LA  CITTA’

* Noi non sapremo mai

  * Cade anche un fiore

  * Qui, quando nevica

  * Tutti saremo interrogati

 

  Illustrazioni di Lea Contestabile,

                               Noubs, Chieti,2007

                               cm.22/16, pp.37

 

Il volume raccoglie 14 componimenti poetici, ispirati alla città dell’Aquila

 

 

 

 

 


 

NOI NON SAPREMO MAI                                                   Torna su

Amo le vecchie città di provincia,

 che a sera accendono

luci arancione.

Sono tutte uguali

E tutte diverse,

come le vecchie signore.

La patina del tempo le ricopre

Di ombre viola

E in quelle ombre

Hanno il nidi i piccioni.

-Stanno i volti di pietra e le chimere

acquattati dietro i campanili-

I portoni di legno massello

Si chiudono con un colpo sordo, definitivo:

chi è fuori è fuori. Noi non sapremo mai

quali porcellane e lumi

splendano dentro le case; noi

non udremo mai

il sussurro fantastico

della voce del vento

tra le chiome sconvolte

dei neri allori dei giardini.

 

 


CADE ANCHE UN FIORE                                             Torna su

Quel palazzotto addossato

A una chiesa barocca così bella,

protesa sulla piazza grande, crocevia

di vicoli scuri, inatteso lago di luce

dopo l’ombra, quel palazzotto

ha in cima una terrazza

di misura giusta, la balaustra di pietra

divisa in piccole colonne. Lì,

nei primi anni cinquanta, si ballava.

Sotto le stelle.

Coi vestiti a pallini, le gonne larghe,

i capelli sulle spalle, l’orrore della guerra superato,

il cuore aperto

alle grandi speranze, le peggiori. Oggi

che abbiamo imparato così bene

a diffidare delle illusioni,

nel nuovo illuminismo che ci regge

come una corazza, ancora

d’estate, di notte,è possibile ascoltare

il suono nasale del grammofono,

struggente, vedere in controluce

le ombre danzanti sul terrazzo.

Chi sa se, a passarci sotto,

cade anche un fiore.

 


QUI, QUANDO NEVICA                                                          Torna su

 

Qui, quando nevica,

escono le pellicce: è come se

da tutte le tane, da tutti i buchi,

da tutte le trappole con esca,

fuoriuscisse il popolo delle bestie pelose: scure

in campo bianco. Camminano

con prudenza, per non scivolare,

si muovono con lieve moto rotatorio. Alcune

odorano di canfora ; altre,

di freddo. Alcune scendono fino a terra,altre

si fermano a metà gamba.

Alcune sono costose, altre meno: sono

Quelle comprate ai mercatini, o ereditate

Dai vecchi armadi di famiglia: le più preziose,

perché le più vissute.

Tutte sono varie e mutevoli,anche d’umore, e tutte

Hanno un elemento in comune:

la loro indipendenza da chicchessia,

la loro autonomia boschiva. La signora

che crede di possedere una pelliccia

si sbaglia: è la pelliccia, che possiede lei.

 

 


TUTTI SAREMO INTERROGATI                                         Torna su

Forse non è una colpa

essere nati in un paese in cui

l’inverno è lungo,la primavera

ha spallette di glicini

su muri screpolati. L’orgoglio

e il pregiudizio consigliano di dire

che non è amore, è solo

un capriccio della fantasia,

un’emozione incontrollata .Eppure

è dolore questa cosa che sta nascosta

dietro i grappoli viola,

dietro il fogliame verde

che sfonda il grigio delle pietre.

Questo per San Giovanni della Croce,

perché -dice lui-

tutti saremo interrogati sull’amore.

 


 

 

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