I pianeti
L'astrologia vedica ha un modo del tutto particolare per classificare i
pianeti fra i benefici o i malefici.
In primo luogo occorre considerare la loro natura.
Giove, Venere, Luna e Mercurio hanno una naturale predisposizione ad agire beneficamente,
mentre Saturno, Rahu, Marte, Ketu ed il Sole sono considerati
naturalmente nocivi.
La Luna, però, se è calante o vicina al Sole è considerata a sua volta malefica.
I pianeti però vanno valutati anche in base al loro stato terrestre. Ciò significa che
un pianeta naturalmente benefico come Giove può diventare malefico in relazione alla casa
che governa e viceversa un pianeta naturalmente malefico come Saturno può a sua volta
diventare benefico. Ovviamente questo è in relazione al segno ascendente della carta Rasi
e alla natura delle case su cui mi soffermerò in seguito.
Un esempio. Marte diventa molto benefico quando l'ascendente è il Leone, poiché governa
simultaneamente la quarta (Scorpione) e la nona casa (Ariete), e cioè una casa angolare
ed un trino (trikona). D'altro canto Giove diventa malefico quando l'ascendente
è il Toro, perché governa simultaneamente l'ottava (Sagittario) e l'undicesima casa
(Pesci) e cioè una casa malefica (dusthana) e una casa crescente (upachaya).
Ritornerò sull'argomento quando illustrerò il significato delle case.
Quindi, per stabilire se un pianeta è benefico o malefico, occorre considerare sia la sua
natura che lo stato terrestre. Non bisogna poi trascurare la potenza dei pianeti (shad
bala), l'amicizia tra pianeti e gli aspetti planetari (drishtis).
Vediamo ora lo schema dei domicili, esaltazione, caduta e Moolatrikona.
Quest'ultimo termine denota una particolare posizione dei pianeti in cui essi si trovano
particolarmente a proprio agio, e coincide con alcuni gradi di un domicilio, eccezion
fatta per la Luna. L'astrologia indù non conosce il segno di esilio.
Pianeta |
Domicilio |
Esaltazione |
Caduta |
Moolatrikona |
Sole |
Leone |
Ariete |
Bilancia |
00°-20° Leone |
Luna |
Cancro |
Toro |
Scorpione |
04°-20° Toro |
Marte |
Ariete Scorpione |
Capricorno |
Cancro |
00°-12° Ariete |
Mercurio |
Gemelli Vergine |
Vergine |
Pesci |
16°-20° Vergine |
Giove |
Sagittario Pesci |
Cancro |
Capricorno |
00°-10° Sagittario |
Venere |
Toro Bilancia |
Pesci |
Vergine |
00°-15° Bilancia |
Saturno |
Capricorno Acquario |
Bilancia |
Ariete |
00°-20° Acquario |
Rahu |
|
Toro (Gemelli/ Vergine)* |
|
|
Ketu |
|
Scorpione (Gemelli/ Vergine)* |
|
|
* secondo alcuni
L'astrologia vedica conosce inoltre un punto specifico di esaltazione,
punto in cui i pianeti sono particolarmente potenti.
Essi sono: Sole - 10° Ariete, Luna - 3° Toro, Marte 28° Capricorno, Mercurio - 15°
Vergine, Giove - 5° Cancro, Venere - 27° Pesci, Saturno - 20° Bilancia. Non c'è
unanimità di vedute per Rahu e Ketu.
I rapporti tra i pianeti
Altra peculiarità dell'astrologia indù è data dai rapporti di
amicizia od inimicizia tra pianeti. Tali rapporti possono essere permanenti e temporanei.
I rapporti permanenti
Sole |
amico di Luna, Marte, Giove
- nemico di Venere, Saturno |
Luna |
amica di Sole, Mercurio
- nemica di nessuno |
Marte |
amico di Sole, Luna, Giove
- nemico di Mercurio |
Mercurio |
amico di Sole, Venere
- nemico di Luna |
Giove |
amico di Sole, Luna, Marte
- nemico di Mercurio, Venere |
Venere |
amico di Mercurio, Saturno
- nemico di Sole, Luna |
Saturno |
amico di Mercurio, Venere
- nemico di Sole, Luna, Marte |
Rahu e Ketu |
amici di Mercurio, Venere, Saturno
- nemici di Sole, Luna, Giove |
I pianeti che non
sono né amici né nemici tra di loro si considerano neutrali. |
I rapporti temporanei
Si prende in esame la posizione dei pianeti nelle case. Quelli che si trovano nella
seconda, terza, quarta, decima, undicesima e dodicesima casa da quella ove è situato un
pianeta, (contandola come la prima) sono considerati amici temporanei di quel
pianeta.
I pianeti nella stessa casa e nella quinta, sesta, settima, ottava e nona sono considerati
nemici temporanei.
Combinando insieme ambedue le situazioni, si avranno sei tipi di rapporto come segue:
Amico permanente + amico temporaneo |
= |
migliore amico |
Amico permanente + nemico temporaneo |
= |
neutrale |
Neutrale permanente + amico temporaneo |
= |
amico |
Neutrale permanente + nemico temporaneo |
= |
nemico |
Nemico permanente + amico temporaneo |
= |
neutrale |
Nemico permanente + nemico temporaneo |
= |
peggior nemico |
I rapporti di amicizia od inimicizia planetaria sono utili per
determinare l'effetto degli aspetti e dei periodi planetari (Dasa e Bhukti).
Sono inoltre indispensabili per valutare l'efficacia dei pianeti nelle case.
Parliamo ora degli aspetti.
L'astrologia indù tratta gli aspetti in modo assai diverso da quella occidentale.
Innanzitutto essa considera che l'influsso di un pianeta si esercita sempre in senso
orario; i pianeti, poi, lanciano aspetti oltre che su altri pianeti, anche sulle case, non
importa se vuote. Ovviamente i pianeti malefici danneggiano case e pianeti che ricevono i
loro raggi. Gli aspetti vengono considerati da un segno all'altro e non sono
reciproci.
Gli aspetti sono pieni o parziali. Tutti pianeti, compresi i nodi lunari, lanciano aspetti
pieni verso il settimo segno a partire dal proprio. Marte lancia il suo aspetto anche
verso il 4° e l'8° segno, Giove anche verso il 5° e il 9° e Saturno anche verso il 3°
ed il 10° segno a partire dal proprio.
Supponiamo che, in un Rasi, Giove sia in Leone e la Luna in Sagittario: si dirà
che la Luna riceve un aspetto da Giove, mentre Giove non riceve nessun aspetto dalla Luna.
Se in quello stesso Rasi Saturno si trova in Gemelli, avremo anche che la Luna
riceve un aspetto da Saturno e Saturno lo riceve dalla Luna. Essi formano un aspetto
reciproco perché si trovano nel settimo segno l'uno dall'altra, però la Luna viene
danneggiata dall'aspetto di Saturno, mentre Saturno viene beneficato dall'aspetto lunare.
Sempre proseguendo nell'esempio, Giove riceve un aspetto da Saturno. Nel caso di Luna e
Saturno, essi si dicono in Sambandha e cioè sono in particolare rapporto. Vi
sono altre possibilità per cui i pianeti possono trovarsi in Sambandha. Non
esistono orbite nel calcolo degli aspetti, poiché, come si è già detto, essi si
considerano da segno a segno. Per la congiunzione è sufficiente che due o più pianeti si
trovino nello stesso segno.
Vi sono poi altre peculiarità. Se un pianeta si trova troppo vicino al
Sole, esso si dice combusto e perde di potenza. Non c'è accordo nella determinazione
delle orbite di combustione, che variano da pianeta a pianeta. Se due pianeti si trovano a
meno di 1° di distanza l'uno dall'altro, si dice che essi combattono una guerra. Vince il
pianeta che si trova nel grado longitudinale più basso. Ad es., se Mercurio è in Pesci a
8°17' e Saturno a 9°01', Mercurio vince. Questa regola non si applica al Sole (l'altro
pianeta sarebbe combusto) alla Luna, a Rahu e Ketu. Il vincitore viene
molto rinforzato, il perdente molto indebolito.
Un pianeta che si trova entro 1° dell'inizio o della fine di un segno non si esprime
pienamente ed è considerato debole.
Un discorso a parte meritano i pianeti retrogradi, che sono considerati
potenti. Marte e Saturno retrogradi perdono della loro nocività e normalmente beneficiano
la casa che occupano. Venere, Giove e Mercurio retrogradi si indeboliscono ma rimangono
positivi.
Un argomento assai importante è costituito dai significatori (Karaka). Ciascun
pianeta infatti è considerato il naturale significatore delle questioni riguardanti le
singole case, sicché un astrologo darà un giudizio definitivo su una casa solo dopo
avere esaminato lo stato del suo Karaka. Riprenderò l'argomento più
avanti.
Occorre ora occuparsi brevemente della simbologia planetaria, che differisce alquanto da
quella occidentale.
Il Sole (Surya)
|
"Gli occhi del Sole hanno il colore del miele. Ha
un corpo squadrato. E' puro di costumi, bilioso, intelligente e ha pochi capelli."
(Parashara, 3.23).
E' considerato un malefico; non è importante come nell'astrologia occidentale, ma assume
però particolari caratteristiche spirituali. |
La Luna (Chandra)
|
"La Luna ha una costituzione aerea e flemmatica.
E' dotta ed ha un corpo rotondo. E' di bell'aspetto e ha un linguaggio mielato, è
mutevole e molto sensuale." (Parashara, 3.24)
E' l'elemento più importante dell'oroscopo indù insieme all'ascendente. Governa
l'equilibrio e la pace mentale, il benessere generale. La casa in cui si trova acquista
fondamentale importanza; è bene che non sia isolata, e cioè che il segno zodiacale che
la precede o la segue sia occupato. La Luna crescente o piena è considerata benefica,
calante o nuova è malefica. Gli astrologi usano tracciare oltre la Rasi e la Navamsha,
anche una terza carta ove il segno in cui si trova la Luna è considerato la prima casa. |
Marte (Kuja)
"Marte ha gli occhi iniettati di sangue, è volubile, generoso, bilioso,
irascibile ed ha la vita ed il corpo sottile." (Parashara, 3.25)
E' considerato assai malefico. La differenza con l'astrologia occidentale sta nel suo
essere significatore dei fratelli e sorelle nonché delle proprietà immobiliari.
Mercurio (Budha)
"Mercurio è dotato di un fisico attraente e la capacità di usare parole con
molti significati. Gli piace scherzare. I tre umori sono in lui ben mescolati."
(Parashara, 3.26)
Mercurio assume la qualità dei pianeti con cui è associato. Se è congiunto con un
malefico, la casa in esame dovrà essere valutata come contenente due malefici. I suoi
significati di base coincidono con quelli dell'astrologia occidentale.
Giove (Guru)
"Giove ha un grande corpo, i capelli e gli occhi color giallo; è flemmatico,
intelligente e versato nelle sacre scritture." (Parashara, 3.27)
E' benefico e soccorrevole, proprio come in Occidente. In India però è considerato il
significatore dei figli e dal suo esame se ne può accertare il numero, sesso nonché i
loro rapporti con i genitori. Significa anche il marito nell'oroscopo della donna.
Rappresenta il buon karma.
Venere (Sukra)
"Venere è affascinante, ha un fisico splendido, un temperamento eccellente,
occhi belli; è poeta, di costituzione flemmatica ed aerea ed ha capelli riccioluti."
(Parashara, 3.28)
E' il significatore degli affari di cuore e matrimoniali. Per il resto le sue attribuzioni
di base non differiscono da quelle occidentali.
Saturno (Sani)
"Saturno è alto e sottile, ha occhi gialli, è di costituzione aerea, ha grandi
denti, è indolente, zoppo ed ha capelli grossi e ruvidi." (Parashara,
3.29)
E' il più temuto dei pianeti, distrugge o danneggia gli altri pianeti con cui entra in
aspetto. Gli indiani gli attribuiscono il cattivo Karma e il destino duro. Il suo
lato positivo è rappresentato dalle qualità ascetiche. E' il significatore della
longevità.
Rahu e Ketu
"Rahu ha l'aspetto del fumo con il fisico di colore bluastro. Risiede nelle
foreste ed è orribile. E' di costituzione aerea ed intelligente. Ketu è simile a
Rahu." (Parashara, 3.30)
Gli antichi Rishi li hanno battezzati pianeti ombra, perché i nodi lunari non hanno una
consistenza fisica. Sono considerati molto malefici. Astronomicamente, indicano la
posizione in cui l'orbita lunare interseca l'eclittica. Quando c'è luna nuova vicino a un
nodo e i due astri sono in parallelo di declinazione, si verifica un'eclisse di sole;
quando c'è luna piena alle stesse condizioni, si verifica un'eclisse di luna.
Gli indù li considerano molto potenti in quanto i nodi possono sovrastare i due luminari:
Rahu ha il potere di vincere la Luna e Ketu il Sole. D'altro canto, Rahu
può elargire potere e successo, l'esaudimento di desideri terreni, ma non pace ed
equilibrio interiore. Ketu può donare poteri psichici, saggezza ed
illuminazione.
La maturita' dei pianeti
Una caratteristica dell'astrologia vedica è di considerare l'anno in cui ogni pianeta
giunge a maturità, ovvero esplica in pieno i propri effetti. Ciò si verifica non solo
nelle questioni indicate dalla natura del pianeta, ma anche per quanto attiene le
questioni regolate dalla casa in cui si trova o che governa.
Giove raggiunge la piena maturità nel 16° anno, il Sole nel 22°, la Luna nel 24°,
Venere nel 25°, Marte nel 28°, Mercurio nel 32°, Saturno nel 36°, Rahu nel 42° e Ketu
nel 48°.
Le case (Bhava) nell'astrologia vedica
Le case rivestono grande rilievo nell'astrologia vedica. Basti pensare
che gli elementi più importanti dell'oroscopo sono l'Ascendente e il segno lunare. Al
segno solare viene attribuita scarsa importanza.
Vi sono alcune classificazioni delle case che in parte collimano con il sistema
occidentale, in parte sono proprie di Jyotish.
Kendra |
sono le case angolari 1ª, 4ª, 7ª e 10ª |
Panapara |
sono le case succedenti 2ª, 5ª, 8ª e 11ª |
Apoklima |
sono le case cadenti 3ª, 6ª, 9ª e 12ª |
Particolari case sono le Trikona (trini) e le Upachaya
(case crescenti) e le Dusthana (case malefiche).
Trikona |
sono la 1ª, 5ª e 9ª casa.
Vengono considerate estremamente benefiche. I signori dei trini ed i pianeti che vi si
trovano acquistano un significato assai positivo. Giove ama i trini in modo particolare.
La 9ª casa è considerata la più forte. |
Upachaya |
sono la 3ª, 6ª, 10ª e 11ª casa.
Vengono dette case "crescenti" perché i pianeti che vi si trovano acquistano
forza col decorrere del tempo. I malefici sono benvenuti in queste case particolari e
danno ottimi risultati, mentre i loro governatori assumono una colorazione negativa. La
10ª è considerata upachaya ma anche kendra. La più forte e l'11ª. |
Dusthana |
sono la 6ª, 8ª e 12ª casa.
Vengono dette case malefiche ed i pianeti che vi si trovano si indeboliscono e possono
causare problemi. La meno problematica è la 6ª in quanto anche casa crescente. |
Parlando dei pianeti ho accennato al fatto che l'astrologia vedica
considera anche lo stato terrestre dei pianeti oltre alle loro naturali caratteristiche. I
pianeti, quindi, devono essere valutati da un punto di vista della loro natura, benefici o
malefici naturali, e dal punto di vista della funzione esercitata in relazione alle case
governate, benefici o malefici funzionali.
Le case governate dipendono dall'ascendente - ed ecco perché questo è così importante;
in effetti, esso attribuisce ai pianeti il loro significato funzionale. Se ne deduce una
importante regola astrologica: il significato dei pianeti dipende sia dalla loro natura
che dall'ascendente. Normalmente i pianeti che governano case malefiche diventano essi
stessi malefici, l'inverso vale per i governatori di case benefiche. Se ricordate ciò che
ho detto poco fa riguardo alle case trikona, upachaya e dusthana,
si possono dedurre alcune regole.
I signori dei trini sono sempre considerati favorevoli; i signori dei kendra (ad
esclusione della prima casa) sono favorevoli se sono anche pianeti malefici come il Sole,
Marte e Saturno ma diventano sfavorevoli se benefici come Giove, Mercurio, Venere e Luna.
In sostanza, si rovescia la natura dei pianeti. I signori delle case crescenti (upachaya)
3ª, 6ª e 11ª sono comunque negativi; i signori della 2ª, 8ª e 12ª sono neutrali
funzionali e danno buoni risultati se congiunti con un benefico.
David Frawley afferma: "... L'arte dell'astrologia vedica si impernia soprattutto
sulla capacità di combinare lo stato dei pianeti - naturale e terrestre - allo scopo di
ottenere una interpretazione completa ...".
Frawley propone il seguente esempio. Si sa che la combinazione (Yoga) dei signori
della 2ª e dell'11ª casa è molto favorevole all'arricchimento in quanto ambedue le case
sono legate al guadagno. E' di secondaria importanza se i pianeti coinvolti siano Giove,
naturalmente collegato alla ricchezza, o Saturno, che porta per sua natura restrizioni e
povertà. La natura di Giove però accresce e rafforza lo Yoga in questione,
mentre Saturno ne renderebbe più lenta o difficoltosa la manifestazione, oppure la
limiterebbe alle proprietà immobiliari. In ogni caso, il fattore predominante è dato
dalla signoria sulle case.
Bisogna a questo proposito ricordare che moltissimi Yoga sono espressi in termini
di signoria delle case.
Nel valutare il significato dei pianeti, occorre però non dimenticare che la natura
essenziale degli stessi non cambia in virtù della signoria sulle case; si deve pertanto
concludere che i benefici naturali, se diventano malefici funzionali, non perdono mai del
tutto la capacità di fare del bene. L'inverso avviene per malefici naturali.
Sappiamo già che il sistema vedico fa uso dei sette pianeti classici e dei nodi lunari,
trascurando quindi Urano, Nettuno e Plutone.
Ciò comporta che ciascun pianeta - ad eccezione dei luminari e dei nodi lunari - sia il
governatore di due case. Poiché accade frequentemente che una di queste sia considerata
malefica, quale sarà il giudizio sullo stato terrestre del pianeta in questione? In linea
di massima si può affermare che l'effetto planetario complessivo sia determinato da quale
delle due case sia più forte o preponderante. Si può quindi delineare una tabella che
indichi quali siano i benefici e i malefici funzionali per ciascun ascendente. Ci sono,
naturalmente, differenze d'opinione tra i vari autori; da parte mia, riporto la
classificazione operata da B. V. Raman. I pianeti né benefici né malefici sono
considerati neutrali.
Ascendente |
Benefico |
Molto benefico |
Malefico |
Molto malefico |
Ariete (Mesha) |
Sole Marte |
Giove |
Saturno Venere |
Mercurio |
Toro (Vrishabha) |
Mercurio Marte Sole |
Saturno |
Giove Luna |
|
Gemelli (Mithuna) |
|
Venere |
Giove Sole |
Marte |
Cancro (Kataka) |
Giove |
Marte |
Venere Mercurio |
|
Leone (Simha) |
Sole |
Marte |
Mercurio Venere |
|
Vergine (Kanya) |
|
Venere |
Luna Marte Giove |
|
Bilancia (Thula) |
Mercurio Venere Marte(*) |
Saturno |
Luna Sole Giove |
|
Scorpione (Vrischika) |
Giove Sole |
Luna |
Mercurio Venere |
|
Sagittario (Dhanus) |
Marte Sole |
|
Venere Saturno Mercurio |
|
Capricorno (Makara) |
Mercurio Saturno |
Venere |
Giove Luna |
Marte |
Acquario (Kumbha) |
Sole Marte |
Venere |
Giove Luna |
|
Pesci (Meena) |
Luna Marte |
|
Saturno Sole Mercurio Venere |
|
(*) è considerato debolmente benefico
Dall'esame della tabella si noterà che alcuni pianeti come Marte,
Saturno e Venere governano contemporaneamente un kendra e un trikona. Ed
infatti quando il Cancro è all'ascendente, Marte governa contemporaneamente la 5ª e la
10ª casa; quando l'ascendente è il Leone, Marte governa la 4ª e la 9ª. Saturno invece
governa la 4ª e la 5ª quando la Bilancia sorge all'orizzonte, governa la 9ª e la 10ª
con il Toro. Venere domina la 5ª e la 10ª nel caso del Capricorno e la 4ª e 9ª nel
caso dell'Acquario.
Questa condizione è considerata altamente benefica; il pianeta in questione viene
chiamato "Yogakaraka" e conferisce prestigio, stato sociale,
prosperità economica.
Se invece si associano i signori di una casa angolare e di un trino, avremo un Rajayoga.
Il migliore dei due pianeti sarà quello che non è macchiato dalla signoria di case
malefiche o dall'associazione con il governatore di una casa malefica.
Vi sono moltissimi Yoga descritti negli antichi testi di astrologia come il
Brihat Parashara Hora Sastra, considerata un po' come la Bibbia degli astrologi
vedici.
Queste combinazioni riguardano i più svariati settori della vita umana: una prima grande
bipartizione li suddivide in Yoga e Arishta. I primi riguardano la buona
sorte e la riuscita, ad esempio in società, nel lavoro, in famiglia. I secondi si
riferiscono alle disgrazie di ogni specie, problemi, preoccupazioni, disturbi come cattiva
salute, perdite finanziarie, una moglie litigiosa, una prole degenere e così via. Gli
Yoga funzionano per così dire a lato delle indicazioni dell'oroscopo di base e in certo
senso si sovrappongono ad esso. E' interessante notare che esistono cinque yoga,
chiamati Mahapurushayoga, collegati alla posizione dei pianeti (eccetto i
luminari) in casa angolare coincidente col segno di domicilio od esaltazione. Se una
persona ha uno di questi yoga, egli sarà fortunato; se due, sarà pari ad un re;
se tre, sarà egli stesso un re; se quattro, sarà un imperatore; se tutti e cinque, egli
sarà più di un imperatore.
Ad esempio, il Ruchakayoga, relativo a Marte, provoca questi effetti: il soggetto
acquisirà grandi ricchezze grazie al suo coraggio, sarà eroico, forte, distruggerà i
suoi nemici, sarà arrogante, famoso per le sue virtù, vittorioso e comandante di
eserciti.
Altro importante argomento collegato all'esame delle case è il concetto
di Karaka.
I Karaka sono i significatori delle questioni relative alle singole case.
L'accurato esame di un oroscopo non può prescindere dalla considerazione dei vari karaka
e della loro forza. Ad esempio, se si vuole conoscere il numero dei figli, se saranno
maschi o femmine, e molte altre notizie che li riguardano, occorrerà esaminare - oltre la
5ª casa - anche Giove, che è il loro significatore.
Raman suggerisce questa regola. Per giudicare gli eventi relativi ad una casa occorre
considerarne il signore, i pianeti occupanti, il karaka, gli yoga.
Vediamoli uno per uno, come vengono tramandati in Phala Deepika, Sarvartha Chintamani,
Jataka, Parijata.
1ª casa (Thanu Bhava): Sole
2ª casa (Dhana Bhava): Giove
3ª casa (Sahaja Bhava): Marte
4ª casa (Sukha Bhava): Luna e Mercurio
5ª casa (Putra Bhava): Giove
6ª casa (Satru Bhava): Marte e Saturno
7ª casa (Jaya Bhava): Venere
8ª casa (Mrityu Bhava): Saturno
9ª casa (Bhagya Bhava): Sole e Giove
10ª casa (Karma Bhava): Sole, Mercurio, Giove e Saturno
11ª casa (Ayaya Bhava): Giove
12ª casa (Vyaya Bhava): Saturno
Parashara, padre dell'astrologia vedica, riconosce però solo un karaka per
ciascuna casa, ed assegna Luna alla 4, Marte alla 6ª, Giove alla 9ª, Mercurio alla
10ª.
Se i significatori sono in aspetto con la casa significata, ciò è considerato positivo,
mentre è negativa la sua presenza nella casa.
Ed ora passiamo alla descrizione delle case.
1ª casa (casa del corpo)
Dharma (il dovere o scopo della vita), la nascita, aspetto esteriore, benessere, fama,
temperamento, disposizioni, tendenze, prosperità, forza, longevità, salute, forza di
volontà, condotta, dignità, autoconsapevolezza, faccia, testa, felicità, prima
infanzia, gli inizi della vita.
2ª casa (casa delle finanze)
Ricchezza, denaro, vita familiare, felicità domestica, conoscenza, parola, poeti,
oratori, immaginazione, faccia, timidezza, fiducia, bocca, lingua, vista, gioielli,
vestiario, istruzione, insegnanti, cibo bugie, verità, linguaggio sboccato, carità,
occhio destro, collo, gola.
3ª casa (casa dei fratelli)
Fratelli, coraggio, avventure, sforzi, vita, energia, entusiasmo, iniziative, motivazioni,
desideri, voce. Musica, danza, teatro. Attori, cantanti, ballerini, registi, produttori,
organizzatori. L'udito, stabilità mentale, la personalità ferma, i vicini, lettere,
comunicazioni, scritti, servitù, brevi viaggi, mani, braccia, spalle, orecchio destro,
seni, la vita.
4ª casa (casa della felicita' e del benessere)
La madre, passioni del cuore, felicità, terra, attività fisse, fabbricati, proprietà
immobiliari, proprietà ancestrali, benessere, mezzi di trasporto, titoli accademici, cose
che finiscono, fine della vita, questioni private, fattorie, tombe.
5ª casa (casa dei figli)
Figli, intelligenza, la mente, poorvapunya (meriti derivanti dalle vite passate),
speculazioni, gioco d'azzardo, sport, disegno e pittura, senso morale, meriti, carità,
religiosità, idilli, affari di cuore, piacere, mantra, tecniche spirituali, saggezza,
istruzione superiore, dignità regale, buone azioni.
6ª casa (casa dei nemici)
Nemici, concorrenti, persone gelose, malessere, malattia, lavoro, cibo, appetito,
lavoratori subordinati, inquilini, debiti, miseria, zio materno, cugini, la professione
d'infermiere, la professione medica, somministrazione di alimenti e bevande, lavoro di
servizio.
7ª casa (casa della moglie)
Vita matrimoniale, la sposa, passioni sessuali, soci di tutte le specie, vene e lombi,
residenza in paesi stranieri, corti di giustizia.
8ª casa (casa della morte)
Vita, longevità, morte, testamenti e legati, incassi da assicurazioni,le finanze del
partner, denaro dal partner, (inclusi gli alimenti), incidenti, le lunghe malattie,
malattie croniche, disgrazia, sfortuna, intuizione, scienze occulte, cose segrete, forza
sessuale, malattie veneree.
9ª casa (casa della fortuna)
Fortuna, sorte, il padre, religione, filosofia, fede, saggezza, devozione, guru, nipoti,
lunghi viaggi, viaggi, legge, conoscenze superiori di tutti i tipi, le ginocchia.
10ª casa (casa delle attivita')
Carriera, professione, fama, onori, condizione sociale, governo, pellegrinaggi, buone
azioni, attività a beneficio della società, autorità, funzionari governativi.
11ª casa (casa dei guadagni e dei profitti)
Brame, ambizioni, desideri, opportunità, amici, fratello maggiore, profitti, ricchezza,
zio paterno, gambe e caviglie.
12ª casa (casa delle spese e delle perdite)
Spese, sprechi, sfortuna, salvezza dell'anima, liberazione finale, lo stato in cui ci
trova dopo la morte, piaceri dell'alcova (vita sessuale), biancheria da letto,
restrizioni, ospedali, prigioni, nemici segreti, "posti sconosciuti" (terre
lontane), vita all'estero, l'udito (orecchio sinistro), vista (occhio sinistro), piedi.
Per quanto riguarda la vita matrimoniale, gli indù conoscono una
condizione astrologica che esercita un malefico influsso: si chiama Kujadosha (da
Kuja, Marte e Dosha, afflizione).
Si tratta della presenza di Marte nella 1ª, 4ª, 7ª, 8ª e 12ª casa. Se però la prima
cade in Ariete, la quarta in Scorpione, la settima in Capricorno o Pesci, l'ottava in
Cancro, la dodicesima in Sagittario, non si ha Kujadosha. L'effetto è quello di
danneggiare la vita matrimoniale in svariati modi, come conflitti, vedovanza, tradimenti.
Il rimedio al Kujadosha di una persona, uomo o donna che sia, è quello di unirsi
ad altra che abbia anch'essa Kujadosha. In tal modo i malefici influssi vengono
reciprocamente annullati.
Ho già detto che l'astrologia indù attribuisce grande importanza alle case. Ci sono
alcuni principi riguardanti le case da tenere presente nella valutazione dell'oroscopo.
Senza entrare in dettagli defatiganti, ricorderò i seguenti. Se un benefico lancia un
aspetto ad una casa, questa fiorisce; se si tratta di un malefico, questa ne soffre. Se il
signore di una casa la occupa o è in aspetto con essa, ciò rafforza la casa e non la
danneggia, anche se è un malefico. Se un benefico occupa una casa e riceve un aspetto da
un altro benefico, la casa ne gode; l'inverso per un malefico.
Un pianeta che si trovi in domicilio o in esaltazione accresce l'efficacia della casa che
governa, come pure l'efficacia della casa in cui si trova. E' bene avere i benefici nelle
case angolari e nei trini, i malefici nella 3ª, 6ª e 11ª. E' meglio non avere pianeti
nella 8ª e 12ª; fra benefici e malefici, è meglio che vi si trovino i benefici. I
signori delle case dusthana (6ª, 8ª, 12ª) danneggiano le case in cui si trovano. Le
case vanno giudicate anche considerando come ascendente la casa in cui si trova la Luna (Chandra
Lagna).
Ed ora un'ultima osservazione prima di passare ai sistemi
previsionali.
Esistono pianeti che vengono denominati Maraka, e cioè assassini o significatori
di morte. Essi sono i governatori o gli occupanti della 2ª e 7ª casa; vengono
considerati Maraka anche i pianeti che si trovano in congiunzione con essi.
Perché la seconda e la settima casa? Gli indù fanno il seguente ragionamento. Le case
della vita sono l'8ª nonché la 3ª. Occorre poi considerare la 12ª (o casa delle
perdite); se contiamo la dodicesima casa a partire dall'ottava otterremo la 7ª. Se poi
contiamo la dodicesima a partire dalla terza, otterremo la 2ª.
B. V. Raman afferma che la morte generalmente avviene durante i periodi
e sottoperiodi di questi pianeti e detta minuziose regole in materia.
Gli indù hanno diversi modi assai complessi per determinare la lunghezza della vita, che
viene così classificata: Balarishta (morte in tenera età) la vita non
oltrepassa gli otto anni; Alpayu (vita breve) dagli 8 ai 32 anni; Madhyayu
(vita media) dai 32 ai 75 anni; Purnayu (vita piena) dai 75 ai 120 anni.
Ricorderete che all'inizio di questa conferenza mi sono soffermato sui fondamenti del
sistema previsionale denominato Vimshottari.
Ci sono molti fattori che devono essere esaminati per determinare se un periodo planetario
sarà positivo o negativo e in quali settori della vita se ne manifesteranno gli effetti.
Preliminarmente occorre valutare la condizione generale del pianeta in questione. Se ne
esaminerà la natura (se è un benefico o malefico naturale o funzionale), la casa o le
case che governa, quella in cui si trova, gli aspetti che riceve dagli altri
pianeti.
Ciò servirà a stabilire se il Dasha avrà, in generale, effetti positivi o
negativi. La casa occupata dal pianeta o quella di cui è il signore delimiteranno il
settore in cui si manifesteranno tali effetti.
Il Pandit Gopesh Kumar Ojha riassume così questo concetto basilare: "Se
si dice, secondo i canoni dell'astrologia, che un pianeta avrà certi effetti
[nell'oroscopo di base], egli darà tali effetti durante il suo Mahadasha. Se i suoi
effetti nella carta natale sono stati considerati benefici, durante il suo Mahadasha egli
darà quei buoni risultati; se gli effetti, come descritti nei precedenti capitoli, sono
malefici, egli genererà cattivi risultati con riguardo alle questioni che sono state
trattate prima. Se per alcuni versi è buono e per altri cattivo, darà risultati
misti."
Chiudo queste brevi note con un accenno ai transiti. Questi sono considerati di secondaria
importanza dall'astrologia indù ed acquistano significato solo se inquadrati nell'ambito
del sistema dei dasha e bhukti. Gli effetti di un pianeta transitante si
fanno sentire nella cornice del periodo e sottoperiodo planetario in corso con riguardo
alle questioni della casa transitata e delle case verso cui il pianeta transitante lancia
i suoi aspetti. Inoltre, le case vengono contate a partire dalla Luna e non
dall'ascendente, anche se molti astrologi ora considerano le case in ambedue i modi.
Un esempio servirà a chiarire quanto detto.
Supponiamo che l'ascendente sia il Leone e che Saturno si trovi
nell'undicesima casa a partire dall'ascendente. Supponiamo ancora che la Luna sia in
quinta. Attualmente, nello zodiaco siderale, Saturno si trova in Acquario. Nel sistema
indù, Saturno transita quindi nella casa settima di questo ipotetico oroscopo ed
interessa tutti i 30 gradi della casa in questione; per di più, sono coinvolti anche gli
affari attinenti le case prima, nona e quarta (sappiamo già che Saturno lancia i suoi
aspetti alla terza, settima e decima casa a partire da quella ove si trova). Considerando
ora la Luna come ascendente, Saturno si trova nella casa terza e lancia i suoi aspetti
alla quinta, nona e dodicesima casa.
Raman ci dà le seguenti indicazioni: "Quando Saturno passa attraverso la terza
casa a partire dalla Luna, il soggetto otterrà ricchezze, servitù, beni voluttuari,
cammelli, bufali, elefanti, asini e cavalli. Diventerà influente, felice, libero da
malattie e diverrà enormemente potente e sbaraglierà i suoi nemici in
battaglia."
I transiti più importanti si riferiscono a Giove, Saturno, Rahu e Ketu.
Le conclusioni
Giunto alla fine dell'esposizione, non posso non affrontare, sia pure in
modo estremamente sintetico e per accenni, il problema del destino e del libero arbitrio,
della libertà insomma, che l'astrologia vedica porta così prepotentemente alla nostra
attenzione.
Mi limito quindi a sottoporre alcune riflessioni, senza alcuna pretesa.
Molti grandi pensatori si sono cimentati con la questione. Limitandomi a
citarne solo alcuni tra i più noti in Occidente, risparmiandovi tediosi excursus
storici, ricordo: Socrate, Platone e Aristotele fra i Greci; Sant'Agostino e San Tommaso
d'Aquino, fra i padri della chiesa; Erasmo da Rotterdam; Martin Lutero e Giovanni Calvino
tra i protestanti; Baruch Spinosa e Gottfried Wilhelm von Leibniz tra i razionalisti;
Georg Wilhelm Friedrich Hegel; Immanuel Kant; Soren Kierkegaard; Jean Paul Sartre; Albert
Camus.
Il nostro interrogativo potrebbe, secondo Paolo Valori, enunciarsi nel
modo seguente: "Non c'è dubbio che io, ogni singolo io, sono inserito in una
trama quasi infinita di condizioni già date che, in parte almeno, mi determinano in tutto
il mio essere, nella mia vita e nella mia morte. Innanzitutto sono nato, non so perché,
da certi genitori - quindi in una certa ereditarietà - in un certo luogo, tempo, nazione,
con una certa dose di forza fisica, salute, intelligenza, sensibilità ecc.; sono stato
educato in una certa cultura (lingua costumi, valori morali, religiosi, estetici...);
appartengo ad un determinato periodo storico legato a svariate vicende sociali, politiche,
economiche...; sono spinto da istinti e pulsioni psichiche consce ed inconsce germinate da
tutto questo ambiente che mi ha circondato. Esso non è dipeso da me, come non
dipenderanno da me le malattie, la vecchiaia, la morte. Io, il mio io sono dunque inserito
in un quadro di dati molteplici che indubbiamente per larga parte mi determinano e che non
posso mutare. Nonostante questa mia finitudine e limitatezza, posso però almeno porre
alcuni atti che non siano il risultato finale di quei fatti e di quei dati ma siano,
almeno parzialmente, derivati dalla mia libera scelta, dal mio "libero
arbitrio"?"
Ad una prima intuitiva risposta che la libertà deve esistere se non
altro come conseguenza dell'angoscia insita nella scelta, nell'atto di scegliere
(Kierkegaard), si oppone l'argomentazione che quella stessa libertà viene a contraddire
un ordine concatenato di cause ed effetti che si manifesta nel mondo fenomenico della
natura.
Afferma l'astronomo, fisico e matematico Pierre-Simon Laplace: "Dobbiamo dunque
raffigurarci lo stato presente dell'universo come l'effetto del suo stato anteriore e come
causa di quello che seguirà. Un'intelligenza che per un dato istante conoscesse tutte le
forze da cui la natura è animata e la situazione rispettiva degli esseri che la
compongono, se d'altra parte fosse così vasta da sottoporre questi dati all'analisi,
abbraccerebbe in un'unica e medesima formula i movimenti dei più grandi corpi
dell'universo e quelli del più lieve atomo: niente sarebbe incerto per essa, e
l'avvenire, come il passato, sarebbe presente ai suoi occhi".
Il genio di Shakespeare ci fa intravedere nel "Macbeth"
i due corni del dilemma.
Macbeth incontra casualmente le streghe nella radura, in realtà esseri androgini, né
uomini né donne. "Voi, donne, dovreste essere: e tuttavia le vostre barbe mi
vietano di credervi tali." (Atto I, scena III)
Esse lì simboleggiano il passato, presente e futuro. Macbeth viene infatti salutato col
suo titolo di Tane di Glamis (passato) e Tane di Cawdor (presente) e di futuro re. Subito
dopo egli viene informato che il re Duncano, per ricompensarlo del suo valore in battaglia
lo ha investito della signoria di Cawdor.
Mentre Banquo (che sarà capostipite di re pur senza esserlo lui stesso), assume subito un
atteggiamento prudente ed equilibrato, Macbeth capisce immediatamente che l'adempimento
della predizione comporta azioni scellerate e ne prova istintivamente orrore. Poi fra sé
e sé mormora: "E se la sorte mi vuole re, bene, può incoronarmi, la sorte,
senza che io muova un dito."
Sappiamo però che egli si macchierà di orribili delitti che provocheranno fra l'altro la
perdita dell'anima (lady Macbeth impazzisce e muore) e la conseguente polarizzazione della
personalità. Era quindi indispensabile che il protagonista agisse affinché la predizione
si realizzasse.
Sorge la domanda: se le streghe sono una proiezione (dice Banquo: "Ma erano qui
davvero quelle cose di cui parliamo; o abbiamo morso a quella radice velenosa che prende
prigioniera la ragione?"), se Macbeth ha dato corpo alla sua smisurata ambizione
cercando in un certo qual modo una legittimazione al suo agire sciagurato, come si spiega
la veritiera profezia circa la signoria di Cawdor?
In realtà è lecito supporre che egli fosse consapevole di quanto il suo intervento fosse
stato risolutivo nella battaglia contro i norvegesi a cui si era alleato il vecchio Tane
di Cawdor; ed era ragionevole pensare che da ciò si aspettasse una qualche ricompensa.
Prima di proseguire, vorrei soffermarmi su alcuni concetti. Che cosa si
deve intendere per destino? Certamente qualche cosa di diverso e distinto dal fato degli
antichi. Questo ci richiama alla mente una forza cieca e misteriosa alla quale non ci si
può sottrarre. Il Fato domina anche Zeus (Ovidio, Metamorfosi, IX, 435. Dice Giove: "me
quoque fata regunt".)
Gradualmente però la divinità assume prima la forma di cooperatrice
del fato e poi di diretta responsabile dello stesso.
Il concetto di destino, per contro, non esclude l'intervento dell'azione umana.
Questa distinzione fa anche il Leibniz (Teodicea, I, 55) quando contrappone al fato
maomettano la nozione di destino, che vuol essere insieme Provvidenza; nel destino il
futuro è una risultante di cui anche l'iniziativa dell'uomo è una componente. Il destino
è dunque una nozione che si riferisce al singolo come tale. Perciò si può dire:
"segui il tuo destino", cioè: porta a compimento ciò che devi e puoi
fare" (e solo in questo caso l'imperativo può avere un significato), ma non:
"segui il tuo fato" perché il fato non è di questa o di quella persona, ma è
causalità impersonale." (Enciclopedia Filosofica, Destino, col. 393)
Potremmo adesso affermare che, nello stesso senso in cui Schopenhauer
chiama il mondo l'oggettivazione della volontà, il destino di un uomo è l'oggettivazione
della propria psiche.
Mi richiamo a questo punto alla definizione (di psiche) datane da Jung nel 1927/1931
secondo il quale essa è formata da "tre strati: 1) la coscienza; 2) l'inconscio
personale, che consiste di tutti quei contenuti che sono divenuti inconsci o perché hanno
perduto la loro intensità e quindi sono caduti in dimenticanza, o perché la coscienza si
è ritirata da loro (rimozione), e di quei contenuti, in parte percezioni sensoriali, che
per la loro troppo scarsa intensità non hanno mai raggiunto la coscienza eppure sono
penetrati in qualche maniera nella psiche; 3) l'inconscio collettivo, che è un patrimonio
ereditario di possibilità rappresentative non individuale, ma comune a tutti gli uomini e
forse a tutti gli animali, e costituisce la vera e propria base della psiche
individuale." (La Struttura della Psiche, Vol. 8 pag. 170).
Vediamo dunque che la coscienza costituisce solo parte della psiche; ma
è solo attraverso di essa che siamo in grado di acquistare consapevolezza mettendo a
frutto il patrimonio dell'esperienza e quindi dirigerci verso la totalità del Sé.
Tale oggettivazione può essere più o meno consapevole, più o meno voluta o
ricercata.
Se si accetta questo, il destino perde allora il carattere di paurosa fatalità e di
estraneità per acquistare - paradossalmente - il colore della libertà. E cioè:
l'esperienza della realtà sta alla psiche come l'effetto sta alla causa.
Hans Künkel affermava: "E' certo che nelle leggi, secondo le
quali i pianeti si muovono, sono scritte le leggi della nostra vita; non sono però leggi
che imperano su di noi come su schiavi, bensì noi stessi siamo quelle leggi. Obbedendo ad
esse, obbediamo a noi stessi. Nelle costellazioni noi possiamo decifrare qualcosa delle
leggi della nostra vita, ma in esse non operano forze estranee, bensì la nostra stessa
forza. Nelle stelle noi vediamo dall'esterno quelle leggi, che potremmo avvertire nel
nostro interno, se sapessimo ascoltare. Il saggio non impera alle stelle, e le stelle non
imperano a nessuno, neppure agli stolti. Dobbiamo dunque modificare il detto così:
"il saggio è la stella"."
Solo così diviene comprensibile la meditazione che Jung ci offre, già
ultraottantenne, nei suoi Ricordi, Sogni, Riflessioni: "Fu solo dopo la malattia
che capii quanto sia importante dir di sì al proprio destino. In tal modo forgiamo un io
che non si spezza quando accadono cose incomprensibili; un io che regge, che sopporta la
verità e che è capace di far fronte al mondo e al destino. Allora, fare esperienza della
disfatta è anche fare esperienza della vittoria. Nulla è turbato - sia dentro che fuori
- perché la propria continuità ha resistito alla corrente della vita e del tempo. Ma
ciò può avvenire solo quando si rinuncia a intromettersi con aria inquisitiva nell'opera
del destino."
Torniamo ora al grande Shakespeare. Macbeth si trova dunque di fronte al
suo destino e decide liberamente di andare incontro ad esso. Sa che la sorte non lo
incoronerà se non sarà lui stesso ad incoronarsi. Le streghe non l'ingannano, non lo
inganneranno neppure quando le interpellerà nuovamente. Giunto all'epilogo della sua
avventura prometeica, Macbeth decide di morire battendosi coraggiosamente piuttosto che
subire l'umiliazione della resa. "Io non mi arrenderò" grida.
"E se anche il bosco di Birnam è arrivato a Dunsinane, e ho te di fronte, non nato
di donna, tento l'ultima carta: mi copro col mio scudo di battaglia. Dài, Macduff! E sia
dannato chi primo griderà "basta"."
Più complicata la figura di Banquo che apparentemente subisce,
innocente, i dettami di una sorte avversa, quasi che egli fosse un passaggio obbligato
sulla strada di Macbeth, un pedone innocente da sacrificare sulla scacchiera della sua
spietata ambizione.
A Banquo le streghe predicono che sarà "genitore di re, non re tu stesso",
quindi molto di più di Macbeth che, rendendosene subito conto, decide di farlo
uccidere.
In realtà Banquo sa benissimo che Macbeth, per diventare re, dovrà prima uccidere il
sovrano ed i suoi figli ma non solo non contrasta il progetto bensì resta a corte dopo
l'usurpazione del trono da parte dello stesso Macbeth. Ed è assolutamente chiaro che
Banquo decide di sacrificare consapevolmente la propria vita pur di generare una nuova
dinastia. Ne offre prova il suo monologo al principio dell'atto III. "Ora,
Macbeth hai ottenuto tutto quello che desideravi: sei re, Glamis, Cawdor - tutto... come
ti avevano promesso le sorelle profetiche: e ci sei arrivato, io temo, con un gioco molto
traverso. Fu anche detto, peraltro, che tutto questo non resterebbe poi nella tua stirpe
ma che sarei stato io radice e padre di molti re. Se può uscire, da quelle fonti, la
verità - e chiaramente vere risultarono le loro parole a tuo riguardo - perché mai le
loro promesse, confermate per te, non potrebbero poi essere anche per me validi oracoli a
sollevarmi alla speranza?"
Ancora una volta il destino ci viene presentato come frutto di una libera scelta.
A questo punto è naturale obbiettare che le "costellazioni" astrologiche sono
un dato di partenza immutabile; il cielo stellato lo troviamo già predisposto al momento
della nascita... e tali costellazioni sono esse stesse i nunzi del nostro destino.
Citerò ora liberamente dal pionieristico lavoro di Künkel.
Il firmamento è .... il volto dell'uomo, del microcosmo, e contemporaneamente quello del
macrocosmo in un istante determinato. Se la vita di un uomo è fissata nel suo firmamento,
vi sono ugualmente fissati i suoi sentimenti, i moti del suo animo, il suo destino. Se nel
firmamento di un uomo si vede l'espressione sia della sua psiche che del suo destino,
dalla possibilità di tale comune espressione consegue la concordanza di psiche e
destino.
Siamo ora in pieno nel campo dell'astrologia.
Posto che, al di là di ogni ragionevole dubbio, è stata ampiamente dimostrata la
concordanza tra moto degli astri e corso del destino e posto che la psiche è stata
ritenuta artefice della concreta manifestazione del destino, l'anello mancante risiede
allora nella difficoltà di stabilire una biunivoca concordanza tra astri e psiche.
La difficoltà di risolvere il problema sta soprattutto nella diversità delle sfere in
cui pare si trovino i due termini dell'equazione: da una parte la psiche immateriale,
dall'altra i corpi celesti interamente condizionati al tempo e allo spazio.
La fisica e la psicologia del profondo hanno avanzato possibili soluzioni
all'apparentemente insolubile aporìa; la prima con l'idea di una "indivisibilità
del tutto" avanzata da Niels Bohr secondo il quale "particelle dapprima unite e
poi separate si comportano come se conoscessero l'una lo stato dell'altra, persino a
grandi distanze". (M.L. Von Franz, Psiche e materia, pag. 179) La seconda ipotizza a
sua volta la sostanziale tra psiche e materia, considerati come poli di una unica realtà.
Scrive M.L. Von Franz: "In entrambi i poli dominano l'assenza
di libertà e un certo automatismo. Quanto più i processi psichici trapassano in modelli
di comportamento e in processi fisiologici, tanto minore libertà sussiste. Le reazioni
divengono automatiche e necessarie. La stessa cosa accade anche nel polo ultravioletto
dello spirito. [.....] Solo al centro dello spettro psichico, nell'ambito dell' Io
cosciente, esiste una certa libertà. [.....]
Dov'è dunque il rapporto tra psiche e materia...? E', o sembra essere, al polo
"infrarosso", dove le funzioni psichiche trapassano nei processi fisiologici. La
materia appare talvolta anche all'altro polo, come fenomeno parapsicologico. Bisogna
dunque supporre che la nostra separazione tra materiale e psichico, tra un esterno
osservabile e un interno percepibile, sia solo una contrapposizione artificiale, una
polarizzazione fittizia, elaborata dalla nostra struttura cosciente, che non corrisponde
alla reale essenza transpsichica. Dobbiamo supporre che questi due poli formino
addirittura una vera e propria realtà unitaria..."
In questa visione, che porta a giustificare il pensiero cinese che vede
la natura come un'unità psicofisica dotata di senso, o il pensiero di Marsilio Ficino
secondo cui l'universo è Unus Mundus composto da cosmo, anima cosmica e divino spirito,
viene superata la difficoltà di cui si discorreva sopra circa la separatezza delle sfere
di appartenenza della psiche e dei corpi celesti.
La teoria dell'unità di cui abbiamo appena parlato ci spiegherebbe allora come
l'astrologia funziona senza però rispondere al quesito che ci eravamo posti all'inizio
circa la nostra libertà.
Ma a ben vedere, se la costellazione astrologica di nascita viene vista come uno nel
quadro degli elementi predeterminati, come lo sono l'ereditarietà e l'ambiente, non si
può non concludere a favore dell'esistenza della libertà di scelta o libero arbitrio. E
ciò sulla base di due argomenti risolutivi: il primo poggia sull'esistenza della
responsabilità morale; il secondo sulla considerazione che, senza la libertà,
l'esistenza stessa della coscienza si ridurrebbe ad un lusso gratuito, ad un inutile ed
afinalistico epifenomeno dell'inconscio.
E concludo con le ispirate parole di Ernst Bernhard, nella speranza che
anche voi le vogliate condividere: "Nel corso della vita, attraverso un crescente
atteggiamento individuale di fronte al destino consapevolmente accettato, la nostra
reazione plasma le costellazioni. Così, non altro desiderando se non quanto gli è stato
assegnato, entro la costellazione che sempre si ripete ed è in se stessa immutabile,
l'uomo giunge a plasmare liberamente quel destino unico che è il suo, nella sicurezza del
cuore che trova in sé la propria conferma."
Conferenza tenuta al "Centro Astrologico" di Bologna da Enzo
Barillà il giorno 17 dicembre 1994 - Pubblicata sulla Rivista "Ricerca
90" numeri 23 e 24; sulla Rivista "Klaros" n. 1 - 2 - giugno-dicembre
1995. |