quadro di dati molteplici che indubbiamente per larga parte mi determinano e che non posso mutare. Nonostante questa mia finitudine e limitatezza, posso però almeno porre alcuni atti che non siano il risultato finale di quei fatti e di quei dati ma siano, almeno parzialmente, derivati dalla mia libera scelta, dal mio "libero arbitrio"?"

Ad una prima intuitiva risposta che la libertà deve esistere se non altro come conseguenza dell'angoscia insita nella scelta, nell'atto di scegliere (Kierkegaard), si oppone l'argomentazione che quella stessa libertà viene a contraddire un ordine concatenato di cause ed effetti che si manifesta nel mondo fenomenico della natura.  
Afferma l'astronomo, fisico e matematico Pierre-Simon Laplace: "Dobbiamo dunque raffigurarci lo stato presente dell'universo come l'effetto del suo stato anteriore e come causa di quello che seguirà. Un'intelligenza che per un dato istante conoscesse tutte le forze da cui la natura è animata e la situazione rispettiva degli esseri che la compongono, se d'altra parte fosse così vasta da sottoporre questi dati all'analisi, abbraccerebbe in un'unica e medesima formula i movimenti dei più grandi corpi dell'universo e quelli del più lieve atomo: niente sarebbe incerto per essa, e l'avvenire, come il passato, sarebbe presente ai suoi occhi".

Il genio di Shakespeare ci fa intravedere nel "Macbeth" i due corni del dilemma. 
Macbeth incontra casualmente le streghe nella radura, in realtà esseri androgini, né uomini né donne. "Voi, donne, dovreste essere: e tuttavia le vostre barbe mi vietano di credervi tali." (Atto I, scena III)  
Esse lì simboleggiano il passato, presente e futuro. Macbeth viene infatti salutato col suo titolo di Tane di Glamis (passato) e Tane di Cawdor (presente) e di futuro re. Subito dopo egli viene informato che il re Duncano, per ricompensarlo del suo valore in battaglia lo ha investito della signoria di Cawdor. 
Mentre Banquo (che sarà capostipite di re pur senza esserlo lui stesso), assume subito un atteggiamento prudente ed equilibrato, Macbeth capisce immediatamente che l'adempimento della predizione comporta azioni scellerate e ne prova istintivamente orrore. Poi fra sé e sé mormora: "E se la sorte mi vuole re, bene, può incoronarmi, la sorte, senza che io muova un dito." 
Sappiamo però che egli si macchierà di orribili delitti che provocheranno fra l'altro la perdita dell'anima (lady Macbeth impazzisce e muore) e la conseguente polarizzazione della personalità. Era quindi indispensabile che il protagonista agisse affinché la predizione si realizzasse. 
Sorge la domanda: se le streghe sono una proiezione (dice Banquo: "Ma erano qui davvero quelle cose di cui parliamo; o abbiamo morso a quella radice velenosa che prende prigioniera la ragione?"), se Macbeth ha dato corpo alla sua smisurata ambizione cercando in un certo qual modo una legittimazione al suo agire sciagurato, come si spiega la veritiera profezia circa la signoria di Cawdor? 
In realtà è lecito supporre che egli fosse consapevole di quanto il suo intervento fosse stato risolutivo nella battaglia contro i norvegesi a cui si era alleato il vecchio Tane di Cawdor; ed era ragionevole pensare che da ciò si aspettasse una qualche ricompensa.

Prima di proseguire, vorrei soffermarmi su alcuni concetti. Che cosa si deve intendere per destino? Certamente qualche cosa di diverso e distinto dal fato degli antichi. Questo ci richiama alla mente una forza cieca e misteriosa alla quale non ci si può sottrarre. Il Fato domina anche Zeus (Ovidio, Metamorfosi, IX, 435. Dice Giove: "me quoque fata regunt".)

Gradualmente però la divinità assume prima la forma di cooperatrice del fato e poi di diretta responsabile dello stesso. 
Il concetto di destino, per contro, non esclude l'intervento dell'azione umana. 
Questa distinzione fa anche il Leibniz (Teodicea, I, 55) quando contrappone al fato maomettano la nozione di destino, che vuol essere insieme Provvidenza; nel destino il futuro è una risultante di cui anche l'iniziativa dell'uomo è una componente. Il destino è dunque una nozione che si riferisce al singolo come tale. Perciò si può dire: "segui il tuo destino", cioè: porta a compimento ciò che devi e puoi fare" (e solo in questo caso l'imperativo può avere un significato), ma non: "segui il tuo fato" perché il fato non è di questa o di quella persona, ma è causalità impersonale." (Enciclopedia Filosofica, Destino, col. 393)

Potremmo adesso affermare che, nello stesso senso in cui Schopenhauer chiama il mondo l'oggettivazione della volontà, il destino di un uomo è l'oggettivazione della propria psiche. 
Mi richiamo a questo punto alla definizione (di psiche) datane da Jung nel 1927/1931 secondo il quale essa è formata da "tre strati: 1) la coscienza; 2) l'inconscio personale, che consiste di tutti quei contenuti che sono divenuti inconsci o perché hanno perduto la loro intensità e quindi sono caduti in dimenticanza, o perché la coscienza si è ritirata da loro (rimozione), e di quei contenuti, in parte percezioni sensoriali, che per la loro troppo scarsa intensità non hanno mai raggiunto la coscienza eppure sono penetrati in qualche maniera nella psiche; 3) l'inconscio collettivo, che è un patrimonio ereditario di possibilità rappresentative non individuale, ma comune a tutti gli uomini e forse a tutti gli animali, e costituisce la vera e propria base della psiche individuale." (La Struttura della Psiche, Vol. 8 pag. 170).

Vediamo dunque che la coscienza costituisce solo parte della psiche; ma è solo attraverso di essa che siamo in grado di acquistare consapevolezza mettendo a frutto il patrimonio dell'esperienza e quindi dirigerci verso la totalità del Sé.  
Tale oggettivazione può essere più o meno consapevole, più o meno voluta o ricercata. 
Se si accetta questo, il destino perde allora il carattere di paurosa fatalità e di estraneità per acquistare - paradossalmente - il colore della libertà. E cioè: l'esperienza della realtà sta alla psiche come l'effetto sta alla causa.

Hans Künkel affermava: "E' certo che nelle leggi, secondo le quali i pianeti si muovono, sono scritte le leggi della nostra vita; non sono però leggi che imperano su di noi come su schiavi, bensì noi stessi siamo quelle leggi. Obbedendo ad esse, obbediamo a noi stessi. Nelle costellazioni noi possiamo decifrare qualcosa delle leggi della nostra vita, ma in esse non operano forze estranee, bensì la nostra stessa forza. Nelle stelle noi vediamo dall'esterno quelle leggi, che potremmo avvertire nel nostro interno, se sapessimo ascoltare. Il saggio non impera alle stelle, e le stelle non imperano a nessuno, neppure agli stolti. Dobbiamo dunque modificare il detto così: "il saggio è la stella"."

Solo così diviene comprensibile la meditazione che Jung ci offre, già ultraottantenne, nei suoi Ricordi, Sogni, Riflessioni: "Fu solo dopo la malattia che capii quanto sia importante dir di sì al proprio destino. In tal modo forgiamo un io che non si spezza quando accadono cose incomprensibili; un io che regge, che sopporta la verità e che è capace di far fronte al mondo e al destino. Allora, fare esperienza della disfatta è anche fare esperienza della vittoria. Nulla è turbato - sia dentro che fuori - perché la propria continuità ha resistito alla corrente della vita e del tempo. Ma ciò può avvenire solo quando si rinuncia a intromettersi con aria inquisitiva nell'opera del destino."

Torniamo ora al grande Shakespeare. Macbeth si trova dunque di fronte al suo destino e decide liberamente di andare incontro ad esso. Sa che la sorte non lo incoronerà se non sarà lui stesso ad incoronarsi. Le streghe non l'ingannano, non lo inganneranno neppure quando le interpellerà nuovamente. Giunto all'epilogo della sua avventura prometeica, Macbeth decide di morire battendosi coraggiosamente piuttosto che subire l'umiliazione della resa. "Io non mi arrenderò" grida. "E se anche il bosco di Birnam è arrivato a Dunsinane, e ho te di fronte, non nato di donna, tento l'ultima carta: mi copro col mio scudo di battaglia. Dài, Macduff! E sia dannato chi primo griderà "basta"."

Più complicata la figura di Banquo che apparentemente subisce, innocente, i dettami di una sorte avversa, quasi che egli fosse un passaggio obbligato sulla strada di Macbeth, un pedone innocente da sacrificare sulla scacchiera della sua spietata ambizione. 
A Banquo le streghe predicono che sarà "genitore di re, non re tu stesso", quindi molto di più di Macbeth che, rendendosene subito conto, decide di farlo uccidere. 
In realtà Banquo sa benissimo che Macbeth, per diventare re, dovrà prima uccidere il sovrano ed i suoi figli ma non solo non contrasta il progetto bensì resta a corte dopo l'usurpazione del trono da parte dello stesso Macbeth. Ed è assolutamente chiaro che Banquo decide di sacrificare consapevolmente la propria vita pur di generare una nuova dinastia. Ne offre prova il suo monologo al principio dell'atto III. "Ora, Macbeth hai ottenuto tutto quello che desideravi: sei re, Glamis, Cawdor - tutto... come ti avevano promesso le sorelle profetiche: e ci sei arrivato, io temo, con un gioco molto traverso. Fu anche detto, peraltro, che tutto questo non resterebbe poi nella tua stirpe ma che sarei stato io radice e padre di molti re. Se può uscire, da quelle fonti, la verità - e chiaramente vere risultarono le loro parole a tuo riguardo - perché mai le loro promesse, confermate per te, non potrebbero poi essere anche per me validi oracoli a sollevarmi alla speranza?" 
Ancora una volta il destino ci viene presentato come frutto di una libera scelta. 
A questo punto è naturale obbiettare che le "costellazioni" astrologiche sono un dato di partenza immutabile; il cielo stellato lo troviamo già predisposto al momento della nascita... e tali costellazioni sono esse stesse i nunzi del nostro destino.

Citerò ora liberamente dal pionieristico lavoro di Künkel.  
Il firmamento è .... il volto dell'uomo, del microcosmo, e contemporaneamente quello del macrocosmo in un istante determinato. Se la vita di un uomo è fissata nel suo firmamento, vi sono ugualmente fissati i suoi sentimenti, i moti del suo animo, il suo destino. Se nel firmamento di un uomo si vede l'espressione sia della sua psiche che del suo destino, dalla possibilità di tale comune espressione consegue la concordanza di psiche e destino. 
Siamo ora in pieno nel campo dell'astrologia. 
Posto che, al di là di ogni ragionevole dubbio, è stata ampiamente dimostrata la concordanza tra moto degli astri e corso del destino e posto che la psiche è stata ritenuta artefice della concreta manifestazione del destino, l'anello mancante risiede allora nella difficoltà di stabilire una biunivoca concordanza tra astri e psiche. 
La difficoltà di risolvere il problema sta soprattutto nella diversità delle sfere in cui pare si trovino i due termini dell'equazione: da una parte la psiche immateriale, dall'altra i corpi celesti interamente condizionati al tempo e allo spazio.  
La fisica e la psicologia del profondo hanno avanzato possibili soluzioni all'apparentemente insolubile aporìa; la prima con l'idea di una "indivisibilità del tutto" avanzata da Niels Bohr secondo il quale "particelle dapprima unite e poi separate si comportano come se conoscessero l'una lo stato dell'altra, persino a grandi distanze". (M.L. Von Franz, Psiche e materia, pag. 179) La seconda ipotizza a sua volta la sostanziale tra psiche e materia, considerati come poli di una unica realtà.

Scrive M.L. Von Franz: "In entrambi i poli dominano l'assenza di libertà e un certo automatismo. Quanto più i processi psichici trapassano in modelli di comportamento e in processi fisiologici, tanto minore libertà sussiste. Le reazioni divengono automatiche e necessarie. La stessa cosa accade anche nel polo ultravioletto dello spirito. [.....] Solo al centro dello spettro psichico, nell'ambito dell' Io cosciente, esiste una certa libertà. [.....] 
Dov'è dunque il rapporto tra psiche e materia...? E', o sembra essere, al polo "infrarosso", dove le funzioni psichiche trapassano nei processi fisiologici. La materia appare talvolta anche all'altro polo, come fenomeno parapsicologico. Bisogna dunque supporre che la nostra separazione tra materiale e psichico, tra un esterno osservabile e un interno percepibile, sia solo una contrapposizione artificiale, una polarizzazione fittizia, elaborata dalla nostra struttura cosciente, che non corrisponde alla reale essenza transpsichica. Dobbiamo supporre che questi due poli formino addirittura una vera e propria realtà unitaria..."

In questa visione, che porta a giustificare il pensiero cinese che vede la natura come un'unità psicofisica dotata di senso, o il pensiero di Marsilio Ficino secondo cui l'universo è Unus Mundus composto da cosmo, anima cosmica e divino spirito, viene superata la difficoltà di cui si discorreva sopra circa la separatezza delle sfere di appartenenza della psiche e dei corpi celesti.
La teoria dell'unità di cui abbiamo appena parlato ci spiegherebbe allora come l'astrologia funziona senza però rispondere al quesito che ci eravamo posti all'inizio circa la nostra libertà. 
Ma a ben vedere, se la costellazione astrologica di nascita viene vista come uno nel quadro degli elementi predeterminati, come lo sono l'ereditarietà e l'ambiente, non si può non concludere a favore dell'esistenza della libertà di scelta o libero arbitrio. E ciò sulla base di due argomenti risolutivi: il primo poggia sull'esistenza della responsabilità morale; il secondo sulla considerazione che, senza la libertà, l'esistenza stessa della coscienza si ridurrebbe ad un lusso gratuito, ad un inutile ed afinalistico epifenomeno dell'inconscio.

E concludo con le ispirate parole di Ernst Bernhard, nella speranza che anche voi le vogliate condividere: "Nel corso della vita, attraverso un crescente atteggiamento individuale di fronte al destino consapevolmente accettato, la nostra reazione plasma le costellazioni. Così, non altro desiderando se non quanto gli è stato assegnato, entro la costellazione che sempre si ripete ed è in se stessa immutabile, l'uomo giunge a plasmare liberamente quel destino unico che è il suo, nella sicurezza del cuore che trova in sé la propria conferma."

Conferenza tenuta al "Centro Astrologico" di Bologna da Enzo Barillà il giorno 17 dicembre 1994 - Pubblicata sulla Rivista "Ricerca ’90" numeri 23 e 24; sulla Rivista "Klaros" n. 1 - 2 - giugno-dicembre 1995.