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Biografia e opere di Giacomo Cuttone, e recenti testimonianze critiche.

 

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Nella foto: Antonino Contiliano e Giacomo Cuttone alla collettiva d'arte contemporanea allestita dall'Ente mostra di pittura - 19-26 gennaio 2002 - del Comune di Petrosino .

 

 

Nella foto, a destra, il pittore Jaco Cuttone

 

 

Si riportano alcune opere, e le più recenti testimonianze critiche di  Salvatore Maurici, Gonzalo Alvarez Garcìa e Antonino Contiliano.

 

Salvatore Maurici:

(cfr."Aliciarte 1" (sintesi della mostra di pittura del 27 Maggio 1995), Quaderno de "L’Albero Falcone", Salemi):

Ad osservare le opere di Cuttone saltano alla mente tanti bei nomi dell’arte figurativa italiana a cominciare di Lucio Fontana. E’ un campo, quello aperto da questi maestri, davvero immenso come fonte d’espressione, spazi siderali ed aree d’espressione in un’alternarsi di linee e di colori. Arte che si esprime in ideogrammi, segni magici che abbracciano lo spazio infinito e lo irradiano nelle opere dell’artista siciliano.

Vi è anche stile e buon gusto decorativo. E’ una ricerca senza fine la sua, una lunga catena di segni con la quale Cuttone tesse la sua tela infinita, un vero labirinto della memoria e della creatività, dove frequentemente raggiunge risultati sorprendenti e di grande effetto. E’ pittura dell’animo, improvvisa e piena di cromatismi, le figure e le cose che circondano l’artista vengono proiettati nel mondo del fantastico, frantumato in figure geometriche irregolari.

 

Gonzalo Alvarez Garcìa  (In occasione della mostra "Incontro con l'arte", Comune di Petrosino 2001) scrive:

Giacomo Cuttone non è un pittore sedentario. La sua mente insonne, sempre alla ricerca di un punto sul quale fermare la sua riflessione plastica, ama viaggiare nel mondo degli eventi e degli umori. Queste tele rappresentano l'ultima sua meditazione sul mondo attuale, segnato tragicamente da percorsi di fuoco e di rovina. Il suo "Requiem for Twin Towers" è un lamento per i due giganti di acciaio schiacciati, forse inutilmente, dalla loro stessa arroganza.

 

Antonino Contiliano, interpretando l'ultima ricerca e sperimentazione di Cuttone, così scrive:

 

Giacomo Cuttone meriterebbe altre attenzioni e spazi più adeguati per lo spessore e la qualità artistica del suo poiein. I suoi (due) Percorsi di fuoco, Requiem for Twin Towers e The World Trade Center, lo segnalano per la sua capacità artistica originale. Esteticamente mostruosa, questa mano – che configura senza rappresentare – fa danzare e cantare, insieme, eventi cosmici e deflagrazioni tragiche. Inaspettatamente, la storia come un uragano di fuoco o un cataclisma epocale fa risuonare le sorti intrecciate di castelli, torri e mondi ritenuti, presuntuosamente, dominabili a piacere.

Un unico processo, gioco d’artificio di fuochi che si richiamano per appuntamenti non previsti, viene a soggiornare con la sua presenza di energie e temperature plasmatiche. Elevazione e collasso dei due colossi di Rodi, i "gemelli americani" come un’incandescenza lavica e fiotti i fotoni, segnati dalla figuralità pittorica, diramano spappolate schegge di vita e di esistenze tra picchi, vortici, piani e distese di frequenze ondose lasciate dal tracciato dell’arte che simula ben altri sentieri. Colate di abbandono, sinuose, si adagiano tra gli argini dei loro stessi confini dipinti a testimonianza di una ribellione che addita l’ipocrisia dello scandalo di chi ha scagliato la prima pietra, e il cui intreccio non lascia scampo alle responsabilità dei padroni della tecnica.

[...]

All’altezza dell’intuizione raffigurante ed estetica, ci sembra, senza incertezza, risponda anche l’elaborato formale-informale che segna/traccia coniugando pesantezza e leggerezza, precisione e indeterminazione, velocità e lentezza, erranza dei colori e dimora delle forme che percolano, come un filtro, il divenire delle biforcazioni cromatiche dei pensieri e delle emozioni. Il costrutto pittorico dei colori e delle loro sfumature, scorrendo fra le vene del supporto materiale, si aggruma dando corpo e vita – creazione/distruzione – a forme che hanno la "consistenza" dell’agilità delle onde o del vento, o del mare o delle nubi, dove il riconoscersi è solo un altro evento che scommette con la capacità, se ne hai capacità e dono, di pescare in lungo e largo negli schemi di una memoria che ha tempo senza averne alcuno di determinato.

 

E qui il tuo sguardo riposato non può essere che quello insonne di una ribellione eterna e senza tregua per nessuno. Qui il Requiem è il congedo per un lutto e un’attesa entrambi iniziati irrimediabilmente sotto i percorsi di fuoco di una azione, trasfigurata dall’arte, che comunque non accetta camicie di forza, e che trova il proprio andare mentre si mette in cammino portando, nonostante tutto, ancora dei sacchi di luce sulle spalle curvate dal dolore.

Per Giacomo Cuttone, ciò che la storia ha di sbagliato e di "inopportuno" – direbbe W. Benjamin, che dell’artista del XX secolo colse la decadenza simbolica e l’allegoria frammentata, lacerante e contraddittoria dell’esperire degli uomini impegnati nella storia – , crolla con il delirio della sua stessa tracotanza. Si spezza sotto il peso della sua stessa impotente onnipotenza prometeica e devastante; si piega nel gioco ondulato delle fiamme che si confondono con le volute delle maree lunghe e suggestive che si innalzano verso l’infinito – spettatore eterno e muto per chi non ne ama il dialogo – del cielo di sempre, mentre dolenti e potenti si abbracciano rinsaccandosi nella "pietà" del caos che ritorna a ri-determinare il gioco dei "fiocchi di neve"con geometria e ritmo.(Antonino Contiliano,  Il "Marchese" tra i quadri, in <<l'Occhio del Mediterraneo>>, n. 1, gennaio-febbraio 2002, Marsala  )

 

[...]

I lavori di Cuttone, segnati dalla ricerca e dalla sperimentazione dei materiali e degli stili dell’incisione, sono opere in china e pittura. Le une e le altre possono essere viste e pensate come facenti parti di un unico progetto artistico definibile come il percorso di fuoco e dell’ironia american/taleban ancorato all’11 settembre 2001.

L’evento generatore è quello del crollo delle torri gemelle di Manhattan sotto l’impatto di aerei civili americani scagliatevi contro ma guidati dalla volontà "terroristica" di alcuni kamikaze mussulmani. E in questo evento traumatico, Giacomo Cuttone, sensibile alla dimensione politico-culturale dei processi storici e della realtà, ha contestualizzato l’arte-facere del suo essere artista attento e capace di invenzione creatrice

Requiem for Twin Towers

cm 60 x 80 acrilico e sabbia su tela 2001

 

[...]

 

Le gradazioni e i chiaroscuri delle chine e dei colori dei quadri, specie di "Requiem", sono ciò che artisticamente conservano sia l’angolo visuale soggettivo del pittore che la dimensione realistica degli stessi arte-fatti.

 

Tavola talebana, 2002, china su carta, 70x50

(La tavola, insieme ad altre 5 chine su carta, è stata esposta alla XII Rassegna Nazionale del Disegno "Giovanni Segantini", Nova Milanese, 23 giugno- 4 luglio 2002)

Il "reale" qui infatti è trasfigurato. Nelle chine, ironicamente, con tratti decisi, c’è una presenza negata – la diversità di un mondo non occidentale – che guarda non vista e capita, e con ammiccante nascondimento osserva, analizza e giudica i giudici che sentenziano la non conformità. Traspare quasi un sorriso quasi tagliente di silenzio e di distanza non avvicinabili da chi non dispone che della sola "intelligenza" del rifiuto presuntuoso.

Nel "Requiem", domina il quasi monocromatico blu. La sua dilatazione sfumante, che fonde il cielo con le fiamme del "mare" tumultuoso delle onde – raffigurazione allegorica dell’evento del crollo delle torri con il suo carico di morti innocenti e di pianto – , gioca però con altre gradazioni, e l’equivoco simbolico del stesso colore blu. Il blu, infatti, è il colore "freddo", che in questo caso, però, è anche legame con l’evento luttuoso della morte.

Nel mondo del cielo, lambito da queste onde di colore simbolico, il blu è pure il colore della nascita delle nuove stelle. Nel cosmo celeste, quando esplode una massa che segna la nascita di un quasar, il colore è quello intenso, vivo e brillante del blu azzurro azzurro. L’ironia della vita. Un’esplosione di morte che genera una nuova vita, un nuovo modo di pensare il mondo e l’essere-con-gli-altri. Ma in questo quadro c’è la presenza anche del deserto: l’impasto che struttura la tela è una miscela lavorata di colori e di sabbia. La sabbia del deserto che il vento caldo modula senza interruzioni in dune arabesco. Il deserto, metaforicamente, è la materia-mater della vita che anima il quadro. Il deserto non è deserto, è depositario di un’altra vita.(Antonino Contiliano,   "Silenzio e vuoto" temi comuni all'artista e al poeta, in <<l'Occhio del Mediterraneo>>, n. 3, Aprile/maggio 2002, Marsala )

 

Le tavole talebane di Giacomo Cuttone

La china è uno degli espressivi-concettuali artistici forti di Giacomo Cuttone. Un amore non dimenticato, se il figurativo artistico, o comunque il visuale pittorico (non mimetico, né il digitalmente ripetitivo-riproducibile – per parafrasare parodisticamente Walter Benjamin –  della computer arte), deve inchiodare il pensiero e l’ascolto della visione sulle contraddizioni. Su quelle contraddizioni allegoriche e non, e del nostro tempo, nonché sui voli onirici e/o trasfigurativi, di cui nelle chine sono portatori i tracciati bianconero (gli opposti) e le sfumature chiaro-scuro (luce/verità, sfumati/erranze), se l’oggetto della rielaborazione e costruzione artistica tocca molto da vicino le sensibilità ferite. Gli spaccati dolenti della pratiche comunicative sociali ideologicamente mistificanti che nessun cliente dell’arte “riproducibile”, asfissiato per mancanza di “aura” e sovrabbondanza di merci, potrebbe spu(n)tare.

Non è un caso se gli ultimi lavori (2002) in china ordiscono un discorso e un percorso, quanto meno “diverso” e demistificante, sugli avvenimenti dell’11 settembre 2001: il presunto attacco terroristico all’America da parte di kamikaze addestrati dal pluriricercato, ma introvabile e inafferrabile, Osama bin Laden.

Le ultime chine di Giacomo Cuttone, insieme a Percorsi di fuoco, Requiem for Twin Towers e The World Trade Center (acrilico su tela e/o tecniche miste),  potrebbero essere chiamati i lavori del ciclo american/taleban, e sono state esposte alla XII Rassegna Nazionale del Disegno “Giovanni Segantini”, Nova Milanese, 23 giugno-4luglio 2002.

Le opere sono state esposte anche nella “collettiva d’arte contemporanea” che l’Ente Mostra di Pittura petrosileno ha allestito nello stesso Comune di Petrosino dal 24 al 28 agosto 2002.

Le chine di questo ciclo portano un elemento strutturale nuovo: l’integrazione di elementi verbali. Sono dei frammenti di versi  (leggibili) tratti da due testi poetici di Antonino Contiliano, uno dei quali (raffiche di guerra, in fede) è pubblicato su http://members.xoom.virgilio.it/kareninazoom/, "Global Poetry", Global Experimental POetry Net- Action (Virtual & Real), in <<Karenina>> 2002.

L'elemento verbale, tratto da due testi poetici di Antonino Contiliano (di cui l’altro è taleban liquidazione), nelle chine su carta delle tavole talebane di Cuttone, non è però né ridondante né corrispondenza tra visivo e verbale, ma costituisce altra traccia  ibrido-pittorica. Potremmo chiamarla, pensando alla poesia visiva, arte pittofonica. Non c’è solo la leggibilità del tracciato chino-grafico; c’è anche la leggibilità del verso che, nell’estraniazione dal suo contesto di origine, riacquista una sua proprietà semiotico-pittorica e semantica eversiva: i versi sono organizzati come “torri” (Requiem for Twin Towers ) proiettate nel loro crollo, come cornice all’interno di una cornice o come spirale concentrica sul capo di un burca. C’è un potenziamento estetico-semantico che fa dell’opera, sicuramente votata a suscitare pensieri e allusioni acutamente ironici, una miscela esplosiva e dirompente in un clima di complice silenzio sulle sorti di genti votate alla “strage” di innocenti in nome di una fasulla e criminale lotta “all’asse del male”.

 La parola, utilizzata come segno pittorico significante e traccia artistica, in questo contesto del ciclo delle tavole talebani esce dall’esperimento isolato delle passate esperienze e costituisce anche novità processuale-organizzativa nella pittura dell'artista; segue un suo percorso di simultaneità spaziale piegato ad assumere direttamente il visivo indiretto (“figurato”) della parola poetica esplicita insieme al diretto dell’immagine pittorica, e in cui la polisemanticità dell’intersemiotico raggiunge esponenzialità estetica crescente. La linearità del segno verbale è, forse, inoltre, anche un tentativo di far parlare il tempo nello spazio della tela/carta, non appena la lettera libera e attualizza i suoni significanti della successione sonora messa in moto dal “lettore”.

Antonino Contiliano

 

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Lettera.gif (4196 byte)antonino.contiliano@tin.it

Lettera.gif (4196 byte)mailto:nconti2002@libero.it

 

 

 

BIOGRAFIA

Giacomo (Jaco) Cuttone è nato a Marsala il 7 gennaio del 1958.

Ha compiuto gli studi presso il Liceo Artistico e l’Accademia di Belle Arti di Palermo.

Partecipa alla vita artistica dal 1972 esponendo, quale invitato, a numerose collettive.

Nel 1983 ha curato le illustrazioni delle raccolte di poesie ANTICORPI, del Poeta greco Dimitris Kakavelakis, per il Centro per la Cooperazione fra i Popoli del Mediterraneo, e IL PROFUMO DELLA TERRA, di Antonino Contiliano, edizioni Impegno 80 di Mazara del Vallo.

Nel 1988 realizza il disegno "Giocando con la luna" per la copertina del libro di poesie GLI ALBEDI DEL SOLE di Antonino Contiliano, edizione Ila Palma di Palermo.

"L’albero del cielo" è il titolo del disegno per la copertina del libro di poesie AILANTO di Francesca Incandela che viene pubblicato nel 1996 per le edizioni Mazzotta di Castelvetrano.

Nel 1998 segue il Corso di Calcografia, tenuto da Enzo Migneco (Togo), presso l’Ente Mostra di Pittura Contemporanea di Marsala.

E’ titolare di cattedra di Educazione Artistica presso la SMS "P. Borsellino" di Mazara del Vallo.

Vive a Mazara del Vallo con studio in Via Castelvetrano 45, tel. 0923-657016.